Cosa leggevano i bambini inglesi?
Garth Ennis è profondamente inglese. Non diteglielo, perché di facciata tiene molto alla sua irlandesità, ma dentro è inglese. E lo sapete da cosa si nota? Dal fatto che, come tutti i bravi bambini inglesi nati negli anni Cinquanta-Sessanta, ha divorato tonnellate di fumetti di guerra.
“Ah, sì. I famosi fumetti di guerra scritti da Robert Kanigher e disegnati da Joe Kubert. Li conosco anche io! Il sergente Rock! Il Soldato Fantasma!”, dirà qualcuno tra il dotto pubblico che ci legge. E invece no. Non mi riferisco a questi.
Ennis, molto probabilmente, è cresciuto leggendo la serie Commando. Cos’è? Si tratta solo della serie di fumetti di guerra più longeva che esista in Inghilterra. Avete presente i fumetti della collana Super Eroica? Ecco. Simili. Tascabili. Due vignette. Storie di guerra senza fronzoli. Personaggi ben chiari. Intrattenimento puro, con il bene e il male sempre ben chiaro, e soprattutto con storie mai ambigue. Insomma, ce lo vogliamo dire? I tipici fumetti da edicola della stazione.
Bene, questa serie in Inghilterra va avanti da decenni. È pubblicata dalla D. C. Thomson & Co. Ltd, casa editrice scozzese, fin dal 1961, ha una periodicità settimanale, attualmente ha superato il numero 4.200, e continua a uscire1. Ritengo praticamente impossibile che Garth Ennis non abbia mai letto questi fumetti, soprattutto perché il realismo delle sue storie di guerra è già presente in quelle che si trovano (trovavano) su Commando.
E qui, se permettete, devo fare una digressione. Il fumetto di guerra è stato vivo e fiorente in Italia fino alla fine degli anni Sessanta. Poi, per tutta una serie di motivi (ne butto qualcuno a casaccio nella discussione: il trauma del Vietnam negli Stati Uniti e la rivoluzione dei costumi più o meno dappertutto), è sparito dall’orizzonte della critica e di chi osservava il mercato. Nelle edicole si potevano trovare sempre fumetti di guerra, ma erano relegati in secondo o terzo piano rispetto al fumetto serio tipo Linus, ed erano considerati più o meno quanto i cosiddetti “pornazzi”. Anzi, siccome si parlava della guerra, senza fare lunghi pipponi sul pacifismo e sul necessario trionfo del maoismo, i fumetti di guerra erano considerati di per sé fascisti. E quindi volutamente ignorati. E questo anche a livello storiografico. Dove sono gli esperti, gli storici, gli intellettuali del fumetto, che conoscono la sterminata produzione anglo-italiana dei fumetti di guerra Cinquanta-Sessanta? Se li trovate, chiamatemi.
Da Commando a Ennis: 20 passi nel campo di battaglia
Cosa c’entra con Ennis? C’entra, perché, come spesso accade, ciò che è ignorato dalla critica in realtà si sedimenta nell’animo del fruitore, e a volte riemerge a distanza di anni, quando chi era bimbo riesce a dare il suo contributo alla cultura del proprio tempo. Con Ennis è successo questo. A un certo punto il bambino-lettore di fumetti Ennis diventa l’uomo-sceneggiatore di fumetti Ennis.
E pur se all’inizio si aggira per sentieri più cool, più “visibili” per critica e lettori, come il nuovo horror metropolitano di Hellblazer (Vertigo/DC Comics) e il supereroismo con tratti soprannaturali di Demon e di Hitman (DC Comics), a un certo punto il passato ritorna. Ed è di nuovo guerra.
Parlo di Unknown Soldier (Il Soldato Fantasma, Vertigo/DC Comics), miniserie del 1997, che Ennis scrive e Kilian Plunkett disegna. Da quel momento il tema della guerra entra prepotentemente nella scrittura di Ennis, e non lo lascia più. Dal 2000 a oggi troviamo una serie di titoli per Vertigo/DC Comics, Marvel, Avatar e Dynamite, che compongono il tentativo (riuscito, a mio avviso) di ridare dignità al fumetto bellico. Ecco di che parliamo: Adventures in the Rifle Brigade, miniserie di tre numeri disegnata da Carlos Ezquerra (Vertigo/DC Comics, 2000); Adventures in the Rifle Brigade: Operation Bollock, altra miniserie di tre numeri, sempre disegnata da Carlos Ezquerra (Vertigo/DC Comics, 2001); Enemy Ace: War in Heaven, miniserie di due numeri, scritta assieme a Robert Kanigher e con disegni di Chris Weston, Russ Heath, Christian Alamy e Joe Kubert (DC Comics 2001); War Story, una serie di otto one-shot pubblicata tra il 2001 e il 2003 per la Vertigo/DC Comics; 303, miniserie di sei numeri, disegnata da Jacen Burrows (Avatar Press 2004); War Is Hell: The First Flight of the Phantom Eagle, miniserie di quattro albi, disegnata da Howard Chaykin (Marvel 2008); Battler Britton, miniserie di cinque albi, disegnata da Colin Wilson (WildStorm/DC Comics, 2006); Battlefields: Night Witches, miniserie di tre numeri disegnata da Russell Braun (Dynamite Entertainment, 2008); Battlefields: Dear Billy, miniserie di tre numeri disegnata da Peter Snejbjerg (Dynamite Entertainment, 2009); Battlefields: Tankies, miniserie di tre numeri disegnata da Carlos Ezquerra (Dynamite Entertainment, 2009); Battlefields: Happy Valleys, miniserie di tre numeri disegnata da P.J. Holden (Dynamite Entertainment, 2010); e infine una storia breve apparsa su Weird War Tales Special (Vertigo/DC Comic, 2000).
All’interno di questo corpus narrativo possiamo individuare alcuni elementi caratteristici:
- Quasi tutte le storie sono ambientate o prendono il via nella seconda guerra mondiale. Giusto War is Hell cambia ambientazione, spostandosi ai tempi della grande guerra: La cosa si spiega col fatto che si tratta di una rilettura in chiave moderna di un personaggio bellico (Phantom Eagle della Marvel) che Ennis trova già con una storia definita di aviatore della prima guerra mondiale. Accanto a questo caso abbiamo anche 303, basata fondamentalmente sulla guerra in Afghanistan e su possibili risvolti cospirazionistici; Condors, una delle otto War Stories, ambientata nel 1938 durante la guerra civile spagnola; e Nosh and Barry and Eddie and Joe, la storia breve di Weird War Tales, situata poco dopo la prima guerra del Golfo.
- Quasi sempre sono storie basate, o che basano una parte rilevante della trama, su elementi di storia reale. Degli otto one-shot che compongono le War Stories, la parte di avvenimenti reali, frammista alle esigenze di una narrativa seriale di intrattenimento, è rilevante. Anche in 303, ambientata in Afghanistan e forse la più politico-didascalica tra le opere di guerra di Ennis, troviamo un substrato di realismo politico su cui si incastra la vicenda del militare russo, solo contro tutti. Le tre miniserie Battlefields si basano su fatti realmente accaduti. Le Night Witches (Streghe Notturne), ad esempio, erano una squadriglia di aviatrici russe che, durante la seconda guerra mondiale, combatterono davvero i nazisti usando alianti per ingannare la contraerea tedesca. E, per finire, in Unknown Soldier la realtà geopolitica dal 1945 al 1997 gioca un ruolo di primo piano nella trama.
- Un blocco di storie sono la rilettura in chiave moderna di personaggi preesistenti del fumetto di guerra, e precisamente Unknown Soldier (reinterpretazione dell’omonimo soldato senza volto); Enemy Ace: War in Heaven (personaggi reinterpretati: Enemy Ace e il sgt. Rock); War Story – Screaming Eagles (ancora il sgt. Rock, anche se con un altro nome); War Is Hell: The First Flight of the Phantom Eagle (personaggio: Phantom Eagle); Battler Britton (reinterpretazione del comandante/aviatore Robert Britton).
- Esiste un filone comico, che comprende le due miniserie dedicate alla Rifle Brigade, alcuni episodi delle War Stories (l’episodio Screaming Eagles, in particolare) e, volendo, anche l’atmosfera generale di War is Hell. È un umorismo diretto, quasi splatter in alcuni tratti, e che di fondo mira a mettere in luce l’assurdità della guerra in se stessa.
- Al tempo stesso, il discorso più importante per Ennis è togliere l’immagine romantico-illusoria dalla guerra. La guerra è un fatto sporco, spietato, terribile. A volte è necessaria, ma non per questo ci deve piacere.
- Ultimo punto: Unknown Soldier non è solo il primo esempio di fumetto bellico scritto da Ennis, ma è, almeno finora, la summa di tutto il suo pensiero in merito. Ogni altro fumetto scritto successivamente, infatti, trova un’anticipazione o un presagio in questa miniserie. Ed è a lei che ora ci dedicheremo.
Il Soldato Fantasma: quando tutto è chiaro fin dal principio.
William Clyde è un agente dell’fbi. All’inizio della storia lo troviamo sotto indagine degli Affari Interni perché, nel corso di un’operazione sporca sotto copertura, si è rifiutato di silenziare due testimoni che, per caso, lo avevano notato, assieme al resto della sua squadra, mentre eliminava alcune figure indesiderabili per l’amministrazione americana. Alle secche richieste di spiegazioni da parte dei superiori, Clyde fa notare che uno dei cosiddetti testimoni aveva solo dieci anni, e che se in futuro le sue missioni richiederanno l’eliminazione di bambini vuole degli ordini scritti a riguardo.
Questo è William Clyde: ex-berretto verde, veterano della prima guerra del Golfo, patriota e deciso a fare la cosa giusta nel modo giusto, ora un agente dell’fbi che si ritrova immerso in un qualcosa di pericoloso, molto pericoloso. Il fatto è che dai tempi della seconda guerra mondiale, all’interno della struttura bellica degli Stati Uniti, vive e opera un fantasma. Un fantasma vero. Un Soldato Fantasma. Nel 1997 (anno in cui in effetti si svolge la storia), un veterano della seconda guerra mondiale che avesse avuto tra i 25 e i 30 anni alla fine del conflitto, avrebbe tra i 77 e gli 82 anni. Anziano, certo, ma come qualcuno dice nel corso della vicenda: “Ancora terribilmente in forma”.
Questo Soldato Fantasma ha vissuto in prima persona gli orrori della seconda guerra mondiale fino al momento che ne ha definito la vita successiva, ossia la scoperta dei campi di sterminio. Di fronte ai lager, il Soldato Fantasma ha un’epifania: dato che quello che hanno di fronte e combattono è il Male assoluto, questo rende lui e i suoi colleghi americani, necessariamente, il Bene assoluto. E dato che hanno combattuto – e combattono – il Male assoluto, questo significa che, a priori, le loro azioni sono giustificate dal fatto di essere sempre e comunque dalla parte del Bene.
Questa incrollabile convinzione ha dominato le azioni del Soldato Fantasma dal 1945 a oggi. Nel corso della storia Ennis ce lo mostra all’opera in molti scenari, sempre visto come longa manus della politica americana. Nel 1953 in Persia, contro le nazionalizzazioni tentate da Mossadaq; in Vietnam, durante i bombardamenti della Cambogia; in Nicaragua, contro i Sandinisti. Il Soldato Dantasma, forte della superiorità morale dell’America acquisita combattendo contro il Nazismo, ha sempre difeso il diritto morale dell’America di imporre il suo volere sul mondo intero. Ma ora il Soldato Fantasma è stanco. È successo qualcosa che l’ha fiaccato, ed ecco che, come un ragno spietato, attira William Clyde nella sua rete, per ammaliarlo, per ricostruirlo. Per farsi sostituire.
Che è successo? È successo Winterthor: alla fine della seconda guerra mondiale i capi nazisti chiesero un abboccamento con gli Stati Uniti. Si erano resi conto che la guerra era persa, e volevano sopravvivere. Offrirono agli Stati Uniti tutte le meraviglie scientifiche che gli scienziati del Reich avevano intuito, ma che non erano riusciti a realizzare per mancanza di risorse. In cambio chiedevano di potersi riallocare in Sud America, e dare vita a uno Stato nazista. Ah, anche un’altra cosa: Hitler doveva salvarsi con loro. Capite cosa ci dice Ennis? Il Male che chiede al Bene di accordarsi, di arrivare a un compromesso. Rinunciare al diritto morale di combattere il Male, in cambio delle ricchezze scientifiche che questo ci può dare. E il Bene (gli Stati Uniti) accetta. Il Male può salvarsi, evitare la giusta punizione per i suoi crimini. Poi il destino interviene, e una tempesta abbatte l’aereo su cui si trovavano i capi nazisti, okay, ma ormai il danno è fatto; il tradimento è compiuto.
Il Soldato Fantasma scopre tutto questo molti anni dopo la fine della guerra e decide di vendicarsi. Uccide chi può, e pianifica la sua successione. È stanco, disamorato, la sua convinzione morale è crollata. Non può più essere chi è sempre stato. William Clyde sarà il suo sostituto, perché deve esserlo. Ennis scaraventa il personaggio-Clyde in una serie di eventi che progressivamente lo isolano dal resto della comunità.
Alla fine è solo. Niente famiglia, amici, amori, affetti. Solo lui e il Soldato Fantasma, che cerca disperatamente di convincerlo a diventare come lui. Ma Clyde si oppone, nell’unico modo rimastogli. Si suicida, piuttosto che diventare un burattino nelle mani dell’esercito, come, in effetti, è sempre stato il Soldato Fantasma.
Ecco. La Storia è questa, e in essa troviamo tutti i temi che riaffioreranno nelle storie successive:
- la seconda guerra mondiale, vista come ultimo (e forse unico) possibile esempio di guerra giusta;
- il Nazismo come espressione del Male assoluto;
- la malafede, o nella migliore delle ipotesi l’ingenuità, dell’America, che dalla sua opposizione al Nazismo ha ricavato un diritto morale a intervenire sempre e comunque a difesa dei suoi interessi;
- la fermezza del singolo, che è sempre in grado di opporsi a chi lo vuole manipolare, anche arrivando al gesto estremo del suicidio, inteso non come vigliaccheria, ma come espressione della massima libertà dell’individuo2.
- l’esistenza di una rete segreta di intrecci politico-militari che tentano continuamente di plasmare il corso della Storia e della società, all’insaputa dell’opinione pubblica;
- il fatto che la guerra non sia una cosa romantica, o augurabile, ma sia invece sangue, dolore e sofferenza, per i soldati, ma soprattutto per i civili.
Se ne volete sapere di più, il sito di riferimento è www.commandomag.com ↩
Che Ennis conosca Seneca? ↩