Come suggerisce il risvolto di copertina, furari è un’espressione che in giapponese significa vagare senza meta, ed è proprio questo che vediamo fare per la maggior parte del volume dal protagonista di una delle più recenti fatiche del maestro Jiro Taniguchi.
Il protagonista potrebbe essere un antesignano del personaggio de L’uomo che cammina dello stesso autore, quello che ormai è un classico moderno del manga, un fumetto muto dove l’unico personaggio non fa altro che camminare e osservare ciò che lo circonda.
Qui accade più o meno lo stesso, con numerosi elementi che arricchiscono la narrazione.
Se L’uomo che cammina era un gioiello di narrazione zen, Furari eccelle nelle descrizioni dettagliate della capitale nel periodo Edo. Non solo Taniguchi ricostruisce la vita quotidiana di quell’era storica e la mostra attraverso lo sguardo del nostro nuovo e antico uomo che cammina, ma la racconta come un’entità dove uomo, città, animali e natura sono in piena simbiosi. È qui che si riconosce, non tanto la nostalgia, quanto più quasi ammirazione verso un periodo per certi versi migliore.
Altro elemento della cultura di quell’epoca che appare assai caro all’autore è la poesia, una delle arti più nobili di quel periodo. Taniguchi fa incontrare il suo personaggio immaginario con un grande poeta, Issa Kobayashi, e i due discutono amabilmente di poesia e ascetismo, citando lo storico poeta Bashoo.
È da ammettere che già dopo poche decine di pagine quell’ozio tanto decantato e goduto dal protagonista può risultare perlomeno antipatico al lettore. Offre una visione assai borghese della vita del periodo, che di certo non fu privo di ombre: per fare un semplice esempio, nel passato la popolazione giapponese era suddivisa in rigide caste, superate solo in epoca moderna.
La vita di un uomo che alterna una quasi compulsiva attitudine a contare le distanze con la tendenza ad addormentarsi ovunque può far a volte sorridere, può creare un pretesto narrativo che rasenta il surreale quando lo sguardo dell’uomo si fonde con quello degli animali che vede in giro e che portano a sua volta il lettore a visitare altri luoghi con prospettive diverse.
Di fatto l’elemento di interesse del libro esula dal protagonista stesso proprio per quanto è difficile immedesimarsi nella sua prospettiva di vita.
Il vero elemento di interesse del libro è quindi quello quasi prettamente didattico e documentativo, lo si scorge negli sfondi e nelle vignette mute, quando l’autore rappresenta edifici dell’epoca e particolari usanze, in quello che risulta come uno dei suoi romanzi a fumetti più dettagliati dal punto di vista grafico, dove è evidente che niente è lasciato al caso o alla fantasia, frutto di un lavoro di documentazione sicuramente notevole.
Abbiamo parlato di:
Furari
Jiro Taniguchi
Traduzione di Vincent Filosa
Rizzoli/Lizard, 2012
211 pagine, brussurato, bianco e nero e colore– 17,00 €
ISBN: 9788817060691