Fumetto-game a passeggio per Roma: Mercurio Loi #6

Fumetto-game a passeggio per Roma: Mercurio Loi #6

Prosegui la lettura o salta 10 pagine in avanti: Alessandro Bilotta crea una storia a bivi per il suo Mercurio Loi.

Intro


Mercurio Loi segue, insieme al fido assistente Ottone, le indicazioni di un quaderno scritto come tesi di laurea da un suo studente, che lo portano attraverso una serie di sfide e scelte obbligate a girare per Roma nell’arco di due frenetiche ore, incappando in diversi personaggi e situazioni.

Così anche la struttura della storia si adegua: A passeggio per Roma è costruito sul modello dei libri-game e delle storie a bivi di Topolino, offrendo una narrazione perfettamente fruibile se letta nel normale ordine delle pagine ma che permette anche di cambiare percorso in più occasioni, conducendo a finali diversi.

Se volete sapere direttamente il nostro giudizio sul numero andate al punto 4

Se invece siete interessati alla nostra analisi proseguite la lettura.

1 – I bivi della vita


Alessandro Bilotta mostra tanta originalità quanta coerenza nello scrivere una storia a bivi per Mercurio Loi. La prima parte dell’affermazione indica che siamo di fronte a un unicum nel fumetto bonelliano, afferendo piuttosto a quello disneyano che negli anni ha spesso sfruttato questa giocosa forma di racconto; la seconda pone l’accento sul fatto che un girovagare guidato dal caso o da scelte il cui esito è incerto rappresenta molto bene l’approccio del protagonista (e della serie), che abbiamo potuto vedere e apprezzare in questi primi albi.

Lo stratagemma del misterioso quaderno è semplice e volutamente lasciata nell’ambiguità, per permettere da una parte di entrare velocemente nel meccanismo e dall’altra di lasciare quell’alone di oscurità che solo alla fine verrà parzialmente svelato. Il cuore del numero è però nella trasognata passeggiata di Mercurio e Ottone, che accettano di farsi rimbalzare di qua e di là seguendo i bivi che trovano indicati nel manoscritto.
Le scelte però non sono loro, ma dei lettori: mai come ora le “alte sfere” (per dirla come in John Doe) sono parte attiva del numero che tengono in mano, decidendo quali scelte e quali strade far percorrere ai personaggi e di conseguenza quali avventure far loro vivere.

Ad un gioco così raffinato non fa però sempre da contrappunto un incastro perfetto delle linee narrative: verrebbe da dire che la libertà lasciata ai lettori è un’illusione, come lo sono alcuni risvolti della storia stessa quando entra in gioco un avversario che fa uso dell’ipnosi, dal momento che la trama più coerente, e che veramente fila liscia, è quella che si ottiene leggendo il numero nell’ordine corretto. Anche alcune deviazioni si prestano a una consecutio logica, ma in diversi casi qualcosa stona, che sia il repentino cambiamento del momento della giornata o alcuni dialoghi, che suonano forzati nel cercare di essere validi in tutti i percorsi possibili.

Una menzione particolare la merita però il primo bivio: se non si prosegue girando la pagina si deve infatti saltare alle ultime tre tavole, dove si assiste a un risvolto drammatico e clamoroso che assume però tutto un altro significato arrivandoci nel modo corretto. Una bonaria presa in giro a effetto da parte di Bilotta, apprezzabile nel suo humour nero.

Se volete leggere un ragionamento sull’operazione messa in campo da Bilotta proseguite la lettura, se preferite soffermarvi sui disegni andate al punto 3.

2 – Il gioco come metodo di riflessione


Al netto di qualche imperfezione, voluta o meno, nell’incastrare i vari percorsi e incroci alternativi, il significato sotteso a questo gioco è tutt’altro che malriuscito.
Lo sceneggiatore concentra infatti un alto numero di riflessioni, elementi, personaggi e spunti nelle 94 pagine della storia, in cui emergono alcuni temi ricorrenti.

Primo fra tutti quello del doppio, del sosia che fa da specchio a se stessi: lo si riscontra nel “duetto” creato dal parroco e dal condannato che incontriamo verso metà avventura, gemelli somaticamente identici; e lo stesso vale per il commediante in piazza, dal volto molto simile a quello di Mercurio. Volendo, questo gioco si può rintracciare anche nel confronto tra il protagonista e il suo vecchio maestro, a cui Mercurio fa visita a un certo punto della storia, giacché proprio Ottone fa notare alcuni parallelismi tra i due professori.

Bilotta si destreggia bene con un argomento classico della psicologia e di certa narrativa, e lo fa destabilizzando il lettore con situazioni paradossali o con sottili inquietudini. Quando due persone sono esteriormente uguali, possiamo essere veramente sicuri di chi abbiamo di fronte? Giudicare solo dall’aspetto non può piuttosto essere un grave rischio? Quando ci si guarda riflessi nei lineamenti di un altro che cosa si scorge, di noi stessi, che non vorremmo vedere?
Domande che nascono spontanee dall’intreccio messo in campo dalla sceneggiatura, e che rimangono sospese lasciando ai lettori le conclusioni del caso.

Per quanto riguarda la similitudine – o meno – tra Mercurio e il suo ex mentore, invece, la riflessione sul doppio verte sul bisogno di emulare e nel contempo di distaccarsi dai nostri numi tutelari, compiendo quel percorso irrinunciabile di crescita che ci permette di trattenere quelli che riteniamo essere elementi da salvaguardare, provenienti dai nostri precettori, ma al contempo di rielaborarli secondo un nostro codice personale, figlio di diversi altri incontri e della nostra coscienza.

L’altro grande tema dell’albo è il tempo: il suo scorrere, la sua circolarità e l’impossibilità di piegarlo al nostro volere.
Emblematica in tal senso è la scena dedicata alla ragazza che da giovane era innamorata di Mercurio: reincontratisi ora grazie a uno dei bivi, i due provano a recuperare la loro storia mai vissuta, ma senza arrivare a esiti positivi. C’è un tempo per tutto e quello per la loro relazione era ormai passato da anni, non c’è possibilità di ricucirla adesso.
Il “decorso” di questo amore tardivo è altrettanto interessante: il protagonista elenca le 6 fasi di un rapporto, che normalmente si delineano su un tempo relativamente lungo, mentre in questa occasione a mezza via tra sogno e realtà si consumano tutte nell’arco di pochi minuti, in un’accelerazione temporale che castiga ulteriormente gli amanti tardivi. Il bivio posto a conclusione di questa parentesi propone dolcemente di tornare indietro di qualche pagina e rivivere il fugace sentimento, ma sarebbe forse un inganno della realtà dal quale non si trarrebbe giovamento.

Tante suggestioni, in una notte che sembra la summa della vita di Mercurio, e tanti strati di lettura, spesso solo suggeriti dall’autore e lasciati alla riflessioni del lettore, in un grande atto di rispetto e fiducia verso l’intelligenza e la predisposizione d’animo di chi fruisce l’opera.

Se questa analisi vi trova d’accordo, proseguite la lettura.

In caso contrario tornate al punto 1, rileggete i due capitoletti e poi scriveteci nei commenti per discuterne! Poi proseguite la lettura.

3 – Emozioni disegnate


Sergio Ponchione offre una delle prove migliori viste finora sulla serie.
Il suo tratto particolareggiato restituisce efficacemente, innanzitutto, le complesse emozioni che si concretizzano nella fisicità di Mercurio Loi. Un inarcamento di sopracciglia, l’incedere della camminata, un occasionale senso di smarrimento sono alcune delle sensazioni che l’artista riesce a far percepire al lettore con una forza comunicativa sorprendente.

Il lavoro sui volti spicca poi quando si tratta di sviluppare graficamente il tema del doppio, già analizzato precedentemente: rappresentare due visi gemelli, riuscendo con alcuni tocchi a fornire anche qualche leggere differenza, era la sfida e Ponchione la vince.

Altri due elementi che contribuiscono alla riuscita del tratto sono gli sfondi romani e la prova calligrafica del disegnatore: nel primo caso possiamo infatti godere di numerosi sfondi capitolini illustrati con perizia, impreziositi da alcune vedute aeree (secondo la prospettiva dei due protagonisti quando si muovono sui tetti) e dalla colorazione di Nicola Righi, che permette di apprezzare i diversi toni che la luce solare offre nelle sue trasformazioni cromatiche, quando si avvicina al tramonto e si appresta a cedere il passo alle tenebre.

Nel secondo caso il disegnatore sfoggia una calligrafia elegante per le varie istruzioni che compaiono sul quaderno dei nostri eroi: le lettere sono vergate con un tratto morbido e accurato e accompagnate da disegnini stilizzati che rendono quelle note particolarmente apprezzabili.

Si è già detto in occasione dei numeri precedenti della tensione alla verticalità delle vignette, che si riscontra come filo comune della serie: Ponchione continua questo approccio nell’impostazione delle tavole, dando un ulteriore senso di apertura spaziale con un paio di quadruple e piegando la struttura della gabbia in una scena specifica, che richiedeva una visione differente: arriva a ondulare i bordi dei riquadri, come se fossero onde sonore, per simulare un forte suono che sta assordando Mercurio e Ottone. Un espediente grafico azzeccato e convincente, che arricchisce il prodotto complessivo.

Se volete una sintesi che racchiuda il parere generale di questa recensione proseguite la lettura, altrimenti… fermatevi pure qui!

4 – Tanti finali


A passeggio per Roma può ben dirsi una sorta di “guida” all’universo di Mercurio Loi: una storia in cui i personaggi non fanno che vagare per l’urbe, incappando in numerosi misteri e capitando spesso a confronto con i propri demoni, segreti e incubi.
C’è perfino un misterioso avversario dal sapore vagamente batmaniano, e una trama che porta a galla tematiche di un certo spessore, servite in maniera intrigante e con disegni ricercati.

L’approccio giocoso si mescola quindi con riflessioni approfondite, e l’impressione generale del lavoro di Bilotta è quella di una continua ricerca narrativa che rende il fumetto un’esperienza pregnante, capace di unire intrattenimento e ragionamento.

Se l’articolo vi è piaciuto, condividetelo, poi scrollate verso l’alto e… rileggetelo!

In caso contrario tornate sui vostri passi e scegliete un percorso differente.

In ogni caso, qui sotto potete lasciare un commento.

Abbiamo parlato di:
Mercurio Loi #6 – A passeggio per Roma
Alessandro Bilotta, Sergio Ponchione, Nicola Righi
Sergio Bonelli Editore, ottobre 2017
98 pagine, brossurato, colori – 4,90 €
ISSN: 977253232200470006

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