Fumetto e critica web: l’età dei pionieri – Critici o appassionati?

Fumetto e critica web: l’età dei pionieri – Critici o appassionati?

Terza tappa del viaggio tra chi diede il via alla critica e divulgazione fumettistica sul web. Stavolta parliamo del significato di critica.

In questa edizione 2017, il tema del Napoli Comicon sarà Fumetto & Web. Per tale motivo, a noi de Lo Spazio Bianco è sembrata l’occasione giusta per celebrare un “piccolo” ma importante anniversario. Circa 20 anni fa, a cavallo tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, si diffondeva internet nelle case degli italiani e nascevano i primi siti di critica, divulgazione e informazione fumettistica. Vedevano cioè la luce, gli “antenati” di molte delle realtà web che oggi conosciamo: alcuni di quei siti pionieri sono scomparsi, altri sono ancora attivi, magari trasformati o cambiati.
In questa terza puntata affrontiamo con alcuni di quei protagonisti uno degli aspetti più interessanti, complessi e ancora oggi dibattuti: che significato ha la critica in ambito fumettistico e, soprattutto, qual è – se esiste – il confine tra critico e semplice appassionato che scrive sul web?

La democrazia della rete

Il web è un semplice strumento digitale, al pari di un software o di un qualsiasi altro strumento materiale, come una penna o un coltello: di base esso non porta in sé né accezioni positive né negative, dipende dall’uso che ne viene fatto.
Premesso ciò, è indubbio che la diffusione di internet in sempre più larghe fasce della popolazione ha creato le condizioni affinché nascesse la possibilità per tutti di esprimere la propria opinione. Questo che di per sé è un elemento positivo, ha poi col tempo assunto anche connotazioni negative nate con certa “deriva” portata dall’avvento dei social media.

Ma in quell’era pionieristica quando ancora Facebook e compagnia erano di là da venire, il web era “soltanto” lo strumento che dava la possibilità a chiunque di scrivere su qualunque argomento lo interessasse e appassionasse.
Quei primi esploratori del web, appassionati di fumetti, come abbiamo visto nelle scorse puntate, si dividevano tra professionisti e semplici lettori che volevano condividere la loro opinione sulle opere lette, in modo più o meno rigoroso e approfondito, a seconda dei casi.

È dunque giusto, parlando di quelle esperienze, definire “critici” coloro che le hanno portate avanti e “siti di critica” quei primi portali web sul fumetto, a fronte di tutto ciò che negli anni hanno scritto e pubblicato?
Abbiamo girato questa domanda ai diretti interessati.

«Io non mi definisco un “critico” e afNews non lo definirei un sito di “critica”. Faccio, nel mio piccolo e con i miei limiti, e con chi altruisticamente collabora, informazione e divulgazione, qualche opinione e stimolo, con un po’ di approfondimento quando mi è possibile. Lo scopo è diffondere notizie, documenti e immagini, fornire spunti (anche di riflessione e di ulteriore approfondimento) ai lettori (critici compresi, ma anzitutto ai lettori non fanatici di fumetto, a quelli che il fumetto non lo leggono e ai giovani).» (Gianfranco Goria)

«Al di là della mia attività come sceneggiatore personalmente preferisco inquadrarmi più come studioso del fumetto. Ti direi anche divulgatore se questa parola non fosse stata svilita in tutti i modi possibili nei social. Noi di Utopia eravamo quasi tutti professionisti. A ben vedere non c’era un grande metodo in quello che facevamo, ma trattavamo gli argomenti con molto rispetto e onestà intellettuale. Il nostro vero punto di forza era che ci sforzavamo di parlare di tutto cercando costantemente punti di congiunzione con cose non strettamente legate al mondo del fumetto. Spesso i comics costituivano solo un punto di partenza per condividere le nostre passioni o per trattare un argomento che al momento ci incuriosiva particolarmente.» (Francesco Moriconi, Utopia Comics)

Gianfranco Goria e Francesco Moriconi appartengono alla categoria dei professionisti del fumetto e della carta stampata che decisero di intraprendere l’avventura web spinti dalla loro passione per il medium.
Ma tanti altri erano “semplici” lettori, come Orlando Furioso di Fumetti di Carta, che ci tiene a difendere quel ruolo:

«Non sono mai stato un “critico” né ho mai fatto “critica”. La critica, quella vera, è ben altro e la trovo troppo poco presente sul web, almeno in Italia. Piaceva, agli altri e al sottoscritto, scrivere commenti in merito ai fumetti letti, tutto qui. Ripeto con forza: la critica sta altrove e abbisogna di ben altri strumenti culturali e di studio.»

Al tempo, anche Matteo Losso (che oggi lavora in Panini) era un “semplice” lettore:

«Personalmente credo di essere sempre stato semplicemente un appassionato a cui piaceva scrivere, con tanta voglia di comunicare agli altri parte del proprio entusiasmo. E penso che Amazing Comics fosse più che altro un sito di informazione e diffusione della cultura sul fumetto. La “critica”, almeno per come la intendo io, presuppone un altro livello di approfondimento. Che non era fra i nostri scopi e che, onestamente, non credo che ai tempi fosse nemmeno nelle nostre corde. Forse, se l’esperienza on line fosse continuata, le cose si sarebbero evolute naturalmente verso una direzione più “critica” in senso puro.»

Stesso discorso per Massimo Bonati di Stanza 101, che rimase stupito quando, al tempo, il suo lavoro fu oggetto di un premio:

«Ero un semplice appassionato di fumetti con un fuoco nel cuore, che faceva sì critica, a modo suo. Puoi immaginarti la sorpresa quando nel 2001 Stanza 101 vinse il premio dell’Anonima Fumetti quale “Miglior sito di critica/informazione”. E la giuria era composta da gente del calibro di Luca Boschi, Guido Tiberga, Ferruccio Giromini, Sergio Giuffrida, Luca Novelli, Luigi F. Bona, Gianfranco Goria.
Se da una parte quel premio mi stupì piacevolmente, dall’altra mi fece riflettere molto sullo stato della “critica fumettistica” in Italia.
Come potevo aver vinto un premio, io semplice appassionato? Ma il panorama era misero. Quando si parlava di fumetti in quotidiani e riviste, il livello degli articoli era nella maggior parte dei casi mortificante.»

Certo e sicuro, nel modo di definirsi, smoky man di Ultrazine:

«No, non sono un critico. Non penso di poter essere definito tale neppure nell’ambito in cui altri pare mi ritengano particolarmente ferrato, ossia Alan Moore. Ho troppo rispetto per i critici: hanno un cervello che io non ho.»

Di parere diametralmente opposto Giovanni Gentili di uBC Fumetti:

«Abbiamo cercato di mettere in pratica anche altre forme di giornalismo nelle nostre sezioni dedicate ad anteprime, news ed interviste che in alcune fasi sono state molto attive.
Ma il cuore di uBC è stata sempre la critica.
uBC nasce per fare critica e ci siamo sempre auto-definiti così.»

A metà strada tra i due si colloca il pensiero di Marcello Vaccari di Glamazonia:

«Da parte mia non mi sono mai definito un “critico”. A me è sempre interessata molto di più la storia del fumetto piuttosto che l’opera critica contemporanea. Mi piace sviscerare il contesto storico delle opere, e se questo può essere considerato critica, non sta a me giudicarlo.
Ma indubbiamente Glamazonia è stata (e spero sarà ancora) un sito di critica, perché molti dei collaboratori hanno scritto articoli che possono essere inquadrati in quel contesto.»

I ragazzi di Rorschach/Comics Code sono tutti concordi nel definire l’operato del loro sito, esplicato dalle parole di Antonio Solinas:

«La nostra esperienza è stata molto vicina al quella del “sito di critica” puro, e quindi accetto assolutamente la definizione di critico. Vorrei aggiungere che nel corso degli anni, sia con Rorschach sia con Comics Code, non abbiamo mai cercato lo scontro o la stroncatura gratuita (preferivamo parlare di cose che ci piacevano), ma nemmeno la facile alleanza o il fare di gomito con i “big” del fumetto. E questo non per fare i superiori, ma perché era (e resta) il migliore approccio deontologico.»

A Ettore Gabrielli de Lo Spazio Bianco piace dire le cose come, secondo il suo pensiero, effettivamente sono:

«Critica, divulgazione, informazione: gli scopi di un sito come Lo Spazio Bianco sono palesemente questi. Inutile tirarsi indietro o nascondersi dietro l’amatorialità.
Uno scopo è quindi un obiettivo verso cui puntare, un’ambizione inseguita e affinata prova dopo prova. Questo non significa necessariamente fare buona critica, ma come redazione chiediamo sempre uno sforzo in più nei nostri articoli, ci sproniamo a fare un passo in più verso la comprensione e l’analisi delle opere.
Io non sono un critico professionista, è lapalissiano. D’altra parte, quanti critici professionisti ci sono in Italia? Ma negli anni credo di aver fatto critica: a volte bene, a volte male, a volte con più entusiasmo che competenza, a volte con argomenti acuti.
Lo Spazio Bianco ha ospitato e ospita articoli di critica approfonditi, recensioni (che sempre critica è), interviste in cui si fa anche lavoro di analisi attraverso lo scambio con l’autore.
Detto ciò, le definizioni spesso servono solo per ingabbiare e banalizzare i concetti. Critica, informazione, divulgazione: alla fine sono attività che si fondono e a volte si sfumano.»

Critica o meno, l’importanza di tante esperienze

Che fossero o si sentissero critici e divulgatori o meno, restano senza ombra di dubbio il valore e l’importanza del ruolo che ebbero quelle prime esperienze di analisi e approfondimento sul fumetto e sul suo linguaggio in rete.

«Ruolo importante. Non so quanto per merito di afNews (questo dovrebbero dirmelo altri), ma in generale molto importante. Ha smosso le acque, ha prodotto stimoli, ha sollevato dubbi, ha proposto ricerche.
La crescita della consapevolezza è importante. La critica (intesa in senso lato) contribuisce a questo: lettori, autori, editori, vengono stimolati ad andare oltre. E a cercare di capire. Sempre che i singoli critici, per cominciare, capiscano davvero qualcosa, ma questa, come suol dirsi, è altra faccenda.» (Gianfranco Goria)

«Penso che per molti anni siamo stati il punto di riferimento della critica fumettistica nel web, e abbiamo contribuito anche al “fare rete” tra i principali siti dedicati all’argomento (ospitando siti indipendenti all’interno del dominio uBC, collaborando sui contenuti con altri siti e dando vita al premio “INCA” come uBC insieme ad Anonima Fumetti, Glamazonia, Sciacallo elettronico e Ultrazine).» (Giovanni Gentili)

«Se davvero la “critica fumettistica” esiste ancora, è solo proprio grazie alle fanzine e webzine come Glamazonia. Altrimenti dove troverebbe il modo di esprimersi? Sulle riviste italiane, e sui media in generale, la critica sui fumetti non è in pratica mai esistita (tranne  rarissime eccezioni), per cui l’unico mezzo per esprimersi era, ed è tutt’ora, proprio quello. In ogni caso, la critica ha sempre fatto bene al fumetto, perché, parlandone, ha portato a conoscenza del maggior numero di lettori possibile una forma artistica che ha diritto di esistere come tutte le altre.» (Marcello Vaccari)

Articolato e interessante il giudizio di Marco Feo de Lo Sciacallo Elettronico:

«Credo che ci siano stati due momenti molto importanti per l’evoluzione della critica e delle pubblicazioni da amatoriali a semi-professionali. Negli anni Ottanta le fanzine erano realizzate con fotocopie, ciclostile e le più fortunate con la stampa tipografica in bianco e nero. È ovvio che le copie erano molto ridotte e altrettanto le persone che potevano essere raggiunte.
Poi ci furono due cambiamenti radicali: il primo è proprio lo sviluppo del web, il secondo è la stampa digitale che permette di avere pubblicazioni a colori di alta qualità con costi relativamente modesti. In momenti diversi l’evoluzione di questi due settori ha permesso a chi voleva occuparsi di critica sul fumetto o di creare un fumetto, di raggiungere una qualità visiva ed editoriale molto alta, un pubblico più ampio e di conseguenza una qualità complessiva decisamente elevata che spesso è corrisposta anche a un livello contenutistico di altrettanto valore. L’evoluzione qualitativa della critica ha portato benefici a tutto il settore. Oggi il mercato è molto ricco di proposte e differenziato rispetto al target, permette la pubblicazione e distribuzione di molte offerte editoriali. Purtroppo prima la crisi economica e poi il drastico abbassamento dei lettori a livello generalizzato, sta mettendo in grave pericolo tutte le realtà editoriali. Paradossalmente oggi una ricchezza di proposte non corrisponde a un elevato numero di lettori.»

Dalle parole di Matteo Losso di Amazing Comics traspare invece una prospettiva storica interessante:

«Onestamente nel nostro progetto non c’erano programmaticamente particolari velleità culturali o “critiche” in senso alto. C’erano solo tanta passione e tanta voglia di divertirsi e darsi da fare. Anche pensando a tanti “colleghi” che in quegli anni gestivano altri siti, alcuni dei quali più belli del nostro e, infatti, ancora in attività, non so quanta consapevolezza ci fosse di stare dando vita a qualcosa di “importante”.
Ma, a pensarci adesso, si è sicuramente creata una base. Si è costruito un archivio di materiali e di idee che sono ancora gratuitamente a disposizione di tutti e che, in qualche modo, possono essere serviti a creare  una “coscienza critica”, fornendo differenti punti di vista, strumenti per “decodificare” il linguaggio dei comics e chiavi di lettura per interpretare le opere a fumetti. Che non sono cose scontate e intuitive come invece potrebbe sembrare: a scuola ci insegnano fino allo sfinimento a leggere e a capire un romanzo, ma non a leggere e a capire un fumetto, che non è necessariamente “semplice”, perché ha una sua “grammatica” ben precisa e peculiare. Credo stia anche in questo l’importanza della “critica”: preparare i lettori, specialmente i più giovani, offrendogli degli spunti per provare a comprendere meglio il significato di un’opera e “seminando” delle idee che poi, naturalmente, dovranno essere coltivate e curate a livello personale. A un pubblico più attento, “formato” e consapevole, corrisponderanno di certo fumetti migliori. Anche perché i lettori di oggi saranno gli autori di domani.»

Anche Massimo Bonati riconosce l’importanza dell’inizio di quel movimento:

«In tempi pionieristici, siti come Stanza 101 hanno aperto una strada, dimostrato che esperienze similari potevano fornire un apporto concreto al comicdom. Che, anche se a livello amatoriale, certe realtà potevano offrire contenuti semi-professionali. E in certi casi, lo dico senza falsa modestia, andare un poco oltre.»

Smoky man amplia il discorso sull’importanza delle esistenze di quelle realtà web, arrivando a una sua “personale” definizione di critica:

«In generale la “critica” fa sempre bene a patto che sia fatta con la necessaria e dovuta qualità. In realtà farla è davvero difficile. Non credo che Ultrazine abbia mai fatto “critica” per come la intendo io. Oggi in Italia siti di “critica” dedicati al Fumetto sono pochi, probabilmente nessuno che fa “solo ed esclusivamente” quella; ci sono siti validi ma alla critica, naturalmente, affiancano elementi più “leggeri” legati all’attualità, alle preview. È inevitabile.

La critica richiede distacco, anche temporale. Oggi viviamo tutti immersi nel “real time” e in un ronzio di tweet. Tutto può essere un capolavoro, senza specificare i motivi. La critica anche quando stronca deve indicare dei parametri, dei criteri, deve giustificare l’analisi.
Farla richiede pensiero e tempo: è un compito difficile e meritorio.»

 Emiliano Longobardi di Rorscach/Comics Code sottolinea il valore “fondativo” di quella prima stagione di critica web, non senza una riflessione pungente sul paradosso di una critica fumettistica professionale, ma non professionistica:

«Il nostro apporto è stato quello di contribuire a creare un panorama che prima non c’era, a cercare di compattarlo scegliendo con chi collaborare e chi no, con l’obiettivo di offrire sempre dei lavori professionali a dispetto del non professionismo. Il valore che ho sempre dato a ciò che facevo e che do oggi a ciò che fanno altri nello stesso ambito è alto, avverto però in maniera preoccupante una maggior difficoltà nel mantenere la giusta distanza fra critica e il suo oggetto e non solo da parte di chi fa informazione e critica perché vuole fare il salto della barricata, ma anche da parte di chi sta già lì e – per certi versi – lamenta la mancanza di professionalità di una critica non professionistica e – per altri – cerca invece di ammansirla (ammaestrarla?) e blandirla tramite gli uffici stampa: pare quasi che la necessità maggiore sia non quella di avere una critica vera e propria, ma solo una serie di casse di risonanza che appiattiscano il giudizio critico su un medio consenso e che siano maggiormente orientate a dare visibilità (gratuitamente, ça va sans dire) all’irrinunciabile e sconvolgente novità del momento.»

 Più pessimista lo sguardo del suo collega Simone Satta:

«Mi sembra che con la fine di quella fortunata stagione, il movimento si sia involuto notevolmente. Poco ricambio generazionale, forse, ma anche un medium (internet) che ha iniziato ad andare sempre più veloce, troppo veloce, lasciando poco spazio all’approfondimento. Oggi, spesso, la “critica” tende, nella migliore delle ipotesi, a rimirarsi allo specchio, nella peggiore a inseguire l’approvazione dell’autore di turno. Cose che c’erano già ai nostri tempi, ma per fortuna c’era anche molto altro. Oggi il panorama, fatte salve rare eccezioni, mi sembra davvero desolante.»

Pessimismo che si ritrova anche nelle parole di Marco Rizzo di Comicus:

«Parto dalla fine: purtroppo, finché la critica si affida a un movimento di appassionati non retribuiti, che lo fanno nei ritagli di tempo mossi solo dalla passione, con interlocutori a volte sordi, poco ricettivi e persino vendicativi, i margini di crescita collettiva sono pochi. Certamente perché mancano tempo e strumenti per approfondimenti seri e complessi, e perché (lo vedevamo dai click) il lettore non premiava i pezzi più lunghi. Lasciamo da parte l’amatorialità di cui dicevo, forzata dal business povero in cui ci muoviamo: la critica nel campo del fumetto, in Italia, confondendo spesso recensioni e notizie, non ha saputo scoprire tendenze né tenerne a battesimo. Inoltre, è un mondo piccolo, dove a volte si eccede con la cortesia tra gentiluomini e altre volte con le beghe tra comari. Se in mezzo a queste dinamiche si infilano anche i critici, difficile che le loro opinioni siano credibili.
Passando ai contenuti: abbiamo passato anni a farci le seghe in pubblico sull’articolo da mettere davanti a “graphic novel”, o a innamorarci dell’autore del momento, mentre nuove generazioni di fumettisti spuntavano solo con le proprie forze utilizzando altri canali (Facebook e i blog, per dire) e nuove generazioni di lettori si avvicinavano grazie ai film, agli allegati o all’ampliarsi dell’offerta nelle librerie di varia, in cerca di contenuti più sulla qualità che sul sesso degli angeli. Quanto a Comicus, ci eravamo volutamente concentrati sulle news, a suo tempo, fornendo aggiornamenti quotidiani, che se ci si pensa è uno sforzo enorme per una produzione amatoriale, e facendo interviste inedite anche ad autori stranieri. Credo che le occasioni in cui siano state tradotte interviste apparse su cbr.com o Newsarama si contino sulle dita di una mano e assicuro che erano sempre concordate con la fonte. Comicus, inoltre, funzionando come una vera e propria redazione, ha fornito un approccio professionale anche in termini di forma (i refusi ricordo che erano rarissimi) e di solidità degli argomenti. Che la gente che ci scriveva fosse (o che ci scrive sia) competente, lo dimostra il fatto che siano stati assunti da casa editrici importanti. Tornando un attimo al momento tristezza di cui sopra: se può consolarci, non mi pare che nel mondo della letteratura (che bazzico) o del cinema se la passino meglio.»

Ettore Gabrielli de Lo Spazio Bianco si riallaccia al percorso tracciato da Emiliano Longobardi:

«Un sistema è un elemento talmente complesso che non è facile affermare né che non abbiano avuto influenza alcuna né che ne abbiano avuta. Quando si è saputo riconoscere in tempo autori o stili e dare loro non tanto la visibilità, quanto un poco di spinta morale, un peso lo ha avuto.  Per i piccoli numeri di certe opere, che a volte a fatica raggiungono le 1000 copie, è chiaro poi che la differenza tra la vita e la morte si gioca anche sulle singole vendite e una recensione in più o in meno ha un suo peso quasi misurabile.
Di contro, credo che la critica web sia stata (e lo sia tuttora) un grande alibi per tanti autori: la mancanza di professionismo nel campo è utile per delegittimare a prescindere le opinioni anche fondate, anche ragionate e argomentate. E chissà se non è il sistema stesso ancora non abbastanza maturo (per quanto in questi anni stia crescendo molto) per accettare una critica professionistica con cui confrontarsi da pari ruolo. Il mio sospetto è che a molti faccia estremamente comodo che la critica non faccia un salto di qualità e riconoscimento. Non si spiegherebbe altrimenti l’abitudine a considerare la recensione come semplice pubblicità, dando visibilità a quelle positive anche dove povere, poverissime di contenuti, purché abbondino di toni entusiastici; o come si attacchino con veemenza pezzi meno riusciti o con errori mentre non si mettono in evidenza articoli ben scritti e utili. Delegittimare, denigrare, generalizzare: se queste sono le uniche occasioni di confronto lo scopo non può essere certo quello di aiutare o spronare la nascita di una critica “migliore”.»

Nella prossima puntata continueremo a parlare delle definizioni, del valore e dell’importanza della critica, con i nostri protagonisti, analizzando come questa si sia evoluta dagli inizi della loro esperienza a oggi.

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