Circa vent’anni fa, a cavallo tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, si diffondeva internet nelle case degli italiani e nascevano i primi siti di critica, divulgazione e informazione fumettistica. Vedevano cioè la luce gli “antenati” di molte delle realtà web che oggi conosciamo: alcuni di quei siti pionieri sono scomparsi, altri sono ancora attivi, magari trasformati o cambiati.
In questa quarta e conclusiva puntata parliamo di come sia cambiata la rete e, di conseguenza, il modo di fare divulgazione e critica sul web in questi venti anni, oltre a scoprire dove siano oggi i protagonisti di quella stagione.
Cambiare per restare al passo coi tempi
In questi vent’anni che hanno avuto per protagonista la diffusione sempre maggiore di internet, tanto da arrivare a poter parlare oggi di “società connessa”, la rete è cambiata abbracciando cambiamenti tanto strutturali (sempre maggior velocità di connessione) quanto comportamentali. Negli ultimi dieci anni l’impatto dei social media nelle abitudini quotidiane di noi tutti ha rimodulato e in alcuni casi stravolto comunicazioni e rapporti interpersonali a livello globale.
Allo stesso tempo, vent’anni di esperienza maturata sulle proprie spalle hanno di fatto cambiato il modo di fare critica e divulgazione fumettistica sul web. Comunicazioni e tempi di fruizione sempre più rapidi, diminuzione della distanza virtuale tra autori e lettori, ampio accesso a informazioni di ogni tipo hanno portato necessariamente a una trasformazione del modo di parlare di fumetto sulla rete.
In meglio o in peggio? Questa è la domanda che abbiamo rivolto ai nostri intervistati.
«Col tempo si è sviluppata una maggiore consapevolezza. E gli studi si sono approfonditi e, talora, sono persino diventati più scientifici. Per non parlare della incomparabile facilità di reperire informazioni in rete! Certo, tutto questo non trasforma automaticamente in critici professionisti o giornalisti specializzati, ma offre molte possibilità tecniche a chi volesse farlo davvero. Che poi la faccenda sia remunerativa, beh, questa è proprio un’altra storia.» (Gianfranco Goria, AFNews)
«Credo che ora ci sia più professionismo e gente sempre più preparata, ma c’è anche una maggiore esposizione e questo comporta in molti casi problemi sia con gli oggetti della critica che con i lettori.
Alla fine è sempre la passione a muovere tutto, ma oggi si riflette di più sulle conseguenze che può avere quello che si scrive e questo temo inneschi meccanismi di autocensura preventiva.Diversamente da quello che accadeva fino a qualche decade fa, la critica ormai giunge praticamente in contemporanea (o in anteprima) alla pubblicazione dell’opera presa in esame, e questo ha un’incidenza sulle vendite. Minima ma ce l’ha. È anche vero che ormai i social hanno la forza di controbilanciare i giudizi critici, quindi se non hai dei concreti punti di riferimento il più delle volte esci dal web con le idee molto confuse.» (Francesco Moriconi, Utopia Comics)
Gianfranco Goria e Francesco Moriconi concordano dunque che gli anni e l’esperienza abbiano portato consapevolezza e maggiore professionalità.
Orlando Furioso di Fumetti di Carta, fiero del suo considerarsi, a torto o a ragione, sempre e comunque un “semplice lettore”, non sa dare una risposta su come sia cambiata la critica e, come tanti lettori ha i suoi punti di riferimento che non abbandona. Si può poi stare a discutere se quei riferimenti siano tutti o meno autorevoli, ma non è questo lo spazio adatto:
«Personalmente seguo oggi gli stessi critici che seguivo vent’anni fa: Luca Boschi, Daniele Barbieri, Marco Pellitteri, Scott McCloud, Luca Raffaelli e i più giovani Andrea Queirolo e Luigi Siviero. Quindi non so e non posso rispondere a questa domanda. E purtroppo so troppo poco l’inglese per leggere agevolmente la seria critica fumettistica anglofona.»
Il pensiero di Matteo Losso (Amazing Comics), che oggi lavora in Panini, riflette un lucido ragionamento sui cambiamenti portati dal tempo:
«Innanzitutto è cambiato il mondo dei comics. Per assurdo, sebbene prima si vendessero molte più copie di adesso, al giorno d’oggi il fumetto è diventato “mainstream”, grazie specialmente a tutto quel che gli gira intorno, cinema e televisione in primis. E i siti si sono dovuti giocoforza adattare. La mia non vuole essere una considerazione negativa, è una semplice constatazione: se sui siti di settore prima si parlava al 95% di fumetti, oggi lo spazio è diviso al 50%, nella migliore delle ipotesi, tra comics e opere derivate. Ma non tutto il male vien per nuocere, perché questa nuova attenzione nei confronti dei personaggi dei comics mi sembra aver permesso di dare vita a realtà dotate di “redazioni virtuali” molto più strutturate e professionali, anche se mandate tuttora avanti solo grazie alla passione. Perché purtroppo temo che non ci sia ancora nessuno che possa scrivere on line di fumetti (o anche solo delle loro trasposizioni in altri media) come unico lavoro.
È cambiato molto anche il modo di fare informazione on line in generale, con un’offerta aumentata a dismisura, tempi di lettura sempre più veloci e visite veicolate spesso, per fortuna non sempre, attraverso “titoli furbi” diffusi via social network. Succede in qualsiasi ambito, anche nel nostro “piccolo mondo” dei fumetti. Fra i siti dedicati ai comics, comunque, ce ne sono alcuni che continuano a fare un buon lavoro, trovando la giusta strada per adattarsi alle nuove necessità, senza per questo cambiare la propria natura, alternando news “di richiamo”, scritte con la stessa velocità a cui poi verranno lette, ad articoli più meditati e densi di contenuto.»
Massimo Bonati di Stanza 101 punta i riflettori sulla “consapevolezza” e sulla “crescita”:
«È cambiato tutto. Mi sembra ci sia più consapevolezza sulle potenzialità del medium fumetto, che è stato più o meno sdoganato a livello culturale. Siamo cresciuti tutti nell’apprendere questo linguaggio, grazie anche ai tanti siti che oggi ne danno una lettura adulta e ragionata. È merito di autori che mi sembrano aver perso quell’alone elitario che li avvolgeva, di editori che fanno meglio il loro lavoro, di lettori che sono più curiosi e meno ingabbiati negli schemi.
Il rovescio della medaglia, che investe però qualsiasi argomento dello scibile umano su internet, è il bassissimo rapporto segnale/rumore. Trovare quei segnali nel marasma del web è spesso impresa ardua. È per questo che sono importanti realtà consolidate e di qualità come “Lo Spazio Bianco” e “Fumettologica”, per citarne due che seguo regolarmente con piacere.
Purtroppo il numero di lettori abituali è sempre quello, dispersi in un mare di pubblicazioni. L’unico modo per crescere è fidelizzare il lettore occasionale, magari accalappiato con una graphic novel ben distribuita nelle librerie di varia, invogliandolo a proseguire nell’esperienza. In Italia si leggono pochi libri, il fumetto è la nicchia della nicchia.»
Lapidario e in vena di auguri smoky man di Ultrazine:
«C’è sempre spazio per l’approfondimento critico. Probabilmente dopo le abbuffate di tweet, giudizi da bar espressi da chi non ha competenze né conoscenze potrebbe essere giunto il momento, in generale e non solo per il fumetto, di critica ben fatta… potrebbe.
Auguri a chi la fa e la farà!»
Marco Rizzo, fondatore di Comicus, non ha certo peli sulla lingua, ma le sue parole sono interessanti per far capire che cosa ci sia dietro un articolo che compare on line in una redazione che lavora in modo professionale:
«Okay. Sarò antipatico. La rete è cambiata sì: la moltiplicazione delle possibilità di accesso e lo stimolo all’ego crescente fornito dai social ha permesso a chiunque di dire la propria e chiunque pensa di avere qualcosa di interessante da dire su qualunque cosa. Nel bene e nel male.
Conseguenze positive: è più facile leggere e far leggere la propria opinione e a volte ci sono opinioni circostanziate e stimolanti. Per le conseguenze negative la prendo alla lontana, ma si tratta dell’altro lato della medaglia.
Per vedere pubblicato un articolo su Comicus si facevano (anzi, credo si facciano ancora adesso) dei provini seguendo delle direttive standard (su impostazione, lunghezza, etc), poi l’articolo veniva corretto da un proofreader, poi veniva discusso dalla redazione e infine pubblicato. Oggi posso piazzarmi davanti alla webcam e sproloquiare per tre ore su un manga dicendo tutto e il contrario di tutto, oppure scaricare un’immagine da un sito americano, pubblicarla sulla mia pagina (opportunamente senza citare la fonte) e accompagnarlo da commenti entusiastici monosillabici che hanno poco della critica e molto del fandom. Sono soluzioni che servono a generare click facili e che distraggono dal contenuto, soluzioni per le quali non serve studiare né il linguaggio né i critici. Ricordo un vlogger che avrà avuto tredici anni che qualche tempo fa “recensiva” malamente Watchmen dicendo che era troppo verboso. A parte che il volume glielo darei sui denti, il fatto che la sua credibilità sia autogenerata dal numero di visualizzazioni (lo stesso vale per i like sulle pagine Facebook) è molto triste e crea anche danni a chi si affida a questi pseudo guru per orientare i propri gusti.»
Marco Feo de Lo Sciacallo Elettronico parla di quale sia, a suo modo di pensare, l’influsso negativo dei social media sul modo di scrivere sul web oggi:
«I siti principali e storici di critica fumettistica oggi sono cambiati in una direzione più professionale prima di tutto per l’esperienza fatta per tanti anni nel settore. Poi per la facilità offerta dalla rete di contattare autori ed editori. Tecnicamente oggi abbiamo possibilità che prima potevamo solo sognare: video, audio, interattività, virtualità e molto altro.
Vedo invece un aspetto negativo e un pericolo: il successo e la diffusione dei social, che come mezzo tecnologico offre grandi potenzialità spesso influenza invece il modo di scrivere. I social sono caratterizzati da messaggi brevi e spesso superficiali, che puntano all’impatto emotivo piuttosto che all’analisi e alla sintesi. I grandi media come cinema e televisione, da sempre vincenti rispetto a letteratura e fumetto, oggi sono vinti essi stessi dai social. Attenzione non sto demonizzando il mezzo in sé. Vedo molti siti di critica troppo influenzati da questa forma di comunicazione. È evidente che per fare critica seria un linguaggio superficiale non è adeguato allo scopo. I social stanno distruggendo la fruizione del nostro mondo culturale. I social non sono l’agorà in cui insegnavano Platone, Socrate e Aristotele ma la piazza del mercato chiassosa di urla e litigi. Sarebbe meglio, per chi voglia fare “critica” seriamente, allontanarsene o utilizzarli con intelligenza.»
Giovanni Gentili, di uBC Fumetti, apre a una riflessione molto interessante che riguarda la trasformazione dei ruoli:
«Oggi penso che la critica incida meno su chi scrive fumetti e anche su chi li legge. Invece, incide moltissimo quello che avviene nei social media che vedono gli autori stessi immersi in quel mondo a gestire direttamente relazioni con i loro lettori. In questa nuova rete, il ruolo degli intermediari, di qualsiasi genere, cala.
Addirittura viene messa in discussione anche l’esistenza stessa del ruolo di case editrici, discografiche ecc, mentre nascono nuove forme di intermediazione come il “crowdfunding”.
Su questo nuovo palcoscenico siamo tutti inesperti, non essendoci esperienze precedenti paragonabili a questo cambiamento che stiamo vivendo giorno per giorno in prima persona. Per questo, al momento, penso che l’influenza di questo “nuovo” web sia negativa perché in generale gli autori (e anche i lettori) non hanno ancora appreso a gestire consapevolmente queste relazioni.
Serviranno ancora diversi anni perché si sviluppi, in tutti, l’esperienza necessaria a vivere i social in modo consapevole, ma sicuramente in questo stesso tempo si svilupperanno nuove figure di mediazione e nuovi modi di portare avanti la critica.»
Il pensiero di Marcello Vaccari di Glamazonia è più virato al pessimismo:
«Purtroppo negli ultimi anni la rete ha cambiato in modo radicale il modo di scrivere articoli, e non solo sul fumetto. L’utente medio attuale ha poca pazienza e legge solo articoli brevi, altrimenti abbandona. Questo ha portato ad accorciare notevolmente la lunghezza dei pezzi, e se questo può ancora andare bene per la recensione di un singolo fumetto, non è certo positivo per chi voglia davvero fare “critica”, ovvero sviscerare davvero cosa funziona e cosa no, e perché. In pratica ormai le recensioni sono diventate un breve aggregato di aggettivi, spesso superlativi (bellissimo, pessimo, magnifico, capolavoro, merda pura, ecc…) senza nessuna spiegazione delle loro motivazioni. Anche i siti migliori stanno riducendo sempre di più la lunghezza degli articoli, costretti proprio dalle mutate abitudini dei lettori.»
Antonio Solinas di Rorschach/Comics Code esplicita nelle sue parole in che cosa è consistito secondo lui il cambiamento:
«Oggi le cose sono cambiate e qualche volta i pezzi sui siti sembrano solo la scusa per taggare gli autori sui social ed essere tutti parte della stessa “grande famiglia”, ma capisco che le regole siano diverse e forse tutto ciò è inevitabile. Certamente la maturità del fumetto italiano (tutto, dalla critica alla produzione), se ci si basa su Facebook, è abbastanza discutibile. Per esempio, la velocità con cui si parla di capolavori, sia in sede di presentazione sia in fase di recensione, è allarmante. Così come trovo allarmante quanto sia massificato l’immaginario, a livello di critica e di fruizione, di chi gravita attorno al mondo del fumetto. Stessi riferimenti, stessi libri, stessi film, stesse serie TV, stesso vocabolario, stesso modo di porsi sui social. Non mi pare troppo salubre.»
A Ettore Gabrielli de Lo Spazio Bianco lasciamo l’ultimo pensiero su come a suo avviso sia cambiato il modo di fare critica e divulgazione sul web, anche a livello di tecnica:
«Oggi c’è più facilità per quanto riguarda i contatti e le copie recensione sicuramente. Ma l’offerta fumettistica è aumentata a dismisura, rendendo sempre più difficile avere un quadro completo di cosa si muove come tendenze e stili. Dal punto di vista tecnico, c’è più attenzione al supporto: grafica, impaginazione, usabilità, social, condivisione. Come se dal ciclostile su fogli porosi impaginati con colla e forbici si fosse passati a carta patinata e programmi di fotoritocco e impaginazione professionale, dalla distribuzione a mano ai corrieri. Ma non sono solo elementi accessori, sono fondamentali e necessari: un articolo che non arriva ai suoi potenziali lettori, è un articolo inutile.»
Dove siamo ora?
Vent’anni sono un tempo infinito per l’attuale mondo contemporaneo, un’era geologica o quasi. Tanti di quei pionieri a cui abbiamo dato voce in questa serie di articoli non scrivono più di fumetto, hanno preso altre strade, alcune delle quali hanno portato qualcuno di loro a poter vivere di fumetto.
Altri ancora invece continuano con passione la loro attività di divulgazione, informazione e critica sul web, più maturi e dunque più consapevoli, con la voglia magari di provare a far crescere una nuova generazione di appassionati che continuino a portare avanti il loro lavoro e le loro creature digitali.
Chiudiamo allora questa serie di pezzi sugli albori della critica web chiedendo a chi ha passato il testimone quali sono le motivazioni che hanno spinto a porre termine alla loro esperienza web.
Tra questi c’è Francesco Moriconi di Utopia Comics:
«Ho sempre avuto troppi interessi e c’è stato un certo punto in cui trovavo davvero spossante continuare a gestire la macchina. Come ben sai se vuoi svolgere un’attività con serietà e impegno ti ci devi dedicare praticamente a tempo pieno e io avevo esaurito le mie motivazioni. È vero che potevamo lasciare tutto aperto e buttare dentro qualcosa ogni tanto ma invece ho preferito cancellare tutto. Del resto come dice una canzone di Ruggeri “forse il vero amore vuol restare grande, preferisce chiudersi e morire in un colpo piuttosto che appassire”.»
O Matteo Losso, oggi al lavoro in Panini Comics:
«Finché ero uno studente universitario, avevo la possibilità di gestire i miei orari in maniera molto duttile e di dare ad Amazing Comics, che era una parte importante della mia vita, tutto lo spazio che ritenevo opportuno. Quando sono entrato nel mondo del lavoro per un po’ ho provato a cercare anche una nuova dimensione per il sito, aggiornandolo prima una volta alla settimana, poi solo una volta al mese. E smettendo anche di scrivere di fumetti, per evitare qualsiasi possibile “conflitto di interessi”. Poi la mia vita ha semplicemente preso un’altra direzione. Anche perché, passando già la maggior parte della mia giornata per lavoro nel fantastico mondo delle “nuvole parlanti”, è lentamente subentrata anche un po’ di “stanchezza” per riuscire a farlo anche durante il poco tempo libero a disposizione. Come sempre successo in qualunque attività io abbia intrapreso, piuttosto che fare qualcosa non al massimo delle mie possibilità, ho preferito smettere di farla. Anche se ogni tanto ci penso a far tornare Amazing Comics in qualche modo on line, sebbene in maniera meno impegnativa, magari utilizzandolo come cassa di risonanza per far circolare il più possibile i contenuti di qualità già esistenti…»
I ragazzi di Rorschach/Comics Code hanno preso altre strade, alcune pienamente dentro il fumetto come Antonio Solinas, altre a metà strada come Emiliano Longobardi e altre ancora che niente hanno a che fare con le nuvole parlanti:
«Ogni diversa incarnazione della nostra “creatura” (e qui includo, di nuovo, anche la coda di De:Code) è stata davvero diversa, in termini non tanto di idee quanto di protagonisti. Le redazioni erano diverse. Ogni volta che è cambiato il gruppo ci è sembrato doveroso non “confondere le acque”, ma ripartire da zero. In ogni occasione, si è sempre formato un volano diverso che ha trainato l’esperienza. Alla fine, abbiamo finito le energie e abbiamo forse inconsciamente preso atto che il momento di quell’esperienza critica concepita in quella maniera era finito. Non è rimasto altro che calare il sipario.» (Antonio Solinas)
«Le mie motivazioni sono legate a un misto di senso di inadeguatezza rispetto agli obiettivi di qualità che ero convinto dovessero essere minimi e perché sono cambiate le mie necessità: volevo dedicarmi alla scrittura e non ad altro. Col senno sia di prima che di poi, sono convintissimo sia stata la scelta giusta.» (Emiliano Longobardi)
«La fine dell’esperienza di Rorschach e Comics Code è stata dettata dalle defezioni di parti più o meno consistenti delle redazioni. Per quanto riguarda la fine dell’esperienza in generale, dopo De:Code, è stato una questione più prosaica: il lavoro, la famiglia, la vita in generale. Dopo quasi 10 anni, la passione a volte non basta più, soprattutto quando il tempo a disposizione è sempre meno e di critica, purtroppo, non si campa. Però non ho mai chiuso del tutto quella porta, mi piace pensare di essere ancora nel bel mezzo di una lunga pausa di riflessione.» (Simone Satta)
Massimo Bonati e il suo Stanza 101 sono stati una meteora:
«Nel 2002 ci furono alcune vicissitudini personali che incisero profondamente sul tempo che potevo dedicare alla lettura e ancor più al sito. Avevo la testa, dolorosamente, da un’altra parte. Questo disagio acuì in me la consapevolezza di cui ti ho già accennato, ovvero di non riuscire in alcun modo a ricevere sostegno ed attenzione dalla gran parte delle realtà editoriali dell’epoca.
È stata una bellissima corsa lunga due anni: la Stanza ha vissuto intensamente ed è morta giovane.»
Smoky man spiega le motivazioni che portarono alla fine di Ultrazine:
«Le motivazioni sono semplici: non riuscivamo ad aggiornare il sito con una tempistica accettabile. La visione diventava, soprattutto per motivi di tempo, soltanto la mia e aggiornare il blog, che nasce non a caso nel 2006, era più semplice e diretto. Tutto qui. Anche per il blog, un anno sì e l’altro pure, dichiaro di volerlo chiudere… e alla fine ha tagliato il traguardo dei 10 anni! Ma non sarei così sicuro di arrivare a 15, per dire.»
A chi invece è ancora attivo in rete, abbiamo chiesto quali sono i motivi che oggi, a distanza di oltre venti anni dagli inizi, lo spingono a portare avanti il proprio sito.
Come Gianfranco Goria, tra i più “anziani” ma tra i più attivi:
«L’approccio iniziale era da appassionato autore di fumetto che sentiva la responsabilità di fare anche informazione e favorire l’aggregazione. Ora l’informazione è abbondante e l’aggregazione, purtroppo, ha mostrato i suoi limiti: gli autori italiani (i professionisti del settore in genere, direi, compresi i critici e i giornalisti di fumetto, a mio avviso) hanno sempre fatto molta fatica a considerarsi davvero un corpus e ad apprezzare i vantaggi sociali dell’aggregazione collaborativa. Considero decisamente più facile che si aggreghino gli appassionati o i collezionisti.
Oggi, quindi, le mie motivazioni (che estendo a chi collabora con afNews) sono la consapevolezza dell’importanza della condivisione e il desiderio di far circolare parole e immagini che possano dare qualcosa di positivo agli esseri umani. Tutto qui. E continuerò finché ce la farò e mi farà piacere farlo. Molte volte, nel corso di questi decenni, ho pensato di lasciar perdere, per stanchezza, o perché sotto attacco di stressanti e violenti troll. Ma sono ancora qui e lo spazio che afNews offre a chi sa coglierlo può ancora servire a qualcosa. E, si sa, per quanto a molti possa sembrare incredibile (nonostante “il desiderio di essere inutile”), “uno è lieto di poter servire”.»
Marco Feo con il suo Lo Sciacallo Elettronico:
«Il sito rimane un’attività gratuita e realizzata da me e dai miei compagni di avventura per passione e amore nei confronti del fumetto. Ma è anche il cuore pulsante da cui partono tutte le altre nostre attività che diventano invece professionali, nel senso che ci permettono di lavorare facendo ciò che ci piace. Da un paio d’anni ci stiamo ad esempio occupando di realtà virtuale, un settore che ci sta regalando molte soddisfazioni. Sul sito è possibile giocare ad un’avventura di Sherlock Holmes che abbiamo presentato in occasione della scorsa edizione della fiera di Lucca.»
Giovanni Gentili ha passato il testimone, ma uBC Fumetti continua a esistere:
«Il testimone di direttore di UBC lo avevo già passato più volte, pur rimanendo sempre come una sorta di “editore” del sito. Ma nel 2016 ci siamo ritrovati tutti insieme a festeggiare il ventennale e ho capito che l’esperienza di uBC non poteva andare avanti sulle stesse basi da me poste nel 1996 e riassunte nello slogan “dal 1996 la vostra guida nel fumetto”. Semplicemente perché proprio quelle basi e i “format” del sito impedivano ad uBC di fare nuove sperimentazioni, magari in ambito social.
Quindi ho deciso che fosse tempo di chiudere uBC, almeno per la parte dedicata alla critica, e alcune delle motivazioni le ho esposte rispondendo alle domande precedenti. La parte di UBC dedicata alle “schede enciclopediche” stiamo studiando un modo per portarla avanti in modo nuovo e diverso, per preservarla negli anni a venire visto che il suo valore non muta nel tempo.
Un gruppo di volenterosi, capitanati da Luca Cerutti, ha deciso di dar vita anche ad una nuova esperienza di critica ripartendo da un simbolico numero 1 “nuova serie” e scegliendo lo slogan “perché le parole passeranno, ma i fumetti restano”. La maggior parte dei vincoli della vecchia uBC (che derivavano da 20 anni di storia editoriale) non ci sono più in questa nuova esperienza… e quindi gli auguro di fare una sperimentazione passionale ed ardita nel campo della critica fumettistica.»
Anche Marco Rizzo, oggi editor Panini Comics, scrittore e sceneggiatore, ha lasciato che Comicus andasse per la sua strada:
«Quando ho iniziato a lavorare professionalmente, più di dieci anni fa, in principio per Magic Press, stavo finendo gli studi e inoltre collaboravo con alcuni quotidiani locali. Gennaro (Costanzo, N.d.R.) mi aveva sostituito da un po’ alle redini del sito dato che ormai bazzicavo pochissimo la redazione virtuale e mi occupavo solo di burocrazia e rappresentanza. Poi ho iniziato a scrivere fumetti, nel 2007 è uscito il mio primo volume, “Ilaria Alpi”, dopo qualche storia breve negli anni precedenti, e il tempo era sempre meno. L’altra motivazione, chiaramente, è che ho cercato di evitare un conflitto d’interessi che, anche se non c’era nei fatti, forse c’era nella testa di qualcuno, e la cosa poteva mettere a disagio gli altri membri della squadra. La credibilità di critico, così come di autore e di editor, me la sono costruita semplicemente con i fatti e lungo gli anni, ma a un certo punto ho preferito non venisse macchiata dal fango o – chissà – anche da dubbi legittimi e di cedere interamente e legalmente il sito, che in quel periodo era ancora intestato a me. Resto orgoglioso di questo piccolo contributo al mondo del fumetto e sono consapevole che l’aver creato quel sito, che è stato una palestra per molti ma anche per me, mi ha permesso di entrare nel mondo del fumetto a livello professionale da giovanissimo… e di invecchiare presto e male. Però mi diverto ancora, e tanto.»
Marcello Vaccari ha lasciato pure lui Glamazonia in altre mani:
«A metà degli anni 2000 non avevo più né la voglia, né il tempo di sostenere un impegno che era divenuto sempre più gravoso. Per quello fui molto contento quando diversi giovani mi chiesero di prendere in mano la webzine per rilanciarla. Io sono comunque rimasto per controllare che la qualità delle proposte restasse all’altezza della storia di Glamazonia, ma per diversi anni il sito è andato avanti da solo con ottimi risultati. Purtroppo i miei impegni di lavoro non mi consentono più di leggere quanto facevo anni fa, e anche la mia voglia di cercare nuovi spunti per scrivere articoli è un po’ scemata, anche perché non ci ho mai guadagnato un euro da quello che ho scritto su Glamazonia o per le molte altre riviste a cui ho collaborato negli anni. Per cui preferisco dedicare buona parte del mio tempo libero ad altre occupazioni.»
Anche Orlando Furioso e il suo Fumetti di Carta sono ancora attivi, ma pare che la stanchezza cominci a farsi avanti:
«Proprio in questo periodo sto seriamente meditando di mollare tutto: quest’anno compio 57 anni, direi che posso pensare di leggere i miei fumetti in santa pace senza più bisogno di produrre i miei articoletti. Anzi, mi sembra un’ottima idea!»
E infine Ettore Gabrielli che a ottobre festeggerà quindici anni di vita de Lo Spazio Bianco:
«Per me Lo Spazio Bianco ormai è un modo di vivere, un figlio che in un modo o nell’altro difficilmente abbandonerò. Quello che vedo è che possono cambiare i compagni di viaggio ma il sito resta vivo e vegeto, con rinnovato entusiasmo e una compagnia che nonostante i cambiamenti ha saputo trovare un terreno comune per divertirsi in prima battuta, per fare qualcosa che ci inorgoglisce e ci fa sentire nel nostro piccolo utili. Ma soprattutto ci riconosciamo in una idea e una identità di sito che si distingue dagli altri.
Finché ci saranno queste condizioni, al di là degli impegni, della distanza, della fatica, Lo Spazio Bianco continuerà il suo cammino. Finora è stato un gran bel viaggio per il quale devo ringraziare tutti quelli che hanno fatto un po’ di strada con me, passando per almeno quattro lavori, due auto, cinque o sei telefoni, quattro case, sei computer, un matrimonio, due figli… Senza le persone che ho avuto accanto in questa esperienza, senza la loro amicizia o vicinanza, non ci sarebbe Lo Spazio Bianco e io sarei una persona diversa.»
Finisce qui dunque questo lungo viaggio in venti anni di storia del web e della critica e divulgazione fumettistica al tempo del primo internet.
Ma ci sarà una coda che vedrete nelle prossime settimane. Le risposte interessanti e sfaccettate che ognuno degli intervistati ha dato ci ha spinto a interpellare una figura autorevole dell’odierna critica fumettistica, in campo accademico come sul web, Matteo Stefanelli. Con il direttore di Fumettologica rifletteremo tanto su ciò che viene fuori dalle parole dei protagonisti di quella stagione, quanto sul significato, l’importanza e la necessità del movimento della critica per il fumetto italiano.
L’appuntamento alle prossime settimane.
Orlando Furioso
16 Maggio 2017 a 12:42
Tutto molto interessante.
Mi ha colpito constatare – ipersoggettivamente, s’intende – che le parole di persone che stimavo 10-15 anni fa, che siano ancora presenti sul web o meno, mi hanno trovato concorde o comunque su linee di pensiero verso le quali mi sento molto affine.
Di contro, persone le cui idee su siti, critica e fumetti non mi avevano “convinto” 10-15 anni fa, continuano a non convincermi oggi.
Alla faccia di chi pensa che “il Cambiamento” sia connaturato alla natura umana :))
Giusto per fare un nome, ho apprezzato davvero molto le cose dette da Marco Rizzo – a mio giudizio il miglior “gestore” che Comicus abbia mai avuto. (Poi voglio bene a smokyman, ma questo mi sa che ha più a che fare con Alan Moore che con la “critica” ^___^).
Avete comunque fatto un bel lavoro per il quale vi mando i miei più sinceri complimenti.
Un saluto
David Padovani
16 Maggio 2017 a 15:48
Ti ringraziamo per i complimenti, Orlando, che ci teniamo a condividere con te e tutti i protagonisti che hanno dato la loro disponibilità a partecipare a questa nostra iniziativa.
Riguardo al fatto del cambiamento connaturato nella natura umana, sai bene che in molti fumetti – specialmente seriali – “tutto cambia, ma tutto resta sempre lo stesso”.
Dunque, non c’è di che stupirsi :)