Fumetti via email: intervista a Davide Costa

Fumetti via email: intervista a Davide Costa

Davide Costa è uno sceneggiatore fumettistico che tiene una newsletter ormai giunta a 183 appuntamenti. Abbiamo voluto parlare con lui di questa - non così usuale - esperienza.

Davide Costa, clyon1lasse 1980, è uno sceneggiatore di fumetti che ha pubblicato per Disney, Eura Editoriale, Tunué, Salani, Odoya, e si è anche occupato un poco di animazione. Online scrive per N3rdcore e, soprattutto, si occupa di gestire una sua newsletter settimanale, “Appunti dal tavolino di un bar” (tinyletter.com/DavideCosta) che veleggia verso il duecentesimo appuntamento, dove condivide le sue sceneggiature per brevi tavole autoconclusive, alcune delle quali sono poi state disegnate da diversi autori (Costa è sempre disponibile a nuove collaborazioni con disegnatori). Tenere una newsletter come sceneggiatore di fumetti non è frequentissimo nell’ambito italiano, e si tratta di una forma interessante di utilizzo del web per il fumetto. Per questa ragione abbiamo voluto intervistare Davide già nella puntata “di apertura” di questa nuova stagione di Nella Rete Del Fumetto, assieme ad Elisa 2B e Alessio Moroni.

Ma c’è una seconda ragione che ci ha spinto a questa intervista, e si collega, in altro modo, al rapporto tra fumetto e web. Costa ha infatti sceneggiato di recente un fumetto tratto dal canale di Lyon, youtuber di grande successo a tema videoludico, che ha superato le 50.000 copie vendute, divenendo per un certo periodo primo su Amazon e secondo nella classifica libraria generale. Accanto a Costa, un nutrito team di professionisti: con i disegni di Emanuele Virzì e i colori di Elisa 2B, Alessandro Santoro, Giuseppe Di Girolamo e Francesca Carotenuto. Un successo che è rilevante anche perché si tratta di un fumetto uscito in era post-Covid, quando i timori sulle nuove uscite librarie sono ampi e fondati, e probabilmente sarà un caso a cui si guarderà con interesse.

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Ciao Davide, e grazie di questa intervista. Partiamo dall’inizio: come nasce l’idea di creare una newsletter sul fumetto, come sceneggiatore?
Grazie a te per avermi contattato.
Appunti dal tavolino di un bar nasce dal desiderio di avere uno spazio online che potesse funzionare un po’ da portfolio delle mie cose, un po’ da raccolta di cose che mi interessano, un po’ da “taccuino” online in cui buttare giù idee e osservazioni sul fumetto in generale e un po’ da segnale di fumo con cui intercettare altri fumettisti e appassionati di fumetto. Avrei potuto aprire un sito, ma un sito ben fatto richiede molto lavoro che non so fare (ma ci sto lavorando). Avrei potuto riprendere il mio blog, ma per tutta una serie di motivi non riesco mai a farlo. Potrei continuare ad aggiornare i miei profili social e basta: sui social io mi trovo parecchio bene, ci conosco sempre un sacco di gente interessante e mi aiutano molto nel lavoro. Però i social hanno ritmi che, tendenzialmente, fanno morire i contenuti che carichi in brevissimo tempo e, in più, richiedono di caricarne di continuo. Una velocità di creazione e pubblicazione che spesso non permette di far decantare le cose in testa prima di scriverle online.
Una newsletter, invece, esce quando lo desidera chi la crea, coi propri ritmi e tempi, e con contenuti della lunghezza che si desidera. Soprattutto, contenuti che non devono pensare di piacere prima agli algoritmi e poi alle persone. In più è una mail, arriva nella casella di chi si è iscritto, creando un tipo di lettura che, secondo me, è meno bulimico e passivo di quello dei social, per certi versi un pochino più intimo e tranquillo.
Tutte cose su cui ho riflettuto parecchio leggendo per anni newsletter altrui, una su tutte Orbital Operation, quella di Warren Ellis, che mi ha dato senza dubbio la spinta più grande nell’aprire la mia. Quindi un giorno mi sono deciso e ho creato Appunti dal tavolino di un bar, per parlare dei fumetti che scrivo, di quelli che mi piacciono e altre cose legate alla scrittura e ai miei interessi. Il tutto senza quella sorta di ansia da ritmi social: la spedisco una volta a settimana, ogni domenica mattina, da 183 settimane.

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La newsletter si sta avvicinando alle 200 puntate. Il riscontro da parte del pubblico è stato a tuo avviso soddisfacente?
Parecchio soddisfacente, in maniera sfaccettata. Negli anni sono nate conversazioni con diverse persone che mi seguono, su argomenti diversi e per motivi diversi, che mi hanno permesso di conoscere nuovi artisti o approfondire temi che conoscevo poco. Ogni tanto qualcuno mi chiede un consiglio su qualcosa che ha scritto oppure su un proposal che sta preparando. Spesso mi arrivano osservazioni sulle sceneggiature che scrivo, a volte si limitano a essere giudizi sul gradimento ma ogni tanto si tratta di osservazioni puntuali sul modo in cui ho scritto, o domande sul perché abbia fatto una determinata scelta di sceneggiatura.
La soddisfazione più grande penso sia quando mi chiedono di disegnare una delle mie sceneggiature, o ancora di più quando mi arriva una tavola già disegnata a sorpresa. Creare collaborazioni è uno degli scopi per cui ho messo in piedi la newsletter e continuo a lavorarci, quindi ogni volta che una collaborazione nasce mi ripaga del tempo che le dedico per portarla avanti. Per cui, se qualcuno che sta leggendo ora vuole provare a disegnarne una, non solo è liberissimo di farlo ma lo invito proprio: contattatemi e parliamone!
In generale posso dire che in tre anni di newsletter si sono creati, per me, più collaborazioni e nuovi contatti che nei precedenti tre anni. Quindi al di là del piacere che provo nello scriverla è pure parecchio utile per il lavoro.

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La forma della newsletter è tutto sommato utilizzata come forma di comunicazione delle riviste di fumetto (anche LSB ne ha una), ma relativamente poco da parte degli autori italiani. A tuo avviso come mai?
Non ti so dire se si tratta di una questione prettamente italiana, dato che oltre a Warren Ellis io seguo, o ho seguito per un po’, altri fumettisti americani o inglesi (Kieron Gillen, Joe Hill, Declan Shelvey, Ed Brubaker e altri), però in effetti mi pare che da noi non sia così diffusa. Ma se chi legge ne conosce di fumettisti italiani son solo curioso di scoprirle!
Detto questo, posso solo speculare. Forse, in epoca social, le newsletter risultano una scelta più invisibile, non sono davvero “condivisibili” con facilità, non è facile mostrare quanto piacciono e quanti follower si hanno. In più iscriversi a una newsletter è un pelo laborioso: bisogna inserire l’indirizzo mail, dire al pop-up che non siamo un robot, rispondere alla mail di conferma, possibilmente inserire l’indirizzo della newsletter tra quelli non-spam. Per seguire uno su Instagram/Twitter/Facebook clicchi e hai finito, come comprare su Amazon il tuo detersivo preferito. Tutto questa trafila, forse, frena alcune persone ma, di contro, filtra: quindi magari chi ti segue lo fa perché lo vuole davvero. Forse tutto questo attira meno gli autori. Posso anche capirlo: avere un grosso seguito online, per chi fa fumetti, è un fattore che può aiutare anche molto, e il numero di follower è lì bello visibile a chiunque.
Oppure è anche una questione di contenuti e interessi. Seguo newsletter italiane di giornalisti o professionisti della comunicazione (Carola Frediani, Francesco Oggiano, Nicole Zavagnin, Lorenzo Fantoni e altri), professioni che magari trovano più nelle loro corde, e nei propri interessi professionali, curare quella che è a tutti gli effetti una micro-pubblicazione di cui si seguono tutti gli aspetti, dando modo di mostrare subito le proprie capacità di giornalista, comunicatore o redazionali. Si torna al discorso portfolio: per alcuni tipi di scrittura la newsletter stessa diventa il proprio portfolio. Per chi i fumetti li scrive quindi la cosa magari non è così immediata. A meno di inventarsi un modo. Ma credo nessuno vieti a un fumettista di mandare fumetti solo via newsletter. Magari non sarà una fonte di reddito, magari lo sarà dopo un sacco di uscite. Dopo tutto Zerocalcare quanto c’ha messo a “monetizzare” i suoi fumetti online?

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Nella newsletter tu fornisci, ogni settimana, una pagina di sceneggiatura per una storia autoconclusiva di una singola pagina. Come nasce la tua scelta per questo approccio particolare, in questa sede?
Quando ho varato Appunti l’ho fatto dopo aver tergiversato mesi e mesi. Però, alla fine, l’ho fatto un po’ di impulso per smetterla di procrastinare all’infinito. Quindi quando ho mandato le prime edizioni non avevo le idee chiarissime. L’idea era quella di dare qualcosa di inedito a chi la segue, e dato che la cosa che mi riesce fare regolarmente è sceneggiare ho pensato di mandare una sceneggiatura a settimana. Però mi serviva pure qualcosa che fossi in grado di scrivere tutte le settimane. Per questo, anche se mi piacerebbe, ho capito che mandare una storia breve ogni domenica non è fattibile, da qui la tavola autoconclusiva che, per ora, riesco a gestire senza troppi problemi.
Questo formato ha anche un altro vantaggio: si legge velocemente. La brevità della lettura però non è legata solo ai supposti problemi di concentrazione del pubblico della rete (che magari son pure veri per certe fasce di utenti, ma se uno si iscrive a una newsletter dimostra di aver voglia di leggere. Poi magari è quello che gli propongo che deve convincerlo a tornare). Ho pensato anche al fatto che si tratta di un testo tecnico: non è detto che una persona, per quanto appassionata e interessata, abbia voglia di leggersi tot pagine di sceneggiatura piena di regie, dialoghi e un linguaggio che spesso è, per scelta, piuttosto didascalico dato che deve essere il più chiaro possibile. Soprattutto nel caso di sceneggiature inedite di fumetti inesistenti con personaggi nuovi, senza quindi la curiosità che si può avere per la sceneggiatura di una storia già letta e apprezzata.
L’autoconclusiva quindi mi pare un compromesso agile per essere letto senza troppi problemi sia da addetti ai lavori, che ci sono abituati, che da appassionati, che magari leggono una sceneggiatura per la prima volta. In più negli anni alcune di queste sceneggiature sono pure state disegnate, permettendomi di crearmi quel portfolio online di cui ti parlavo sopra. Questo perché ho pensato che sia più probabile trovare chi ha il tempo, e la voglia, di disegnare una singola tavola rispetto a più tavole.
Altro punto. Dovendo scriverne 52 all’anno ho il vantaggio, o l’obbligo, di poter spaziare moltissimo per stile, genere e contenuti, cosa che mi sta piacendo molto: posso trattare argomenti di vario tipo nel modo che voglio io, allenandomi a cambiare registro a seconda di quello che mi sembra più opportuno.

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Oltre alla tavola, che è un appuntamento fisso, aggiungi spesso suggerimenti di link, approfondimenti, considerazioni tue sul fumetto (e non solo). C’è una formula precisa per decidere i contenuti da inviare o ti ispiri semplicemente a ciò che ti ha colpito in quel momento?
Un misto variabile. Tendenzialmente cerco di parlare di quello a cui sto lavorando, possibilmente con dietro le quinte o materiale inedito se posso farlo, e segnalare qualcosa/qualcuno che mi piace, o magari articoli interessanti che parlino di scrittura in senso lato. Spesso si tratta di cose su cui sono capitato nei giorni in cui scrivo la newsletter, ma ho anche un archivio di materiali da segnalare che aspettano l’occasione giusta. Tendo a mettere uno massimo due link a numero perché non voglio rischiare di farla diventare solo una serie di link.
Un’altra cosa che cerco di fare, riuscendoci raramente, è quella di avere qualche sceneggiatura in archivio per non arrivare a doverla scrivere a ridosso della pubblicazione. Ogni tanto ci riesco, molto spesso no.

In questo momento sei reduce da un successo oggettivamente notevole, in quanto il fumetto che hai scritto per Salani sul celebre youtuber Lyon Gamer – dal titolo Le storie del mistero – ha raggiunto il secondo posto nelle vendite totali in Italia (l’unico fumettista ad aver raggiunto il primo posto è, finora, Zerocalcare). Come nasce questo progetto?
Il fumetto di Lyon è stato primo in classifica come libro di varia più venduto su Amazon per un paio di settimane. Devo dire che quando l’ho notato son rimasto piacevolmente stupito e un pelo incredulo. Il progetto nasce proprio da Lyon, che è l’ideatore dei personaggi e dei video su cui si basano le 10 storie raccontate nel volume. Lyon crea da diversi anni dei video, ambientandoli dentro Minecraft, in cui lui, Anna e Cicotobi se la devono vedere con diversi mostri, misteri e pericoli. Siamo dalle parti dei Creeypasta e di altre simili leggende moderne, qua racchiuse in una base-laboratorio in cui vengono studiati e/o tenuti a bada in ogni modo. Nel tempo i video di Lyon hanno raccontato vicende con una loro continuity, personaggi che tornano e tormentoni che rendono il tutto una narrazione personale di “racconti di paura intorno al fuoco” (o al monitor). Questo aspetto, secondo me, di racconto orale è aiutato dalla narrazione con il voice-over fatta nei video, che coinvolge moltissimo chi ascolta trasportandolo dentro un universo horror pieno di insidie, ma anche umorismo e momenti più leggeri. Con queste premesse avventurose credo che farci un fumetto fosse una delle conseguenze più probabili da seguire, quindi quando mi hanno chiesto di entrare nella squadra come sceneggiatore son stato ben contento di mettermi alla prova. In più i Creepypasta mi sono sempre piaciuti e amo l’horror, per cui mi sono sentito da subito in una zona di genere confortevole.

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Il marchio di uno youtuber di livello – Lyon ha oltre 3 milioni di iscritti al canale – è certo utile al successo, ma pone, presumo, anche problemi di scrittura dell’opera. Quali sono le difficoltà specifiche di lavorare su un progetto di questo tipo?
Certe difficoltà sono identiche ad altri lavori su commissione che faccio. Quindi ho proceduto come quando, per farti un esempio pratico basato sulla mia esperienza, devo scrivere storie a fumetti con i personaggi di Cars, il film della Pixar: ho studiato i video per capire i personaggi e l’ambientazione in cui si muovono. Ho guardato tutti i video che Lyon mi ha indicato per capire in che modo agiscono lui, Anna e Cicotobi nelle situazioni spaventose in cui si trovano e come funzionano i vari mostri e misteri che devono affrontare. Fatto questo ne ho parlato con Lyon per chiarirmi le idee e con le sue idee e spunti, essenziali per la riuscita del fumetto, mi sono messo a lavorare alle sceneggiature. Lyon si è letto tutte le sceneggiature dandomi indicazioni nei punti in cui rendere meglio il tono dei personaggi e poi le ho passate al disegnatore, Emanuele Virzì. Emanuele ha fatto un ottimo lavoro nel prendere spunto dai video rendendo tutti i personaggi riconoscibili, interpretandoli personalmente e trasportandoli dal 3D dei video al 2D del fumetto senza perdere in dinamismo e ritmo. Il tutto con i colori di Alessandro Santoro, Elisa Beli Borrelli, Francesca Carotenuto e Giuseppe Di Girolamo.
Un aspetto più specifico è stato il tentativo di rendere in storie di 10 tavole il ritmo e il mood dei vari video, per creare un senso di riconoscibilità nei lettori ma rendere comunque il tutto un fumetto al 100%, non una copia sbiadita dei video. In questo ho trovato d’aiuto i dialoghi pieni di battute usati da Lyon nei video: permettono anche nel fumetto di coinvolgere i lettori, creare delle aspettative da stupire, stemperare la tensione quando serve e, nel caso dei più piccoli, guidarli un pochino lungo le vicende Come dicevo sopra, una sorta di racconto orale da seguire appassionandosi. Anche in questi casi il confronto con Lyon è stato diretto e necessario per fare sì che tutto suonasse nel modo giusto, dando ai lettori storie di Lyon.

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Faccio l’avvocato del diavolo: online non è mancato chi ha contestato l’assenza del “name above the title”: anche nelle classifiche l’opera viene associata a “Lyon” come autore, pur essendo ovviamente frutto di un team di professionisti (accreditati all’interno dell’opera). Tu la ritieni una criticità oppure pensi che in quest’ambito di produzione fumettistica non sia un problema?
Risposta sintetica: il mio nome (e quello di tutte le persone che ne creano le storie) non appare nemmeno sulla copertina del magazine di Cars. Questo, e qui parlo per me, non mi da nessun fastidio perché si tratta di lavori su commissione. Le persone comprano Cars, non le storie di Cars scritte da me, se capisci che intendo.
In più bisogna tenere conto che Le storie del mistero sono basate sui video creati da Lyon con personaggi definiti da lui, motivo in più per cui non vedo problemi nel fatto che ci sia il suo nome in copertina.
La questione del nome in copertina però è stimolante e andrebbe sviluppata al di là del fumetto in questione. Ogni tanto ho letto osservazioni interessanti sul fatto che nemmeno i fumetti Bonelli hanno i nomi degli autori sulla cover (potrei dire un’eresia ma mi pare che l’annuncio del ritorno di Sclavi su Dylan Dog proprio in copertina sia, se non l’unico, un caso rarissimo), nonostante ci siano autori Bonelli che, negli anni, sono stati letti da milioni di persone. Sarebbe meglio avere i nomi degli autori in copertina per i fumetti da edicola o, comunque, per i fumetti che rientrano in un determinato tipo di produzioni? Non ne ho idea. Un sacco di lettori non hanno idea di chi scrive e disegna i loro fumetti preferiti, per cui forse non cambierebbe nulla. O forse non lo sanno perché i nomi non sono in copertina? Ma se gli interessa sul serio controllano la seconda di copertina. Sinceramente non ho una posizione adamantina sulla questione, ma penso sia ottimo parlarne tra addetti ai lavori.

Chiudiamo tornando per un attimo al fumetto sul web e alla tua newsletter. Quali progetti hai per il futuro in questo ambito (o, se vuoi accennarne, nel fumetto in generale)?
Per la newsletter sto raccogliendo un po’ di interviste, un tipo di contenuto che ho sfruttato alcune volte ma mi piacerebbe rendere più frequente e regolare. In più qualche tavola è lì che cresce sui tavoli luminosi di diverse persone, per cui spero di poterle spedire nei prossimi mesi. Sto anche studiando il modo di raccogliere un po’ del materiale della newsletter, rivederlo e correggerlo per fare una sorta di raccolta.
In generale, parlando di fumetti, il periodo per me non è dei migliori ma nemmeno dei peggiori. Sono molto contento di come sta andando il fumetto di Lyon, ma, come capita ciclicamente ai fumettisti, è un periodo di poco lavoro. Ci sono un paio di progetti avviati da poco, nessuno dei quali personali, e qualche sceneggiatura da consegnare. Quindi: se avete bisogno di uno che vi sceneggi fumetti su commissione (ne ho scritti pure un paio per comunicazione aziendale) fate un fischio. Magari finiamo in classifica fianco a fianco a Zerocalcare.

Ringraziamo ancora molto Davide Costa per la sua disponibilità, e rimandiamo nuovamente alla sua newsletter per chi voglia seguirlo come autore (tinyletter.com/DavideCosta). Davide ci segnala anche una interessante lista di newsletter interessanti che lui stesso segue. Se vi vengono in mente altre newsletter, segnalatecele!

Intervista realizzata via mail nel maggio 2019.

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