Non è la prima volta che ospitiamo Alta Fedeltà su queste pagine ed oltre che per parlare delle nuove proposte in vista di arrivo, è anche l’occasione per scoprire come è andata questa attiva etichetta delle Edizioni Lo Scarabeo, e per ritrovare su questi spazi virtuali Marco Schiavone.
Il 2002/2003 è stato un anno molto importante per Alta Fedeltà: dopo mesi di preparativi, di progetti e di ripensamenti avete finalmente affrontato il vostro battesimo di fuoco presentandovi in libreria con le vostre prime proposte editoriali (Ben quattro volumi: Bacchus 1, Alta fedeltà Volume Uno, Too much coffee man e Popbot 1) Come consideri il bilancio di questo primo anno di Alta Fedeltà? Che impressioni hai avuto riguardo il mercato del fumetto?
Il mercato del fumetto non esiste. Esiste un mercato editoriale, ed un segmento specializzato (specializzato più che altro in ‘personaggì, che siano fumetti, giocattoli, dvd o portachiavi). Le impressioni che ne ho ricavato, come sai bene, sono un po’ negative: troppi hobbysti si affiancano ad avventurieri bidonari. Certo, ci sono le eccezioni, persone la cui passione non inquina razionali di business. Ma sono, appunto eccezioni. Mi sai nominare una persona (imprenditore/manager) che arrivi al fumetto da un’altra industria? No, vero? Chissà perché.
In ogni caso il bilancio di Alta Fedeltà è buono. Non è eccezionale, ma abbiamo pagato tutti i conti (ehi, anche il tipografo) ci siamo bevuti parecchio vino buono ed è avanzato qualche soldo nel salvadanaio dello Scarabeo. Non possiamo realisticamente chiedere di più.
Eppure è opinione abbastanza diffusa che i fumetti siano un genere di consumo sempre redditizio. Il rapporto qualità/prezzo è molto conveniente e nonostante i rincari (che ormai sembrano impazziti e incontrollabili) resta sempre più conveniente di quello di altri generi di intrattenimento come la Play Station o il cinema per una famiglia composta da tre o quattro elementi. Ammesso che sia vero, perché questo segmento di mercato è tanto sottovalutato, al punto di essere abbandonato nelle mani di appassionati e avventurieri?
I fumetti sono redditizi per pochi, grandi editori che hanno saputo negli anni strutturare un’offerta mirata ed un’organizzazione essenziale. Chiaramente questi signori non sono avventurieri, né “appassionati” in un’accezione diminutiva del termine. Sono imprenditori e fanno quello che devono e pensano sia meglio per le loro aziende. Sono imprenditori e commercializzano un bene di consumo, il fumetto. Non sono editori (questo non è un giudizio di merito, ma credo sia una differenza importante). Non bisogna sottovalutare come l’intera editoria italiana sia un mercato perennemente in crisi: fors’anche per questo, non riesco a nominare un ‘vero’, ‘puro’ editore di fumetti in Italia. Un esempio credo sia la Magic Press, che mi sembra stia impegnandosi sempre di più nelle riviste di videogiochi.
È anche possibile che la mia visione del mestiere di editore sia un po’ romantica: scoprire talenti, scegliere i prodotti giusti, curare le edizioni ed impegnarsi a vendere e sviluppare il mercato sono tutte attività faticose, quando invece affidarsi ad esperienze o abitudini consolidate fa risparmiare tempo e denaro.
Per completare la risposta, credo che i fumetti del tipo di quelli che produco io non siano convenienti: Bacchus costa 9 euro e mezzo, ed il cinema a Milano ne costa 2 di meno. La “durata” dell’intrattenimento credo sia più o meno la stessa, con la differenza che il fumetto ti rimane, come oggetto-feticcio. Inoltre, il cinema è socialmente più convenzionale ed accettabile, mentre il fumetto è un passatempo solitario.
Nell’ultimo anno, grazie ad una serie di iniziative multimediali di enorme rilievo nazionale e internazionale, dai film dedicati agli eroi Marvel fino all’iniziativa di Repubblica, le nuvole parlanti sembrano aver avuto una rinnovata visibilità ed una inedita consacrazione culturale. Queste iniziative, secondo te, hanno prodotto dei riscontri concreti sul mercato dei fumetti e, nello specifico, dal punto di vista di Alta fedeltà?
I film hanno prodotto maggiore visibilità che non è stata minimamente sfruttata. Rich Johnstone, una specie di Maurizio Mosca dei comics con il cervello pero’, proponeva per sfruttare il momento una campagna pubblicitaria finanziata dalle case editrici in proporzione ai loro fatturati, in cui testimonial/lettori di fumetti affermavano il loro amore per il media (un po’ come hanno fatto per il latte…). Pensa a Samuel Jackson, Stephen King, Quentin Tarantino o i fratelli Wachowsky. Pensa in Italia a Max Casacci dei Subsonica, Manuel Agnelli degli Afterhours, Stefano Benni, Carlo Lucarelli, Daniele Luttazzi. Vabbé. Sarà per il prossimo millennio. E per completare la risposta, No. Purtroppo la distribuzione nelle librerie di varia non è nei progetti del nostro editore, e quindi non abbiamo sfruttato l’impatto sul ‘pubblico’ più occasionale, della varia appunto.
Perché consideri che un iniziativa come i classici di repubblica non sia stata minimamente sfruttata?
Quante novità in edicola sono state lanciate sull’onda di questa iniziativa? Quanti nuovi progetti editoriali sono fioriti su quest’onda?
Se non altro l’iniziativa della Repubblica ha avuto l’enorme merito di riportare nelle nostre edicole un classico capolavoro del fumetto italiano, mi riferisco ovviamente al Ken Parker di Berardi/Milazzo. Se vogliamo parlare di progetti nuovi di zecca, devo invece darti ragione. Anche se la mia impressione è che la maggioranza degli editori non è assolutamente interessata alla pubblicazione in edicola. Ritengo che in molti abbiamo trovato la loro valle dell’Eden nelle librerie specializzate e siano diventati troppo pigri per percorrere strade nuove (o vecchie, nel caso delle edicole). Che cosa ne pensi?
Charles Bukowsky avrebbe detto: “La conoscenza che non viene seguita dall’azione è peggio dell’ignoranza. Se tiri a indovinare e non ci prendi puoi sempre dire, merda, gli dei mi sono avversi. Ma se SAI e non fai, vuol dire che in testa hai soffitte e anticamere buie da percorrere avanti e indietro e a cui pensare. Non è mica una cosa sana, produce serate noiose, un eccesso d’alcool e seghe.” Più prosaicamente, i soldi dei fumetti stanno in edicola. Nessun editore guadagna miliardi col circuito specializzato, mentre tutti quelli seri che vanno in edicola lo fanno. Certo, bisogna fare lo sforzo di andarseli a prendere, mentre nelle librerie specializzate i milioni te li portano i clienti.
Quali prodotti, tra quelli pubblicati nella passata stagione, ti ha dato maggiore soddisfazione?
Direi sicuramente Volume Uno. è un antologico sui generis (esce una volta all’anno), venducchia, e piace a (quasi) tutti quelli che lo leggono. Credo sia la dimostrazione che un minimo di pubblico per produzioni di buona qualità ci sia sempre. Inoltre, mi da la scusa di mantenere i contatti con tanti autori che ammiro, e di conoscere tanti esordienti che ci propongono storie. Purtroppo non possiamo stampare tutti quelli che lo meriterebbero …ed il rammarico è grande, anche perché non è che in giro ci siano molte vetrine per autori italiani.
Quali prodotti delle altre case editrici vi hanno maggiormente colpito?
Mi è piaciuto Americana di James Sturm per i tipi della Coconino; mi sono comprato Flex Mentallo (come dovrebbero fare tutti) della Magic, che avevo letto in originale a scrocco da un mio amico; e poi non posso non citare Giuseppe Palumbo ed il suo libro per i Kappa che raccoglie la storia apparsa su Mondo Naif. Ah, John Doe naturalmente, anche se per edicola e prezzo è un altro sport.
Quali obiettivi si prefigge Alta Fedeltà nel 2003/04?
Restare vivi ed ampliare le collaborazioni con altri editori.
Che genere di collaborazioni intendi?
Abbiamo curato un libro fantastico per Grifo: Demonio Amore Mio di Maurizio Rosensweig (la seconda avventura di Davide Golia); e stiamo per finalizzare altri tipi di collaborazione di questo tipo.
Quali saranno le principali proposte e novità con le quali vi accingete a sfidare il mercato? Su quali titoli puntate maggiormente?
Cercheremo di investire nella direzione intrapresa con L’ultimo treno: reclutare narratori di qualità anche extra fumetto. Ti confesso che i nostri piani futuri dipendono anche dalle performance di quest’autunno: se dovessimo guardare ai numeri del primo semestre dovremmo chiudere baracca e burattini, e di corsa. Oppure adeguarci agli standard italiani e bidonare i clienti e non pagare i fornitori, ma è un’opzione che al momento preferiamo scartare.
In giro si sente dire di una collaborazione con il collettivo Wu-Ming (un gruppo di scrittori autore, tra gli altri, di “Q” e “54”, entrambi editi dalla Einaudi. Per saperne di più collegatevi al loro sito internetwww.wumingfoundation.com, sul quale sarà possibile scaricare gratuitamente tutti i loro lavori letterari – NdStefano), quanto c’é di vero? Quale disegnatore verrà coinvolto?
La collaborazione è stata ufficializzata dagli stessi Wu Ming su un Giap [la newsletter aperiodica diramata da wu-ming – NdStefano] di qualche mese fa. Fondamentalmente WM2 ci ha dato una storia che diverrà un libro a fumetti. La realizzazione di questa storia dovrebbe, dico dovrebbe vedere la luce grazie allo studio Inventario di Giuseppe Palumbo, ma l’intero progetto fa parte di quelle collaborazioni con altri editori che definiremo completamente in settembre.
Nell’ultimo Giap si parlava diffusamente della enorme quantità di carta sprecata per produrre pubblicazioni librarie e dell’enorme danno ambientale che ne consegue. Wu-ming, con un gruppo di scrittori (tra cui spiccano Niccolo’ AMMANITI, Stefano BENNI, Sandrone DAZIERI, Andrea DE CARLO, Giancarlo DE CATALDO, Luciano DE CRESCENZO, Erri DE LUCA e molti altri) si è reso promotore di un appello teso a sensibilizzare gli editori nell’utilizzare una qualità di carta che non sia dannosa per l’ambiente. In qualità di prossimo editore di wu-ming come si comporterà Alta Fedeltà riguardo questa politica ambientalista e, inoltre, nei confronti, della loro politica svincolata dalle restrizioni del copyright?
Riguardo la politica ambientalista purtroppo posso fare ben poco: i fumetti stampati su carta riciclata fanno schifo (e costano tantissimo). Per cui, quello che posso fare è fare in modo di riciclare tutto il possibile (così come faccio nella vita di tutti i giorni). So per certo che Bonelli e Panini sono molto precisi nel far riciclare i loro resi, e credo sia così anche per altri. Le nostre tirature non prevedono rimanenze di particolare entità, per cui teniamo il magazzino, per ora. Per quanto riguarda il copyright, sono ovviamente a favore della politica di Wu Ming. Noi pagheremo loro delle royalties, dato che il progetto è a scopo di lucro, e manterremo anche il fumetto libero da copyright e leggibile via internet gratuitamente, probabilmente su entrambi i siti web.
Nei prossimi mesi, oltre ai già annunciati Alta Fedeltà 2, Milano criminale (di Cajelli) e l’attesissimo Ultimo treno (di Carlotto e Palumbo), quali altri volumi arriveranno sugli scaffali delle nostre fumetterie?
Ci è arrivata la traduzione di Bacchus 3, dove c’é una capatina di Alan Moore, Steve Bissette ed altri amici del buon Eddie Campbell in quello che a mio avviso è il miglior libro di tutto il ciclo. Vorrei fare un secondo libro dei Nocturnals, poiché Dan Brereton è veramente una brava persona. Per il resto, ci sono un po’ troppe incognite, ad oggi. Ho appena ricevuto delle prove da Alberto Conte e Luca Rossi, che stanno lavorando ad un progetto davvero promettente. La loro prima collaborazione è leggibile su Volume Due. Vedremo.
Quali cambiamenti prevedi nel prossimo futuro nel mercato fumettistico nostrano?
Spero vivamente, e prego ogni sera, che rimangano meno editori. Molti autori diverranno più propositivi, e proporranno libri in cambio di royalties, senza pretendere il pagamento bonelliano per pagine che verranno stampate in un centesimo della tiratura SBE. La distribuzione migliorerà con un catalogo unico, e forse potremo avere anche quegli elementi emozionanti quali la classifica di vendita, eccetera. Qualcuno proverà a seguire John Doe in edicola, facendosi male. Ci saranno ancora meno negozi di fumetti specializzati, ma forse qualcuno in più finalmente maturerà in locali dove non ci si vergogna di portare il/la fidanzato/a (né ci si deve vaccinare per entrare).
L’idea di pagare gli autori garantendo loro royalties sulle vendite è attualmente già percorsa da altri editori (ad esempio dal connubio Magic Press/Innocent Victim con la collana Atmosfere: Road’s end). Secondo te è possibile percorrere una strada del genere cercando di garantire alte tirature e prezzi accessibili a tutti?
Sarebbe bello, poiché alte tirature vorrebbe dire anche alti guadagni per gli autori. Purtroppo c’é questo scollamento in Italia tra le tirature da edicola (40-50,000) e quelle da libreria specializzata (1,500-2,000). Così i primi costano 2,5 euro ed i secondi 10. Sarebbe eccezionale avere dei bei libri a fumetti tirati in 10,000 copie e venduti a 5 euro, no? Tutti ci guadagnerebbero, il problema è la distribuzione di un quantitativo troppo basso per le edicole e troppo alto per le librerie.
Eppure fino a pochi anni fa era possibile tentare la strada delle edicole solo in determinate aree geografiche (e soprattutto demografiche) della nostra penisola. Ad esempio io ricordo il progetto Engaso [forse di non grande qualità, resti tra noi], una collana di fantascienza prodotta da un piccolo editore indipendente e distribuito solo nelle edicole delle grandi città. Attualmente non si potrebbe tentare anche questa via?
Non saprei. Non ho preso in esame il canale delle edicole poiché non ho prodotti da edicola né ho ricevuto proposte da edicola e quindi ho letto solo qualche report della Fieg, per cultura personale. Un dato interessante è come il fumetto “pesi” per circa il 2,3% degli incassi degli edicolanti nostrani, poco meno dell’enigmistica e delle riviste sui motori, poco più delle riviste di architettura e design o di informatica e elettronica. Queste ultime pero’ sono in crescita, mentre i fumetti in calo. In totale, in ogni caso, il business dei fumetti in edicola valeva nel 2000 circa 48 miliardi delle vecchie lire, sui circa 2,100 miliardi spesi dagli italiani dal giornalaio.
Secondo te a quale “evoluzione” sarà soggetto prossimamente il fumetto? Ci sarà uno sviluppo massivo dei web-comics, magari anche con la produzione di appositi Dvd (un po’ come sta provando a fare la statunitense Crossgen Comics)? Oppure la sorpresa potrebbe venire da una riscoperta delle edicole o da un loro totale abbandono?
Credo che il fumetto sarà sempre più un feticcio, ed il mercato dei fumetti assomiglierà a quello dei dischi in vinile: sempre meno appassionati che pagheranno sempre di più per avere prodotti in quantità limitate.
Devo ammettere, con enorme dispiacere, che dalle tue parole traspare un po’ di amarezza. Avendo la fortuna di conoscerti di persona devo confessarti che sono molto stupito che il tuo enorme entusiasmo appaia smorzato. A cosa è dovuto questo senso di scoramento?
No, no, non c’é amarezza o scoramento. Come Jeff Goldblum ne Il grande freddo, mi godo una sana razionalizzazione! Diciamo che nel corso degli ultimi mesi mi sono reso conto di come tanti buoni propositi vengano difficilmente tradotti in azioni, e di come sia difficile selezionare gli interlocutori giusti. Mi è dispiaciuto anche vedere come il pubblico, minuscolo, delle librerie specializzate sia stato ingannato da iniziative editoriali spregiudicate, e come questo si sia tradotto in un pesante calo di vendite negli ultimi sei mesi.
Quando ho iniziato a pensare Alta Fedeltà, a fine 2001, vedevo all’orizzonte il lancio dei film, leggevo di cifre in crescita nella vendita di fumetti in Usa e Francia e quando Repubblica ha lanciato la sua iniziativa mi aspettavo un fiorire di idee e progetti, magari di livello più basso, ma che potevano rendere ancora più stimolante questo segmento di mercato. Bé, mi sai nominare un nuovo progetto editoriale a fumetti degno di nota degli ultimi 2 anni? A me viene in mente solo John Doe.
Intervista rilasciata via mail a Ottobre 2003.