Il fratello di Jürgen: amore, oppure no

Il fratello di Jürgen: amore, oppure no

Alessandro Romeo e Alice Socal raccontano un'incerta storia d’amore e morte sospesa tra due momenti in divenire, e in bilico tra lecito e illecito.

, associazione culturale e realtà editoriale italiana che da sempre si propone di promuovere la ricerca artistica pubblicando autori contemporanei di valore, ritorna alle stampe con la quarta uscita della sua collana Henri Darger, offrendo Il fratello di Jürgen, albo di 24 pagine scritto da Alessandro Romeo e disegnato da .

Storia rarefatta e d'atmosfera, Il fratello di Jürgen coglie di sorpresa trasformando quello che sembra il racconto di un lutto in una particolare storia d'amore; ma quello di cui si parla è un sentimento dai contorni non del tutto chiari, contro il quale il personaggio principale – appunto il fratello senza nome dello Jürgen citato nel titolo – sembra in certi momenti lottare, o quantomeno cercare di venire a patti con la sua esistenza.

Jürgen, invece, è un personaggio assente, perché venuto di recente a mancare per motivi a noi sconosciuti. Il lettore dunque incontra solamente suo fratello, nel momento in cui sta andando proprio nella casa di campagna di Jürgen, apparentemente per portare via le cose appartenute alla sua compagna
. Ma una volta che l'uomo fa il suo ingresso in quell'abitazione silenziosa nella quale il tempo sembra essersi fermato, e che contiene – altrettanto immobili – oggetti simbolo delle vite che fino a pochissimo tempo prima si sono consumate tra quelle mura, ecco che la prospettiva cambia e il percorso di raccolta degli oggetti diventa un viaggio completamente diverso.

Senza scomodare Carver, ma tenendolo bene in mente, possiamo dire che la storia che i due autori ci narrano è una sorta di parentesi, un non-racconto che si svolge in quello spazio tanto caro al grande scrittore qui sopra citato, e cioè quello che intercorre tra la fine e un inizio di una storia più importante, quella terra di nessuno nella quale ciò che è accaduto è ormai alle spalle dei personaggi, mentre quello che deve accadere è ancora fuori della loro portata. Il viaggio fino alla casa e la permanenza del fratello assumono dunque la valenza di una pausa, un raccoglimento, una riflessione profonda, che peraltro per scelta dello sceneggiatore ci è del tutto preclusa nei contenuti e nei risultati.

Mentre infatti passa il suo tempo nella casa, senza raccogliere nulla ma limitandosi a essere testimone silenzioso di ciò che essa contiene – foto, ricordi ma anche degli inquietantissimi e ansiogeni oggetti “doppi”, come ad esempio due borse dell'acqua calda o due spazzolini da denti poggiati dentro un bicchiere – l'uomo rimane sempre al di fuori della nostra capacità di interpretazione. Tutto ciò che possiamo cercare di capire su di lui lo scopriamo tramite i messaggi che egli scambia telefonicamente con una donna, ma le informazioni che appaiono con la loro lettura servono a chiarirci le idee solo in modo parziale, forse anche troppo.

Se infatti è interessante entrare nelle pieghe del racconto cercandone la chiave, e se la storia nel suo minimalismo ha il doppio pregio di prestarsi a varie interpretazioni e nello stesso tempo permettere a ogni lettore di riempire i vuoti con il proprio vissuto e le proprie idee (come è morto Jürgen? Come si sente il fratello nei suoi confronti? La storia d'amore con la donna sta iniziando o sta finendo? Come interpretare l'apparente insensibilità della donna riguardo la morte di Jürgen? Qual è il significato del bollitore che continua a riapparire sulla scena?), la brevità dell'albo e il silenzio che Alessandro Romeo impone ai suoi personaggi non ci permette di risolvere quasi nessuno dei nostri dilemmi, lasciandoci anzi con più domande di quante ne avevamo nel momento di affrontare la lettura.

Se questo sia un pregio o un difetto è difficile da dirsi, e in casi come questi la risposta va spesso affidata alla sensibilità del singolo lettore, che da una storia come questa può ricavare il massimo piacere oppure la più terribile frustrazione. Certo è che il racconto è ben narrato, i silenzi sono pregnanti e profondi nel loro realismo, e l'idea di sospensione, di non detto, è ben manifestata. Del resto, spesso ci vuole più fatica a essere efficaci NON raccontando piuttosto che facendolo.

Alla riuscita di tali atmosfere contribuiscono ovviamente anche i disegni di , macchie di colore al completo servizio della storia, dirette e pratiche nelle inquadrature e focalizzate solo sugli elementi più importanti. A dire il vero il protagonista, dalle fattezze simili a quelle di un cane antropomorfizzato e dagli enormi occhioni sgranati e assolutamente privi di espressione, lascia all'inizio un po' disorientati; ma in questo caso l'inespressività diventa un elemento aggiunto, che concorre ad accentuare il senso di straniamento che percorre le pagine della storia.

Anche quando l'eroe della storia guarda noi lettori direttamente negli occhi è impossibile trarre da quel volto statico alcun indizio riguardo il suo stato d'animo. Il mistero del suo agire, dei rovelli che (forse) lo agitano, i suoi ragionamenti e sentimenti ci rimangono alieni.

In ogni caso risultano davvero molto efficaci le varie vignette, perfette nella loro staticità. Paradossalmente, sono i luoghi a comunicare al posto dei personaggi, e ottenere un risultato simile è in buona parte frutto di un disegno che si rende semplice proprio per potersi trasformare in narrazione.

In definitiva, seppure con qualche sospeso di troppo, e con una narrazione e un contributo artistico che potrebbero lasciare interdetti i lettori abituati a fumetti più “popolari” e d'intrattenimento, Il fratello di Jürgen si rivela una prova superata per il duo di autori, che speriamo di rivedere di nuovo all'opera con lavori della stessa qualità.

Abbiamo parlato di:
Il fratello di Jürgen
Alessandro Romeo,
Canicola, 2017
24 pagine, spillato, colori – 8,00€
ISBN: 9788899524210

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