Fletto i muscoli: intervista a Leo Ortolani

Fletto i muscoli: intervista a Leo Ortolani

Leonardo Ortolani nasce a Pisa il 14 gennaio 1967. Si trasferisce ad appena un anno a Parma, dove si laurea in Geologia. Spinto dal grande amore per i personaggi Marvel, ed in particolare per le opere di Jack "the king" Kirby, inizia a disegnare le sue prime storie, e nel...

L'ultimo dei supereroi: Rat-ManLo Spazio Bianco – I tuoi esordi avvengono su riviste e fanzine come l’Eternauta, Made in USA, Starcomix. Adesso di riviste simili ce ne sono sempre meno: pensi che manchino al mondo del fumetto?
Leo Ortolani – Credo di si. Che se ne senta la mancanza, perché su quelle pagine ci si poteva fare le ossa e avere qualche parere esterno a familiari e amici, sempre molto indulgenti!:)
In questi ultimi anni si è invece avuta una sorta di “specializzazione” del pubblico e di conseguenza del fumetto, che porta a essere vincenti gli albi monotematici, realizzati con un singolo personaggio o realizzati da un singolo autore (nel mio caso). A volte anche esagerata, perché una volta avevamo inserito 16 tavole in più su Rat-Man per pubblicizzare le bellissime storie di Davide Toffolo in uscita su Fandango, e alcuni lettori si erano lamentati, pensando che fossero state tolte pagine a Rat-Man!

L’isola che non c’é, rivista su cui tra l’altro ha visto la sua nascita Venerdi 12, è uno dei tristi esempi di cui sopra. Quali sono secondo te i motivi della sua chiusura? Puramente economici?
In questo specifico caso furono principalmente economici, dovuti a una pessima distribuzione in edicola e a un formato invisibile che non la favoriva, e secondariamente al fatto che già era in atto la crisi delle riviste contenitore, e anche l’ISOLA era una di quelle… molti personaggi, slegati tra loro, con differenti potenzialità… alla fine credo ci fosse anche un senso di “confusione”…

Pensi che non ci sia spazio per questo tipo di proposte?
Ne vedo davvero poco. È un parere personale, ovviamente. Pero’, dati anche i costi che alcuni fumetti hanno, immagino che i lettori disposti a comprare qualcosa abbiano più timori a sperimentare e quindi a “perdere” i loro soldi, e preferiscano andare sul sicuro, affidandosi a nomi o personaggi che li hanno già convinti. Chi vuole farsi notare, indubbiamente al giorno d’oggi deve dimostrare davvero di essere in gamba, perché deve misurarsi con i pesi massimi, non può più sperare che in un mercato così vasto e agguerrito, la gente lo compri per cortesia.

Internet ed il fumetto on-line possono essere il loro nuovo sbocco?
Non lo so, non me ne intendo molto, ma personalmente sono contrario ai fumetti in rete. Io amo sfogliare i fumetti di carta e poi riporli negli scaffali o nelle scatole, non mi piace che poi svaniscano con un clik. Non mi piacciono nemmeno cd rom o altre forme in cui potrebbero essere catturati. Se un giorno dovesse succedere così, spero di avere smesso di camminare sulla Terra da un pezzo.

Internet pero’ è certamente un’ottima fonte di confronto. La comunità fumettistica è viva, e lo stesso Rat-Man ha la sua mailing list in cui, di persona, scrivi e rispondi alle domande dei lettori, così come curi personalmente la rubrica della posta della rivista. È importante per te sentire i tuoi lettori vicini?
Per tenere i contatti la rete è magnifica. Si possono avere scambi diopinione con persone al di là del globo, o nel mio caso, con i lettori diRat-Man. Posso così capire se una storia è piaciuta, se ci sono errori, se ci sono suggerimenti o critiche il tutto in tempo reale.
Inoltre sui forum di discussione (a cui pero’ non partecipo, avendo già molto da fare con la sola e-mail) il fumetto ha la possibilità di essereconosciuto attraverso il tam-tam degli appassionati.

Che differenza c’é tra i tempi di lavoro di quando ti autoproducevi e quelli di ora? Pensi di avere meno libertà in questo senso, di essere troppo soggetto alle scadenze?
Alle scadenze ero soggetto anche quando mi autoproducevo. Bisogna essere spietatamente puntuali. È uno dei segreti del successo di ogni professione, non solo del fumetto. Io poi sono uno tremendo, che se mi dicono “domani ti chiamo” e poi non lo fanno per i più svariati motivi vado giù di testa! Comunque, adesso che alla parte tecnica e amministrativa ci pensa la Panini, sono davvero libero di dedicarmi completamente alla parte creativa, nella quale poi ho carta bianca. Per farvi capire quanta libertà abbia nella realizzazione di Rat-Man, al mio redattore-guardia del corpo-padrino, Andrea Plazzi, devo solo comunicare di quante pagine sarà la storia! Poi (per assurdo) potrei consegnarla anche un’ora prima di andare in stampa.

Con Rat-Man la Panini Comics ha dato il via, seppure timidamente, ad altre produzioni made in Italy: I cinque allegri ragazzi morti di Davide Toffolo e Rigel di Elena Dé Grimani e Fabrizio Palmieri ad esempio. Ti senti un poco “padre putativo” di queste uscite?
No, è un merito che non ho io certamente. Il merito va a persone come Enrico Fornaroli e Andrea Plazzi che hanno funzionato come veri e propri “talent-scout”, in un periodo in cui c’era una buona apertura verso prodotti italiani che potessero essere interessanti anche per i lettori Panini. La cosa si è un po’ affievolita negli ultimi anni, ma con Rigel, proposta da Francesco Meo, vedo che non si è spenta.

Del tuo amore per i fumetti Marvel del “Re” Kirby non hai mai fatto segreto. Hai letto Il sognatore di Will Eisner in cui compare anche Kirby stesso? Come ti è parsa questa rappresentazione del grande autore?
Purtroppo no! Andrea Plazzi me ne parla sempre, ma devo ancora recuperarla!! Onta e disonore!

C’é niente nella Marvel d’oggigiorno che ti appassioni o ti ispiri quanto quella di una volta?
Sì, per fortuna c’é sempre qualcosa. Adesso sono sicuramente le serie Ultimate, e in particolare Ultimate Spider-Man e Ultimates, che mi sembra la migliore in assoluto. Vedremo per quanto durerà. Quesada sembra che stia comunque facendo un ottimo lavoro, anche se la mia testata preferita da sempre, i F4, è da molti anni che secondo me è attaccata alle macchine.

Nel prossimo futuro il nuovo team creativo dei Fantastici 4 sarà composto da Mark Waid e Mike Wieringo. Ti piace questa scelta?
Se ti dicessi che mi ricordo chi sono, mentirei. Ma mi ricordo che sono nomi importanti, nel panorama attuale. Tuttavia, anche Chris Claremont, Carlos Pacheco e tanti altri nomi di prima categoria si sono avvicendati sulle pagine dei F4, ma alla resa dei conti non c’é stato nulla di così interessante da ricordare. Vedremo in futuro…
1,2,3 e 4 (mi sembra si intitolasse così, la storia), è l’ultima storia fuoriserie dei F4 che a parere personale si è dimostrata degna di nota. Non ho sottomano gli albi di WIZ su cui è stata pubblicata, ma gli autori erano stati davvero in gamba!
(Grant Morrison e Jae Lee, ndSB)

Il tuo personagggio lentamente sta emergento, anche se come omaggio, pure negli USA. Ad esempio la copertina di Alan Moorés Magic Words sembrerebbe riportare un certo ratto di nostra conoscenza… Ci sono stati contattti per una eventuale pubblicazione americana? Cosa pensi di una tale eventualità?
No, nessun contatto, per il momento.
E forse non ci sarà mai!… Ci vorrebbe qualcuno, un agente che se neoccupasse, e non conosco nessuno. Io non ne avrei il tempo.. Ma se un giorno dovesse succedere ne sarei moolto orgoglioso, e andrei subito a vantarmi come una scimmia dagli amici!

Quali altri autori hanno fatto nascere in te la voglia di fare fumetti, e sopratutto, perché?
Tutti gli autori di fumetti che ho incontrato e amato hanno fatto da padrini al mio battesimo della china. Posso sempre ricordare Giorgio Cavazzano (uno dei più grandi autori Disney italiani – ndSB) e Grazia Nidasio (creatrice di famosi personaggi del fumetto italiano come Stefi, Valentina Mela Verde – ndSB), ma fare una lista richiederebbe troppo tempo e non renderebbe giustizia a quelli che potrei dimenticarmi. Ciascuno di loro, per un motivo o per un altro, che sia l’impostazione della tavola, l’uso della china, il modo di fare un volto o semplicemente perché mi piace quello che fa, mi hanno dato e mi danno sempre tanto. Basta pensare che ogni volta che leggo AD, il mensile che presenta tutte le uscite degli albi a fumetti nei negozi, alla fine mi sento una carica addosso che vorrei farle tutte io, le storie di cui ho letto le trame su quelle pagine!

Noi invece vorremmo comprarle, pensa te! Tornando a noi, segui altri fumetti adesso?
Fortunatamente, come collaboratore della Panini, ricevo tutti gli albi che questa casa editrice pubblica ogni mese, e ce ne sono molti che seguo con passione, come Berserk, Vagabond, Ultimates e tutti quei manga “per ragazzine” tipo Cortili del Cuore, che sono dannatamente intriganti! Ultime scoperte sono Gantz e Blame!, ancora due manga decisamente fuori dal comune.

Nelle battute di Rat-Man si coglie molto della demenzialità alla Zucker-Abrahams-Zucker, ma anche di stampo “fantozziano”, o la comicità dell’assurdo stile Fratelli Marx. Quali sono le fonti del tuo umorismo, delle tue battute? Chi è (o chi sono) i “Kirby” della tua ironia?
Di base guardo alla vita con molta ironia. Spesso con cinismo, ma comunque mi piace ridere ogni giorno. Va da sé che ogni cosa comica, dallo spettacolo televisivo al film, al libro, mi interessa sempre molto. Ma in questo caso sono spietato, perché facendo storie umoristiche, molte cose non mi fanno ridere o le trovo superate. Per farvi un idea di cosa mi sia piaciuto ultimamente, tra i libri c’é “Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda” di Paolo Villaggio. Un grande e sottovalutato scrittore comico. Tra i film “L’uomo senza passato” di Kaurismaki, uno dei miei registi preferiti. Tra i fumetti faccio fatica a trovare cose che mi facciano ridere. Posso trovare cose divertenti o simpatiche, ma difficilmente cose che mi facciano ridere. L’ultima risata l’ho fatta con una puntata di Slam Dunk, ma è stato quattro anni fa. Ma la fonte principale di risate e umorismo resta comunque la vita stessa, perché le risate che mi faccio con i miei amici e con mia moglie non me le faccio con nient’altro!

Come nascono le tue parodie? Maturano già durante la visione dei film, o a tavolino in seguito?
Spesso già guardando il film ti arrivano alcune idee, che poi a tavolino vengono sviluppate o archiviate senza pietà! Per ora sto pensando alla parodia del Signore degli Anelli, ma non ho ancora avuto il tempo di pensarci seriamente…

Per riuscire a fare parodie così divertenti (penso sia alle tue che a quelle di Marcello Toninelli, per esempio) si deve anche saper guardare un film con occhio disincantato, saper prendere in giro anche i film che ci piacciono. È una dote naturale o ti imponi di farlo?
È una dote naturale, tipica dei toscani come Marcello, e io stesso sono nato a Pisa da genitori fiorentini! Sicuramente non bisogna farsi fregare e mettere un film sul piedistallo, perché in quel modo non si riuscirà mai a dirne, anche simpaticamente, male. Se poi quel film ti piace, si vedrà comunque dalla tua parodia. Come quando ami una persona e invece di considerarla una dea da venerare e basta, puoi anche scherzarci insieme.

Sebbene l’ironia “amara”, o addirittura l’umorismo nero, siano parti essenziali di Rat-Man, è nelle Meraviglia della natura che dai sfogo a tutta la tua “cattiveria”. È una esigenza catartica, uno sfogo, o è piuttosto in Rat-Man che ti freni? Chi è veramente Ortolani, un mite ex-geologo o un sadico torturatore di giovani menti?
Né l’uno né l’altro, direi. È semplicemente un bastardo dentro che poi non avrebbe il coraggio di far male a una mosca. Nel caso delle Meraviglie fu un momento anche “catartico”… come se avessi aperto gli occhi solo allora su tante ipocrisie e su tante ingiustizie, a cui riuscii a dare forma in quelle storie. Adesso su Rat-man mi piace, ogni tanto, colpire la mente quando uno non se lo aspetta, ma il mio intento non è quello di distruggere, è quello di stimolare un pensiero, una riflessione… almeno spero. A volte questa intenzione non viene capita, o forse sono io che mi sono espresso male.

Sai che un intento molto simile è stato espresso da uno scrittore attualmente molto in voga, Grant Morrison, che con la sua gestione degli X-Men ha dichiarato di proporsi lo scopo di “far pensare i suoi lettori”. Forse il suo è uno scopo più “politico”, ma credo che alla base ci sia lo stesso desiderio: non scrivere solo storie che finiscono voltata l’ultima pagina, ma che portino la possibilità di una crescita. Ti ritrovi in questo?
Credo che le intenzioni siano le stesse: ovviamente, a seconda delle capacitàdello scrittore, avremo un maggiore o minore effetto.. A me andrebbero beneanche effetti modesti!!

Come è stato dover affrontare l’eredità del grandissimo Bonvi e delle sue Sturmtruppen?
Il Rat-Man, sempre e solo luiÈ stato pauroso, all’inizio, e purtroppo vissuto male in seguito, perché abbiamo lavorato per una rivista (IL GIORNALINO) che ha un target di lettori ai quali non potevamo proporre quello che avrebbe proposto normalmente Bonvi. Così abbiamo creato una insipida via di mezzo, dalla quale sono fuggito appena possibile. L’unica cosa positiva che ne ho ricavato è stata l’amicizia con Clod, che realizzava i disegni. Un grande!

È stato difficile confrontarsi con il passato e con il compianto autore?
Come ti ho accennato, controlli esasperati sulla “cattiveria” delle battute e delle situazioni hanno reso questa esperienza un… Vietnam, più che una Seconda Guerra Mondiale! Spesso mi censuravano cose del tipo “non puoi fare una battuta sulla storia della volpe e dell’uva, perché i ragazzi non la conoscono più”… E via di questo passo…

Quali reazioni ci sono state alla serie?
Non lo so, sinceramente… con i lettori del Giornalino non ho mai avuto contatti, non so se siano comunque piaciute o meno. Io posso solo dire di aver dato (nei limiti imposti) del mio meglio.

In cosa è diverso lavorare solo sui testi? Come è il tuo rapporto con i disegnatori (nel caso delle Sturmtruppen Clod)?
Lavorando solo sui testi, non mancavo di realizzare anche degli storyboard delle strisce, perché comunque quando scrivo, mi immagino sempre la scena, e chiedo che venga realizzata in quel modo, perché è in grado di dare maggiore efficacia alla parte scritta. Con Clod abbiamo lavorato benissimo, è un ottimo fumettista che si mette a completa disposizione di chi scrive, con un rispetto che hanno davvero pochi, secondo me. Quando ho smesso e sono letteralmente “scappato via” dalla serie, mi telefonava e mi diceva “dai, torna a scrivere, daii!”. Non sono tornato a scrivere, anzi, ha preso lui per un po’ il testimone anche dei testi, poi la serie è stata fermata, e al momento non si vede un futuro per le Sturmtruppen.

Come è nata e come si è svolta la tua collaborazione con Ade Capone per Morgan? Credi di ripetere queste incursioni nel fumetto non-comico?
Così come con Clod, innanzitutto c’é stata questa bella sintonia con Ade, con cui mi sono divertito davvero un sacco a buttar giù idee a valanga. Lui è un vulcano e questo mi dava entusiasmo, perché empatizzo molto… C’é stato un giorno in cui abbiamo inventato una trama così bella per Morgan… ma nessuno aveva scritto niente e ce la siamo scordata!!! Penso che con Morgan ci siamo suddivisi i compiti in maniera perfetta, senza accorgercene. A parte l’idea principale, che è sua, abbiamo ideato il plot su cui lavorare e poi abbiamo diviso la storia in 4 parti più il numero zero, dove lui ha realizzato un grande inizio, e io ho lavorato sui due numeri finali, ché “chiudere” le storie è la cosa che più mi appassiona, perché la trovo una sfida intrigante. Dovevamo continuare con altre miniserie, ma con l’uscita di Matrix, che usa praticamente come base l’idea che aveva avuto già Ade, e con i rispettivi impegni sulle nostre testate non abbiamo più avuto altre occasioni. Pero’ un giorno mi piacerebbe riprovare a fare qualcosa di simile… magari con i disegni del bravissimo Corrado Mastantuono, con cui sono entrato in contatto di recente!

Hai altri progetti extra-ratto nel cassetto? L’impegno su Rat-Man sacrifica un poco le tue altre idee, o cerchi di farle tutte convergere in quello che stai facendo?
Al momento cerco di farle convergere tutte nel Ratto, perché è l’impegno principale, e sfido chiunque ad assumersi un bimestrale di questa portata per cento numeri! Non è nemmeno detto che ci arrivi in fondo, vivo!! __ Dopo, non so cosa succederà… vorrà dire essere già nel 2014, e magari non saro’ più capace di fare nulla… chissà… Extra-fumetto ci sono i sogni del cartone animato, cose vaghe all’orizzonte che potrebbero avverarsi come no.

Com’é la tua giornata tipo? Hai degli orari precisi a cui ti attieni o lavori quando “lo senti”?
Scrivo bene la sera, quando poi ho davanti la notte, che il telefono tace, la città intera tace, mentre disegno bene al mattino, ché così finisco nel pomeriggio e ho la sera libera. Poi, a parte questi buoni propositi, regna il caos. Scrivo tutto il giorno, o disegno di notte, tutto si fa e il contrario di tutto, anche perché quando arriva l’idea, non aspetta i tuoi comodi, devi essere pronto e veloce, perché non ripassa.

Come nasce una tua storia? Parti da una trama riempiendola di battute, o trovi una scena interessante e le intrecci intorno una storia, o in un altro modo ancora? Come sviluppi queste idee catturate al volo?
Parto da un’idea, alcune battute, e una trama generalissima.
Poi inizio a lavorarci sopra, soprattutto per creare la chiave di volta dellastoria, cioé quella cosa che darà un senso al tutto. Una volta che ho trovato quello, la storia è già a metà strada, perché da lì in poi, tutto è più facile, so cosa voglio dire e devo solo trovare modi interessanti per dirlo. A questo punto cerco anche un finale soddisfacente, perché sapendo il finale, si porta l’intera storia fino lì, senza imboccare strade chiuse o fare giri a vuoto. Da questo momento, dopo aver scritto un breve canovaccio di riferimento, si passa alla stesura vera e propria della sceneggiatura. In questa fase, molte battute o molte idee già scritte possono essere messe da parte, perché non funzionano più, e non servono alla storia. È il lavoro più sofferto, perché magari ce n’erano di quelle splendide, e prima di scartarle faccio il possibile per includerle… sprecando inutilmente giorni di lavoro!;)
Quando alla fine mi decido a tagliare le scene o le battute che nonservono, finalmente il tutto scorre più rapidamente, la storia si scrive “dasola”, e le nuove battute vengono giù insieme alla sceneggiatura, come per magia.
In un paio di settimane, la sceneggiatura è pronta.

Come è il rapporto di tua moglie con il tuo lavoro? Se ne interessa e ti consiglia, o lo vive “passivamente”?
Mia moglie è una santa, poveretta, perché deve sopportare un fumettista. Sono più fortunate le mogli dei poliziotti o dei pompieri, perché almeno, quando loro tornano a casa, “ci sono”, e non hanno l’aria di zombi, perché non gli viene un’idea giusta o hanno problemi con la storia da fare… Quando ho finito, le leggo le mie storie e ho un primo giudizio spietato. A volte capisco che lo dà perché magari non è in giornata lei, ma a volte mi ha salvato delle storie, che ho poi ripreso e corretto e fatto funzionare meglio, come la tetralogia del Supereroe o la storia La Sentinella.

Vi siete conosciuti prima che diventasse per te una professione o quando era troppo tardi per “riportarti sulla retta via”? Quale è stata la sua prima reazione?
Quando ci siamo conosciuti, non era una lettrice di fumetti. Non lo è nemmeno adesso, ma meglio così, perché ha tanti altri interessi che sono una vera ricchezza mentale, per me! All’epoca, comunque, ero già in pieno sull’autoproduzione, e dopo un mese e mezzo che stavamo insieme è arrivata la proposta della Panini di farne un albo bimestrale… A lei piace molto che sia un fumettista, perché a parte i giorni di crisi come adesso, in cui ho dovuto buttare via tutto quello che ho scritto in due settimane perché non funziona, è un mestiere che tiene la mente sveglia, e ti fa accorgere anche delle piccole cose, molto importante in un rapporto di coppia…

Se dovessi traslocare domani, quale oggetto non affideresti mai nelle mani dei traslocatori, perché troppo prezioso per te?
Le mie tavole originali, direi.

Quando avrai figli gli farai leggere Rat-Man?
Certamente! Ma per una forma di timidezza, preferirei che lo scoprissero loro, e non gli venisse in qualche modo “imposto”… Non mi piace “inquinare” il giudizio dei lettori!

Insegnerai loro a leggere dai fumetti?
Questo sicuramente. Ma non solo i fumetti. Li faro’ diventare “onnivori”, selezionando con la massima cura i bocconi migliori! Spero di potergli insegnare il gusto e la capacità di giudicare un’opera, di qualunque natura essa sia.

Ti spaventa l’idea di diventare padre?
No, affatto. Anzi, ormai ne parlo così tanto anche nelle storie di Rat-Man, che mi sembrerà naturalissimo avere un Deboroh per casa… ___

Che consigli daresti loro se decidessero di seguire le orme paterne?
Gli stessi che mi ha dato mia mamma, pittrice: “Fai quello che ti piace, ma studia e impara anche un mestiere normale perché con l’arte si nutre lo spirito, ma difficilmente ci si riempie la pancia. “

Quindi sei “figlio d’arte”. Tua madre apprezza i tuoi lavori?
Sì, naturalmente. Apprezza anche i lavori dei miei fratelli (Lorenzo, grafico e mago del photoshop, nonché virtuoso dell’aerografo, e Francesca, che adesso ha un po’ smesso, ma è una bravissima disegnatrice).

Quanto ha influito un eventuale confronto con le sue opere nella tua maturazione come disegnatore?
Non c’é stato molto confronto, perché mia mamma dipinge quadri a olio, èprevalentemente una paesaggista, mentre io comunque cercavo il confronto coni fumettisti che leggevo sui giornalini.

Ed infine la domanda che tutti vorrebbero farti: a quando una serie solo per Cinzia?
Presto, molto presto! ;)))

E con questi foschi presagi, ringraziamo il venerabile Leo Ortolani per la sua grande disponibilità!

Appuntamento in edicola dunque, e per altre informazioni su Ortolani e sulle sue opere visitate la Official Rat-Man Home Page.

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