First Issue Presenta: DC va All-In e lancia Absolute Batman

First Issue Presenta: DC va All-In e lancia Absolute Batman

All’indomani di Absolute Power, DC Comics rilancia il suo universo principale e ne crea uno completamente nuovo, reinventando i suoi personaggi più iconici.

First Issue Presenta è lo spin-off della rubrica sul fumetto statunitense First Issue e si occupa, con analisi più dettagliate, delle novità uscite in USA che meritano maggiore attenzione per importanza degli autori e dei personaggi o perché degne di nota da un punto di vista narrativo.

 Il giorno più atteso dagli annunci DC Comics dal San Diego Comic Con 2024 è arrivato: il giorno dell’uscita di Absolute Batman e del lancio del nuovo Absolute Universe, quello che in molti hanno definito come “la versione Ultimate dell’Universo DC”. Un’attesa rafforzata dalle preview, dalle innumerevoli variant cover e omaggi di tantissimi artiste e artisti, ma soprattutto dai dettagli rilasciati negli ultimi due mesi. Oltre al grande interesse attorno a un progetto che appare ambizioso e, per quanto riguarda Absolute Batman in particolare, il ritorno sul personaggio più iconico del DC Universe (insieme a Superman) di uno degli sceneggiatori più influenti negli ultimi anni di storie del pipistrello, Scott Snyder.
Ma prima di immergerci in questo nuovo mondo, occorre fare un passo indietro e ripartire dal one-shot con cui DC Comics rilancia la sua linea editoriale, ovvero DC All-In.

[Disclaimer: in questo articolo faremo alcuni spoiler necessari a parlare della trama ma soprattutto delle scelte degli autori.]

Dopo Absolute Power, la DC va All-In

Dc All In Special 1 CoverImmediata conseguenza di Absolute Power, il crossover estivo che ha visto Amanda Waller (supportata da Failsafe, nuovo nemico di Batman, e dalla Regina Braniac) contrapporsi agli eroi dell’universo DC, DC All-In è un albo speciale (pensato come flip book) di 55 pagine scritto da Joshua Williamson e Scott Snyder e disegnato nella prima parte da Daniel Sempere e nella seconda da Wes Craig.
La storia è quella di un classico numero introduttivo che ha il compito di chiudere la fase precedente e di dare un contesto per il nuovo status quo della casa editrice: dopo aver rischiato di venire sconfitti una volta per tutte, Superman e compagni decidono di riformare la JLA (che era stata sciolta alla fine dell’evento Dark Crisis on Infinite Earths) e di renderla più aperta e grande che mai, reclutando addirittura eroi come Booster Gold (a cui è dedicato l’unico momento convincente nella prima parte, con l’interazione con Superman). Ma proprio nel momento della celebrazione di una rinascita, il gruppo viene attaccato da Darkseid, scatenato e più potente che mai vista la sua inedita fusione con Lo Spettro. La sua sconfitta repentina porta alla creazione di fratture nel multiverso e soprattutto alla creazione di una Terra parallela imbevuta del potere del folle dio, quella dell’universo Absolute, sulla quale viene inviato a indagare, e poi resta intrappolato, proprio il povero Booster Gold.

È facile vedere nella trama imbastita da Williamson e Snyder il classico starting point per far ricominciare un nuovo ciclo di storie che promettono scontri multiversali e, in prospettiva, un incontro tra i due universi per poi arrivare a un nuovo reset, quell’eterno ritorno tipico del fumetto statunitense.
Se però la prima parte appare molto, troppo tradizionale sia nella struttura (incontro tra gli eroi, celebrazione, scontro con il cattivo, nuova minaccia da affrontare/quest da intraprendere), sia nei dialoghi piuttosto verbosi e carichi di spiegazioni di Williamson, sia nei disegni puliti, plastici e votati alla spettacolarità di Sampere (illuminati dai colori di Alejandro Sànchez), la seconda offre qualche spunto in più. Il focus in questo caso è su un Darkseid mai così perso e insoddisfatto, alla ricerca di una verità sul suo ruolo nell’universo e di uno scopo diverso.
Snyder da una parte purtroppo appesantisce le motivazioni di Darkseid con altre spiegazioni che attingono a tantissime storie del passato, ma dall’altra riesce a rendere con attraverso dialoghi e pensieri tutta l’arroganza, il fascino e l’assolutismo ideologico di questo personaggio tetragono, che viene caricato di una ferocia animalesca ma anche di una freddezza spietata che lo guidano in una ricerca inarrestabile. A definire però la dimensione di villain assoluto e incontrastabile sono i disegni di Wes Craig, che in molti momenti richiamano proprio il Jack Kirby di New Gods, con linee squadrate e un tratto granuloso, sporco, tutto reinterpretato secondo un proprio stile capace di essere geometrico e sinuoso, possente ed elegante, con inquadrature che mettono in risalto tutta la potenza ma anche la compatta malvagità del personaggio, con giochi di ombre e prospettive che esaltano i momenti di azione brutale e quelle di sottile violenza psicologica, tutto reso ancor più intenso dai colori cupi, potremmo definire “hellboyeschi” di Mike Spicer, tra neri e rossi di lava e di sangue.
Il numero si chiude con molte domande e alcuni spunti potenzialmente interessanti per il futuro, ma anche,  da una parte, con un inizio troppo cervellotico per quello che dovrebbe essere il lancio di un altro universo, e dall’altra il timore che la possibile scappatoia dell’incontro tra i due universi per resettare tutto, di fatto già presentata in questo speciale, possa essere sempre dietro l’angolo (se i dati di vendita e la risposta del pubblico non fossero buoni, mi viene da aggiungere), cosa che ad esempio non è stata resa così palese in un esperimento molto simile, quello di una Terra senza eroi plasmata da un villain, fatto proprio con il nuovo universo Ultimate, che nasceva in maniera molto più lineare.

È grosso, è tosto, è l’Absolute Batman

Absolute Batman 1 CoverA prescindere da queste considerazioni, l’attenzione per l’Universo Absolute è comunque alta e lo è soprattutto per il più importante supereroe di casa DC, ovvero Batman.
In questo primo numero, la voce narrante è quella di Alfred Pennyworth, un agente segreto al soldo di una organizzazione per ora celata nell’ombra, che torna a Gotham dopo molti anni per monitorare sia la minaccia dei “Party Animals”, una banda di squilibrati assassini che sta mettendo in ginocchio la città e dietro cui sembra celarsi la mano di Maschera Nera, sia un misterioso vigilante che si veste da pipistrello, dietro cui si cela un giovane ed enorme Bruce Wayne.

Scott Snyder e Nick Dragotta decidono di non dare adito a dubbi e di cambiare quasi tutte le carte in tavola, a partire da Gotham City, una città che come la sua controparte classica è sì colpita dal crimine, ma che ricorda per tanti versi più quella nolaniana: una città grande e moderna, con zone di luce e ombra, piuttosto che quella oscura, gotica e spesso marcia fino al midollo che spesso fa da sfondo, o è protagonista, delle storie del Pipistrello.

In questo scenario, gli autori immaginano un Bruce Wayne più giovane, al tempo stesso più rabbioso per via della tragedia che lo ha reso orfano (almeno parzialmente) e più controllato, perché formatosi con un percorso che Snyder rende meno supereroistico e più “verosimile” (per quanto possa valere questa parola per un fumetto del genere), fatto di studi all’università e passione per l’ingegneria, allenamenti in palestra (con compagni e amici di infanzia inaspettati), un lavoro normale nell’edilizia cittadina che gli dà accesso ai segreti della città.
In questa caratterizzazione Snyder unisce quindi vecchio e nuovo, creando un personaggio riconoscibile ma anche da scoprire; unica critica che si può muove è la tendenza, che lo sceneggiatore aveva avuto anche nella sua gestione mensile di Batman, del rendere Bruce troppo perfetto, troppo super e non lasciare spazio al difetto, all’impulsività della giovinezza, una cosa vista non solo nel personaggio interpretato al cinema da Robert Pattinson, ma anche in opere come Batman: Anno Uno.

Anche le dinamiche relazionali di Bruce vengono completamente stravolte e si propongono come elementi gravidi di conseguenze inesplorate: gli amici di quartiere (alcuni, come detto, inaspettati), la presenza di un genitore nella sua vita e l’assenza di un mentore come Alfred, che qui si presenta come personaggio separato da Bruce, con cui avviene un incontro-scontro che lascia presagire un rapporto quantomeno interessante.
Tutti questi elementi vengono disvelati con grande efficacia dalla sceneggiatura di Snyder, bravo a creare un nuovo mondo e un nuovo personaggio sfruttando idee semplici ma efficaci: la scelta di affidare a Alfred, una spia-sicario, la narrazione, permette di far procedere il racconto come una indagine vera e propria sulle origini del personaggio, andando a scavare a ritroso nel suo passato e al tempo stesso portando la trama in avanti, miscelando tanta azione a momenti di confronto verbale che arricchiscono il racconto di piccole, importanti sfumature che definiscono i caratteri dei personaggi e l’atmosfera della storia, oltre a costellarla di easter egg e dettagli per possibili sviluppi futuri.
E ovviamente, quando si parla di Batman non si può non parlare di una variopinta galleria di nemici. In questo caso, Snyder e Dragotta, oltre a creare una minaccia particolare come i “Party Animals”, che ricordano per alcuni atteggiamenti e look i Purificatori della saga di The Purge, tirano fuori dal cilindro un villain di seconda fascia come Maschera Nera, che pur vedendosi poco mostra un sadismo e una perversione mai dimostrati prima, in linea con la violenza di questo primo numero.

Absolute Batman IntProprio partendo da Maschera Nera e dal suo design dobbiamo parlare di Nick Dragotta. Atteso da una prova difficile, accolto con diffidenza dai fan più massimalisti, Dragotta dimostra la sua bravura su più fronti. In primo luogo, proprio quello del design: il lavoro fatto per creare il mondo di East of West con Jonathan Hickman si ritrova tutto in questo primo numero, nella maschera sferica, disturbante e beffardamente ridicola al tempo stesso, di Maschera Nera e della sua terrificante famiglia (Dragotta è come sempre a suo agio nel rappresentare scene cruente e grottesche al tempo stesso), nel look da pistolero di Alfred, nella possenza di Batman. Il tipico stile di Dragotta, fatto di anatomie volutamente deformate, espressioni esagerate e azioni portate al limite della fisica servono a dare fin da subito il tono alla serie, fatta di azione e di scene dal sicuro impatto.
Il costume, uno degli altri elementi più estremizzati di questo progetto, si dimostra convincente nelle scene d’azione, nel suo utilizzo come elemento di scena e come strumento di combattimento: Dragotta lo usa per aumentare il dinamismo delle scene, per giocare con l’esagerazione dell’azione, per dettare ritmi e creare spazi e volumi all’interno delle vignette. Il disegnatore sa perfettamente gestire il ritmo della storia, accelerando nei momenti adrenalinici con una suddivisione fitta della tavola, per poi rallentare, ad esempio nei momenti di flashback in cui inserisce vignette nere che creano pause e aumentano la tensione narrativa.
Anche la gestione delle inquadrature definisce i vari momenti della storia: prospettive deformanti, dal basso o dall’alto (davvero potente quella in cui Batman si appende a testa in giù come un pipistrello), unite a linee cinetiche esaltano i momenti in cui azione e dinamismo vengono esagerati, mentre quelle che si focalizzano sui volti, spesso di profilo o di tre quarti, creano momenti di interazione tra i personaggi sfuggenti, anch’essi ricchi di tensione, spaziale ma soprattutto emotiva.
Non mancano poi alcune scene spettacolari (il confronto sul finale tra Alfred e Bruce) così come le citazioni a capolavori del passato (tanti momenti rimandano a Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, a partire proprio dall’inizio, con l’alternanza di vari momenti dei notiziari televisivi).
I colori di Frank Martin si sposano molto bene con un tratto particolare come quello di Dragotta, spesso più godibile in bianco e nero: Martin asseconda ed esalta i contrasti di chiaroscuri in alcuni passaggi del fumetto, e in generale riesce a creare un’atmosfera di cupezza senza però scegliere colori eccessivamente scuri, ma anzi trovando un sottile equilibrio tra solarità e dramma, tra alba e tramonto.

Absolute Batman rispetta quindi una prima promessa di cambiamento, di novità e di scelte coraggiose, presentandosi come un numero scorrevole, divertente e coinvolgente, ricco di spunti e di qualche colpo di scena: il finale introduce un ulteriore nuovo elemento, inaspettato, forse precoce e a rischio “eterno ritorno dell’uguale”. Ma conoscendo Snyder e il suo rapporto con il villain introdotto nell’ultima vignetta, ci si possono aspettare degli sviluppi interessanti e una reinterpretazione non banale.

Abbiamo parlato di:
DC All In Special
Scott Snyder, Joshua Williamson, Daniel Sampere, Wes Craig, Dan Mora, Tamra Bonvillain, Alejandro Sànchez
DC Comics, ottobre 2024
55 pagine, spillato, colori – 4,52 € (digital edition)

Absolute Batman #1
Scott Snyder, Nick Dragotta, Frank Martin
DC Comics, ottobre 2024
45 pagine, spillato, colori – 4,52 € (digital edition)

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