Black Crown Quarterly #1 e Now #1 racchiudono una particolarità, quella di esseri i numeri di esordio di due serie antologiche.
Pensando al fumetto mainstream statunitense attuale, ciò che subito viene alla mente dei lettori è il floppy, un albetto spillato di 32 pagine con una storia dedicata a un personaggio (o al massimo un gruppo di personaggi, in genere di supereroi). Un albo, un capitolo, una storia; più albi raccolti insieme per creare una storia da volume, sia esso un trade paperback (brossurato) o un hard cover (cartonato).
Oggi in pochi pensano a un genere di albo che ha visto la nascita di decine di personaggi famosi (da Superman a Batman, passando per Spider-Man e Thor): l’antologico a fumetti. Tra gli anni ’30 e gli anni ’60 il fumetto statunitense (ma potremmo estendere il discorso ad altri mercati) arrivava tra le mani dei lettori sotto forma di albi contenenti più storie e più personaggi, racchiusi in una o poche tavole che spaziavano dalle storie di guerra al romance, dalla fantascienza all’horror pubblicate dagli editori più importanti dell’epoca (Facwett, EC Comics, Charlton Comics, fino alle Big Two, Marvel e DC Comics).
Dopo questa spinta creativa trentennale, gli editori maggiori (sopravvissuti, aggiungeremmo) hanno diminuito la produzione dei periodici antologici, spesso relegati a titoli sperimentali di breve durata.
Sul finire degli anni ’70 nuove realtà editoriali e il movimento underground hanno iniziato a usare questo format per presentare nuovi autori e prodotti sperimentali, influenzati spesso dal fumetto europeo: si pensi al famosissimo RAW, a Heavy Metal Magazine (nato come controparte statunitense del francese Metal Hurlant e poi evolutosi in una pubblicazione originale), Gay Comics e BLAB!, fino ad arrivare a Drawn & Quarterly all’inizio degli anni ’90.
L’epilogo del XX e l’inizio del XXI secolo, pur con eccellenti eccezioni come Kramers Ergot, Popgun, Mome e Tomorrow Stories, hanno visto una drastica riduzione di questi prodotti, che hanno assunto periodicità meno regolari e un formato simile a quello delle miniserie.
Che cosa può trovare oggi un lettore di fumetti, entrando in una fumetteria statunitense? Oltre all’inossidabile e sempre in salute Mad Magazine, rivista satirica creata da Harvey Kurtzmann e William Gaines nel 1952 per EC Comics e oggi pubblicato dalla DC Comics, o il poco conosciuto ma molto interessante World War 3, l’offerta di antologici dal 2013 ha avuto alterne fortune. Heavy Metal ha trovato nell’agosto del 2016 un nuovo editor in Grant Morrison, che ha ridato nuova linfa alla rivista, mentre la nuova edizione di Dark Horse Presents (terza incarnazione dall’esordio nel 1986) e Creepy (sempre per Dark Horse Comics) hanno offerto storie di altissimo livello, guadagnandosi premi su premi.
Meno fortunato l’ambizioso Island della Image Comics, coordinato dal vulcanico Brandon Graham e che ha pubblicato opere di autori affermati (Emma Rios, Farel Dalrymple oltre allo stesso Graham) e di esordienti, prima di cadere sotto la scure della chiusura a causa di scarse vendite e costi di produzione elevati.
Arriviamo al mese di ottobre 2017, che ha visto l’esordio di due nuove serie antologiche in contemporanea: stiamo parlando di Black Crown Quarterly, pubblicato da IDW, e Now, di Fantagraphics Books.
Il primo – unitamente alla pubblicazione di Kid Lobotomy di Peter Milligan e Tess Fowler – segna l’inizio del progetto Black Crown HQ, imprint nato dalla vulcanica mente di Shelly Bond, editor con ormai una esperienza venticinquennale nel mondo dei comics statunitensi (principalmente in Vertigo).
In cinquanta pagine di storie brevi, interviste, brevi articoli e molte anticipazioni, il lettore viene trascinato in un mondo stravagante, passando attraverso un pub dalle atmosfere sovrannaturali (Tales from the Black Crown Pub di Rob Davis), una casa di riposo che ospita gli ormai anziani membri di una band punk (Rich and Strange, the Return of the Cud band di William Potter e Carl Puttman per i disegni di Philip Bond), una scuola infestata dal fantasma di un giovane punk (Punk’s not dead di Barnett e Simmons), la casa di un gruppo di assassine (Assassinistas di Tony Howard e Gilbert Hernandez) fino ad un hotel molto speciale (Kid Lobotomy di Peter Milligan e Tess Fowler).
Come si evince da queste poche righe, i nomi coinvolti nel progetto vanno da esordienti totali del mondo dei comics (Potter e Puttman, membri della band Cud) a grandi autori, un team che mescola esperienza e innovazione messo in piedi dall’esperta Bond, che ha voluto prima di tutto dare un’impronta ben definita alla rivista e creare un mondo coerente, compatto e intimamente connesso. Atmosfere punk, gotiche e sovrannaturali, una prosa veloce e compatta, storie piene di idee bizzarre e volutamente retrò, che mirano a catturare il clima dei primi anni ’90, sia da un punto di vista di cultura generale (musicale e artistico) che da un punto di vista fumettistico, con numerosi richiami alle atmosfere della prima Vertigo, il tutto rielaborato con una prosa e un layout contemporanei.
Essendo soprattutto una sorta di grande anteprima, con la sola eccezione di Tales from the Black Crown Pub, per ora il giudizio può solo rimanere in sospeso in attesa di nuove storie regolari pensate appositamente per l’antologico, ma la prima impressione è positiva e incuriosisce per la continuazione, sperando in una evoluzione in senso più contemporaneo e meno nostalgico dei contenuti.
Sul fronte Fantagraphics Books, il periodico Now si presenta per certi versi antitetico a quello della IDW, rinunciando a una identità formale e contenutistica ben precisa e caratterizzandosi più come uno spazio espositivo per fumetti di qualità prodotti sia da autori esordienti sia da nomi più di richiamo.
È questa la dichiarazione di intenti del curatore e produttore Eric Reynolds in apertura all’albo: una volontà di ampliare quanto più possibile il pubblico, offrendo il meglio della produzione indipendente e underground in un formato accessibile, ben curato e ampiamente valorizzato nel mercato statunitense.
Il primo numero dell’antologico presenta, tra le altre, una storia autobiografica di Noah Van Sciver, un intenso racconto sull’amore e la ricerca di un contatto umano di Eleanor Davis, il grottesco, divertente e angosciante Scorpio di Dash Shaw, l’ucronico Widening Horizons di Matt Sheean e Malachi Ward e il delicato e fiabesco Pretend we are orphans dell’esordiente Kaela Graham.
La qualità tecnica e la sperimentazione concettuale pongono questa testata al pari di altri importanti prodotti internazionali come Kus o come il nostrano Lok Zine, grazie a storie intense, misteriose, grottesche e profonde, che fanno riflettere, che stordiscono e turbano. Al tempo stesso, però, la grande eterogeneità dei racconti e la mancanza di una tematica univoca potrebbe rappresentare un ostacolo per una grossa fetta di pubblico, creando spaesamento e confusione.
I prossimi numeri saranno utili per capire quale direzione vorrà prendere l’editore e che forma assumerà l’antologico, che comunque si presenta come una delle migliori proposte periodiche dell’attuale panorama indipendente.
Abbiamo parlato di:
Black Crown Quarterly #1
AA. VV.
IDW Publishing, autunno 2017
50 pagine, spillato, colori – 5,99 $ (digital edition)
Now #1
AA. VV.
Fantagraphics Books, 2017
119 pagine, brossurato, b/n e colori – 5,99 $ (digital edition)
ISBN: 9781683960522