First Issue Presenta #12 – The Magic Order #1

First Issue Presenta #12 – The Magic Order #1

Mark Millar espande il suo Millarworld con “The Magic Order”, primo progetto nato in seguito all'accordo col colosso dello streaming Netflix. Magia, mistero e atmosfere pulp si mescolano in un fumetto dall'incipit meno roboante del solito rispetto allo stile dell’autore, ma dalle basi solide.

Il prolifico Mark Millar nel corso della sua carriera ha dimostrato in più occasioni di essere un autore dotato di una spiccata capacità di intercettare i gusti e la sensibilità dei lettori. Questo gli ha permesso di produrre opere quasi sempre in grado di far presa sul grande pubblico e di diventare, nel bene e nel male, uno degli sceneggiatori più discussi dell’epoca contemporanea. Se da un lato è nutrita la schiera di fan pronti a elogiare la genialità che Millar riversa in ogni suo fumetto, dall’altro non mancano i detrattori che vedono in quella genialità niente più che mera furbizia commerciale con venature di opportunismo. Che lo si ami o lo si odi, comunque è innegabile che, col suo riconoscibilissimo stile di scrittura irriverente e sopra le righe, lo scrittore scozzese sia riuscito a imporsi come una delle figure più influenti dell’industria del fumetto degli ultimi due decenni.

L’ultima sua fatica è The Magic Order, primo fumetto prodotto in collaborazione con Netflix (e dato alle stampe dalla Image Comics) a seguito dell’accordo stipulato tra l’autore e il noto servizio di streaming televisivo, che presenta ai lettori uno scenario in cui le sorti del mondo sono determinate da una società occulta di maghi, detta l’Ordine, sulle cui spalle grava il compito di proteggere l’umanità da minacce soprannaturali di varia entità. Un gruppo retto su precari equilibri interni e nel quale serpeggiano i dissapori, specialmente dopo il brutale omicidio di uno dei suoi membri a opera di due misteriose figure.

Benché l’impronta stilistica di Millar sia anche in questo fumetto evidente, c’è da dire che il numero d’esordio si distingue dalle precedenti produzioni dell’autore (caratterizzate, di solito, da un inizio scoppiettante che cattura l’interesse del lettore con la sua magniloquenza) per un approccio alla narrazione molto più pacato. Beninteso, le scene “forti” o sopra le righe sono comunque presenti ma in numero molto ridotto. La sceneggiatura, infatti, si concentra principalmente sul presentare i personaggi principali e sul delinearne le relazioni interpersonali, sul mostrare il mondo che li circonda e le regole che lo governano, oltre che ovviamente sull’imbastire l’ossatura di quella che sarà la trama che si dipanerà nel corso della serie, legata al mistero dell’omicidio presentato nelle primissime pagine.
Lo stesso cast di personaggi appare, nel suo complesso, molto meno colorito rispetto a quanto lo scrittore ci ha abituati e presenta un approccio alla caratterizzazione per certi versi più realistico (pur non mancando figure decisamente più curiose e in grado di spiccare sulle altre in termini di character design). Si può dire, insomma, che Millar abbia deciso in questo caso di sacrificare la spettacolarizzazione che da sempre lo contraddistingue al fine di offrire al pubblico un incipit più ragionato, che si limita a disporre le pedine sulla scacchiera in attesa, presumibilmente, di calare gli assi nella manica con l’evolversi della vicenda. Un leggero cambio di rotta, questo, forse dettato proprio dall’accordo con Netflix che, prevedendo già in partenza la realizzazione di trasposizioni live action delle opere prodotte dall’autore, richiede un approccio alla narrazione impostato su un modello adattabile anche al medium televisivo.

Questo tuttavia non deve scoraggiare gli appassionati del Millarworld. Il ritmo compassato, infatti, viene sfruttato con sapienza dallo sceneggiatore, il quale riesce a centellinare omogeneamente le informazioni da rivelare al lettore nell’arco di tutto l’albo e a mantenerne viva la curiosità dall’inizio alla fine. A rendere intrigante la lettura ci pensano anche dialoghi ben strutturati, credibili e che non suonano mai verbosi, oltre che la peculiare atmosfera che si respira, laddove la magia e gli elementi fantasy sono calati in un contesto pulp, quasi da gangster story.

Atmosfera, peraltro, espressa egregiamente dai disegni di Olivier Coipel. Grazie a un tratto personale ed espressivo, il mondo in cui si muovono i protagonisti appare vivo e dettagliato e, allo stesso modo, il disegnatore riesce a conferire un incredibile spessore ai personaggi stessi, sui quali si può apprezzare un convincente lavoro di mimica facciale e linguaggio del corpo.
Non è da meno la colorazione di Dave Stewart, che risulta efficace nel suo essere molto equilibrata, tra le tinte cupe che si accompagnano ai momenti di maggior angoscia (come la scena dell’omicidio iniziale o del funerale) e quelle più solari delle sequenze in cui la tensione narrativa si distende. Tutto ciò racchiuso nella cornice di uno storytelling che riesce a scandire in modo misurato la progressione della narrazione e a creare attesa o suspense all’occorrenza.

Il primo impatto con The Magic Order lascia dunque sensazioni generalmente positive. Sebbene questo primo albo non abbia fretta di stupire il lettore con sequenze d’azione esagerate o colpi di scena incredibili, riesce a gettare delle fondamenta solide per una serie che, nel corso dei cinque numeri rimanenti, promette di far esplodere le proprie potenzialità.

Abbiamo parlato di:
The Magic Order #1
Mark Millar, Olivier Coipel, Dave Stewart
Image Comics, giugno 2018
36 pagine, spillato, colori – 3.99 $

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