Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #95 analizziamo alcune delle novità più interessanti uscite tra dicembre 2021 e la prima metà di gennaio 2022.
Marvel Comics
Con la serie principale in stand-by per far spazio all’evento Devil’s Reign, Chip Zdarsky oltre a occuparsi di quest’ultimo decide, insieme a Marvel Comics, di regalare l’ufficialità al ruolo che Elektra Nakios ormai riveste da qualche mese, dedicandole una miniserie in tre parti intitolata Daredevil – Woman without fear.
Ricoperto il ruolo del Diavolo di Hell’s Kitchen nel periodo in cui Matt Murdock era rinchiuso in prigione, Elektra anche adesso che il suo innamorato è di nuovo libero e ha ripreso la sua maschera continua ad affiancarlo nell’iconico costume pensato per lei da Marco Checchetto.
Questo numero d’esordio si lega a doppio filo agli eventi di Devil’s Reign #2 e Zdarsky mette in campo tutto il suo talento di sceneggiatore dotato di sensibilità fuori dal comune per raccontarci – una volta di più – episodi del tragico passato della ragazza greca, ma trattando l’argomento con un’empatia che avvicina il lettore al personaggio, facendolo immedesimare con i sentimenti e gli stati d’animo della ninja assassina.
Dietro una sintetica ed efficace copertina firmata da Chris Bachalo, i disegni sono affidati a Rafael De Latorre, dotato di un segno cinetico ed espressivo che funziona bene tanto nei combattimenti e nelle scene di azione quanto nelle sequenze dialogate, nelle quali gli occhi di Elektra assurgono a protagonisti incontrastati delle vignette. La colorazione di Federico Blee mantiene ovviamente il rosso come suo fulcro cromatico per poi spaziare tra tonalità calde e fredde, spesso messe in contrasto tra loro.
Il cliffhanger nell’ultima pagina non fa che aumentare la voglia di continuare a seguire la vicenda della nuova Diavolo senza paura, il cui passato sembra non smettere di rovinarle il presente.
David Padovani
Parlando di predestinati del fumetto, sembra che la Marvel abbia trovato un nuovo scrittore di punta in Jed Mackay. Dopo le ottime prove su Black Cat, Moon Knight and Death of Doctor Strange, la Casa delle Idee ha deciso di affidargli il puntuale one-shot di fine anno dedicato a lanciare la programmazione delle storie future. E qual miglior modo di farlo se non parlando di multiverso e alterazioni temporali, visto la centralità di questi concetti nella nuova fase del MCU? E infatti il protagonista di Timeless è proprio Kang il conquistatore, introdotto nella serie televisiva Loki e reduce dalla riuscita miniserie a lui dedicata, scritta da Collin Kelly e Jackson Lanzing e disegnata da Carlos Magno. Ad affiancarlo nelle sue avventure a spasso per il tempo e in una linea temporale che si rifiuta di morire c’è il dottor Petrov, esperto di superumani e di supervillain: con questo semplice espediente Mackay riesce a dare giustificazione al necessario e sfiancante didascalismo tipico di queste operazioni atte a mettere l’acquolina in bocca ai fan.
Ben più importante, la presenza di Petrov permette allo scrittore di approfondire in maniera centrata il personaggio di Kang, la sua personalità, le sue pulsioni, il suo fascino. A dare peso a questa caratterizzazione c’è la prova muscolare e solida di Kev Walker, qui quanto mai potente e scultoreo, ben a suo agio in ambientazioni che spaziano da una preistoria violenta a un futuro apocalittico, capace di rendere tutta la brutalità fisica ma anche il carattere machiavellico del protagonista. Questi elementi riescono a distinguere Timeless, almeno in parte, dalle decine di insipidi one shots dedicati a maxieventi o nuovi indirizzi editoriali visti negli ultimi anni.
La tavola finale, spoilerata ormai in tutto l’etere, arriva inaspettata e proietta sia una luce di curiosità che (tante) ombre di dubbio: l’ingresso di un “miracoloso” personaggio nell’universo Marvel ricorda già a molti (con interesse e spavento) l’operazione Doomsday Clock della Distinta Concorrenza. Anche se recenti rumor paiono andare per un’altra strada, resta la speranza che la Casa delle Idee affidi questo inatteso sviluppo finale di Timeless proprio al suo nuovo Golden Boy, Jed Mackay.
Emilio Cirri
Di seguito, le copertine delle novità Marvel Comics.
DC Comics
Brian Michael Bendis si è affezionato alla Legione dei supereroi, gruppo di giovani eroi del trentesimo secolo (oggi aggiornato al trentunesimo) ideati da Otto Binder sul finire degli anni 50 del secolo scorso, molto legati a Superman, anzi al Superboy all’epoca. Un’era più ingenua, ma l’idea è ancor oggi originale e quasi unica nel suo genere: un gruppo di esseri dotati di superpoteri provenienti da vari e differenti pianeti. Per la trama viene recuperata come fonte di ispirazione la Saga della grande oscurità, uno degli ultimi grandi eventi DC prima di Crisi sulle terre infinite, e questo potrebbe essere un indizio della direzione che prenderanno i fumetti dell’editore di Burbank.
Dicevamo di Bendis: gli piace molto la Legione e la interpreta bene; il concetto di fondo che utilizza è che l’unione del gruppo produca un’efficacia superiore alla semplice somma dei poteri dei singoli grazie alla ricchezza dei molteplici punti di vista che può offrire ciascun membro che è di un pianeta diverso e quindi ha una cultura diversa. Ogni eventuale raffigurazione allegorica del sostegno alla pluralità, all’inclusività, al riconoscimento dell’identità di genere e quant’altro si possano leggere non sono casuali.
D’altro canto la Justice League, altro gruppo scritto da Bendis, in questo primo numero ha meno peso e il suo ruolo si rivelerà meglio probabilmente nei prossimi numeri. Per ora sappiamo che c’è questa grande forza che fa percepire la sua potenza senza ancora mostrarla, una minaccia incombente da definire.
I disegni sono affidati a Scott Godlewski che fa un ottimo lavoro sia per costruzione della tavola, dinamismo delle figure e cura delle espressioni facciali; da sottolineare anche l’attenzione prestata alla delineazione dei molteplici personaggi della Legione, per cui è sempre necessario un accurato lavoro di ricerca e coordinamento con gli editor per offrire una versione coerente e magari riconoscibile dei tanti supereroi che la compongono.
In definitiva, questo è un numero di esordio che pone solo premesse, come da tradizionale decompressione narrativa “alla Bendis”, tuttavia abbozzando già quali potranno essere le dinamiche di interazione tra i due più grandi supergruppi dell’Universo DC, con un classico cliffhanger a chiudere l’episodio.
Paolo Garrone
Di seguito, le copertine delle novità DC Comics.
Image Comics
Per un Juni Ba che chiude l’anno vecchio (se non vi ricordate, cercate Delyia nella classifica di fine 2021), un Juni Ba inizia quello nuovo. Gennaio 2022 vede infatti l’esordio di Monkey Meat, un antologico in cinque numeri.
L’universo rappresentato in Monkey Meat aveva già fatto capolino sulla pagina Gumroad dell’autore in mini episodi, ma in questo primo numero questi non esita a presentarlo al grande pubblico: la vicenda ruota attorno alla Monkey Meat Company, una società che ha fatto la sua fortuna sulla pelle degli abitanti di una magica isola africana non meglio identificata che è stata vittima di sfruttamento e trasformazione irreversibile. La stessa trasformazione a cui è andato incontro il protagonista di questo primo episodio, Thaddeus Lang, che dopo aver firmato un contratto che non capiva e aver bevuto il misterioso composto 21G, si ritrova trasformato in un energumeno mostruoso.
In tavole ricche di movimento e dinamicità, di dettagli ed elementi che mischiano afrofuturismo e folkore e si richiamano a Mike Mignola ma anche a Rob Guillory, Juni Ba lascia completamente andare la sua vena creativa e satirica: un fiume di energia dai colori caldi e dalle linee elettriche travolge, a colpi di cazzotti inarrestabili, il capitalismo e l’imperialismo, lo sfruttamento ambientale e quello della manodopera, il tutto con un taglio grottesco e sarcastico che fa riflettere mentre ci si diverte a seguire il ritmo dell’azione.
Pur ritrovandosi a volte confusi nel procedere incessante della storia, in particolare in alcune tavole ricche di elementi e molto rapide nella narrazione, in poco più di 20 pagine Juni Ba è capace di tirare fuori un’idea e un’invenzione a ogni vignetta, e di parlare al tempo stesso di tante tematiche complesse in maniera chiara, divertente e divertita, ma anche drammaticamente seria. La bellezza di alcune tavole in cui i contrasti di chiaroscuri si esaltano negli arancioni, nei gialli e nei neri caldi e sensuali, fanno desiderare di non finire mai questo primo capitolo, o di avere al più presto il secondo. E tante nuove opere di quello che possiamo dire, senza troppe remore, essere un predestinato del fumetto.
Emilio Cirri
HELLSPAWNS ASSEMBLE! Fa il suo debutto l’ultima delle serie legate allo Spawn Universe, scritta da Sean Lewis, già autore di King Spawn, che riunisce She-Spawn, Gunslinger Spawn, Medieval Spawn e il Redentore in un fronte comune contro le minacce di Inferno e Paradiso.
Il primo pregio da attribuire all’albo d’esordio è senza dubbio quello di non perdersi in chiacchiere. Infatti, sfruttando l’espediente -elementare ma sempre funzionale – di far partire la storia in medias res, l’autore catapulta immediatamente il lettore nel vivo dell’azione, riuscendo a farlo sentire coinvolto nelle peripezie dei quattro protagonisti. Ma dopo la sequenza d’apertura il ritmo non rallenta affatto e così, lungo le 48 pagine di cui l’albo si compone, si passa da una frenetica scena d’azione all’altra, riducendo al minimo indispensabile gli intermezzi per tirare il fiato.
Al di là dell’azione al cardiopalma, tuttavia, a garantire l’affezione dei lettori ci pensa anche la differenziazione caratteriale che l’autore riesce a dare ai vari membri della squadra, laddove ad esempio la cinica brutalità di Gunslinger trova un perfetto contraltare nella nobiltà d’animo di Medieval. Beninteso, si tratta di caratterizzazioni estremamente superficiali e per nulla sfaccettate ma comunque sufficienti a dare adito a dinamiche di gruppo interessanti e dal buon potenziale per futuri sviluppi dei rapporti interpersonali. Bisogna segnalare, però, che l’autore non si preoccupa più di tanto di introdurre i personaggi, dandone per scontata la back story, e inoltre sono presenti diversi riferimenti alle altre serie dello Spawn Universe, il che rende la lettura sconsigliata a chi non fosse al passo con la continuity di questo universo narrativo.
I disegni, curati da Stephen Segovia e Paulo Siqueira, eccellono per la dovizia di dettagli, particolarmente apprezzabili negli intricati design dei personaggi e in alcune splash page a dir poco magniloquenti.
Marco Marotta
Di seguito, le copertine delle novità Image Comics.
Altri editori
Bylines in Blood si presenta come un hard-boiled: voce narrante della protagonista che commenta con tono cinico gli eventi, casi criminali, ambienti sordidi e tanta pioggia. La serie, creata da Erica Shultz e Van Jense (scrittori), Aneke (disegni e colori), Cardinal Rae (lettering) e pubblicata da Aftershock Comics, è ambientata dopo una pandemia che ha portato a un parziale collasso economico, in una città (The City) guidata da un’amministrazione corrotta. La protagonista è Satya Chatterjee, figlia di una famiglia dell’alta borghesia cittadina, ex giornalista investigativa e ora titolare di un’agenzia di investigazione, che viene incaricata di indagare sull’uccisione del suo antico direttore e mentore. L’indagine ci porta in giro per la città, mostrandoci quartieri, situazioni e anche sprazzi della vita provata della protagonista. La figura dell’assassinato è definita attraversa la rievocazione dei ricordi di Satya.
Il racconto procede con ritmo costante e senza utilizzare colpi di scena: passo dopo passo scopriamo qualcosa dello scenario e arriviamo fluidamente alla fine dell’albo. Tutto molto oliato, quindi, ma anche privo di qualcosa che ci avvicini alla vicenda: l’empatia è frenata dall’assenza di momenti di riflessione o di disvelamento emotivo del personaggio (che non vadano oltre il luogo ricorrente di genere), mentre l’intreccio mistery è di fatto semplicemente presentato: il giornalista assassinato aveva avuto un confronto con il sindaco, potente e manipolatore, e niente è messo in campo per instillare il dubbio che la trama non sia la più ovvia.
Visivamente, il racconto costruisce l’atmosfera grazie al costante uso di scene notturne o comunque rese con colori scuri o forti contrasti cromatici e i volti sono sempre espressivi, a conferma che l’elemento assente è nella struttura del racconto e non nei suoi singoli elementi.
Curiosità: il giornalista assassinato si chiama Denzin, ed è quindi omonimo del sociologo Norman Denzin, studioso del ruolo del linguaggio di massa nel passaggio a una società postmoderna.
Simone Rastelli
Capita ogni tanto che sulle pagine di First Issue non si parli di un numero uno a tutti gli effetti quanto più di un inizio “spirituale”, pratica sempre più frequente negli States, e questa nuova uscita targata BOOM! Studios rientra in questo circolo di eccezioni, sancendo l’inizio del terzo story-arc di Seven Secrets e potendo essere considerato a tutti gli effetti un entry point nel caso ci si volesse avvicinare alla serie (anche se, con pochi numeri e soltanto due TP alle spalle, potete ben immaginare quale possa essere il consiglio).
Bastano poche pagine di riassunto delle puntate precedenti – per far sentire a casa vecchi lettori e nuovi arrivati – culminate con la fuga di Eva e Caspar dal quartier generale dei seekers e Amon e Canto intenti a sfruttare i libri di Nostradamus per poi ritrovarci nel pieno dell’azione con il protagonista intento a… morire?
L’inizio di questa nuova stagione si conferma in linea con quelle precedenti: Seven Secrets è una serie che non lascia al lettore il tempo di respirare neppure quando deve girare pagina, catapultandolo senza soluzione di continuità in un vortice di situazioni al cardiopalma alternate da momenti tranquilli solo in apparenza, con dialoghi che portano a riflettere su concetti più alti quali giustizia, moralità, libertà o semplicemente quanto giusto sia scegliere in prima persona il bene altrui.
Non ho mai nascosto il mio amore per Tom Taylor, che considero uno degli autori più interessanti degli ultimi anni, grazie a serie quali Superman: Son of Kal-El e Nightwing, e anche (o forse soprattutto) in questo progetto creator-owned mantiene costanti i suoi alti standard, con personaggi sempre ben caratterizzati oltre che un plot in grado di appassionare anche i lettori più giovani o meno avvezzi ai comics statunitensi sia per temi ma anche per la trasposizione su carta.
Inevitabile quindi parlare dell’altra metà della coppia, ovvero quel Daniele Di Nicuolo sempre più a suo agio con le sceneggiature di Taylor – o forse viceversa, o forse entrambe le cose – avendo disegnato sempre su testi dell’autore australiano anche Superman e Dceased.
Seven Secrets è forse il diario della sua crescita come disegnatore e queste 22 pagine sono qui a dimostrarlo con una regia sia delle singole vignette che di intere sequenze in grado da far passare immediatamente in secondo piano i complimenti ricevuti per i 12 numeri precedenti (la doppia tavola con il tuffo di Caspar dall’aereo è forse l’esempio più lampante di questo discorso); i colori di Walter Baiamonte, altro partner fisso del roster, non fanno altro che dare ancora più vita ai disegni e alle situazioni, diventando parte integrante della narrazione senza essere un semplice orpello.
Se il buongiorno si vede dal mattino, questa terza stagione di Seven Secrets promette faville: noi qui (forse) non ne parleremo più, voi però non fate l’errore di dimenticarvelo!
Emanuele Emma
Di seguito, le copertine delle altre novità.
Per questa puntata è tutto. Vi diamo appuntamento tra due settimane circa con First Issue #97.
Stay tuned!