Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #87 ci occupiamo di alcune delle novità uscite tra L’8 e il 16 giugno 2021.
Marvel Comics
Ci sono fumetti che, una volta letti, ti lasciano con un senso di compiutezza e soddisfazione: Planet Size X-Men è uno di questi. One shot scritto da Gerry Duggan con disegni di Pepe Larraz e colori di Marte Gracia – il nuovo team creativo della testata X-Men che a luglio ripartirà da #1 -, l’albo si inserisce come tassello fondamentale non solo dell’attuale crossover estivo Hellfire Gala (uno degli ormai famosi albi evidenziati in rosso nella checklist che mensilmente appare alla fine di ogni testata mutante), bensì dell’intera architettura che sovrastruttura il rinascimento dell’universo X iniziato da Jonathan Hickman due anni or sono con HoXPoX.
Sarebbe davvero un crimine rivelare anche in minima parte la trama dell’albo, basti dire che il titolo stesso dello one shot contiene al suo interno il nucleo narrativo della storia. Vorrei invece tornare su quelle compiutezza e soddisfazione di cui parlavo all’inizio.
La prima sensazione deriva dal lavoro che dal 2019 sceneggiatori e disegnatori impegnati nelle testate mutanti stanno portando avanti in sincrono. Per la prima volta è stata introdotto nel metodo di lavoro Marvel quella che a tutti gli effetti può definirsi una writing room. Non che prima di oggi i vari editor, sceneggiatori e disegnatori di una delle “famiglie” di eroi della Casa delle Idee non effettuassero riunioni (mensili, trimestrali, etc.) per creare un percorso omogeneo a quanto ciascuno di loro raccontava nella propria testata, ma Hickman e soci hanno incrementato esponenzialmente questa abitudine.
In primis Hickman è diventato Head of X, coordinatore di tutto ciò che viene scritto sui mutanti in Marvel, di fatto ponendosi a fianco di Jordan D. White, l’editor a capo dei titoli X. E come prima cosa, Hickman ha deciso di creare una chat quotidiana aperta a tutti gli autori e gli editor coinvolti nel mondo degli X-Men e ha implementato una serie di incontri settimanali su Zoom per pianificare un percorso editoriale condiviso.
Tutto a ciò ha portato a una fortissima coesione narrativa di tutte le varie testate che diventa sempre più evidente con il passare del tempo e di cui Planet Size X-Men è l’ultimo esempio se è vero che in una vignetta di pagina 6 di House of X #1 è già presente il germoglio (in tutti i sensi…) della storia raccontata in questo one shot.
È evidente che questo porta una sensazione di compiutezza durante la lettura dei vari albi, con una narrazione coesa e con eventi che si dipanano e riverberano tra le varie testate e che, in occasione di albi speciali come quello di cui stiamo parlando mettono in una nuova luce e prospettiva tutto quanto precedentemente raccontato, rendendo l’intera materia ancora più interessante.
Da ciò non può che derivare una soddisfazione che si lega alla costanza di quei lettori che hanno deciso di dare fiducia fin dall’inizio, sulla carta, al progetto di Hickman e che da due anni seguono con costanza l’intero dipanarsi di quella che è a tutti gli effetti una mitopoiesi mutante in divenire.
Dal punto di vista grafico, si conferma l’assunto che ogni importante “era mutante” è stata contraddistinta da un segno di riferimento: quello di John Byrne di fine anni ’70/inizio ’80, quello di Jim Lee che ha aperto i ’90 chiusi poi da Joe Madureira, fino alla cifra di Frank Quitely degli anni Zero del nuovo millennio.
È indubbio che Larraz e Gracia siano sempre di più il segno che contraddistingue questa attuale età mutante, con una capacità di creazione visionaria di mondi ed eventi che impressiona per idee, qualità e resa sulla pagina.
David Padovani
Night-Gwen o Workaholic Gwen? La giovane Stacy di Heroes reborn, il mondo della Marvel Comics in cui gli Avengers non esistono e si cantano le gesta dello Squadron Supreme of America, di giorno lavora e fa gli straordinari presso il Ravencroft Asylum, cercando di guarire la psiche di angioletti come Bullseye, e di notte indossa i panni della supereroina, dando una mano alla polizia e mandando su tutte le furie Misty Knight. L’amicizia con la risoluta afroamericana è uno dei vari elementi narrativi inseriti da Vita Ayala in questo albo one-shot: la carne al fuoco non manca, ma la cottura è piuttosto superficiale e sbrigativa.
Se l’idea di intrecciare la vita quotidiana di Gwen e il mistero legato ad alcuni omicidi con il passato della protagonista è sulla carta interessante, altrettanto non si può dire per la realizzazione, dal momento che tutto scorre con una scarsa problematizzazione e in modo praticamente indolore. Il risultato è la difficoltà del lettore a farsi coinvolgere nella serie di eventi, a provare qualcosa per i personaggi, persino di fronte ai loro drammi.
Più convincente è l’estetica di Hunters and prey, poiché Farid Karami cura con attenzione sia la composizione della tavole che le figure in esse inserite, scivolando solo di rado su qualche silhouette, nelle inquadrature più ardite. La colorazione di Erick Arciniega dà volume agli ambienti e trasmette l’atmosfera del racconto che, almeno nelle intenzioni, si vorrebbe cupa e opprimente.
Federico Beghin
Di seguito, le copertine delle altre
novità Marvel Comics.
DC Comics
Il padre di Ruthye è stato ucciso da un agente del re. Un delitto meschino che ha lasciato dentro di lei un vuoto profondo, ma soprattutto una disperata sete di vendetta. Un bisogno che non si ferma davanti a un viaggio in un mondo violento, che la mette di fronte a cacciatori di taglie e bestie mostruose. Ma Ruthye non ha paura, vuole solo onorare l’assassinio del padre con il sangue del suo uccisore. Ma cosa c’entra tutto questo con Kara Zor-El, AKA Supergirl? Perché proprio a lei si rivolge Ruthye, dopo averla vista combattere in un bar del suo mondo. Un mondo su cui splende un sole rosso, un pianeta dove Supergirl può passare il suo compleanno abbassando la guardia, ubriacandosi e lasciandosi un attimo andare.
Il primo di otto numeri della miniserie Supergirl: Woman of Tomorrow presenta una storia dalle atmosfere inaspettate: a metà tra Conan, Planet Hulk e il Grinta di Charles Portis (la principale delle ispirazioni di questo esordio), Tom King costruisce un racconto che parte dalla fine, dalla voce di un narratore onnisciente (proprio Ruthye) che ha già vissuto tutto ciò che incontreremo fino alla fine della serie. Uno spunto interessante che permette a King di esplorare il dolore e le ragioni del viaggio di Ruthye, vera protagonista e fulcro emotivo di questo capitolo iniziale. La sua voce narrante è ben costruita dall’autore, che si cala in una veste poco battuta finora, in un contesto fantasy fantascientifico che non lesina momenti di azione, in alcuni punti davvero bombastica, divertente e divertita. Eppure anche in questo caso sorge spontanea la domanda: cosa ne è della protagonista, di Supergirl? E qui arriva la nota dolente dell’albo: nelle poche pagine a lei dedicate, King non sembra mettere del tutto a fuoco il personaggio, spingendo sulle sue fragilità, quasi distorcendone i contorni per schiacciarla sotto rabbia e sofferenza, usando anche espedienti fin troppo semplici per aumentare il grado di dolore (operazione già vista, con altri personaggi, in Heroes in Crisis). In questo senso, come già indicato da molti critici di oltreoceano, il personaggio si ritrova ancora una volta indefinito nei suoi tratti caratteristici e trattato in maniera forse troppo superficiale.
A fare da contraltare a una storia altalenante ci pensa la potenza grafica di Bilquis Evely, che scocca a ripetizione da un arco che sembra inesauribile. Il mondo a cui dà vita in poche pagine ribolle di vita e violenza, appare sporco e lussureggiante, magico e terrificante, ovvero tutto quello che ci si potrebbe aspettare da un mondo fantascientifico che vive un’epoca fantasy. Ogni minimo dettaglio è delineato da linee fini ed elettriche, che crepitano di energia e tensione. Ogni scena è illuminata dai colori magnifici di Matheus Lopes, che asseconda il tratto di Evely e lo rafforza usando una tavolozza che va dall’acido alieno all’ocra desertico, ora irraggiati da tinte brillanti nelle scene diurne, ora coperti da blu e verdi profondi nelle scene notturne. E se i momenti d’azione mettono in mostra la bravura di Evely nelle coreografie e nel creare uno storytelling pulito e attento, sono i momenti lenti, quelli dei dialoghi e delle scene riflessive, che esaltano il talento dell’artista nel cesellare le espressioni, nel far recitare gli sguardi e i volti, nell’usare primi piani e prospettive per cogliere il distillator più puro delle emozioni dei personaggi.
Un numero uno che presenta spunti sicuramente interessanti ma non ancora messi a fuoco, in cui la parte del leone la fa un’artista totalmente padrona dei propri mezzi e pronta per stupirci ancora.
Emilio Cirri
Di seguito, le copertine delle novità DC Comics.
Image Comics
Trigger Keaton, star televisiva e cinematografica, è un attore di film d’azione che ricorda il Walker Texas Ranger Chuck Norris. La fama, l’enorme successo e la brillante personalità del suo personaggio fanno il paio con il carattere irascibile e sgradevole dell’uomo, a cui non mancano punte di sessismo e maschilismo. La sua missione, nel suo interagire con fan e colleghi, sembra essere quella di rovinare la carriera e la giornata di chi gli gravita attorno riuscendo a crearsi una selva di nemici alquanto incazzati e potenzialmente letali. La morte del nostro Trigger, per mano ignota, giunge ad abbattersi improvvisa sullo showbiz, portando alcuni suoi comprimari a indagare per sciogliere il mistero che avvolge il suo omicidio.
Kyle Starks scrive una riuscita sceneggiatura a base di humor e mistery, dosando con intelligenza e ingegno gli stilemi di generi diversi fino ad amalgamarli in modo grandemente naturale e credibile, andando a cogliere il particolare mood degli ambienti cinematografici hollywoodiani.
Utilizzando lo schema narrativo del giallo classico (Whodunit – Chi è stato?), incentrato sul collezionare indizi che portano al progressivo disvelamento dell’identità del colpevole, lo sceneggiatore coinvolge tutti i personaggi in una divertita e divertente recita corale nella quale ognuno riesce a guadagnarsi la simpatia del lettore. Grazie a dialoghi permeati da un sottile umorismo, i sei attori comprimari del titolo raccontano le loro personali esperienze lavorative con lo scumbag Trigger Keaton, creando una riuscita chimica relazionale ricca di momenti di comica tensione nella quale ogni personaggio mostra con chiarezza la propria traiettoria narrativa.
Anche i disegni di Chris Schweizer, fatti di linee essenziali che donano ai personaggi energia e dinamismo, restituiscono al lettore un senso di spiritoso divertimento che passa dalla caratterizzazione quasi caricaturale e stereotipata dei protagonisti. Da ogni attore riesce così a emergere una particolare e distinta personalità, costruita anche su di una riuscita rappresentazione della mimica facciale resa in modo efficace con pochi tratti di matita.
Starks e Schweizer hanno il merito di introdurci alla vita e alle nefande opere di Trigger Keaton attraverso lo sguardo stralunato di sei personaggi, riuscendo a mantenere vivo l’interesse del lettore grazie a una narrativa che non mostra cedimenti o rallentamenti, malgrado l’affollamento delle vignette e il rumoroso chiacchiericcio dei tanti protagonisti. Rivisitando la struttura narrativa e l’iconografia dei film d’exploitation, la coppia di autori confeziona un fumetto molto godibile che poggia solide basi sia nel romanzo giallo che nei cosiddetti b-movie, riportando alla mente anche il cinema di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez.
Ferdinando Maresca
Di seguito, le copertine delle altri novità Image Comics.
Altri editori
BOOM! Studios lancia questa miniserie di quattro numeri, dedicata al popolare sotto-genere shojo delle “magical girls”, che ha forse il suo più famoso esponente in Sailor Moon. Ma c’è anche una componente kaiju ad aumentare la commistione tra generi (e linguaggi, visto che questo non è un fumetto nipponico). Ciò è dovuto alla passione per majokko e mostri giganti dello scrittore Bones Leopard, che ha trovato nelle gemelle Kelly e Nichole Matthews le disegnatrici ideali per la storia che aveva in mente.
Il presupposto è che la Terra sia stata salvata da un’invasione aliena da un magico trio che poi si rivela non essere per nulla benevolo come vuole apparire. Sarà compito della protagonista e della sua nuova alleata, una misteriosa e affascinante creatura aliena, salvare l’umanità dalla minaccia del Lovely Trio.
Una storia chiaramente leggera, come si può intuire da questo accenno di trama, ma che riesce a catturare il lettore per la efficace caratterizzazione dei personaggi e perché mette in scena i problemi dell’adolescenza, come l’accettazione di se stessi e da parte degli altri, oppure il vivere serenamente l’omosessualità, considerando questi aspetti in modo lieve ma senza banalizzarli.
Gradevoli anche i disegni delle sorelle Matthews, di forte ispirazione manga soprattutto nelle espressioni dei volti, con l’ormai consueto – per le nuove generazioni – storytelling dinamico che spezza la gabbia della tavola. I colori brillanti contribuiscono a definire il target teen di questo comics, che non è un capolavoro ma che non sfigura nel variegato catalogo di pubblicazioni BOOM.
Paolo Garrone
Di seguito, le copertine delle altre novità.
Per questa puntata è tutto. Vi diamo appuntamento al 7 luglio 2021 con First Issue #88.
Stay tuned!