First Issue #48: Marvel, DC, Image e Dynamite

First Issue #48: Marvel, DC, Image e Dynamite

In questa puntata #48 di “First Issue” analizziamo quattro novità: dal primo Annual dedicato ai nuovi Guardiani della Galassia, al ritorno di Snyder e Capullo su Batman fino a due novità targate Image e Dynamite .

 Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #48 ci occupiamo delle novità uscite il 29 maggio e il 4 giugno 2019.

Marvel Comics

Emilio Cirri ha letto per noi il primo Annual dedicato ai nuovi Guardiani della Galassia.

Guardians of the Galaxy Annual #1

Donny Cates ha un piano ben preciso in mente: raccontare una grande storia che coinvolga tutti i personaggi del Cosmo Marvel, inducendo cambiamenti radicali. Le prime avvisaglie di questo progetto si sono viste nel suo Thanos e nello spin-off dedicato al Cosmic Ghost Rider, sono continuate nella mini, piuttosto trascurata, Death of Inhumans, si sono affacciate in Venom e stanno adesso prendendo una forma ben precisa con i suoi Guardians of the Galaxy. Il primo Annual degli eroi più famosi della galassia contiene tre storie scritte da autori diversi, che non colpiscono per la realizzazione, piuttosto didascalica e piatta, quanto per le interessanti diramazioni future a cui alludono.
Il racconto riparte dal primo numero della serie di Cates, spiegando dove siano finiti alcuni degli eroi apparentemente risucchiati dal buco nero creato dal Black Order per recuperare il corpo di Thanos durante la lettura del suo testamento.
In A long time in politics, Al Ewing (altro autore che si era dimostrato a suo agio con l’aspetto cosmico dell’universo Marvel nella serie Ultimates) racconta un episodio di Nova e Quasar: i due, ritrovatisi in un bar ai confini dello spazio, si scambiano esperienze vissute subito dopo essere scampati a morte certa. Ewing gioca con i due eroi e le loro caratterizzazioni, con il concreto soldato di trincea Richard Rider che avverte Quasar di un imminente pericolo e che lo accusa di avere una visione cosmica troppo elevata e generale, incapace di comprendere i reali problemi del cosmo e della sua politica. Sebbene gli scambi tra i due personaggi siano tesi e realistici, molte parti del racconto sono dedicate a raccontare eventi che preludono a uno scontro politico su scala galattica: intrigante per gli sviluppi futuri, ma noioso e piatto da leggere. Yildiray Cinar sceglie una costruzione semplice e pulita, uno storytelling chiaro ma che, unito ai testi, rende questo capitolo poco coinvolgente e troppo monocorde. Anche le espressioni dei personaggi e le poche scene di azione del flashback risultano eccessivamente legnose e impacciate.
In Advent Horizon Tini Howard riporta in pista Adam Warlock, sparato dal buco nero su un pianeta sconosciuto. Qui incontra una civiltà sull’orlo del disastro, salvata da una falsa divinità che ha oscuri piani per gli abitanti di questo mondo. Howard recupera l’affascinante caratterizzazione primigenia di Warlock, quello di figura messianica e salvifica, contrapponendola a un dio malvagio. Purtroppo, l’eccessiva velocità di sviluppo dell’episodio e la pochezza dell’avversario rendono la storia poco appagante. Ibrahim Moustafa e Jay David Raimond cercano di ammantare l’episodio di un’aurea spirituale, riuscendoci solo in parte: la devozione degli alieni nei confronti dei propri idoli è resa in maniera convincente, così come i primi piani di un etereo ma al tempo stesso solido Warlock. Purtroppo, le imprecisioni su molti dettagli, la costruzione della tavola troppo accademica e l’assenza di idee visive che rimandino al tema messianico e divino smorzano molto questa atmosfera.
La storia conclusiva, You’re only young twice di Zac Thompson, Lonnie Nadler e Filipe Andrade è la più interessante delle tre. Il protagonista è Darkhawk, che si ritrova prigioniero su una nave guidata da una strana e inquietante alleanza di Skrull, Shi’Ar e Kree. Thompson e Nadler sfruttano lo stratagemma del buco nero per indurre una profonda trasformazione nel protagonista, che si trova radicalmente e inaspettatamente cambiato alla fine della storia. Gli autori, pur aiutandosi con l’ennesimo flashback dedicato al passato di Chris Powell, dimostrano conoscenza del personaggio e interessanti idee per il suo futuro. Filipe Andrade, pur non al suo massimo, conferisce un po’ di varietà all’albo grazie a uno stile fatto di corpi allungati e deformati, di linee sottili e dinamiche e di volti espressivi.
Ad aprire e chiudere l’albo, la partecipazione straordinaria di un John McCrea in buona forma, capace di dare un tocco autoriale, lievemente retrò, alla storia imbastita da Donny Cates, che presenta dei personaggi mai visti, i Patriarchi, burattinai di un piano oscuro che coinvolge (forse contro la sua volontà) il cane spaziale Cosmo.
Questo Annual è un albo senza infamia e senza lode, penalizzato da autori e artisti forse non molto motivati, ma al tempo stesso un numero imprescindibile e stuzzicante per avere un’anticipazione dell’ambizioso futuro del cosmo Marvel.

Di seguito, le copertine delle novità Marvel.

DC Comics

Sotto l’etichetta “adulta” Black Label, Scott Snyder e Greg Capullo fanno il loro ritorno su una storia di Batman, anzi sull’ultima storia di Batman. Di questo esordio ci parla Simone Rastelli.

Batman Last Knight on Earth #1

La copertina del primo numero di Batman: Last Knight on Earth – miniserie scritta da Scott Snyder, per i disegni di Greg Capullo, inchiostrati da Jonathan Glapion e colorati da FCO Plasciencia – dà immediatamente l’immagine attorno alla quale ruotano le suggestioni della vicenda: Batman avanza con passo possente in un ambiente cupo e desertico, tenendo in mano una lanterna che ospita la testa (e forse lo spirito) del Joker. Suggestione intensa e immediata, che tuttavia il racconto di Snyder smorza, proponendo una successione lineare di eventi organizzati in scene verbose e dilatate.
Dopo l’incipit pieno di pioggia, ci ritroviamo in una clinica, dove Bruce Wayne pare vivere una sorta di incubo, strutturato in più livelli. A questo punto, il parallelo con l’arco Knightmares del Batman di Tom King è inevitabile e getta un’ombra di deja-vu su quanto stiamo leggendo; e se, nel racconto di King, la sensazione dominante era o straniamento, in quello di Snyder troviamo un bilanciamento più tradizionale degli aspetti onirici. Ecco quindi trasformazioni nell’aspetto dei personaggi, variazione dei ruoli, identità sfuggenti, dissonanza con la realtà nota, richiamata attraverso oggetti simbolo per negarne l’essenza, e passaggi fra ambienti che in realtà sono mondi alternativi. La messa su tavola di questi mondi e di questi straniamenti costituisce largamente la componente più solida di questo debutto: Capullo, Glapion e Plasciencia lo rendono con plasticità dei corpi e materialità degli ambienti, così da creare un contrasto fra questa e la componente di irrealtà della vicenda. In conclusione, un racconto solido ma costruito per accumulo lineare e pedissequo di elementi, che accompagna il lettore passo dopo passo e, così facendo, crea sì momenti di stupore momentaneo, ma mai di sorpresa profonda, che cioè mettano in crisi il lettore.

Di seguito, le copertine delle novità DC.

Image Comics

Marco Marotta ha letto per noi Thumbs, nuova serie al debutto per la Image.

Thumbs #1

Thumbs, serie scritta da Sean Lewis e disegnata da Hayden Sherman, è un tech-thriller dalle venature cyberpunk. In un futuro distopico, il magnate della tecnologia e filantropo Adrian Camus ha creato una app, denominata MOM, progettata per irretire giovani ragazzi tra le fasce più disagiate della società e tramutarli in soldati, allo scopo di utilizzarli per rovesciare il governo degli Stati Uniti, colpevole a suo dire di ostacolare lo sviluppo e la diffusone della tecnologia. L’impianto narrativo, costruito attraverso l’alternanza di flashback e flashforward, ha senz’altro il merito di tenere sempre alta la tensione, fin dalla sequenza iniziale che mostra la disperata corsa in ospedale del protagonista, dopo una missione finita male. D’altra parte c’è però da dire che proprio questa struttura fatta di analessi e prolessi viene gestita in modo un po’ confusionario e ci si trova occasionalmente un po’ spaesati in merito all’esatta collocazione temporale degli eventi che si sta leggendo. Inoltre l’immaginario tecnologico/cyberpunk concepito dagli autori, benché tutto sommato funzionale, appare abbastanza trito e alla lunga non particolarmente stimolante.
È però nei disegni che risiede il maggior punto di interesse della produzione. A un tratto aspro e volutamente sgraziato si affianca una colorazione minimalista che fa del contrasto bicromatico il suo tratto distintivo. Elementi evidenziati in fucsia (per le sequenze nel presente) e in rosso (per quelle nel passato) risaltano come luci al neon in tavole interamente giocate su tonalità di grigio più fredde (nel presente) e più seppiate (nel passato). Il tutto va a creare un impatto visivo straniante, a tratti psichedelico, davvero suggestivo.

Editori indie

Federico Beghin ci parla di Bettie Page Unbound, nuova miniserie della Dynamite Entertainment.

Bettie Page Unbound #1

Dopo il rilancio del personaggio avvenuto nel 2018, Dynamite Ent. continua a puntare sulla “Regina delle pin up” dedicandole una nuova miniserie di quattro capitoli, Bettie Page Unbound. Dopo un incipit in medias res condensato in un’unica splash-page, lo sceneggiatore David Avallone riavvolge il nastro, presentando le avventure passate della spia attraverso i disegni di Julius Ohta, senza preoccuparsi di nascondere le proprie fonti di ispirazione: sono più che evidenti i richiami a Red Sonja, Dejah Toris e Vampirella, mentre il riferimento a Chtulhu e alle altre creature ideate da H.P. Lovecraft è subito esplicitamente dichiarato.
Se i dialoghi e l’intreccio non brillano per originalità, è interessante notare come il personaggio principale si presti a essere calato in contesti diversi, in questo caso un fantasy con venature horror, rivelandosi versatile e risoluto. Anche dal punto di vista estetico è Bettie a spiccare tra le vignette dal taglio prevalentemente orizzontale, con una serie di espressioni facciali che non si ritrovano nella mimica degli altri character. Mentre gli sconfinamenti dalla gabbia sono utilizzati con efficacia per trasmettere una sensazione di dinamismo, meno appropriato appare il ricorso frequente alle linee cinetiche e, da parte di Ellie Wright, a improvvise esplosioni di colori quali il giallo e l’arancio.

Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.

Per questa puntata è tutto. First Issue torna il 26 giugno 2019, con la puntata #49.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

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