First Issue #42: spazio alla fantascienza e agli indie

First Issue #42: spazio alla fantascienza e agli indie

In questo appuntamento #42 con la rubrica dedicata al fumetto USA, ci concentriamo su qualche interessante novità presentata dalle case editrici indipendenti, senza dimenticare i debutti di casa Marvel e DC.

Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States!In questa puntata #42 ci occupiamo delle novità uscite mercoledì 20 e 27 febbraio 2019.

Marvel Comics

La Casa delle Idee presenta due novità che hanno per protagonista Wolverine. Di entrambe ce ne parla Emilio Cirri.

Wolverine - Infinity Watch #1

Wolverine, quello originale, è tornato da qualche mese ed è di nuovo pronto ad invadere gli scaffali delle fumetterie. Nelle ultime due settimane l’artigliato canadese ha iniziato a recuperare la sua fama da prezzemolino, apparendo in Wolverine: Infinity Watch e Hulkverines. Sebbene i titoli (e i nomi coinvolti nelle storie) facciano presagire un giudizio netto e inequivocabilmente negativo sulle due serie, la palma del peggior numero uno va alla storia di Gerry Duggan e Andy McDonald.
Wolverine – Infinity Watch parte dal pretesto di spiegare il misterioso coinvolgimento dell’x-man in Countdown to Infinity Wars per trasformarsi rapidamente in un seguito ufficiale della miniserie cosmica. Anche il protagonista non è Wolverine, bensì sono Loki e la gemma del tempo incarnatasi in un uomo per volontà di Adam Warlock. Purtroppo la confusione che ha caratterizzato il finale di Infinity Wars travolge anche questo numero, in cui la trama a matrioska costruita da Duggan si incarta su se stessa, crollando inesorabilmente sotto il peso di contraddizioni interne e mancanza di una direzione precisa. Anche piccoli dettagli come gli errori nell’abbigliamento del Wolverine del futuro, totalmente in contraddizione con quanto mostrato pochi mesi prima dallo stesso scrittore, fanno capire la pochezza di materiale su cui la storia si basa e la grande confusione nella testa dell’autore.
I disegni di Andy McDonald seguono ugualmente questo lento tracollo: convincenti nelle prime pagine sia nel tratto che nella costruzione narrativa, vanno via degradandosi nel corso del racconto, perdendo la definizione dei dettagli, della prospettiva e della consequenzialità.

Hulkverines #1

Hulkverines di Greg Pak e Ario Anindito, nonostante un titolo da far sciogliere le pupille a una prima lettura, è un fumetto senza pretese che non tradisce le (basse, va detto) aspettative. Con un pretesto abbastanza semplice e la regia del Capo, storico nemico di Hulk, Pak porta Bruce Banner a incontrare la strada di Clay Martinez, soldato semplice trasformato in Weapon H (superessere con i poteri di Wolverine e Hulk).
Lo scrittore prova a rendere interessante quest’ultimo personaggio, cercando di delinearne i contrasti interiori e la sua lotta per affermarsi come eroe e non come arma, ma i tentativi sono piuttosto vani e Hulkverine non riesce ad affrancarsi dal suo ruolo di creatura da fanzine. Nonostante questo, la storia ha un buon ritmo e convince sia nelle parti di azione, sia in quelle con protagonista il Capo, personaggio ben più nelle corde dello scrittore. La comparsa di Wolverine a fine albo avviene invece in maniera repentina e senza alcuna spiegazione logica, ma per questo potrebbe esserci spazio nel secondo episodio.
Ario Anindito svolge una buona prova, riuscendo a costruire una narrazione tradizionale ma molto solida. L’autore usa un tratto dettagliato nelle inquadrature strette e concentrate sulle espressioni, sempre intense e vivaci, ma dà il meglio di sé nelle scene d’azione, in cui il segno nervoso e plastico restituisce tutta la potenza e la ferocia dei protagonisti.

Di seguito, le copertine delle altre novità Marvel.

DC Comics

Nuovo debutto per l’etichetta Vertigo con High Level, storia fantascientifica di cui ci parla Federico Beghin.

High Level #1

High Level è una serie dall’impronta cyberpunk sceneggiata da Rob Sheridan per i disegni di Barnaby Bagenda. A una prima impressione si tratta di un’affascinante mescolanza di elementi già visti: lo scenario narrativo ricorda il fumetto Empty Zone di Jason Shawn Alexander, pubblicato da Image; la protagonista si accosta alla Rey che cerca di sopravvivere su Jakku di Star Wars: il risveglio della Forza, mentre il suo fedele robottino sembra un omaggio a Gil di Dragon Ball GT; infine, dal film Elysium viene ripresa parte della descrizione di una città in cima al mondo.
Thirteen, conosciuta anche con il poco lusinghiero soprannome di “ragazza delle fogne”, integra lo stipendio svolgendo alcune missioni segrete ed è soddisfatta della propria vita perché è libera, almeno così va ripetendosi. L’universo nel quale si muove rimane sullo sfondo, ma sembra interessante: ne osserviamo uno spaccato grazie a una concitata scena ambientata in un bar popolato da individui bizzarri, caratterizzati dallo slang che usano per dialogare. Inoltre, dagli scambi di battute tra i personaggi emergono importanti informazioni relative al nucleo del racconto: in contrapposizione al Sud in cui si tira campare, a Nord si trova High Level, la presunta terra promessa. Mito, realtà o truffa? Sheridan è bravo a lasciare l’interrogativo, incrementando la curiosità del lettore, anche in virtù di quanto mostrato nella prima pagina dell’albo e mai più ripreso nel corso del primo capitolo.
Per affiancarlo, Bagenda torna a lavorare con il colorista Romulo Fajardo Jr., dopo aver collaborato su Omega Men di Tom King. L’impostazione della tavola predilige vignette di grandi dimensioni, i cui confini risultano facilmente attraversabili dai personaggi, immortalati talvolta a figura intera, spesso ingessati nella recitazione, ma il più possibile staccati dagli sfondi grazie a tinte che appaiono vivide ma asettiche, come quelle di molte illustrazioni a tema sci-fi raccolte nelle gallerie virtuali di Tumblr e Instagram. Un’ultima notazione si riserva al lettering: i pensieri della protagonista sono esplicitati da parole scritte su uno sfondo nero prima in blu, poi in viola, e a determinare il cambiamento è la volontà di assecondare il colore dei capelli della ragazza.

Image Comics

Nuova serie di Mark Millar per la Image Comics, stavolta affiancato ai disegni da Simone Bianchi: ce ne parla Emilio Cirri.

Sharkey the Bounty Hunter #1

Il Millarverse si ingrandisce e non accenna a fermarsi. Dopo aver firmato un accordo in esclusiva con Netflix per la produzione di serie televisive basate sui fumetti realizzati in collaborazione con Image, Mark Millar ha messo il turbo, producendo The Magic Order (con Oliver Coipel) e Prodigy (con Rafael Albuquerque). Sharkey the Bounty Hunter, realizzato in coppia con Simone Bianchi, si dimostra sin da subito il piú debole di questi titoli. Un cacciatore di taglie, sommerso dai debiti, si mette alla caccia di una assassina interplanetaria per riscattarsi. E nel frattempo si ritrova a dover badare ad un bambino, reso orfano dalle azioni sconsiderate dell´uomo.
Millar scrive con il pilota automatico: personaggi sopra le righe, azione, sesso e violenza, i tipici elementi dello scrittore. Ma tutto é sotto tono, tutto é già visto, e questa versione annacquata di Lobo non riesce a catturare nemmeno per un momento l´attenzione del lettore. Il senso di “usato” e la mancanza di ispirazione si ripercuote anche sullo stile di Bianchi: sono lontani i tempi delle costruzioni complesse e dei layout arditi, le tavole sono piú chiare e comprensibili, ma al tempo stesso l´azione é bloccata e i dettagli dei personaggi si perdono in un effetto di sbiadimento che ridimensiona il potenziale fascino del mondo alieno.
Un inizio che promette solo sbadigli e noia.

Editori indie

Tante le novità dalla case editrici indipendenti. Cominciamo con Aftershock Comics che presenta Stronghold #1 di ci parla Simone Rastelli.

Stronghold #1

L’albo di debutto di Stronghold, serie creata da Phil Hester (testi), Ryan Kelly (disegni) e Tyler Walpole, qui coadiuvati da Dee Cunniffe ai colori, si limita a dar corpo al trafiletto promozionale di presentazione: un essere alieno dagli enormi poteri vive sulla Terra senza memoria di sé, nella forma umana di Michael Grey;  è tenuto sotto custodia da un’agenzia/chiesa di metaumani, che lo seguono mentre conduce una vita apparentemente ordinaria.
Gli autori dilatano questa introduzione – nota al lettore – in tre sequenze: accompagnano la prima con una fitta serie di  didascalie che ne soffocano la potenzialità di suggestione, senza offrire niente in cambio, e costruiscono la seconda e la terza concatenando una serie di spiegoni, che delineano lo scenario e i ruoli dei vari personaggi. Questa scelta risulta in un racconto goffo e farraginoso, saturo di dialoghi pretestuosi e dinamiche estemporanee; per di più, la conoscenza pregressa della situazione azzera l’impatto dei momenti costruiti come se fossero rivelazioni: così, quando vediamo che Grey è circondato da membri dell’agenzia, abbiamo una conferma e non una sorpresa.
Kelly dà concretezza e fisicità ad ambienti e personaggi, costruisce le scene dando loro alta leggibilità ma, naturalmente, non può supplire alla mancanza di tensione causata dall’impostazione del racconto.
Resta il fascino del soggetto e la speranza che il suo sviluppo futuro riservi le sorprese e le suggestioni che qui sono state pesantemente smorzate.

Dynamite Entertainment fa debuttare Crackdown, che ha letto per noi Marco Marotta.

Crackdown #1

Fumetti e videogiochi condividono uno stretto legame fatto di reciproci scambi e contaminazioni, basti pensare alle innumerevoli trasposizioni videoludiche dei supereroi Marvel e DC che si sono avvicendate nel corso del tempo o ai casi in cui franchise di successo nati sulle console da gioco trovano proprio nel medium delle nuvole parlanti il mezzo per espandere il proprio universo narrativo.
In particolare, è ormai prassi comune per le produzioni di maggior richiamo che l’uscita di un nuovo capitolo da giocare venga affiancata dal debutto di una miniserie a fumetti che ne approfondisca il background. È questo il caso di Crackdown, miniserie in quattro numeri scritta da Jonathan Goff e disegnata da Ricardo Jaime, che si pone come prequel del terzo episodio della serie, uscito recentemente in esclusiva su Xbox One.
Siamo in un futuro non troppo remoto, in cui l’umanità si è agglomerata in poche megalopoli ipertecnologiche sparse per il mondo. All’apparenza luoghi prosperi e idilliaci, queste città sono diventate ben presto terreno fertile per criminalità e violente gang contro cui le forze di polizia ordinarie possono fare ben poco. Allo scopo di sgominare tali bande criminali è nata l’Agenzia, corpo di vigilanza i cui soldati possono contare su un addestramento di prim’ordine e su equipaggiamento all’avanguardia.
Dall’opera d’origine il fumetto riprende in pieno lo stile esagerato e tamarro, dove a farla da padrone è l’azione caciarona e i personaggi gonfi di steroidi dispensano one liner ogni paio di vignette, in una consapevole e autoironica parodia dei buddy movie anni ’80/’90. Alla luce di ciò è quasi paradossale che sia il ritmo il punto più debole dell’albo.
Dopo qualche pagina di introduzione, si viene subito catapultati nell’unica sequenza d’azione, la quale occupa quasi tutto l’albo, che però non è stata gestita con particolare oculatezza. Prolissa e quasi stiracchiata, sembra infatti che la sua funzione sia unicamente quella di fare da riempitivo in attesa che arrivi il cliffhanger finale ad offrire un aggancio con la trama del videogioco e questo naturalmente le fa perdere ben presto il suo mordente, finendo per rendere la lettura un po’ tediosa.
Il background narrativo molto poco originale non aiuta poi a catturare l’attenzione del lettore ma a onor del vero questa è una manchevolezza non imputabile agli autori del fumetto, quanto piuttosto ai ragazzi di Sumo Digital, sviluppatori dell’opera videoludica.
I disegni fanno un lavoro più che discreto, dimostrandosi efficaci soprattutto nella resa degli elementi di tecnologia futuristica, come le armi e le armature degli Agenti, e nella realizzazione di alcuni scorci di San Reno, la megalopoli in cui si svolge l’azione. Proprio in uno di questi, una spread page che offre un panorama dell’intera città dall’alto, dà il meglio di sé la colorazione, vivace e sgargiante nelle sue tonalità fluorescenti.

La piccolissima casa editrice Space Between Entertainment presenta un fumetto per i più piccoli, che il curioso Simone Rastelli ha letto per noi.

Afterglow #1

Un mondo dopo una catastrofe, che forse fu solo un cambiamento, una bambina orfana, Lacey, cui la madre lasciò un libro di profezie, il suo gatto gigante che fa la cacca azzurra e una comunità che li ha accolti, ma che è diventata insofferente dei loro comportamenti.
Degli allarmi di Lacey, di come ha modificato la sua casa – per accogliere tutti quando cadranno le piogge acide, sostiene – e del fetore degli escrementi del gatto. Questi gli ingredienti miscelati e messi in scena nel debutto di Afterglow, serie creata da Pat Shandy, illustrata da K. Lynn Smith: un racconto per tutte le età, del quale, in questo primo numero, l’autrice delinea in maniera fluida lo scenario.
Il tratto della Smith è sintetico: uso economico dei dettagli, tanto nelle figure quanto negli oggetti e negli sfondi, ma comunque efficace nella resa dei personaggi. Lo è molto meno invece nella resa del movimento, in particolare delle scene d’azione – il che, purtroppo, rende di scarso impatto la fondamentale scena di scontro che chiude il prologo. Lo spazio  Le dominanti cromatiche scure portano sulla pagina un mondo senza colori e privo di spirito vitale: Lacey è l’unica che crea oggetti colorati – che passano per radioattivi -, così come sembra essere l’unica ad agitarsi, correre e alzare lo sguardo, in mezzo a una comunità che cammina e guarda a terra, convinta che niente più cambierà mai.
Racconto intrigante e di grande leggibilità, Afterglow appare un’ottima proposta per piccoli lettori.

Chiudiamo la carrellata con Valiant che fa debuttare Incursion, di cui ci parla Andrea Gagliardi.

Incursion #1

Incursion è la nuova serie-evento della Valiant sulla quale l’editore sembra voler puntare parecchio del suo futuro prossimo, tanto da affidarla a uno dei suoi scrittori di punta, Andy Diggle, affiancandolo ad Alex Paknadel, uno degli scrittori più promettenti del panorama USA.
La Terra vede incombere una minaccia di proporzioni apocalittiche: dal Deadside – l’Aldilà dell’universo Valiant – arriva l’Imperatrix Virago, divoratrice di mondi, che ha messo gli occhi su Tama, la giovane Geomante Terrestre protetta da Gilad il Guerriero Eterno.
Come succede quasi sempre negli albi di esordio, gran parte di questo primo numero è dedicato all’esposizione e alla presentazione di protagonisti e antagonisti; gli autori però evitano eccessivi didascalismi limitandosi a raccontare il necessario per il proseguimento della storia riuscendo anche a offrire una prima svolta decisiva alla trama generale.
C’è un’enfasi significativa nella presentazione del villain di turno che, pur avendo molto in comune con Galactus (c’è anche un araldo), si discosta dal personaggio Marvel per la lentezza e la crudeltà con la quale consuma i pianeti che la ospitano: il suo conflitto con la figura del Geomante si presta quindi a una lettura in chiave ambientalista dove Virago rappresenta la capacità umana di consumare irrimediabilmente la natura che la circonda.
La parte del leone la fanno le matite di Doug Braithwaite: un fitto tratteggio che non passa per la fase dell’inchiostratura e viene valorizzato dai colori calibratamente desaturati di José Villarubia e Diego Rodriguez. Il tratto iperrealistico del disegnatore britannico, sebbene un po’ rigido in alcuni punti e nella resa dei volti umani, illustra in maniera efficace e affascinante mondi e personaggi alieni rendendo tangibile l’atmosfera fantascientifica e futuribile della serie.
Il cliffhanger finale lascia con la giusta curiosità e con il desiderio di proseguire con la lettura.

Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.

Esclusive Comixology

Torna dopo qualche tempo d’assenza il consueto spazio gestito da Simone Rastelli alla ricerca delle esclusive pubblicate sulla piattaforma digitale Comixology.

Delver #1

Grotte, cunicoli, mostri e tesori: quella che inizia apparentemente come la trasposizione di  una campagna D’n’D si amplia rapidamente nella messa in scena di un mondo, con personaggi ricchi di personalità, relazioni e passato. Questo primo albo di Delver – serie firmata da MK Reed e C. Spike Trotman (testi), Clive Hawken (disegni) e Maarta Laiho (colori) per Iron Circus Comics, produzione Comixology Originals disponibile anche su Amazon Prime Reader – racconta la trasformazione di una piccola comunità che vive di agricoltura e pastorizia nei pressi dell’entrata di una sistema di caverne nel quale i cercatori di tesori (sono loro i delver, termine che significa letteralmente “scavatori”) si introducono col miraggio della ricchezza. I cercatori arrivano dai punti più disparati del mondo, portando vesti e abitudini curiose, animali bizzarri e storie. La piccola comunità si industria per arricchirsi, vendendo loro cibo e accoglienza, ma molti dei suoi equilibri vengono perturbati, mettendone in crisi i ritmi, le abitudini e infine le strutture portanti.
Di Delver colpiscono e attraggono il  respiro ampio della narrazione, l’abbondanza di elementi, la gestione dei vari registri espressivi  e la cura dei personaggi. Visivamente, Hawken e Laiho portano in scena un mondo solido, variegato e con una profondità data dalla suggestione di un passato, ci fanno godere della grande varietà di culture e fauna che fa letteralmente passerella davanti ai banchetti di leccornie e dà vita ai protagonisti grazie all’espressività dei volti e dei corpi.
L’ambizione che emerge è quella di un racconto corale, non tanto centrato su una qualche quest, ma sull’evoluzione e il confronto con il cambiamento. Grandi aspettative per i prossimi numeri.

Per questa puntata è tutto. First Issue torna tra due settimane, il 20 marzo 2019, con la puntata #43.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

 

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