First Issue #41: tra Diavoli scavezzacollo e Furie femminili

First Issue #41: tra Diavoli scavezzacollo e Furie femminili

Tante nuove serie al debutto nel panorama dei comics statunitensi, dal nuovo corso di Daredevil in casa Marvel Comics, all’esordio di “Female Furies” e “Wonder Twins” alla DC Comics, accompagnati da altre nuove uscite per le case editrici indipendenti.

Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States!In questa puntata #41 ci occupiamo delle novità uscite mercoledì 6 e 13 febbraio 2019.

Marvel Comics

Anticipato dalla miniserie settimanale in cinque parti Man without fear, a fare al contempo da collegamento e spartiacque tra vecchia e nuova gestione, arriva la nuova serie dedicata a Daredevil, di cui ci parla Andrea Gagliardi.

Daredevil #1

Con Daredevil #1 Chip Zdarsky e Marco Checchetto prendono le redini della vita di Matt Murdock dopo la difficile gestione di Charles Soule, controversa sia dal punto di vista della risposta di pubblico e critica – perlopiù negativa – che per la situazione in cui lo scrittore di Milwaukee ha lasciato il nostro eroe.
Quasi fosse una copia speculare made in Marvel di Batman, Matt Murdock sembra condannato all’infelicità perenne, come se solo un personaggio tormentato potesse riscuotere il plauso dei fan più accaniti (che non hanno ancora digerito il Daredevil solare di Mark Waid e Chris Samnee): Charles Soule e Phil Noto hanno quindi consegnato ai propri successori un eroe in uno strato di estrema prostrazione fisica e motivazionale.
Zdarsky, sebbene normalmente incline all’ironia, non si tira indietro e dà vita a un albo dal taglio cupo e, complice l’ingresso di un paio di nuovi comprimari interessanti, rimette in discussione la figura di Daredevil riproponendo la dicotomia legge/giustizia evidenziata dalle contraddizioni insite in un personaggio che è sia avvocato che vigilante fuorilegge.
All’interno di questa contraddizione si muove, con estrema difficoltà, il nostro protagonista; una difficoltà sia psicologica che fisica e che viene rappresentata visivamente da Checchetto con l’uso ricorrente del tema della gabbia: un’ombra che incombe sul nostro eroe simboleggiandone metaforicamente tutti i limiti della propria situazione attuale. Anche la resa del costume, non più uno spandex aderente che esalta la muscolatura dell’eroe ma una tuta ricca di grinze e pieghe, sottende uno stato di forma imperfetto, fallace, una difficoltà nell’essere sé stesso che viene evidenziata gradualmente nel corso delle ventidue pagine di questo primo promettente capitolo del nuovo Daredevil.

Debutto per la seconda miniserie legata all’evento mutante  Age of X-Man. DiNextGen #1 ci parla David Padovani.

Age of X-Man – NextGen #1

Ed Brisson e Marcus To mettono in campo la versione alternativa, calata nell’utopico (o distopico?) mondo dell’Era dell’X-Man, dei Nuovi mutanti, o ancora meglio di Generation X.
Nella Terra dove tutti sono mutanti e dove più nessuno è un semplice homo sapiens, il Summers Institute for higher learning, diretto da Warren Worthington III, è la casa delle nuove generazioni di mutanti che devono risiedervi per dieci anni della loro esistenza, studiando ed applicandosi in quattro discipline: ordine, agricoltura, medicina e storia.
In un mondo che dovrebbe essere un eden mutante, Brisson continua a instillare nel lettore la sensazione che tutto quello che sta leggendo sia solo un’apparenza, che nasconde una distopia terribile nella quale i mutanti sono finiti e il cui responsabile pare essere l’onnipresente X-Man, il Nathan Summers alternativo proveniente dall’Era di Apocalisse. Anche la scuola per giovani dotati assume i connotati di un istituto che sembra uscito dall’Unione Sovietica degli anni ’60 o ’70, in cui i ragazzi sono costretti all’apprendimento di una disciplina assolutistica e totalitaria.
Non tutti sono assuefatti al “sistema”, ma l’efficacia del racconto messo in campo da Brisson è proprio il procrastinarsi di una situazione non chiara, evidentemente “sbagliata”, anche se ancora è difficile capire in che cosa tale sbaglio consista.
I disegni di To sono classicamente supereroistici, aggraziati da un tratto realistico e da un buon storytelling e ravvivati dai colori di Jason Keith.

Dopo Wolverine e Hawkeye tocca a Star Lord ricevere il trattamento Old Man nella nuova miniserie Old Man Quill di cui ci parla Simone Rastelli.

Old Man Quill #1

Dopo Logan e Clinton Barton, la Marvel propone anche Peter Quill in versione Old Man, affidandone la gestione a Ethan Sacks (testi), Robert Gill (disegni) e Andres Mossa (colori). L’imperatore di Spartax arriva nelle Terre Desolate trascinato da vecchi compagni d’avventura, che lo recuperano dalla deriva esistenziale a cui si è abbandonato dopo la distruzione del suo pianeta da parte della Chiesa della Verità.
In questo primo albo che è totalmente introduttivo, si disegna lo scenario e il trauma del protagonista e si chiude con la visione delle Terre Desolate, versione distopica della Terra futura dominata dal Dottor Destino.
Efficace nella prima parte, chiusa con un picco di emozione che arriva dopo una sequenza bellica di grande fluidità, e precisa nella seconda, che recupera la miscela comico/avventurosa delle avventure dei Guardiani della Galassia, questo prologo si presenta come molto convenzionale e di lettura scorrevolissima e piacevole. La discontinuità fra le due sezioni è netta e Sacks la supera rapidamente, sacrificandone le potenzialità di approfondimento psicologico in favore della velocità di transizione.
La messa in scena di Gill e Mossa è ricca di dettagli, efficace nel dare espressività a ogni personaggio e nella resa degli ambienti. Nonostante la spettacolarità di alcune panoramiche, solo la chiusura si  concede una splash page, che ha il ruolo dell’alzata di sipario sullo scenario vero e proprio della serie. Le tavole sono costruite con grande varietà di equilibri e valorizzano le dinamiche dell’azione in corso senza mai perdere di leggibilità.
In conclusione, un lavoro che non mostra al momento particolari sottigliezze narrative, ma una confortevole solidità che sembra promettere di accompagnare il lettore in luoghi e situazioni a lui ben familiari.

Di seguito, le copertine delle altre novità Marvel.

DC Comics

Dopo che l’acclamata miniserie Mister Miracle di Tom King e Mitch Gerads ha riportato in auge i Nuovi Dei, arriva la miniserie dedicata alle Female Furies, il letale corpo d’azione tutto al femminile agli ordini di Darkseid. Ce ne parla Marco Marotta.

Female Furies #1

Con questa serie la scrittrice Cecil Castellucci si propone di offrire uno sguardo approfondito sulla vita e la società di Apokolips attraverso il punto di vista delle temibili Furie Femminili, in un tempo in cui queste non godevano ancora del prestigio attuale e Big Barda militava ancora tra le loro fila. Nel complesso il lavoro svolto è convincente, soprattutto a livello di caratterizzazione delle protagoniste. In particolare è lodevole l’approfondimento di Granny Goodness, vera protagonista e voce narrante dell’albo, che risulta essere un personaggio assolutamente credibile e sfaccettato.
Particolare enfasi viene poi riposta sull’esplorare quello che è il ruolo delle donne su Apokolips e i soprusi che devono affrontare in una società fortemente maschilista. Una tematica attuale e certamente interessante da esplorare in questa declinazione ma che viene sviscerata, a livello di sceneggiatura, in maniera un po’ troppo didascalica. Ciò finisce per compromettere il ritmo, rendendolo discontinuo, e rischia di far risultare a tratti pesante la lettura.
Il comparto artistico è curato da Adriana Melo (disegni) e Hi-Fi (colori). In generale i disegni sono funzionali ma non lasciano il segno, a causa di un tratto che lesina spesso sui dettagli e a un’eccessiva rigidità delle figure umane. Va però riconosciuta agli artisti la buona intuizione per quanto riguarda le sequenze di flashback, realizzate con un tratto più aspro e una colorazione più piatta e satura, uno stile che richiama alla mente il periodo degli anni ’80/’90.

Terzo titolo al via per l’etichetta Wonder Comics. Stavolta debuttano i Wonder Twins di cui ci parla David Padovani.

Wonder Twins #1

Dopo Young Justice e Naomi, la terza serie a esordire per l’etichetta Wonder Comics di B.M. Bendis è Wonder Twins, firmata da Mark Russell e Stephen Byrne, forse la serie che finora più centra l’obiettivo prefissatosi dallo stesso Bendis, creare un gruppo di testate supereroistiche indirizzate ai lettori adolescenti.
I gemelli alieni Zan e Jayna fecero il loro esordio negli anni ’70 nella serie animata di Hanna & Barbera I Superamici dedicata alla Justice League, prima di essere inglobati nell’universo fumettistico DC Comics negli anni ’90.
Russell cala i due fratelli nella realtà quotidiana dell’high school statunitense e imbastisce questa prima storia con tematiche prettamente adolescenziali, senza rinunciare all’anima supereroistica del racconto. Lo sceneggiatore dimostra una volta di più il suo eclettismo e il suo talento, creando una trama accattivante, ricca di cambi di scena e di dialoghi briosi. Russell è bravo a centrare l’animo giovanile dei due protagonisti e al contempo a calare icone supereroistiche quali Batman, Superman e Wonder Woman all’interno di dinamiche tipiche del mondo degli adolescenti, senza stravolgerne le caratteristiche.
I disegni di Byrne, vicini al realismo ma al contempo capaci di virare verso il cartoonesco per catturare nelle espressioni gli stati d’animo dei personaggi, contribuiscono alla riuscita di  questo numero d’esordio che sembra promettere una serie brillante, giovanile, leggera e interessante da seguire.

Di seguito, le copertine delle altre novità DC Comics.

Image Comics

Di seguito, le copertine delle novità Image Comics.

Editori indie

Dark Horse Comics presenta un nuovo titolo della collana Berger Books diretta dall’ex direttrice editoriale della Vertigo Karen Berger. Di The girl in the bay #1 ci parla Simone Rastelli.

The Girl in the Bay #1

New York, aprile 1969: Catherine Angela Sartori ha diciotto anni e, al termine di una serata di chiacchiere e acido, viene accoltellata e gettata nelle acque della Sheepshead Bay. Forse muore, forse semplicemente scivola in un altro mondo o in un sogno pre-mortem, fatto sta che la seguiamo, accompagnati dalla sua voce narrante, dopo che è riemersa sana e salva, senza traccia alcuna di ferite, nella New York del 2019.
J.M DeMatteis costruisce questa vicenda con toni onirici che Corin Howell (disegni) e James Devlin (colori) visualizzano con un approccio realista: costruiscono spazi verosimili e corpi dotati di fisicità plastica e restituiscono quindi la dissonanza che domina la percezione della protagonista: massima concretezza sensoriale (Catherine “sa” di  essere viva) e assoluta incoerenza di ciò che scopre.
Il ritmo è pacato e senza soste, e le molte tavole costruite con vignette che occupano l’intera striscia trasmettono la sensazione di una discesa continua e scivolosa nel nonsenso di un sogno; Catherine si muove in questo mondo fuori sesto con un crescente disorientamento, che diventa paura e incredulità nei momenti di scoperta e agnizione. In queste occasioni, la mimica si fa enfatica e la tensione si incrina per l’eccesso teatrale.
Il primo albo di questa miniserie prevista in quattro numeri, accumula misteri, ma resta debole nella caratterizzazione della protagonista: un paradosso, viste le numerose tavole dedicate a raccontarne la biografia, che stende sul racconto una patina da anni ’50 del secolo scorso e ne diminuisce grandemente l’impatto.

Dynamite Entertainment fa debuttare la nuova serie dedicata all’eroina howardiana Red Sonja: ce ne parla Federico Beghin.

Red Sonja #1

Dimenticate la Red Sonja tutta curve, solo in minima parte nascoste da una succinta armatura, dimenticate la guerriera carismatica e istintiva: quella presentata dallo sceneggiatore Mark Russell in The coronation, primo capitolo del nuovo rilancio dedicato all’eroina creata originariamente da Robert E. Howard, è una donna in fuga e demoralizzata a causa di un’esperienza negativa da poco conclusa.
Di ritorno nelle desolate terre di Hyrkania, dopo essere stata costretta a lottare, Sonja si ritrova, stupita tanto quanto il lettore, al centro di un affascinante colpo di scena. I suoi ragionamenti sono resi manifesti da didascalie secche e precise, che illustrano le lezioni di tattica militare apprese durante le sue ultime peripezie, mostrate in un flashback utile per consentire anche al pubblico meno esperto di familiarizzare con lo scenario e la protagonista. Se la sua voce fluisce raramente, quelle dell’antagonista e di alcuni comprimari giungono forti e chiare: è interessante notare come i personaggi parlino seguendo registri diversi a seconda della categoria sociale alla quale appartengono.
Tra battute caustiche, opportunamente inserite in un contesto che mescola violenza e ironia, e lucide analisi delle dinamiche imperiali, i miseri e i potenti si muovono nei paesaggi sporchi e nei saloni sfarzosi, allegorie di una distribuzione della ricchezza tutt’altro che equa.
Meglio riusciti dal punto di vista estetico appaiono proprio i luoghi e le persone più umili, fortemente caratterizzati dall’ocra scelto dalla colorista Dearbhla Kelly e dal tratto graffiato di Mirko Colak. Molti segni solcano i volti dei poveri, mentre il viso di Red Sonja è spesso coperto dai capelli o oscurato dalle ombre. Più degli sconfinamenti dalla gabbia, che mettono in risalto la traiettoria di una freccia o una caduta da cavallo, colpiscono alcune soluzioni registiche, quali le frequenti inquadrature di spalle della protagonista e la volontà di mettere in risalto, durante i combattimenti, il bersaglio del colpo e non l’esecutore.

Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.

Per questa puntata è tutto. First Issue torna tra due settimane, il 5 marzo 2019, con la puntata #42.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

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