Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica bisettimanale de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! Allacciate le cinture e preparatevi a un nuovo viaggio nel variegato e produttivo mondo del fumetto americano: ecco a voi un’ampia panoramica delle nuove uscite del 7 e del 14 giugno.
Marvel Comics
Ritmo di due nuove uscite settimanali per la Casa delle Idee. Il 7 giugno ha debuttato la nuova serie regolare dedicata a uno dei mutanti storici, Bobby Drake a.k.a. Iceman. Scritta da Sina Grace – autore di Self-Obsessed e Not my bag per la Image Comics e disegnatore di quel piccolo successo che fu qualche anno fa la serie The Lil’ Depressed Boy scritta da Shaun Steven Struble – per i disegni dell’italiano Alessandro Vitti e i colori di Rachelle Rosenberg, la serie si concentra sull’Uomo Ghiaccio adulto e non la sua controparte giovane introdotta da Bendis su All New X-Men qualche anno addietro e protagonista dell’outing sulla sua omosessualità (All New X-Men #40). Un primo numero in cui lo sceneggiatore pone subito l’attenzione sulla sfera privata del mutante, svolgendo un gran lavoro sui personaggi e le interazioni di Bobby Drake con la sua famiglia. Da segnalare un Alessandro Vitti in grande forma, dal tratto mai così definito e dettagliato.
Continuano anche le uscite legate a Secret Empire. Mentre la saga principale continua la sua corsa, arrivata al momento alla quarta uscita, e sulle varie serie mensili iniziano a uscire i soliti tie-in di rito, il 7 e il 14 giugno sono usciti rispettivamente Secret Empire – Brave New World #1 e Secret Empire United.
La prima è una miniserie antologica, scritta e disegnata da vari autori, che si concentra a ogni uscita sulle gesta e le conseguenze della nuova dittatura Hydra nelle vite di vari eroi. Il numero di esordio contiene tre storie dedicate agli Invasori, a Giant-Man e a Gwenpool: soltanto la prima, con al centro il personaggio di Namor, pare al momento una necessaria lettura per una comprensione dei fatti che vengono portati avanti nella saga principale.
Secret Empire United si concentra invece sugli eventi che avvengono a New Tian, il protettorato sulla costa occidentale degli ex Stati Uniti che Steve Rogers ha deciso di concedere alla popolazione mutante, a patto che resti neutrale e si disinteressi di ciò che il regime dittatoriale dell’Hydra sta facendo.
Scritto da Jim Zub, con disegni di Ario Anindito e colori di Java Tartaglia, lo one shot è interessante soprattutto perché continua a esplorare l’astuzia politica di Steve Rogers, inserendosi nel solco caratteriale che Nick Spencer ha costruito per il personaggio nell’ultimo anno di storie.
Il 14 giugno ha fatto il suo debutto anche la nuova serie dedicata ai Defenders che, come ci racconta Emilio Cirri nella sua recensione, del gruppo originale hanno soltanto il nome.
E venne un giorno, un giorno diverso da tutti gli altri, in cui Marvel e Netflix unirono le proprie forze per creare un gruppo mai visto: i Difensori! Dite che il nome non vi è nuovo? No, non parlo dello strambo gruppo formato dal Dottor Strange, Namor, Hulk e Silver Surfer creato dai leggendari Roy Thomas e Ross Andru. I nuovi difensori si muovono per le strade di New York e sono diretta emanazione della collaborazione tra Marvel e Netflix, questa volta con il colosso dell’online streaming a dettare le linee guida: Daredevil, Iron Fist, Luke Cage e Jessica Jones si ritrovano ad affrontare un redivivo (ancora non si sa come) Diamondback. Un titolo su cui la Marvel punta molto, tanto da coinvolgere il team della recente Civil War II. Buone notizie? Purtroppo no, pochi motivi per stare allegri: la storia, iniziata nell’albo rilasciato per il FCBD, risulta confusa vista la scarsità di informazioni e un ritmo narrativo convulso e spezzettato. Brian Michael Bendis offre l’ennesima prova appannata di questi anni, fallendo laddove era sempre riuscito a tirar fuori il meglio di sé, ovvero i dialoghi tra personaggi urbani. Battute fiacche e senza spunti, un boccone rimasticato più e più volte che ha perso ogni gusto, con caratterizzazioni isteriche e spesso contraddittorie. A tirare un po’ su l’albo, i disegni del buon David Marquez: nonostante l’uso spropositato del digitale (come fatto notare da Andrea Fornasiero su Fumettologica.it) e di alcuni riferimenti fotografici per ricalcare i volti degli attori delle serie TV (in particolare Colter), l’artista riesce a dare movimento all’albo e a conferire emozioni ed espressività ai malcapitati personaggi.
Esordio anche per la nuova testata del mondo di Star Wars dedicata a Darth Vader: l’ha letta per noi Federico Beghin.
“Tanto tempo fa…“: l’incipit dei film di Star Wars è come un mantra e non può mancare all’inizio di The chosen one, il primo capitolo del rilancio fumettistico dedicato a uno dei villain più amati di sempre. Charles Soule si collega alla conclusione della pellicola La vendetta dei Sith, presentando un redivivo Anakin, d’ora in poi Darth Vader, pronto a riversare il proprio dolore nella lama della sua futura spada laser. In questo numero, infatti, sono precisate le caratteristiche dell’arma Sith per eccellenza, il cui colore cremisi dipende dallo stato d’animo di chi la impugna.
Soule costruisce la narrazione attorno ai dialoghi tra l’Imperatore e il suo discepolo, alle manifestazioni di consenso verso il nuovo ordine e all’abilità di Vader nelle vie del Lato Oscuro. Terminata la lettura resta poco: le informazioni, non del tutto inedite, sulle spade laser e le riflessioni sulla conoscenza e l’oscurantismo snocciolate da Palpatine. Il volto di quest’ultimo, evidentemente corrotto dal potere, viene raffigurato alla perfezione dal tratto spesso e spigoloso di Giuseppe Camuncoli, meno a suo agio nel disegnare il corpo, qui poco imponente ma legnoso, di un Signore Oscuro che comunque risalta nel contrasto con gli sfondi resi luminosi da David Curiel.
Completa il sommario un breve racconto umoristico, affatto pretenzioso e forse proprio per questo motivo divertente, scritto da Chris Eliopoulos e disegnato con segno arrotondato da Jordie Bellaire. Protagonista è sempre Darth Vader, colto mentre elimina i sottoposti rei di averlo deluso.
DC Comics
In casa DC Comics è arrivato finalmente il tempo di iniziare a preparare la strada per l’evento estivo Dark Nights: Metal orchestrato da Scott Snyder e dai più importanti disegnatori attualmente sotto contratto con l’editore, tra cui John Romita Jr e Greg Capullo, oltre al solito Jim Lee. Il 14 giugno è uscito lo one-shot Dark Days: The Forge di cui ci parla Andrea Gagliardi.
The Forge è il primo dei due prequel (il 12 Luglio uscirà Dark Days: The casting) dedicati al prossimo evento in casa DC Comics.
Per cominciare con il piede giusto la casa editrice di Burbanks ha pensato bene di mettere in campo i grossi calibri del proprio parco autori: abbiamo così Scott Snyder e James Tynion IV ai testi e Jim Lee, Andy Kubert e John Romita Jr. ai disegni. Se l’obiettivo dell’albo era quello di creare eccitazione e attesa per Metal, si può dire che sia stato centrato perfettamente. L’albo è un ciclopico trailer nel quale vediamo incrociarsi le storyline di tre personaggi differenti: Hawkman (giacché “metal” si riferisce al metallo Nth che dona i poteri all’alter ego di Carter Hall), Lanterna Verde (Hal Jordan) in missione per i Guardiani di Oa e, ovviamente, Batman che sembra nascondere ben più di un segreto.
Cercare di parlare della storia senza dare indebite anticipazioni è un’impresa non da poco, ci sono rivelazioni ogni due pagine e si tratta sempre di accadimenti potenzialmente cardine per il futuro del DC Universe.
Una delle regole non scritte della DC Comics è che ogni volta che il DCU è scosso nelle sue radici più profonde, il personaggio di Hawkman cambia di conseguenza. In questo caso Hawkman dovrebbe essere morto alla fine della recente miniserie intitolata Death of Hawkman ma il Carter Hall che vediamo in The Forge non sembra essere quello della recente continuity post-Flashpoint.
Il lettore occasionale potrà essere frastornato dalla quantità di riferimenti alla continuity, in special modo alla run su Batman di Snyder e Greg Capullo, e non coglierà le decine di citazioni e riferimenti a volte parecchio oscuri, ma si percepisce comunque l’atmosfera del grande evento alle porte.
I tre disegnatori “ingombrano” le (belle) tavole con le loro personalità dando alla luce un albo dove il contrasto tra gli stili tende a frammentare il ritmo della narrazione: il tratto descrittivo di Jim Lee stride con quello più essenziale di Kubert e Romita Jr. e, contemporaneamente, il layout più libero e pieno di inserti di Kubert mal si accompagna con quello più ordinato degli altri due.
Sintetizzando si può dire che abbiamo un ottimo albo introduttivo, importante ed entusiasmante, ma che trova i suoi punti di forza nei legami esterni alla storia più che alla qualità intrinseca della stessa.
Sono iniziati anche a uscire gli albi speciali dedicati allo strambo crossover tra i supereroi DC e i personaggi dei cartoni animati Looney Tunes. Il 14 giugno è stata la volta di Martian Manhunter/Marvin The Martian Special e di Legion of Super-Heroes/Bugs Bunny Special.
Il primo, scritto da Steve Orlando e Frank J. Barbiere per i disegni di Aaron Lopresti mette a confronto i due alieni provenienti da Marte dei rispettivi universi. La storia principale, dal taglio semicomico è surclassata, almeno a livello grafico, dalla back up story che ha sempre per protagonisti gli stessi personaggi e che è scritta da Jim Fanning per i disegni in classico stile Looney Tunes di John Loter.
La Legione dei Super-Eroi si trova invece alle prese con il coniglio più famoso dei cartoni animati, stavolta in versione Superman, in una storia di Sam Humpries per i disegni di Tom Grummet, molto efficace nella resa delle strambe espressioni di Bugs Bunny e troppo legato al suo stile “John Byrne dei poveri” nelle tavole con protagonisti i Legionari. La back up story dell’albo porta invece la firma di Juan Manuel Ortiz come autore unico.
La Legione è protagonista anche della nuova miniserie dedicata al Batman del compianto Adam West, scomparso da pochi giorni e celebrato da moltissimi fan. Batman ’66 meets the Legion of Superheroes firmata dai fratelli Lee e Mike Allred è un fumetto assurdo nel quale gli autori rendono un omaggio originale e rispettoso alla serie televisiva cult per antonomasia.
Ultima segnalazione per la casa editrice di Batman riguarda l’ennesimo albo speciale dedicato ai festeggiamenti dei 75 anni di Wonder Woman e legato alla pellicola dedicata all’Amazzone nelle sale dall’inizio di giugno.
Wonder Woman – Steve Trevor di Tim Seeley e Christian Duce si concentra sull’approfondimento del rapporto tra Diana e il soldato americano e alla sua evoluzione nel corso degli anni.
Image Comics
Ricche di uscite le ultime due settimane per la Image Comics. Iniziamo con The Bullettproof Coffin – Thousand Yard Stare, one shot che il 7 giugno ha chiuso le vicende della serie nata nel 2012 dalla mente di David Hine e le matite di Shaky Kane: un finale in linea con la folle, disturbante, metafumettistica serie che avrebbe meritato molta più attenzione in passato. Una fine sanguinosa e inevitabile, una storia delirante realizzata da matite espressive e squisitamente pop. La buona notizia è che probabilmente Shaky Kane tornerà presto con una serie creator owned.
È tempo anche per la nuova creazione di uno dei pilastri del fumetto statunitense, Howard Chaykin: il 7 giugno ha debuttato United States of Hysteria di cui si è occupato il nostro Simone Rastelli.
Introdotto da un’inquietante copertina – una figura femminile che indossa un niqab con i colori della bandiera USA, immersa in uno sfondo di un arancione caldissimo, sotto il titolo avvolto nei detriti di un’esplosione, United States of Hysteria ci consegna uno scenario frammentato nel quale ogni evento e voce sembra annegare nel rumore di fondo dell’enorme quantità di informazioni disponibile. Howard Chaykin accumula nove scene in ventidue tavole e mantiene sempre uno sguardo dalla visuale molto stretta sugli avvenimenti. Risultato: abbondanza di dettagli, ma nessun disegno o prospettiva che li metta in ordine e dia loro senso. Tutto passa davanti ai nostri occhi senza indicazione alcuna di che cosa sia importante e che cosa no; impossibile discriminare il segnale dal rumore, il racconto finisce per trasmettere ansia ma non tensione. L’assenza di una modulazione nel tono comunica un senso di saturazione costante, che finisce per assuefare senza appassionare. Il contrasto fra quantità di cose e scarsità di schemi è amplificato dalla fisicità di corpi e volumi e dall’abbondante uso di primi e primissimi piani: pochissimi i vuoti, quasi a indicare l’assenza di spazio per riflettere.
Alla fine un cliffhanger sembra iniziare a tirare qualche filo dei tanti lasciati pendere fin lì, ma è presumibilmente solo l’inizio della storia vera e propria, della quale questo primo capitolo presenta giusto scenario e personaggi.
Il 14 giugno ha fatto il suo ritorno anche il mondo di Bitch Planet con Bitch Planet Triple Feature #1, al cui interno ospita tre racconti firmati da Cheryl Lynn Eaton, Andrew Aydin e Conly Lyons per i disegni di Maria Frohlich, Joanna Estep e Craig Yeung e la copertina a firma di Valentine DeLandro. Oltre alle storie, spazio in coda all’albo a saggi critici e a un’ampia sezione con le missive dei lettori.
Kill the Minotaur #1 è l’esordio di una serie legata alla mitologia greca, che ha letto per noi Marco Marotta e della quale ci parla di seguito.
Chris Pasetto e Christian Cantamessa sono i due autori di questa reinterpretazione del mito del Minotauro, l’abominevole figlio metà uomo e metà toro del re di Creta Minosse. La storia imbastita dai due autori, se da un lato si prende qualche libertà rispetto al mito greco (evidente, per esempio, nel ruolo riservato al personaggio di Dedalo), appare comunque solida e riesce a catturare l’interesse del lettore. Lo fa grazie a una sceneggiatura dallo stile asciutto e lineare ma che non manca di ravvivarsi con qualche colpo di scena particolarmente crudo e sanguinolento, sebbene in linea di massima piuttosto prevedibile.
Riusciti sono anche i vari personaggi, i quali, nonostante appaiano ancora un po’ grezzi e in divenire dal punto di vista della profondità (comprensibile, trattandosi solo del primo numero), presentano comunque delle sfumature caratteriali decisamente convincenti che gli autori avranno certamente modo di sviluppare e approfondire ulteriormente nel corso della serie. Leggermente meno efficaci i dialoghi, in particolare l’impiego di alcune espressioni del parlato moderno che stonano un po’ con il setting ellenico antico.
I disegni sono realizzati da Lukas Ketner e convincono grazie a un tratto frenetico con cui l’artista riesce a infondere grande espressività ai personaggi e all’estrema dovizia di dettagli presente in ogni vignetta. Chiude il quadro la colorazione di Jean-Francois Beaulieu che richiama efficacemente le atmosfere esotiche della penisola greca.
Infine, da segnalare l’uscita dell’ennesima miniserie horror scritta da Steve Niles. Winnebago Graveyard #1, disegnato da Alison Sampson, segue le peripezie decisamente orrorifiche di una famiglia in vacanza in giro per gli Stati Uniti.
Dark Horse Comics, Valiant Comics e Dynamite Entertainment
La casa del Cavallo Nero ha fatto esordire il 14 giugno la nuova miniserie scritta da Brian Wood. L’autore riporta in scena il suo personaggio Isaac Briggs e la Briggs Land, il territorio selvaggio nel cuore degli USA che ospita il più grande movimento secessionista antigovernativo statunitense. Briggs Land: Lone Wolves #1 (di 6) vede ai disegni Mack Chater e ai Lee Loughridge, mentre è già notizia diffusa che Wood stia adattando la sua creazione per il canale televisivo AMC TV.
Valiant Comics ha fatto uscire lo speciale Rai – History of the Valiant Universe, terzo one shot in una serie di quattro che celebrano le più famose storie della Valiant. Stavolta Rafer Roberts e Francis Portela festeggiano i venticinque anni di vita di Rai in una sorta di mini compendio che ripercorre dall’antichità al futuro i principali avvenimenti dell’universo Valiant, in verità in maniera un po’ noiosa e didascalica, anche se i disegni restano di elevata qualità come sempre.
Molto ricco il panorama delle uscite di Dynamite Entertainment. Iniziamo con l’adattamento ufficiale a fumetti della famosa saga fantasy di George R. R. Martin. Game of Thrones – Clash of Kings #1 vede Landry Quinn Walker ridurre il testo letterario di Martin per i disegni di Mel Ruby.
Debutta anche Mighty Mouse #1 di Sholly Fisch e Igor Lima, testata che riporta in auge un supertopo, personaggio a cartoni animati famosissimo negli anni ’40. Un primo numero un po’ lento e con un finale prevedibile, ma che presenta spunti interessanti.
Nell’ambito del rilancio degli eroi della Gold Keys, Kyle Higgins presenta in Magnus #1 la nuova incarnazione del personaggio Magnus, questa volta nella veste femminile di psicologa robotica e, suo malgrado, cacciatrice di androidi in un giallo fantascientifico dalla narrazione frizzante arricchita dai disegni cupi e realistici di Jorge Fornes.
Debutta anche il crossover tra Vampirella e i Kiss. Kiss Vampirella #1 di Christopher Sebela e dell’italiana Annapaola Martello presenta l’inizio di una storia ambientata nel 1974, periodo di massimo fulgore della storica band della musica rock statunitense.
Arriviamo poi all’esordio più inaspettato di questa puntata, Gwar Orgasmageddon #1, forse l’albo più sorprendente del mese, almeno per chi ama il gore, il nonsense e l’esagerazione: i testi sboccati di Matt Maguire (il corista della band statunitense noto come Sawborg Destructo) e Matt Miner sono portati in vita dal tratto cartoonoso e coloratissimo dello stesso Maguire, Jonathan Brandon Sawyer e Marissa Lousie. Un albo oversize che riprende perfettamente i testi e le atmosfere della band satirica metal statunitense.
Chiudiamo la “sfilata” della scoppiettante Dynamite con Dresden Files – Dog Men #1 che vede il ritorno nelle pagine dei fumetti della saga letteraria di fantasy contemporaneo di Jim Butcher, che stavolta scrive per i disegni di Diego Galindo.
Aftershock Comics, Boom! Studios, Fantagraphics, Titan Comics & Co.
Ancora una volta ricco di nuovi esordi il sottobosco degli editori indipendenti.
Il 7 giugno Aftershock Comics ha fatto uscire Babyteeth #1, serie di Donny Cates e Garry Brown e che appare interessante nelle premesse della storia: la protagonista è una sedicenne incinta, supportata nella sua decisione di tenere il bambino dalla famiglia. Peccato che la creatura che porta in grembo si preannunci essere l’Anticristo e si chiami Clark (“Come Superman”, ammette la madre stessa). Ritmo veloce e disegni cupi ed espressivi per un fumetto che potrebbe offrire più di quello che fa vedere in questo primo numero.
Sempre per Aftershock arriva anche Jimmy’s Bastards #1, nuova serie di Garth Ennis e Russ Braun, una divertente, spericolata ed esagerata parodia delle avventure di James Bond, con protagonista una spia per niente politicamente corretta e molto libertina. Un inizio tipicamente (forse troppo?) ennisiano, con dialoghi estremi e uno storytelling tagliente, esaltati da una grande prova dell’espressivo Russ Brau.
Boom! Studios presenta la nuova fatica di Cullen Bunn: The Unsound #1, horror ambientato in un manicomio e disegnato da Jack Cole. Bunn è forse uno dei migliori autori horror del mainstream statunitense, e lo dimostra con una vicenda che crea inquietudine e tensione fino all’ultima pagina, nonostante la scelta di una location non originale. I disegni di Cole sono perfetti per creare un’atmosfera di terrore strisciante, grazie a un tratto mai definito e crepitante.
Action Lab. Entertainment fa esordire Kid Sherlock #1, di Justin Phillips e Sean Miller che all’apparenza pare destinata a un pubblico di giovani lettori, ma che appare interessante per i disegni e per la declinazione in versione “scuola primaria” del mito di Sherlock Holmes.
Lion Forge continua con la sua grande operazione Catalyst e porta sugli scaffali Accell #1, dove troviamo l’esordio di un supereroe dotato di supervelocità che mette in pericolo la sua vita ogni volta che attiva i suoi poteri. Un primo numero che viaggia ad alta velocità, ma che non offre nessun guizzo particolarmente interessante, risultando troppo di maniera e smaccatamente ispirato alle mode anni ’90, tanto da far pensare a un omaggio non molto riuscito da parte degli autori Joe Casey e Damion Scott.
Titan Comics il 14 giugno ha presentato Normandy Gold #1, di Alison Gaylin e Megan Abbott ai testi, con Steve Scott ai disegni. Serie di stampo spionistico al femminile ambientata negli anni ’70 che non brilla per originalità, ma che convince per qualità di scrittura, solida e dal buon ritmo. Disegni eleganti e sensuali grazie a un ottimo gioco di chiaroscuri, ma a volte troppo statici.
Chiudiamo questa sezione con Fantagraphics che presenta la sua nuova serie dedicata al fumetto supereroistico. Emilio Cirri ha letto per noi All Time Comics: Atlas #1.
Attenzione criminali, i supereroi della Fantagraphics stanno arrivando, e vi sentirete subito negli anni ’60! Va bene, questa frase contiene qualcosa che non torna: Fantagraphics e supereroi? Ebbene sì, anche la questa casa editrice si è lanciata nel mondo degli albi di supereroi, ma facendolo a modo suo.
All Time Comics: Atlas è uno dei tre numeri uno lanciati dalla casa editrice statunitense e ha per protagonista Atlas, il campione potenziato dall’antimateria che deve combattere un complotto governativo segreto e che ha solo un nemico… la paura stessa.
Un fumetto bislacco ed estremo nato dalla mente di Josh Bayer e Banjamin Marra (autore dell’altrettanto folle Terror Assaulter O.M.W.O.T.), che getta il lettore in una vicenda senza inizio e senza fine, una avventura densa di eventi che si rifà completamente ai fumetti anni ’60, omaggiandoli e al tempo stesso trasfigurandoli, miscelando ingenuità, violenza gore, dettagliate didascalie e balloon di pensiero grotteschi. Insomma un fumetto contemporaneo che sembra essere arrivato da un tempo lontano.
Lo stile di scrittura di Bayer è volutamente retrò e a tratti ostico per chi è abituato alla narrativa moderna, così come i disegni di Marra: l’artista distorce fino all’esasperazione prospettive, anatomie ed espressioni dei personaggi, utilizza colori accesi e lisergici, applica retini ed effetti invecchianti, tutto per esagerare (a volte esasperare) l’effetto sixties. A chiudere l’albo, una recensione di Al Milgrom, veterano dei comics e pilastro fondamentale di questo interessante, a tratti enigmatico progetto.
Comixology
Eccoci all’appuntamento del nostro Emilio Cirri con le esclusive Comixology, che ancora una volta ha presentato molti numeri 1 digitali.
Tra i meno riusciti, Hellbourne di B. Alex Thompson, Jethro Morales e Rowel Roque e Antichrist di James Mascia e Osiris Junior: storie viste e riviste di demoni e fine del mondo per disegni a tratti amatoriali.
Leggermente meglio Haunted di Robert Lefevbre e dell’italiano Giacomo Ganduglia: sebbene la storia appaia confusa, i disegni stilizzati ed energici (sebbene non privi di difetti) di Ganduglia offrono un po’ di brio a questo primo numero.
Interessante invece lo splatter-thriller Shed della Sabotage Industries: sebbene la storia di Ken Spevergav e Obie Scott Wade parta in maniera criptica e confusa, l’albo ha un grande impatto grafico grazie ai disegni dettagliati di Steve Beach, abilissimo nell’uso del tratteggio per definire anatomie e volumi.
Piacevoli sorprese The Savage Swine di Lorenzo Daina Palermo e Kowa di Rich Bernatovech: due storie adatte a un pubblico di giovani e giovanissimi che condividono la medesima struttura del romanzo di formazione e d’avventura, nonché uno stile di disegno morbido e raffinato, in particolare quello di Palermo che sembra inspirarsi a grandi classici del fumetto di avventura franco belga.
Infine, il notevole Fanghold di Brian Lynn Middleton, un racconto dalla tipica struttura della quest fantastica ambientato in un mondo cupo e malinconico, rappresentato con un tratto sintetico e minimale ma molto espressivo.
Chiudiamo con una piccola appendice alle proposte di Emilio Cirri, firmata da Simone Rastelli che ha letto Amazing Age #1 della Alterna Comics, firmato da Matthew David Smith, Jeremy Massie e i colori di Christine Brunson.
Racconto di un terzetto di amici di infanzia, Sam, Mike e Violet, che l’adolescenza e le vicende individuali hanno (forse) allontanato e che una sbalorditiva (Amazing!) irruzione del fantastico nelle loro vite avvicina di nuovo. Sam da bambino disegnava fumetti di supereroi, le avventure di un supergruppo di cui lui e i suoi due amici facevano parte. Improvvisamente, quel mondo immaginario sembra averli rapiti. Smith, Massie e la Brunson raccontano con agilità e sensibilità (quella che si annuncia come) una tipica vicenda di passaggio attraverso l’adolescenza. Colpisce la resa dei personaggi attraverso una grande economia di segni e parole, nella quale ogni elemento è ridotto all’essenziale, ma riesce a comunicare emozioni e sensazioni. Siano i volti o i paesaggi o anche l’iniziale sequenza di “tipica battaglia” supereroica”, la semplicità (apparente) non e mai semplificazione. Miniserie in cinque numeri, da tenere d’occhio.
Anche stavolta siamo arrivati alla fine: prossimo appuntamento il 5 luglio con, guarda caso, la quinta puntata nella quale ci concentreremo sulle uscite del 21 e 28 giugno.
Stay tuned!