Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! La trentanovesima puntata che si occupa delle novità uscite mercoledì 9 e 16 gennaio 2019.
Marvel Comics
Con la pellicola a lei dedicata in arrivo al cinema il prossimo marzo e dopo la miniserie The life of Captain Marvel conclusasi alla fine del 2018, arriva la nuova testata dedicata a Carol Danvers, di cui ha letto per noi il numero di esordio Federico Beghin.
“Always get up” pensa Carol Danvers nell’apertura in medias res del primo capitolo della sua nuova serie regolare. Oggi conosciuta come Captain Marvel, la donna per metà terrestre e per metà Kree in passato ha avuto altri nomi di battaglia, ma soprattutto ha affrontato tanti problemi, quali l’alcolismo e la recente faida con Iron Man, riuscendo sempre a rialzarsi e a ripartire.
Proprio di una ripartenza ci parla Kelly Thompson, la sceneggiatrice scelta dalla Marvel Comics per rilanciare la supereroina alla quale è dedicato il film in uscita a primavera. Dopo essere stata a lungo nello spazio per difendere la Terra dalle minacce cosmiche, dopo aver momentaneamente appeso il costume al chiodo per assistere il fratello in difficoltà, Carol è pronta a tornare in azione portando il proprio contributo individualmente e insieme agli Avengers.
L’esordio della nuova testata, pur ricollegandosi a eventi narrati in precedenza da altri autori, è adatto anche ai nuovi lettori, poiché tutto viene rapidamente spiegato nel dipanarsi della trama. Thompson fa interagire Captain Marvel con altri eroi, con l’intento di mettere in evidenza le caratteristiche della protagonista: se Jessica Drew (alias Spider-Woman) è loquace e ironica, Tony Stark è il solito istrionico egocentrico dal cuore grande e Rhodey (un tempo War Machine) è propositivo e genuino, Carol dal canto suo è spesso seria e secca nelle risposte, ricerca la normalità e tenta di mantenere un basso profilo, innesca automaticamente un atteggiamento difensivo e con fatica manifesta le proprie emozioni.
Così, più della presenza di un villain misogino e dell’accenno a un probabile ruolo di mentore per Cap, si rivela interessante il lavoro di costruzione svolto sul personaggio principale che occupa buona parte dell’albo fino a un colpo di scena spiazzante e affascinante.
Ad affiancare la sceneggiatrice statunitense troviamo la disegnatrice spagnola Carmen Carnero che, anche grazie alla colorazione luminosa di Tamra Bonvillain, mette in risalto le diverse personalità presenti nel fumetto, prestando attenzione a differenziare le fisionomie e le espressioni facciali. Sul volto di Carol raramente compare un sorriso, più spesso affiora la tensione, mentre Jessica e Tony appaiono più enfatici nelle loro reazioni. Sia le due scene d’azione che le lunghe sequenze di dialogo godono di un tratto morbido e dinamico e, in particolare, di una buona regia: nel primo caso la gabbia è versatile e prevale la dimensione verticale, nel secondo l’orizzontalità e un’organizzazione più schematica delle vignette sono predominanti.
Arriva anche il ritorno sugli scaffali per lo storico antologico della Casa delle Idee, Marvel Comics Presents.
Ha letto il primo numero di questa nuova incarnazione David Padovani.
Lo storico antologico Marvel Comics Presents riprende la sua corsa con un nuovo #1 contenente tre storie con protagonisti rispettivamente Wolverine, Namor e Captain America, le prime due accomunate da una simile ambientazione storica e temporale, laddove invece le avventure del Submariner e del discobolo si legano a due temi, Marvel Age e Marvel Spotlight su cui ritorniamo più sotto.
Charles Soule (testi), Paulo Siquera (disegni), Oren Junior (chine) e Frank D’Armata (colori) portano in scena la prima parte di The Vigil, storia che mischia magia, occultismo e nazisti e che ci presenta un giovane Logan nei panni di un soldato alleato in Francia. Inizio introduttivo ma ben sceneggiato, che invita a proseguire la lettura nei prossimi numeri e che ha nella parte grafica il suo punto di forza con le tavole di Siquera e Junior che per segno e impostazione richiamo alla mente le storie horror di artisti come Richard Corben, Bernie Wrightson e Kelly Jones. La colorazione dai toni oscuri è altrettanto efficace a ricreare un’ambientazione oscura e pericolosa.
Greg Pak (testi), Tomm Cocker (disegni) e Michael Garland (colori) raccontano in War’s End un’inedita avventura di Namor nei mesi finali del secondo conflitto mondiale. La storia fa parte dell’operazione Marvel Age, con cui la Casa delle Idee ha intenzione di legare i suoi personaggi a eventi storici realmente accaduti.
Il Submariner – che durante la Seconda Guerra Mondiale – combattè al fianco degli Alleati, si trova dunque a confrontarsi con la decisione statunitense di usare due testate atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Una storia dai troni tragici, con una bella caratterizzazione di Namor da parte di Pak e con disegni dal tratto oscuro e nervoso che si accoppiano benissimo ai colori freddi e quasi irreali dei paesaggi giapponesi devastati dagli ordigni atomici.
Ann Nocenti (testi), Greg Land (disegni), Jay Leisten (chine) e Frank D’Armata (colori) mettono sotto i riflettori di Marvel Spotlight Captain America, in First Ride, una storia non di supereroismo bensì di confronto tra l’eroe e la quotidianità, portata avanti dai bei dialoghi scritti dalla Nocenti. Purtroppo, come spesso accade, i disegni di Greg Land – seppur ineccepibili dal punto di vista anatomico – si ammantano di un’aurea patinata da rivista di moda che stona con l’ambientazione del racconto, al pari delle pose da modelle dei personaggi femminili. Più interessante la costruzione delle tavole, specie nelle sequenze dinamiche in cui Cap e la sua giovane ammiratrice vanno in moto.
Di seguito, le copertine delle altre novità Marvel.
DC Comics
Brian Michael Bendis da quando è approdato alla DC Comics pare essere ancora più incontenibile di quanto già non fosse durante la sua era alla Marvel. Dopo le redini delle testate di Superman, il rilancio dell’etichetta Jinxworld con quattro testate tutte scritte da lui, arriva ora il momento di Wonder Comics, linea editoriale mirata a un pubblico adolescente.
A inaugurare la nuova etichetta è il rilancio di una storica testata degli anni ’90, mai dimenticata dagli appassionati: Young Justice. Ce ne parla David Padovani.
Brian Michael Bendis dopo aver preso nelle sue mani le testate dedicate a Superman, non poteva certo esimersi da occuparsi della versione giovanile dell’azzurrone più amata dal pubblico: quel Connor Kent, clone di Clark, che negli anni ’90 divenne il Superboy nato durante il Regno dei Supermen – il periodo successivo alla morte dell’Uomo di acciaio a opera di Doomsday.
Proprio attorno al mistero della scomparsa di Superboy si sviluppa il ritorno di Young Justice, la nuova incarnazione dei Teen Titans che alla fine degli anni ’90 fu creata da Todd DeZago e Todd Nauck e che tanto successo riscosse tra i lettori.
Bendis riporta sulle scene i pilastri su cui il gruppo dei giovani sidekick si basava: Robin (Tim Drake), Impulse (Bart Allen) e Wonder Girl (Cassandra Sandsmark). A essi affianca due giovani eroine al debutto come Jinny Hex – pronipote di Jonah Hex – e Teen Lantern, una inedita Lanterna Verde adolescente. Tutto ciò in una storia che mette assieme atmosfere metropolitane e mondi fantasy, portata avanti con un ritmo adrenalinico e caciarone da personaggi ricchi di dialoghi freschi e brillanti: un mix perfettamente adatto al target di riferimento, cioè i lettori adolescenti.
I disegni di Patrick Gleason, arricchiti dai colori di Alejandro Sanchez, sono la perfetta sponda visiva per il racconto di Bendis, con uno stile realistico ma capace di virare al cartoonesco e soprattutto una costruzione delle tavole dinamica, variegata e sempre alla ricerca di un ritmo di lettura veloce.
Young Justice funge, con efficacia, da apripista all’etichetta Wonder Comics, che nei prossimi mesi vedrà il debutto delle serie Naomi, Wonder Twins e Dial H for Heroes.
Image Comics
Riflettori puntati in casa Image Comics sul ritorno di Ed Brubaker e Sean Phillips alla loro opera più acclamata, Criminal. Dell’esordio di questa nuova incarnazione della serie noir per antonomasia del fumetto degli anni 2000 ci parla Emilio Cirri.
Ed Brubaker. Sean Phillips. Criminal.
Dodici anni dopo, eccoci ancora qui, ecco una nuova incarnazione della serie, questa volta pubblicata come mensile da Image Comics.
Ecco una nuova avventura della famiglia Lawless, questa volta di Teeg, già protagonista dei volumi The Dead and The Dying e Wrong Time, Wrong Place. Basterebbe questo per convincere tutti a leggere questo primo numero. Perché Criminal è una certezza, prima ancora di sfogliarne le pagine.
Brubaker e Phillips sono di casa in questo universo fatto di alcol, violenza, piccoli sbagli che hanno conseguenze disastrose. Come quello fatto da Ricky, il figlio maggiore di Teeg, che ha rubato all’uomo sbagliato solo per salvare il proprio padre dal carcere.
Un mix perfetto che promette fin da subito una catena di eventi fatali per i protagonisti e un affresco più ampio per le loro storie, visto la scelta inedita di sviluppare il fumetto come serie regolare e non come miniserie stand alone. Ma sempre con lo stile che rende Criminal la miglior serie crime degli ultimi 20 anni. Le voci fuori campo che narrano la storia in maniera asciutta ed essenziale, i dialoghi al fulmicotone, i tratti rocciosi dei volti maschili, le curve dolci femminili, una scansione della tavola che non cerca virtuosismi o invenzioni, ma racconta la storia in maniera brutalmente chirurgica, le ambientazioni in bilico tra sfarzo e squallore, popolati da ricchi malavitosi e poveracci che entrano ed escono di galera, cercando l’occasione per svoltare.
A questo si aggiungono per la prima volta i colori di Jacob Phillips, figlio di Sean, il quale riesce a interpretare al meglio i disegni del padre, usando colori estremamente espressivi, che non cercano il realismo, bensì l’effetto narrativo migliore, che catturi al massimo le emozioni delle scene.
Il primo numero di Criminal è tutto quello che si vorrebbe da questo fumetto, nulla di più e nulla di meno. Un distillato di crime al suo meglio.
Un’altra serie curiosa e interessante che presenta la Image è Gunning for Hits, di cui ci parla Simone Rastelli.
1985, un produttore musicale scopre gruppo dall’enorme potenziale artistico e commerciale, con un front man (Billy) appassionato, innamorato della musica e ricco di sogni e un’agente (Diane, la ragazza di Billy) inesperta ma intelligente. Obiettivo del produttore: mettere sotto contratto la band; obiettivo della manager: strappare un contratto al produttore.
Il primo episodio di Gunning for hits – serie ideata e scritta da Jeff Rougvie, illustrata da Moritat (pseudonimo di Justin Norman) per i colori di Casey Silver – è un lungo confronto dialettico, un gioco di bluff per capire che cosa effettivamente l’interlocutore pensa e crede di sé e dell’altro, che consapevolezza ha di ciò che lo aspetta e di quanto veramente creda nella band. La trattativa si svolge al chiuso in due lunghe sequenze in ambienti poco illuminati, con dialoghi contrappuntati dai commenti del produttore, che precisano, relativizzano e spiegano che cosa ci sia dietro le parole, il significato delle richieste, delle esitazioni, degli accordi.
La tensione è costruita attraverso il continuo disvelamento di intenti e percezioni e un intermezzo documentaristico, in stile super deformed e sviluppato con figure libere su un abbacinante sfondo bianco, mostra le dinamiche del sistema discografico applicate al caso in scena. La solidità dello scenario è costruita sull’esperienza di Rougvie, per anni produttore per la Ryko Disk, per la quale lavorò per anni insieme a David Bowie (da qui l’omaggio in copertina, ispirato al Serious Moonlight Tour), l’atmosfera all’interpretazione dei personaggi, valorizzata dall’espressività che il tratto di Moritat dà ai volti, e dai toni scuri con i quali Silver ammanta le scene. Praticamente assenti gli sfondi, numerosi i piani ravvicinati, tutto è interpretazione e recitazione, a evidenziare che sia Diane sia il produttore stanno interpretando un ruolo e quindi sono concentrati per raggiungere la massima efficacia retorica.
Sicuramente intrigante per qualsiasi appassionato del mondo musicale, Gunning for Hits si propone con una costruzione serrata, personaggi che catturano e una resa visuale che prospetta uno sguardo ravvicinato alle personalità in campo.
Editori indie
Marco Marotta ha letto per noi la nuova incarnazione di Turok, l’indiano cacciatore di dinosauri, presentata da Dynamite Comics.
Il nativo americano Turok è un personaggio dei fumetti creato nel 1954 che è riuscito, nel corso del tempo, ad acquisire una certa popolarità tra gli appassionati, anche grazie alla longeva serie di videogiochi a lui dedicati. Dopo essere passato sotto l’egida di svariati editori, il personaggio è da qualche anno approdato nelle mani di Dynamite, che con questa serie decide di realizzarne un vero e proprio reboot che possa far appassionare nuovi lettori alle sue avventure.
Lo scrittore Ron Marz ha dunque il compito di delineare per un pubblico moderno l’universo narrativo in cui si muove Turok, un peculiare connubio tra vecchio west e dinosauri, e lo fa in maniera soddisfacente. L’albo infatti scorre bene, tra sequenze d’azione sufficientemente dinamiche e dialoghi per nulla invasivi, tanto da riuscire ad accompagnare il lettore fino alla fine senza annoiarlo.
L’autore si prende inoltre il suo tempo per gettare le basi della vicenda e illustrare per bene i vari elementi che costituiscono il background narrativo ma questo ha un prevedibile rovescio della medaglia: a tutti gli effetti in questo primo albo non succede granché. Si ha anzi la sensazione di trovarsi di fronte a nulla più che un preambolo e che per assistere a effettivi sviluppi occorra attendere i prossimi numeri.
I disegni di Roberto Castro appaiono solidi, con un tratto improntato al realismo delle forme anatomiche e una particolare attenzione al dettaglio., cosa che appare particolarmente evidente nei suggestivi scorci offerti da un paio di splash page davvero ben realizzate.
Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.
Per questa puntata è tutto. First Issue torna tra due settimane, il 6 febbraio 2019.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]