First Issue #37: tornano i Difensori e Martian Manhunter!

First Issue #37: tornano i Difensori e Martian Manhunter!

Molte le novità in uscita nelle scorse due settimane in USA. In casa Marvel si apre la strada al ritorno dei Difensori con due one-shot dedicati a Namor e a Hulk, mentre la DC fa esordire la maxi serie di Martian Manhunter. E alla Image, Kieron Gillen presenta la sua...

Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questa puntata ci occupiamo di alcune delle novità uscite il 28 novembre e il 5 dicembre.

Marvel Comics

La Casa delle Idee comincia a spianare la strada al prossimo ritorno del gruppo storico dei Difensori e lo fa pubblicando una serie di one-shot accomunati dal titolo The Best Defense, ognuno dedicato a uno degli eroi che comporranno il gruppo. I primi due a esordire sono gli albi dedicati a Namor e a Hulk, di cui ci parla David Padovani.

The immortal Hulk – The Best Defense #1

È Al Ewing, titolare della testata regolare del Golia verde, a occuparsi dello one-shot dedicato a Hulk, che inaugura The Best Defense.
Lo sceneggiatore britannico imposta anche qui la narrazione facendo leva sulle caratteristiche che stanno rendendo la serie del personaggio una delle migliori dell’intero parco testate della Marvel.
I toni horror e drammatici la fanno da padrone, in una storia dove protagonista è più Banner che Hulk, un Banner ormai sull’orlo della follia, stravolto, arrivato a uno stato psicologico nel quale il suo alter ego mostruoso è più razionale di lui.
Ewing non perde l’occasione per ricordare al lettore quanto il suo Hulk sia legato al mostro delle origini, alle prime storie di Lee & Kirby e per far questo sapientemente fa inserire nelle tavole disegnate da Simone Di Meo, delle vignette tratte dalle prime storie del Golia verde. Vignette che si inseriscono perfettamente nel flusso narrativo, a dimostrazione di quanto lo sceneggiatore abbia studiato e fatto sue le caratteristiche principali dell’incarnazione originaria del mostro.
Il fatto poi che tali “tasselli” vintage siano posizionati nelle sequenze nelle quali in scena c’è Banner nella sua forma umana, amplifica il corto circuito ricercato da Ewing di sovrapporre le personalità di uomo e mostro, fino ormai a scambiarle e a non poter più capire dove finisca l’una e inizi l’altra.
Lo stile di Di Meo è nervoso, oscuro, a tratti caricaturale ma perfettamente adatto a rappresentare tanto lo stato psicologico ai limiti del tracollo di Banner quanto la potenza mostruosa di Hulk.

Namor – The Best Defense #1

Sotto una splendida copertina firmata da Ron Garney e Richard Isanove, arriva il secondo one-shot dedicato ai componenti del supergruppo dei Difensori che tornerà in scena nei primi mesi del 2019. È la volta di Namor reggente di Atlantide, in una storia firmata da Chip Zdarsky che insieme a Al Ewing, Jason Latour e Gerry Duggan compone la writers’ room che ha in mano il rilancio del gruppo.
Ognuno dei singoli albi serve a mettere in scena i motivi che porteranno al ritorno dei Defenders, ma ancora di più a presentare ai lettori gli (anti)eroi che saranno protagonisti. Per tale motivo, Zdarsky ci offre in queste pagine un Namor colto nel pieno della sua tipica caratterizzazione. Stiamo parlando di un personaggio con grossi problemi comportamentali, pieno di rabbia e di risentimento che a stento riesce a controllare e con un profondo odio per gli abitanti del mondo di superficie.
Il “primo mutante” viene raffigurato dal disegnatore Carlos Magno con i lineamenti perennemente stravolti dalla rabbia, incapace di un dialogo con chicchessia, in tavole dinamiche e dalla struttura mutevole impreziosite dai colori di Ian Herring.
La storia ha il pregio di approfondire la personalità di Namor anche grazie alle numerose didascalie in prima persona che lo sceneggiatore gli riserva che riescono a non pesare sul flusso degli eventi che hanno un ritmo elevato dall’inizio alla fine della storia.

Arriva anche la nuova serie di Riri Williams, la “Iron Man” creata da B. M. Bendis. Di Ironheart #1 ci parla Federico Beghin.

Ironheart #1

Riri Williams è un’adolescente afroamericana che ha visto il suo patrigno e la sua migliore amica morire davanti ai propri occhi, ha avuto accesso alla tecnologia di Tony Stark e ha creato la propria armatura personale. È un genio ed è diventata un supereroe. Dimentico qualcosa? Sì, ha grossi problemi relazionali ed è su quest’ultimo aspetto che punta prevalentemente la sceneggiatrice Eve L. Ewing per realizzare il primo capitolo di Ironheart, nuova serie dedicata al personaggio creato da Brian M. Bendis.
Si può suddividere la storia in tre parti: la prima e l’ultima che vedono la protagonista, in abiti civili, interagire con persone “normali” e la porzione centrale, a cui è riservata l’azione. Ad accomunare i tre momenti è il costante tentativo di tenere sotto la lente d’ingrandimento il carattere di Riri e le sue reazioni alle situazioni che la vita le mette davanti. Se la sua genialità pregiudica i rapporti più spensierati con i coetanei, la giovane età e l’indole scontrosa le impediscono di entrare agilmente in sintonia con gli adulti che la tengono sempre sotto osservazione.
Nella sequenza mediana, in cui Ironheart si scontra con il cattivo di turno, la componente più riuscita riguarda ancora una volta l’esplorazione della personalità della ragazza, analizzata nell’opposizione con un uomo geniale ed emarginato che, però, ha scelto di reagire percorrendo la strada sbagliata. Proprio in questa fase dell’albo si ravvisano le principali criticità della scrittura, a partire dai testi presenti nelle singole tavole. Non è soltanto un problema di quantità, ma soprattutto di distribuzione delle parole: Riri parla da sola, parla con la rudimentale I.A. dell’armatura, parla con il villain e pensa tra sé e sé cosa fare di volta in volta, per portare a compimento un piano confuso e raffazzonato (secondo inciampo). Se il fatto che parli da solo deve essere una caratteristica del personaggio, allora sarebbe meglio limitare l’uso di altre forme di comunicazione o ricondurre il tutto a un’unica soluzione.
Una simile mole di frasi deve trovare collocazione nelle vignette e, nel farlo, limita l’espressione dei disegnatori, Kevin Libranda e Luciano Vecchio, dal canto loro molto bravi, quando possibile, nell’inserire un gran numero di oggetti nei riquadri, in particolare in quelli orizzontali, valorizzando così gli spazi. Anche dal punto di vista fisiognomico i due si fanno notare, dal momento che differenziano con attenzione i volti delle persone e curano il linguaggio del corpo della protagonista. Al netto di una sbavatura in un primo piano eccessivamente caricaturale, il principale punto debole del fumetto, per quanto riguarda l’impatto visivo, è l’estetica dell’armatura, sia per la foggia sia per la cromatura, che non viene migliorata neppure dalla colorazione vivace di Matt Milla.

Di seguito, le copertine delle altre novità Marvel.

DC Comics

Martian Manhunter, tornato alla ribalta con il rilancio della Justice League di Scott Snyder, diventa protagonista di una propria maxi serie in dodici parti della quale ha letto il numero di esordio Simone Rastelli.

Martian Manhunter #1

Il debutto della nuova miniserie di Martian Manhunter – affidata a Steve Orlando (testi), Riley Rossmo (disegni) e Ivan Plascencia– si segnala per l’atmosfera hard-boiled valorizzata dal montaggio e dall’approccio visuale.
Il montaggio consente di intrecciare il presente e il passato di J’onn J’onzz, che appaiono come due vite diverse. Nel presente terrestre è un investigatore che sta indagando su una serie di omicidi e sparizioni, nel passato marziano un picchiatore professionista al soldo di un’organizzazione malavitosa e compagno e padre, che ama riamato, ma che nasconde la sua attività criminale ai propri cari.
Lo stile grafico è caratterizzato da un tratto quasi disneyano – che, in un cortocircuito, suggestivo sebbene ovviamente casuale ricorda il Fabio Celoni di PK – e da una lontananza dal realismo amplificata dalle scelte cromatiche e dall’uso del colore per delineare nettamente i corpi. In particolare, nelle scene del presente, subiamo un disorientamento, fra la natura cruenta dei crimini oggetto di indagine e la resa quasi caricaturale delle figure umane, che mantiene la tensione ma evita la morbosità nella rappresentazione della scena del crimine. Nella lunga sequenza su Marte, invece, restituisce le alterità dello scenario, così che i marziani appaiono al contempo a noi vicini, nella loro forma pubblica umanoide, e lontani, nelle loro morfologie “private”.
Il racconto propone quindi tutti gli elementi dello scenario e una serie di misteri che sembrano ruotare attorno al protagonista; J’onn J’onzz si muove come un  vero e proprio illegal alien, un clandestino che per salvarsi deve rischiare di rivelare la propria identità, al tempo stesso quindi cacciatore e preda. In definitiva un debutto che lascia ottime aspettative.

Al via anche la nuova testata Shazam!, alle cui redini troviamo sempre Geoff Johns: ce ne parla Marco Marotta.

Shazam! #1

Mancano ormai pochi mesi al debutto cinematografico di Shazam, previsto per aprile 2019, e Geoff Johns coglie l’occasione per tornare a narrare le gesta del personaggio dopo la breve parentesi New 52, stavolta con una vera e propria testata monografica (la serie precedente era infatti composta da miniepisodi pubblicati in appendice agli albi di Justice League). Peraltro, fin dal corposo “riassunto delle puntate precedenti” che occupa le prime pagine, appare chiaro che l’intento dell’autore di Detroit sia proprio quello di riprendere il discorso esattamente da dove lo aveva lasciato nel 2013 e lo fa con una verve e una freschezza davvero lodevoli.
“Frizzante” è l’aggettivo che meglio descrive questo albo d’esordio. Frizzante è la sceneggiatura, che fin dalla sequenza iniziale, nella quale non si può non riconoscere uno spassoso omaggio al film Spider-Man: Homecoming dei Marvel Studios, si contraddistingue per una marcata vena ironica e assolutamente leggera, riuscendo al contempo a stabilire dei presupposti decisamente intriganti per ciò che attende i lettori nei prossimi numeri. Frizzanti sono i dialoghi, estremamente dinamici e che non lesinano sullo humour. Frizzanti infine le caratterizzazioni dei personaggi principali, tanto di Billy Batson quanto degli altri ragazzi affidati alle cure della famiglia Vasquez, coi quali ormai da un anno condivide i poteri del fu Capitan Marvel. Quest’ultimo è a tutti gli effetti l’elemento più riuscito dell’opera; Johns riesce a delineare il carattere di ciascuno di essi con incredibile efficacia e a tessere tra loro un’alchimia a dir poco irresistibile. Un’alchimia che convince sia quando sono in abiti civili, intenti ad esplorare la Roccia dell’Eternità o a battibeccare per decidere il nome da dare alla loro supersquadra, sia quando assumono le sembianze semidivine dei loro alter-ego per combattere la criminalità di Philadelphia.
Quello da loro incarnato è un modello di supereroismo puro, spensierato, a tratti ingenuo e condito dall’esuberanza tipica dell’adolescenza e proprio per questo ammantato da una freschezza che rende impossibile non affezionarsi immediatamente a questo effervescente gruppo di eroi.
I disegni di Dale Eaglesham adottano uno stile sobrio e piuttosto standardizzato ma comunque efficace, soprattutto per la buona resa delle espressioni facciali, sempre mutevoli e alle volte quasi caricaturali. Sulla stessa linea la colorazione di Mike Atiyeh, dalle tonalità sature e sgargianti, anch’essa piuttosto canonica ma assolutamente funzionale.
In coda all’albo è poi presente una back-up story incentrata sul personaggio di Mary (il che fa presumere che ogni numero della serie ne presenterà una dedicata, di volta in volta, a un diverso membro della Shazam Family), che racconta l’infanzia della ragazza e il momento del suo arrivo in casa dei Vasquez. Sebbene in questo caso Johns si appoggi a qualche cliché nella costruzione della sceneggiatura, la storia riesce comunque a lasciare un segno, grazie, ancora una volta, alla capacità dell’autore di far empatizzare il pubblico con la piccola protagonista, delineandone la personalità in maniera assolutamente credibile. Il comparto artistico, curato da Mayo “Sen” Naito, riesce a veicolare con efficacia l’atmosfera più fanciullesca che si respira, per merito di un tratto delicato dalle influenze manga che restituisce figure umane dalle forme morbide e dalla grande espressività, oltre che di una gradevole colorazione pastello, dalle tinte calde e quasi ovattate.

Di seguito, le copertine delle altre novità DC Comics.

Image Comics

Simone Rastelli ha letto per noi il primo numero della nuova serie firmata da Kieron Gillen, Die.

Die #1

Il primo numero di Die – serie scritta da Kieron Gillen e disegnata da Stephanie Hans – presenta uno scenario da classico fantasy, che vede il gruppo dei sei protagonisti muoversi fra la nostra e una dimensione parallela, grazie a un set di dadi da D&D. Il primo viaggio avvenne con i protagonisti adolescenti: spariti dal nostro mondo per due anni, solo cinque tornarono, e una di essi con un braccio amputato; dopo oltre venticinque anni, il gruppo si ritrova e si mette in cerca dell’amico perduto.
Dominato da un’atmosfera cupa, trasmessa dai toni scuri dei colori e dall’abbondanza di ombre usate dalla Hans, questo primo episodio presenta come motore del racconto le relazioni fra i protagonisti e il rapporto di ciascuno di essi con il trauma rappresentato dal primo viaggio e le sue conseguenze sulle loro vite.
Visivamente fascinoso, soffre di una caratterizzazione dei personaggi sostanzialmente stereotipata e con poche sfumature e di un procedere meccanico del racconto, forzato a mettere in scena con ordine e chiarezza i vari elementi, così che la leggibilità è pagata al prezzo, se non del didascalismo, di una notevole schematizzazione. Assente l’elemento di sorpresa e spiazzamento – che è sempre lecito aspettarsi da Gillen – non resta che sperare che lo sviluppo della vicenda segua un approccio meno pedissequo e si lasci alle spalle la semplificazione che marca questo debutto.

Di seguito, le copertine delle altre novità Image Comics.

Editori indie

L’etichetta Berger Books della Dark Horse Comics presenta un nuovo titolo, LaGuardia, di cui ci parla Simone Rastelli.

LaGuardia #1

LaGuardia, la nuova serie di Nnedi Okorafor – qui affiancata dai disegni di Tana Ford e i colori di James Devlin – si presenta con un prologo didascalico ma che mette in evidenza con grande forza del racconto i temi del razzismo, dell’immigrazione e dell’istigazione di un clima di rancore e violenza contro il diverso (che qui è l’alieno), reso capro espiatorio dei problemi sociali.
Il racconto si svolge fra la Nigeria – unica nazione terrestre ad avere un astroporto di arrivo per gli alieni – e gli Stati Uniti e i protagonisti – Future e Citizen (nomen omen!) moglie e marito – sono per vie diverse coinvolti nella “questione immigrazione/integrazione”: Future, medico, fa arrivare clandestinamente un alieno negli USA, mentre Citizen, professore universitario a Lagos, sembra invischiato in un movimento suprematista.
Come già notato nel debutto di Shuri (serie della Marvel scritta dalla Okorafor, del cui debutto scrivemmo in First Issue #34), la messa in scena manca di un’adeguata tensione drammatica, che in LaGuardia è ulteriormente smorzata dallo stile della Ford. Pesano in particolare per alcune stranezze nelle proporzioni fra figure umane e sfondo, che in alcune occasioni sembra smarrire una resa spaziale plausibile, e per l’espressività dei personaggi, talvolta vicina al caricaturale. Il risultato è una dissonanza fra tono e immagine, che provoca l’interruzione del flusso del racconto, con conseguente allentamento della concentrazione della lettura.
La Okorafor porta in scena contesto, protagonisti e relazioni con grande chiarezza e leggibilità, tenendo quasi per mano il lettore; attraverso i rapporti fra i protagonisti traspare tuttavia una potenziale complessità, che fa sperare in uno sviluppo che eviti la banalizzazione e mantenga la fermezza morale mostrata in questo primo episodio.

Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.

Per questa puntata è tutto. First Issue si prende una piccola pausa per le vacanze natalizie e torna con la puntata #38 il 9 gennaio 2019. Però non mancate l’appuntamento del prossimo mercoledì 19 dicembre con una puntata speciale di First Issue Presenta, dedicata ai numeri di esordio della nuova casa editrice statunitense TKO Studios.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

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