Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questa puntata ci occupiamo di alcune delle novità uscite mercoledì 14 e 21 novembre.
Marvel Comics
Il debutto più importante nella Casa delle Idee negli ultimi quindici giorni è stato sicuramente Uncanny X-Men #1, il ritorno della storica testata mutante che Emilio Cirri ha analizzato nella puntata #16 del nostro spin-off First Issue Presenta e alla quale vi rimandiamo.
Di seguito, le copertine delle altre novità Marvel.
DC Comics
C’era curiosità intorno a Electric Warriors, serie ambientata nel futuro del cosmo DC. Ha letto il primo numero per noi Marco Marotta.
Anno 2735. La Terra si sta riprendendo dopo un’immane catastrofe verificatasi anni prima e ha preso il proprio posto in uno scacchiere interplanetario nel quale i conflitti bellici sono stati sostituiti da competizioni all’ultimo sangue tra campioni scelti da ciascun mondo, i cosiddetti Electric Warriors.
Bisogna dare credito a Steve Orlando per l’evidente buona volontà che ha riversato in questa sua ultima fatica, che di fatto si concretizza in un world building piuttosto curato e in grado di offrire diversi spunti interessanti. Peccato che a una cornice tanto intrigante non si accompagni una gestione della sceneggiatura altrettanto accorta. Il plot appare un po’ troppo derivativo, laddove si sente forte l’influenza di quel filone della narrativa che va da Battle Royale al più recente Hunger Games, e ha uno sviluppo molto prevedibile (il colpo di scena verso la fine, per esempio, è oltremodo telefonato).
Non convincono appieno neanche i personaggi, protagonista in primis, confinati in caratterizzazioni piatte e relazioni interpersonali stereotipate. Se non altro i disegni di Travel Foreman sono più che apprezzabili. Benché non impressionanti per livello di dettaglio, risultano dinamici ed convincenti nel restituire l’espressività dei personaggi. Un grosso contributo lo dà poi l’ottima colorazione di Hi-Fi, morbida e versatile, capace di regalare composizioni cromatiche visivamente appaganti.
Completa il tutto uno storytelling non banale e che regala più di qualche trovata efficace, soprattutto a livello di impostazione delle tavole.
Di seguito, le copertine delle altre novità DC Comics.
Image Comics
Simone Rastelli ci parla di due esordi interessanti in casa Image: Bitter Root #1 e Middlewest #1.
Bitter Root – serie creata da David W. Falker, Chuck Brown e Sanford Greene (disegni e colori), supportati ai colori da Rico Renzi – debutta con un albo denso di eventi, intrighi, spunti, misteri, personaggi, atmosfera e, sopratutto, di ambizioni.
La vicenda è ambientata nella Harlem degli anni ’30, nella quale si muovono dei mostri che solo una famiglia afroamericana, i Sangerye, sembra in grado di contenere.
I membri della famiglia appaiono da subito il centro motore del racconto: eredi di una lunga tradizione, si confrontano non solo con i demoni, ma anche con i cambiamenti sociali e culturali, che nello specifico si manifestano nella volontà della giovane rampolla di famiglia di partecipare ai combattimenti, contro la volontà della matriarca Ma Etta. Bitter Root è quindi una storia sul rapporto con la tradizione, sugli intrecci fra questa e la modernità ed è in maniera esplicita ma non didascalica una storia sul razzismo; e proprio in questa densità tematica risiede la grande ambizione del racconto.
Visivamente, la storia utilizza uno stile non realistico nella definizione dei personaggi e delle loro interpretazioni, che amplificano le emozioni dei personaggi utilizzando un’ampia una gamma espressiva che arriva fin quasi al caricaturale senza tuttavia mai risultare sopra le righe. La cupezza della vicenda è trasmessa principalmente dai toni costantemente scuri della colorazione, che dominano tutte le scene – peraltro notturne o in interni.
L’assenza di luce naturale, l’oscurità incombente, l’angustia degli spazi chiusi assumono rapidamente una valenza metaforica e diventano così una struttura portante del racconto. La tensione deriva invece dalla costruzione a incastro delle sequenze, ognuna delle quali termina in un cliffhanger – di volta in volta la rivelazione di un elemento o di una connessione fra elementi della storia – che non viene risolto e alimenta quindi le aspettative nei confronti dell’intreccio.
Unico punto debole risulta al momento il denso dialogare nella lunga scena di combattimento fra i fratelli Sangerye e un demone: le battute hanno una sfumatura ironica che annulla la drammaticità della situazione.
In definitiva, Bitter Root è forse il miglior first issue che personalmente abbia incontrato in questo 2018, al quale dobbiamo anche la conferma che la rarefazione narrativa degli albi d’esordio è una scelta e non un destino.
Middlewest – serie creata e scritta da Skottie Young, disegnata da Jorge Corona con i colori di Jean Francois Beaulieu – ci porta nel centro degli Stati Uniti, in una piccola città lungo una ferrovia nel mezzo delle grandi pianure, dove seguiamo le vicende di Abel, adolescente angariato dal padre, che si trova costretto a fuggire per sopravvivere all’ira del genitore.
Questo primo episodio mette in primo piano l’atteggiamento anaffettivo e finanche rancoroso del padre verso il figlio: la figura paterna è rappresentata come del tutto sopra le righe, al punto che la sua mostruosità (genitoriale) diventa un fluido passaggio per l’introduzione/irruzione di una venatura horror nel racconto. La durezza enfatica del padre determina l’atmosfera oppressiva che grava sulle pagine; a contrastare parzialmente il senso di costante disagio, solo il rapporto fra Abel e gli animali del luogo, forse i suoi soli amici. La parzialità del sollievo sta nel fatto che l’amicizia con gli animali (parlanti! O almeno che vediamo parlare con Abel) finisce per sottolineare l’isolamento del ragazzo.
Gran parte del piacere della lettura di questo primo albo deriva dall’atmosfera che avvolge il racconto: la consegna mattutina dei quotidiani in bicicletta, il drugstore gestito dall’anziano del luogo, i panorami, la sensazione di spazi sconfinati, le luci e i colori (per tacere degli animali parlanti) spostano il paesino di Abel ai confini fra quotidiano e fantastico; ci muoviamo quindi in un luogo letteralmente ai margini dell’Avventura, costruito miscelando elementi concreti, immaginifici e magici. Ottimo intrattenimento, lascia il desiderio di seguire Abel nella sua fuga.
La serie è curiosamente marchiata “M” (adatta a un pubblico maturo, dai 17 anni in su), mentre temi, approccio e stile del racconto lo indicano adattissimo a un pubblico ben più giovane, oltre che a tutti i genitori, per i quali il padre di Abel è ovvia rappresentazione dei propri momenti di insofferenza e quindi di per sé spunto di riflessione.
Editori indie
Dynamite Entertainment presenta una nuova serie dedicata all’iconica Bettie Page, di cui Federico Beghin ha letto il primo numero.
Bettie Page è stata definita la “Regina delle pin up” ed è entrata nell’immaginario collettivo anche grazie alle sue apparizioni all’interno della rivista Playboy. Nel 2017 la Dynamite Ent. ha deciso di dedicarle una serie di fumetti e The princess & the pin up, realizzato da David Avallone (sceneggiatore) e Julius Ohta (disegnatore), è l’ultimo pubblicato in ordine di tempo.
Questo nuovo numero uno, ambientato negli anni Cinquanta del Novecento, mette la Bettie cartacea alla ricerca della regina Elisabetta II, dopo che alcuni alieni l’hanno rapita. L’albo può essere suddiviso in due parti: nella prima, lenta e sovraccarica di testo, la protagonista riceve da Winston Churchill le informazioni necessarie per lo svolgimento della missione; nella seconda i dialoghi si fanno più snelli, trasformandosi in botta e risposta veloci che fanno da piacevole contorno all’azione.
Bettie, americana, deve collaborare con un agente britannico sarcastico, incline a prendere in giro la parlata statunitense e a pavoneggiarsi di fronte alla compagna d’avventura. La caratterizzazione stereotipata del coprotagonista mette in risalto la personalità della pin up che si differenzia dagli altri personaggi anche per il modo in cui viene rappresentata. Il tratto di Ohta, generalmente statico e frastagliato, diventa dolce e arrotondato proprio per delineare il fisico prorompente della Page, guadagnando un certo dinamismo nell’accentuarne la mimica: non solo assume espressioni facciali spesso enfatiche, ma anche il modo in cui gesticola è ben curato. La stessa cura, purtroppo, non si nota negli sfondi, talvolta eccessivamente poveri.
A completare un capitolo d’esordio con luci e ombre equamente distribuite è la colorazione di Ellie Wright che, in alcune vignette, tende ad annullare le sfumature.
Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.
Per questa puntata è tutto. L’appuntamento è tra due settimane, mercoledì 12 dicembre con First Issue #36.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]