First Issue #34: arrivano Lucifer e The Books of Magic

First Issue #34: arrivano Lucifer e The Books of Magic

Il Sandman Universe della DC Vertigo si espande con l’arrivo della nuova incarnazione di due titoli storici come The Books of Magic e Lucifer. In casa Marvel Comics debuttano le nuove miniserie dedicate a Wasp e a Shuri, sorella di Black Panther. E le case editrici indipendenti non stanno certo...

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Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questa puntata ci occupiamo di alcune delle novità uscite mercoledì 17 e 24 ottobre.

Marvel Comics

La Casa delle Idee fa debuttare due nuove miniserie tutte al femminile: The Unstoppable Wasp, di cui ci parla Federico Beghin, e Shuri, che ha letto per noi Simone Rastelli.

The Unstoppable Wasp #1

Se non avete seguito gli otto numeri della prima serie e non siete al corrente delle avventure degli Avengers e dei Champions, potete comunque leggere The unstoppable Wasp, nuova miniserie dedicata a Nadia Pym, figlia di Hank Pym, fondatrice e leader di un collettivo di ragazze prodigio.
Mentre ai testi rimane salda la posizione di Jeremy Whitley, ai disegni subentra il gruppo giapponese Gurihiru. È grazie al contributo di questi illustratori se l’albo d’esordio riesce a catturare l’attenzione, visto che, invece, la sceneggiatura incappa in un ritmo altalenante, eccessivamente rallentato nella presentazione dei comprimari e del progetto scientifico della protagonista, e in alcune didascalie tanto slegate dalla vicenda da risultare superflue e pedanti.
I dialoghi semplici rendono scorrevoli le sequenze d’azione, su tutte quelle poste nell’introduzione e nella conclusione del capitolo, particolarmente accattivanti anche in virtù delle coreografie dinamiche messe in scena con colori vivaci da Gurihiru. Le vignette più ariose, dedicate alle figure intere, colte in movimento, si uniscono ai riquadri disposti in diagonale nella rottura di una scansione della tavola prevalentemente orizzontale, ma mai statica. Osservando le sue espressioni di stupore, tensione e gioia, accompagniamo Nadia nella sua lotta contro l’A.I.M., fino a una rivelazione conclusiva che sembra collocare il fumetto, rispetto all’universo Marvel, in una posizione non così marginale come preventivato.

Shuri #1

Debutto in tono minore per la testata dedicata a Shuri, sorella di T’Challa/Black Panther, principessa del Wakanda. Scritta da Nnedi Okorafor, disegnata da Leonardo Romero e colorata da Jordie Bellaire, la serie nasce sull’onda del successo riscosso dal personaggio nel film del 2018 e si propone verosimilmente di raccontare l’esperienza supereroica dal punto di vista femminile. L’occasione è la scomparsa del fratello nel corso di una missione spaziale – pubblicamente presentata come avente fini esclusivamente scientifici, in seguito alla quale Shuri viene invitata da un consiglio femminile ad assumerne il ruolo.
Okorafor – scrittrice insignita di vari premi letterari, fra i quali un Premio Hugo, un Nebula e un World Fantasy Awardcostruisce questo primo albo ricco di eventi senza tensione: la sparizione di T’challa – un capo di stato – sembra avvenire nel vuoto del dibattito pubblico; i contatti telematici con un misterioso “studente” che chiede a Shuri di intervenire sono proposti come ordinaria amministrazione; le riflessioni della protagonista sulla scomparsa del fratello sono sostituite dall’impegno dello sviluppo di un sistema di volo individuale e la riunione del consiglio femminile, che propone a Shuri di sostituire T’Challa, è messa in scena come una specie di ritrovo pomeridiano.
Tutto scorre con grande linearità, un fatto dopo l’altro, senza drammatizzazione, come se ogni accadimento fosse ordinario. Rimossa ogni tensione, ridotto tutto a ordinaria amministrazione, il cumulo di spunti genera una composta presentazione dello scenario, dei personaggi e un abbozzo delle loro relazioni. Visivamente, il disegno di Romero e la colorazione di Bellaire definiscono gli elementi delle immagini tramite la giustapposizione cromatica – esemplare la scena che mostra Shuri al mercato – e trovano soluzioni efficaci per situazioni quali il ricordo della principessa mostrato in bicromia e in una costruzione di tavole nettamente distinta da quelle del racconto ordinario. Il loro approccio si tiene lontano dal naturalismo, mantiene la recitazione di tutti i personaggi in un tono uniforme e omogeneo, senza caratterizzazioni particolari e con scarsa espressività, e comunica un senso di leggerezza che depotenzia ulteriormente le tensioni del racconto.

Di seguito, le copertine delle altre novità Marvel.

DC Comics

La casa editrice di Burbank porta sugli scaffali il primo numero di una nuova miniserie dedicata ad Harley Queen, di cui ci parla Marco Marotta.

Old Lady Harley #1

È sufficiente uno sguardo alle primissime pagine di Old Lady Harley per rendersi conto del tenore della storia che ci si appresta a leggere. Frank Tieri mette infatti subito in chiaro che è l’ironia la vera protagonista di questa miniserie in cinque numeri. Un’ironia scanzonata, dissacrante e decisamente sopra le righe. Le gag che vedono coinvolti Harley e il suo compagno di viaggio Red Tool, durante le loro peregrinazioni in questo mondo del futuro, a metà tra Old Man Logan e Mad Max, si susseguono senza soluzione di continuità e la frequenza con cui i due dispensano battute non ha di che invidiare a un monologo di Alessandro Bergonzoni. Certo, bisogna riconoscere comunque che l’autore ha optato per un approccio quantity over quality, dal momento che non sempre i momenti di humor sono riuscitissimi e la vena citazionista che si ritrova nei dialoghi, laddove non passano quasi due vignette senza che venga fatto un qualche riferimento alla cultura pop odierna, potrebbe alla lunga risultare un po’ stucchevole. Inoltre l’intreccio narrativo in sé non è particolarmente entusiasmante, risultando, almeno per il momento, abbastanza banale e presentandosi più che altro come un pretesto per mettere in scena tutte le folli gag della protagonista. Ad ogni modo il ritmo della narrazione è sostenuto, tanto da riuscire a non annoiare mai, e l’esplosiva personalità di Harley è sufficiente a mantenere viva la voglia di seguirne le peripezie.
I disegni sono affidati a Inaki Miranda, che col suo tratto aspro e ricco di dettagli svolge un buon lavoro nel delineare in modo credibile l’inospitale mondo in cui si svolge la vicenda e riesce a infondere grande personalità alla figura di Harleen.

Doppia novità che arriva dalla rivitalizzata etichetta Vertigo, che aggiunge due nuove serie al Sandman Universe, due titoli “storici” a cui viene data una nuova incarnazione: The Books of Magic e Lucifer, di cui ci parlano rispettivamente Simone Rastelli e Federico Beghin.

The Books of Magic #1

Come annuncia molto onestamente il titolo, What’s Past is Prologue, questo primo episodio della nuova incarnazione di The Books of Magic – scritto da Kat Thomson, illustrato da Tom Fowler e colorato da Jordan Boyd – presenta lo scenario della storia ricapitolando il percorso del protagonista, l’adolescente Timothy Hunter, che scoprì e scelse il proprio destino di Grande Mago.
A suo tempo narrate nella miniserie scritta da Neil Gaiman, quelle vicende sono qui rese in maniera fascinosa nelle pagine iniziali, che, lontane da qualsiasi naturalismo, costituiscono la parte visivamente più intrigante dell’albo. Dopo questo sintetico memento, il racconto torna nel presente narrativo e mostra l’incontro di Timothy con una professoressa che sembra conoscere tutto di lui e volerlo aiutare. Le pagine ci mostrano l’ambiente scolastico nel quale si muove Timothy, la sua caparbietà mista ad arroganza e ignoranza nel volersi incamminare lungo il cammino della magia e ci lasciano con un cliffhanger costruito in maniera lineare.
Privo di particolari sorprese, il racconto scorre veloce, grazie a una costruzione e messa in scena assolutamente prive di complicazioni. Siamo tuttavia ben dentro quelli che ormai sono i luoghi ricorrenti del fantasy per adolescenti e in questo albo di debutto non ci sono elementi che annuncino un confronto critico con essi. Al momento il dettaglio più efficace è la caratterizzazione del protagonista, che nella sua stereotipia è definito in maniera solida e coerente: non particolarmente simpatico, trasparente nelle sue velleità di essere mago senza faticare per diventarlo e in conflitto con un gruppo di compagni di classe.

Lucifer #1

Lucifer Morningstar è un personaggio creato da Neil Gaiman. Dopo essersi fatto conoscere e apprezzare nelle pagine di Sandman, le sue peripezie sono state raccontate da Mike Carey prima e da Holly Black poi. Ora il Primo dei caduti torna ad avere una propria serie regolare e lo fa tenendo fede al proprio nome: cadendo.
Dan Watters tiene conto dei fatti narrati nell’albo autoconclusivo Sandman Universe e presenta l’ennesimo tentativo del protagonista di fuggire da uno strano luogo di prigionia. Contemporaneamente, sulla Terra un detective e la moglie malata di cancro vedono le loro sorti mutare all’improvviso. Le due vicende sembrano totalmente scollegate e l’impressione viene corroborata dalla suggestiva colorazione di Dave McCaig, poiché tende al rosso e all’arancio quando Lucifer è in azione, al blu e al grigio quando gli umani sono padroni della scena. Tuttavia, dal momento che il soprannaturale si affaccia anche nel mondo “reale”, è plausibile scommettere che le strade del poliziotto e del diavolo si incontrino. Il desiderio di scoprire le modalità di tale incrocio, sicuramente pericoloso, tiene viva la curiosità nei confronti di una storia che parte in sordina, forse a causa del suo andamento eccessivamente criptico.
È fuorviante parlare di albo esclusivamente introduttivo, perché le basi non vengono gettate in modo chiaro e lineare, piuttosto si può pensare che l’autore non voglia svelare troppo presto le proprie carte, giocando su tre tavoli diversi. Infatti, alle due trame a cui si è accennato si aggiunge una terza linea narrativa che ha come sostrato il teatro di Shakespeare.
Il compito di trasportare il lettore sulla scena spetta a Max e Sebastian Fiumara, abili a trasmettere lo smarrimento e le sofferenze della Stella del mattino. Pallido, pelle e ossa, con i capelli e la barba lunghi, egli viene inquadrato da vicino nelle due tavole da nove riquadri, come se una telecamera impietosa volesse cogliere tutte le sfumature del suo fallimento. Diversamente, nelle sequenze più concitate, il protagonista si rianima e anche la regia diventa più dinamica, con campi larghi e sconfinamenti dalla gabbia.
In conclusione, mentre dal punto di vista della sceneggiatura il primo capitolo solleva dei dubbi, invece grazie alle matite e alle tinte si può affermare che atmosfera, design e mimica dei personaggi centrano subito il bersaglio.

Image Comics

Oramai, il nostro Federico Beghin si è specializzato in novità Image Comics e stavolta ci parla di Exosisters #1.

Exorsisters #1

Nel bel mezzo di un matrimonio lo sposo viene rapito da un demone? Niente paura, ci pensano Kate e Cate, le Exorsisters. La nuova serie di Ian Boothby (già autore dei fumetti dei Simpson e di Futurama) e Gisèle Lagacé è un mix divertente di soprannaturale, investigazione e commedia, movimentato dai battibecchi tra le due sorelle agli antipodi e da alcune battute acide al punto giusto.
Malgrado una parte dell’albo sia ambientata negli inferi, siamo di fronte a un racconto leggero, che dà subito l’impressione di prendersi poco sul serio, facendo di queste due caratteristiche i punti di forza. A confermarlo è la bizzarria degli stratagemmi usati dai personaggi e del loro aspetto esteriore: i diavoli tendono a essere buffi piuttosto che spaventosi, mentre il loro agire sembra più orientato all’intrattenimento personale che alla dannazione dei mortali.
Insieme a un colpo di scena spiazzante, il finale regala una piacevole sorpresa: il timore iniziale di trovarci davanti a una trama scandita dal “caso del mese”, sulla falsariga di alcuni serial televisivi dall’incedere monotono, si allontana a favore di un progetto dalla gittata apparentemente più lunga.
Lagacé, aiutata dalla colorazione brillante di Pete Pantazis, contribuisce a trasmettere i toni leggeri della storia, con un tratto che nella resa ricorda quello di Amanda Conner: dolce, pulito e cartoonesco punta tutto sull’attenzione alle espressioni facciali e al linguaggio del corpo, cercando di nascondere la povertà degli sfondi.

Editori indie

Marco Marotta concentra la sua attenzione su una novità dal tono videoludico della Dark Horse Comics, Dragon Age: Deception.

Dragon Age: Deception #1

Dragon Age è una serie di videogiochi sviluppata da Bioware che ha riscosso, fin dal suo debutto nel 2009, un enorme successo a livello globale, tanto da venire riconosciuta come uno dei massimi esponenti moderni del genere dei gdr e diventando col tempo un vero e proprio fenomeno crossmediale. In particolare sono state svariate, nel corso degli anni, le occasioni in cui il vasto e variegato universo fantasy immaginato dalla software house canadese ha fatto capolino nel mondo delle nuvole parlanti. La più recente di queste è Deception, miniserie in tre numeri, scritta da Nunzio DeFilippis e Cristina Weir, per i disegni di Fernando Heinz Furukawa (team creativo che in passato si era occupato anche della miniserie Knight Errant).
La trama, che cronologicamente ha luogo fra il secondo e il terzo capitolo della saga videoludica, segue le gesta di Olivia Pryde, un’esuberante truffatrice che ha preso di mira il rampollo di una nobile famiglia del Tevinter Imperium. Questi però si rivela non essere esattamente chi la ragazza si aspettava e i due si vedono costretti, loro malgrado, a collaborare per uscire da una situazione divenuta rapidamente tesa.
Gli autori mettono in piedi una sceneggiatura solida, che mette da parte l’azione per concentrarsi maggiormente sugli intrighi e sul contesto socio-politico che fa da cornice alla vicenda. A convincere è in primo luogo una scrittura dei testi molto attenta, che riesce a regalare dialoghi frizzanti, oltre che una buona caratterizzazione dei due personaggi principali, carismatici e dotati di un’alchimia alquanto coinvolgente. D’altra parte c’è però da dire che il ritmo con cui sono scanditi gli avvenimenti non è propriamente incalzante. Questo da una parte non rappresenta un gran problema per gli appassionati del brand, che trovano nei continui rimandi a situazioni ed elementi già noti sufficienti motivi di interesse, ma dall’altra potrebbe finire per far risultare la lettura un po’ troppo prolissa a tutti coloro che non conoscano questo universo narrativo.
Il comparto artistico è estremamente sobrio ma comunque efficace, grazie a una convincente caratterizzazione estetica dei protagonisti e a una discreta cura per i dettagli, soprattutto nella modellazione degli ambienti interni ed esterni. La colorazione, ad opera di Mike Atiyeh, è funzionale ma anch’essa non adotta soluzioni particolarmente ricercate.

Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.

Siamo giunti alla conclusione della puntata. L’appuntamento è tra due settimane, mercoledì 14 novembre con First Issue #35.
Stay tuned!

[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]

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