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Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica bisettimanale de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! È trascorso un anno esatto dall’esordio di questo spazio e abbiamo deciso di festeggiare l’anniversario senza stravolgere il format, parlando e approfondendo le nuove uscite più interessanti che hanno fatto il loro debutto il 18 e il 25 aprile e il 3 maggio.
Marvel Comics
Inizia ufficialmente l’era Marvel di C.B. Cebulsky con l’avvio del Fresh Start, il rilancio voluto dal nuovo Editor in Chief della Casa delle Idee in carica da novembre 2017. È compito di uno degli scrittori di punta della casa editrice, Jason Aaron, dare il via a questa nuova era fumettistica con la testata dedicata al gruppo principe della Marvel, gli Avengers. Ci parla di questo primo numero il nostro Emilio Cirri.
Dopo la fine del maxievento settimanale No Surrender, partito a gennaio 2018 e che ha chiuso le quattro serie legate al mondo degli Avengers (U.S.Avengers, Occupz Avengers, Uncanny Avengers e Avengers), e soprattutto a ridosso dell’arrivo nelle sale cinematografiche di Avengers:Infinity War, la Marvel rilancia i “Supereroi più potenti della Terra” con un nuovo numero uno che si riallaccia direttamente a Marvel Legacy.
Jason Aaron recupera e contestualizza quanto da lui introdotto nel sopracitato one-shot (i Vendicatori preistorici, la minaccia dei Celestiali Oscuri e dell’Orda) mescolandolo con l’attuale condizione del supergruppo, reduce da traumatici eventi che ne hanno determinato la scomparsa. Ma come dice Steve Rogers, il mondo ha bisogno dei Vendicatori, ora più che mai. Ed ecco che Aaron costruisce un numero solido, non particolarmente originale nella sua struttura da tipico “numero uno con formazione del team”, ma sicuramente dotato di ritmo e brio.
L’autore semina elementi narrativi tra passato e futuro, creando una minaccia di proporzioni cosmiche in grado di annientare gli onnipotenti Celestiali e mettendo in chiaro le basi della sua run, sorretta da azione sfrenata e sopra le righe ma anche interazioni tra personaggi che risultano autentiche, divertenti e rispettose dei personaggi. In particolare, il nucleo centrale degli Avengers (Thor, Capitan America e Iron Man) viene tratteggiato con estrema attenzione e dettaglio, in un contesto famigliare e rilassato: un bar, delle birre e tre compagni d’armi che parlano delle loro recenti disavventure e della loro voglia di tornare a essere eroi valorosi. In poche tavole, ecco il riassunto dell’epoca Legacy e dei Vendicatori. Accanto a questa, numerose scene interlocutorie che introducono i membri del gruppo (Pantera Nera, Dottor Strange, Capitan Marvel, Hulk, Ghost Rider), in attesa di vedere la chimica tra loro all’opera.
Alle matite la superstar Ed McGuinness, forse il disegnatore più adatto per dare forma e potenza a questa rinascita: il suo famoso e iconico tratto voluttuoso e plastico forgia i corpi di guerrieri e eroine (esaltate dai colori sgargianti di David Curiel), mentre la scelta di inquadrature ravvicinate e dinamiche permette di sottolineare i momenti fitti di azione rocambolesca e pathos, fino ad esplodere nell’ultima, iconica pagina. Ma questo primo numero, fatto di incontri e dialoghi, mette in luce anche altre caratteristiche dell’artista, spesso sottovalutate e sminuite: la sintesi del tratto che permette di definire le espressioni dei personaggi, che esalta le loro interazioni attraverso piccoli dettagli e note di carattere, l’attenzione alle emozioni.
Un numero introduttivo, forse non originale né troppo coraggioso, ma che fa respirare una certa aria di avventura che mancava un po’ sulle pagine degli Avengers, almeno sin dal grande affresco (spesso eccessivamente criptico) di Johnatan Hickman e eccessivamente sbiadite dalle gestioni non certo ispirate di questi ultimi anni. Un solido ritorno alle origini per affrontare il futuro, che ci aspettiamo interessante se affidato alle mani dell’esperto e mai banale Aaron, che sembra avere bene in mente tutte le mosse future.
E quindi uniamoci al coro: Vendicatori Uniti!
È iniziata anche la caccia al redivivo mutante più famoso dell’universo Marvel, il piccoletto canadese peloso e con gli artigli. Hunt for Wolverine #1 è lo one-shot che introduce le quattro miniserie che reintroduranno Logan nelle vicende fumettistiche della Casa delle Idee: ce ne parla Federico Beghin.
Logan è morto, lunga vita a Logan.
Lo sceneggiatore Charles Soule non si tirò indietro quando la Marvel gli affidò l’onore e l’onore di realizzare, insieme a Steve McNiven, il fumetto La morte di Wolverine, né si rifiuta adesso di dare inizio alla saga che deve riportare in scena l’artigliato canadese. Infatti, Hunt for Wolverine è la storia dalla quale prendono le mosse ben quattro miniserie destinate a svelare il mistero legato alla quadriennale assenza del mutante interpretato al cinema da Hugh Jackman.
L’albo è diviso in due parti, entrambe recanti la firma di Soule. Nella prima, intitolata Secrets and lives, la banda di cyborg conosciuta come Reavers cerca di trafugare il corpo di Logan fuso con l’adamantio, ma viene contrastata da alcuni grossi calibri degli X-Men. Nella seconda, Kitty Pryde raduna una squadra di eroi con lo scopo di investigare sulle vicende accadute nelle pagine precedenti.
La scrittura dello sceneggiatore si rivela piana, funzionale a delineare il segreto custodito dai mutanti fin dai giorni successivi alla morte di Wolverine, limitando i guizzi solo ai dialoghi pronunciati da Tony Stark, personaggio in queste pagine caratterizzato efficacemente. Anche la sceneggiatura delle sequenze d’azione è avara di sussulti, dal momento che lo scontro tra buoni e cattivi offre un’unica scossa, accentuata dalla prova positiva di David Marquez, artista che viaggia da tempo su alti standard qualitativi. Il suo Colosso appare in tutta la sua plastica imponenza, mentre il tratto si sporca quando le vignette sono dominate dai Reavers, con le loro fisionomie abbrutite dalle tante sconfitte patite nel corso del tempo.
La colorazione dinamica di Rachelle Rosenberg, abile a trasmettere l’atmosfera misteriosa con tinte ora slavate ora ambrate, concorre a rendere le tavole l’elemento di maggior risalto della prima parte di un albo promosso più per le trame a cui dà il via che per quelle in esso sviluppate.
Le pagine finali, raccolte sotto il titolo di Hunter’s Pryde, sono affidate al segno di Paulo Siqueira coadiuvato dal disegnatore e inchiostratore Walden Wong. Così come il tratto appare più arrotondato rispetto a quello di Marquez, anche per i colori utilizzati emergono delle differenze, visto che risultano generalmente più accesi.
A completare le nuove uscite Marvel troviamo:
- Hunt for Wolverine – Weapon Lost #1
Charles Soule, Matteo Buffagni, Jim Charalampidis - Thanos Annual #1
AA.VV. - Star Wars – Tag & Bink Were Here
Kevin Rubio, Lucasa Marangon, Rick Zombo, Howard M. Shum, Randy Emberlin, Michelle Madsen, Dan Jackson
DC Comics
Dopo l’evento di Action Comics #1000, numero anniversario dedicato agli 80 anni dell’Azzurrone che conteneva anche la prima storia scritta da Brian Michael Bendis, nuovo deus ex machina delle avventure del personaggio, arriva per la casa editrice di Burbank DC Nation #0, antologico che presenta ai lettori che cosa attenderà loro nel DC Universe a partire dall’estate e che ha letto e recensito per noi Andrea Gagliardi.
A due anni dall’inizio del Rebirth la DC Comics si trova nella necessità di definire la sua linea editoriale alla luce di quanto imparato dal rilancio del 2016 e lo fa con questo albo venduto a 25 centesimi (e gratis nelle sue versioni digitali) imbottito di firme eccellenti.
Tom King e Clay Mann aprono l’albo in maniera inaspettata: una storia di Batman senza Batman. Otto pagine in cui il Joker la fa da padrone; terrorizzante, folle e sopra le righe come non lo vedevamo da tempo. King cuce una trama esile, carica di suspense, intorno a quella che probabilmente, a oggi, è la miglior prova di Mann, particolarmente ispirato in grado di rendere al meglio l’espressività del clown folle.
Brian Michael Bendis si avvale invece del veterano José L. García López per introdurre la sua imminente miniserie The Man of Steel. L’atmosfera è quella delle storie anni ‘80/90: con un espediente, ancora da rivelare, Bendis ha fatto scomparire Jon e Lois potendosi così concentrare sulla sua personale visione di Clark Kent. Se la storia breve pubblicata su Action Comics #1000 era imperniata su Superman, qui il focus è spostato sul suo alter ego umano e sulla redazione del Daily Planet.
Chiude il trittico di storie il prologo di Justice League: no justice, l’evento che rilancerà il supergruppo DC. Scott Snyder, James Tynion IV e Joshua Williamson preparano il loro “blockbuster su carta” proiettandoci all’interno dell’azione dei quattro team che caratterizzeranno la futura Justice League e che dovranno affrontare questa nuova minaccia nata dalla conclusione di Metal. Jorge Jimenez, stella nascente del fumetto USA, disegna il tutto con uno stile dinamico ed esagerato in perfetto accordo con la grandeur richiesta da Snyder & co.
L’impressione è che questo albo sia figlio delle necessità generate dai ritardi di Doomsday Clock: la miniserie di Geoff Johns e Gary Frank infatti avrebbe dovuto segnare la nuova strada del DC Universe per i prossimi anni. In attesa che Frank completi il suo lavoro, la DC si è trovata quindi a dover intraprendere una nuova strada e pare abbia deciso di affidarsi a tre “cavalli” sicuri. Se Tom King ha guadagnato preminenza nel bullpen DC grazie al suo Batman, Bendis e Snyder sono da sempre una garanzia dal punto di vista dei risultati di vendite.
DC Nation #0 è quindi il manifesto della DC dei prossimi anni e, se le conclusioni rispetteranno le premesse, ci sarà molto di cui parlare in futuro.
Le altre uscite DC Comics sono:
- Action Comics Special #1
AA.VV. - Harley Quinn – Harley loves Joker #1
Paul Dini, Bret Blevins, Alex Sinclair - Mad Magazine #1
AA.VV.
Image Comics
Sono due le novità in casa Image Comics. Cominciamo con Skyward #1 di cui ci parla Marco Marotta.
Cosa succederebbe se un giorno, senza alcun preavviso, la forza di gravità del nostro pianeta si dimezzasse di colpo? A questa domanda tenta di dare una risposta Joe Henderson in questa nuova serie targata Image Comics.
Venti anni dopo il giorno del misterioso avvenimento – ribattezzato per l’occasione G-Day – che ha stravolto le leggi della fisica, la società si è ormai adattata a un mondo in cui le persone si spostano praticamente volando ed è in questo mondo “sottosopra” che vive Willa, un’esuberante ragazza desiderosa di avventure e d esplorare il mondo.
Skyward si presenta da subito come un prodotto solido, che parte da una premessa tanto semplice quanto originale per raccontare quella che si configura come un’intrigante storia di formazione, condita da un pizzico di mistero e avventura. Uno storytelling brioso e dialoghi frizzanti rendono la lettura di questo primo numero incredibilmente scorrevole, senza mai prestare il fianco a cali di ritmo. Inoltre la caratterizzazione accattivante della protagonista, il mistero in merito a cosa abbia causato il dimezzamento della gravità e l’interessante cliffhanger sono incentivi sufficienti per voler tornare sulle pagine della serie e scoprire quali avventure attendano la giovane Willa.
Ai disegni, Lee Garbett opta per un tratto morbido e stilizzato, col quale il disegnatore riesce a conferire una caratterizzazione estetica ben distinta e riconoscibile a ciascun personaggio e a veicolarne gli stati d’animo attraverso le espressioni facciali. Abbastanza convenzionale, invece, la colorazione di Antonio Fabela, giocata per lo più sulle calde tonalità del rosso e del marrone.
L’altra uscita Image è:
- Death or Glory #1
Rick Remender, Bengal
Dark Horse Comics, Aftershock Comics, BOOM! Studios, IDW Publishing, Dynamite Entertainment, Titan Comics, Vault Comics, Valiant Comics
Per Dark Horse Comics fa il suo ritorno la pluripremiata serie supereroistica Black Hammer di Jeff Lemire e Dean Ormston. Ci parla dell’esordio della nuova run David Padovani.
Dopo la miniserie Sherlock Frankenstein and the League of Evil e quella attualmente in corso di pubblicazione Doctor Star & the Kingdom of Lost Tomorrows – entrambe ambientate nell’universo narrativo di Black Hammer – Jeff Lemire torna alla serie principale da lui creata insieme al sodale disegnatore Dean Ormston in Black Hammer – Age of Doom #1.
Lo sceneggiatore canadese riprende le fila della storia esattamente dal punto in cui si era conclusa nel tredicesimo numero della prima serie, giocando con i meccanismi tipici del racconto supereroico a fumetti e inserendo un twisting plot dopo appena tre pagine. In tal modo, da un lato procrastina la risoluzione del mistero originario che vede coinvolti gli eroi protagonisti e, dall’altro, complica ulteriormente il meccanismo narrativo presentando ulteriori elementi della storia che arricchiscono e ampliano l’universo supereroico in costruzione.
Lemire fa tutto ciò continuando la sua splendida opera di omaggio e reinterpretazione dei canoni supereroistici classici, coinvolgendo in questo nuovo arco narrativo quelle che sono le sue reinterpretazioni personali di personaggi dell’orrore e del mistero che hanno fatto diventare famose testate come House of Mistery o la leggendaria Tales from the Crypt targata E.C. Comics.
Dean Ormston, dal canto suo, è sempre più a suo agio nella resa grafica di un mondo supereroistico altamente originale e di indole indie. Spicca su tutto lo studio e l’attenzione dedicati ai numerosi nuovi personaggi introdotti nell’albo, tutti caratterizzati in modo peculiare e riconoscibile.
Se Lemire sta riuscendo a costruire con l’universo di Black Hammer il prodotto supereroistico attualmente più valevole del mercato statunitense, Ormston lo affianca con uno stile grafico originale che ormai è identificativo della serie e da cui neanche i disegnatori delle miniserie satelliti possono prescindere.
A coronare il tutto ci sono poi le atmosfere cromatiche evocate dalla palette di Dave Stewart, figura fondamentale per questo successo editoriale tanto quanto sceneggiatore e disegnatore.
Nuova miniserie in partenza dedicata all’Aliens universe che ha letto per noi Marco Marotta.
L’Aliens universe a fumetti si arricchisce di un nuovo tassello con Dust to Dust, miniserie in quattro numeri che vede Gabriel Hardman nella doppia veste di scrittore e disegnatore. Si parte subito in medias res, nel bel mezzo di un’invasione di xenomorfi in una struttura coloniale della Wayland-Yutani. Niente preamboli o spiegazioni di sorta: tutto ciò che è dato sapere al lettore è che ci sono una madre e suo figlio in una corsa disperata per salvarsi dall’incubo in cui si sono ritrovati invischiati. Fine. Niente di più semplice.
Questo approccio alla narrazione ha sicuramente il merito di riuscire catturare immediatamente l’attenzione del lettore, calandolo nel vivo dell’azione fin dall’inizio. Tuttavia basta proseguire la lettura per rendersi conto che esso rappresenta anche il maggiore limite del fumetto.
I vari autori che, nel corso degli anni, hanno contribuito a plasmare questo universo narrativo hanno quasi sempre cercato di impreziosire le loro storie con un twist, un tocco di originalità rispetto alla formula impiegata da Ridley Scott nel suo seminale film del ’79 che potesse dar loro una propria autonoma dignità. Hardman sceglie invece di fare esattamente l’opposto. La sceneggiatura appare estremamente convenzionale e si riassume in un lineare “vai dal punto A al punto B senza morire”, senza alcuna svolta particolare o elemento di imprevedibilità. La totale assenza di background o di approfondimento psicologico sui personaggi rende molto arduo immedesimarsi e provare empatia per le loro disgrazie, cosa che sottrae pathos all’intera vicenda. Infine un tempo di lettura molto ridotto, dato dalla scarsità di dialoghi, contribuisce a lasciare una sensazione di effimerità, una ragionevole certezza che Dust to Dust avrà sulla totalità dell’Aliens Universe un impatto meno che risibile (almeno stando a questo primo numero).
Maggiori soddisfazioni le si ritrovano nei disegni, laddove un tratto sporcato, una colorazione oltemodo cupa e il ricorso a inquadrature strette e claustrofobiche concorrono alla creazione di un’atmosfera ansiogena e di impellenza.
BOOM! Studios presenta Coda #1 di cui è Simone Rastelli a parlarci.
Le tavole di Coda, serie scritta da Simon Spurrier, disegnata da Matìas Bergara e colorata da Michael Doig, sono colme di animali fantastici, deserti punteggiati da scheletri parlanti di antichi animali, foreste lussureggianti, carovane di strani esseri, pericoli e insidie. Il tutto dà forma a un mondo rutilante e variegato che il protagonista, un bardo ancora anonimo al termine di questo primo episodio, attraversa in cerca di un po’ di magia, che gli serve per riscattare una persona cara: quella Serka alla quale indirizza lunghe pagine di diario che commentano gli eventi che vediamo accadere.
Il ritmo è lento, cadenzato da didascalie e dialoghi e per ora il maggior piacere della lettura lo dà la messa in scena, che in linea generale – e particolarmente nella resa dei personaggi – ha sempre una sorta di aria europea: tanto la varietà degli ambienti quanto la caratterizzazione visiva dei personaggi, sempre efficaci nella recitazione e nell’espressione delle emozioni del momento.
Il tratto è sempre leggero e stacca corpi e oggetti dallo sfondo arricchendoli di dettagli, ma l’elemento di maggior suggestione è sicuramente l’uso del colore e delle ombre, che definiscono, attraverso il gioco di accostamenti cromatici, sfumature e campiture, tanto i corpi quanto gli sfondi, che talvolta acquistano una sorta di caratterizzazione astratta.
Chiuso da una doppia mappa del mondo (prima e dopo la Catastrofe), questo primo episodio ci introduce in un racconto fantasy ben composto, visivamente suggestivo e arricchito da un cast di personaggi potenzialmente interessanti, ma che al momento resta del tutto all’interno delle linee guida del genere.
Dynamite Entertainment fa esordire una miniserie dedicata al detective per antonomasia, Sherlock Holmes, di cui ci parla Marco Marotta.
L’investigatore nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle torna in questa miniserie in quattro numeri, scritta dalla figlia d’arte Leah Moore e John Reppion, per i disegni di Julius Ohta. Un primo numero essenzialmente introduttivo e che ha più che altro la funzione di disporre in tavola i vari pezzi del puzzle che il buon Sherlock è chiamato a risolvere, offrendo tuttavia una sceneggiatura dal ritmo disteso e che non si distingue per particolari guizzi di originalità. Cionondimeno, le varie linee narrative presentate, che per il momento appaiono del tutto slegate l’una dall’altra, sono sufficienti a incuriosire il lettore in merito a come si dipanerà il mistero nei prossimi numeri e si fa notare anche un buon lavoro di caratterizzazione del protagonista, che riesce a replicare fedelmente il carisma della controparte letteraria.
Sotto il profilo grafico, a un tratto essenziale, quasi stilizzato, ma non per questo carente di dettagli si affianca una colorazione (ad opera di Ellie Wright) per lo più piatta ma efficace nel riprodurre le atmosfere fumose e malsane della Londra di fine ‘800. Chiude il cerchio un layout delle tavole che, a parte una sola occasione, appare forse fin troppo convenzionale.
Per Dynamite sono arrivate anche:
- Jeepers Creepers #1
Mark Andreyko, Kewber Ball, Jorge Sutil - Red Sonja Tarzan #1
Gail Simone, Walter Geovani, Adriano Augusto
Valiant Comics presenta il preludio alle seconde Harbinger Wars, che ha letto per noi Emilio Cirri.
L’evento Valiant del 2018 sta per arrivare e non c’è nessuno più adatto a introdurlo del duo Eric Heisserer–Raúl Allén, che si riuniscono dopo aver lavorato su Secret Weapons, mini serie rivelazione del 2017.
Gli eventi di Oklahoma City (Secret Weapons) e di Rook, Michigan (Harbinger Renegade) hanno spianato la strada per lo scontro senza quartiere tra il governo degli Stati Uniti e gli Psioti, persone dotate di enormi poteri, un tempo protetti e sfruttati in segreto dalla Harbinger Foundation e oggi conosciuti e temuti dal mondo intero (come narrato negli eventi finali della serie Harbinger). Ad accendere la miccia ci pensa Livewire, un tempo braccio armato di Toyo Harada, poi eroina nel gruppo Unity e adesso protettrice dello strano gruppo di Psioti noto come Armi Segrete.
In questo numero introduttivo, Heisserer conferma il ruolo di assoluta centralità di Livewire, donna forte e determinata a tutto pur di proteggere le persone che ama. Lo scrittore crea un personaggio carismatico e potente, a tratti terrificante grazie alle sue capacità di controllo tecnologico, ma animata da sentimenti profondamente umani. Attorno a lei ruota tutta la vicenda, tutta l’azione che anima le pagine realizzate da un Allén (coadiuvato da Patricia Martìn) sempre padrone della narrazione e dello storytelling: nonostante la storia richieda una costruzione della tavola più decifrabile e accessibile, il disegnatore non rinuncia ad alcune interessanti soluzioni compositive che rendono la storia veloce e stimolante, sfruttando al massimo le possibilità che il medium offre per definire un ritmo dell’azione in costante crescendo, che esplode a metà della storia per poi rallentare e indugiare sulle conseguenze delle azioni di Livewire.
Harbinger Wars II non poteva cominciare con un preludio migliore, che si conclude con una perfetta atmosfera da “calma prima della tempesta”.
Una tempesta che si preannuncia di portata colossale.
Chiudiamo al solito con la carrellata delle novità presentate dalle altre case editrici indipendenti statunitensi:
- Aftershock Comics:
Her infernal descent #1
Lonnie Nadler, Zack Thompson, Kyle Charles, Dee Cunniffe - IDW Publishing:
Antar The Black Knight #1
Nnedi Okorafor, Eric Battle, Jason Scott Jones - Goosebumps – Download and Die! #1
Jen Vaughn, Michelle Wong, Triona Tree Farrell - Star Trek- Discovery – Succession #1
Mike Johnson, Kirsten Beyer, Angel Hernandez, Mark Roberts - Star Trek- The Next Generation – Through The Mirror #1
David Tipton, Scott Tipton, Marcus To, J.K. Woodward, Brittany Peer - Star Wars Adventures – Annual 2018
John Jacson Miller, Cavan Scott, Jon Sommariva, Mauricet, Matt Herms, Chris Fenoglio
- Titan Comics:
The Prisoner #1
Peter Milligan, Colin Lorimer, Joana Lafluente - The Forever War – Forever Free #1
Joe Haldeman, Marvano, Gay Haldeman - Vault Comics:
Deep Roots #1
Dan Watters, Val Rodrigues, Triona Farrell
Esclusive Comixology
Consueto spazio gestito da Simone Rastelli che ci illustra due tra le novità indipendenti disponibili sulla piattaforma digitale Comixology.
Pale Moonlight, realizzato da William Wismer (testi) e Jamie Chapman (disegni), è il breve racconto di un’apocalisse, annunciata dalla trasformazione della Luna, accompagnata dalla comparsa di zombie e strane mutilazioni e conclusa in una spettacolare scenografia spaziale, che dà un sapore ironico al tentativo di resistenza del protagonista.
Il soggetto è quindi tuttaltro che originale, ma valorizzato da una messa in scena basata sul silenzio e sull’alternanza di dominanti cromatiche arancione, blu, rossa, viola e così via, che cadenzano la narrazione in modo serrato e associano il ritmo degli eventi a quello delle emozioni.
Il racconto si muove in un registro onirico che alterna momenti di tensione e ossessività (esemplari le due tavole, che mostrano il protagonista risalire le scale del suo condominio, affogate in un rosso incandescente) a sequenze marcate da un senso di dolce sospensione fra realtà e immaginazione.
La costruzione delle tavole varia continuamente e comunica il senso di un continuo cambio di prospettiva e di percezione del tempo: immagini a piena tavola con riquadri di dettaglio si alternano a schemi diagonali, sovrapposizioni e griglie classiche, mostrando una padronanza che non scade nella ricerca dell’effetto. In questo contesto, appaiono bizzarre un paio di onomatopee sgraziate, che restano avulse dall’equilibrio generale delle tavole, ma non limitano l’efficacia del racconto, tutto da guardare.
Vian Izak è un progetto animato dai fratelli Vian Izak (musicista e produttore) e Hein Zaayman (scrittore e illustratore), che con questo albo si cimentano con il racconto a fumetti. In questo primo episodio, seguiamo i protagonisti Vian e Heini, ovvie proiezioni degli autori, in un’esplorazione topografica dell’Artico, che li porta alla deriva attraverso una molteplicità di universi paralleli.
La narrazione è visivamente elegante, contraddistinta da un pittoricismo valorizzato da morbide sfumature cromatiche degli sfondi (realizzate da Zaayman con l’aiuto di Naomi Bethel) e netti contrasti luce ombra nella rappresentazione dei corpi e degli oggetti; l’intreccio è lineare e si giova di un ritmo sostenuto e un tono leggero, che conducono per mano con un sorriso il lettore fino allo scioglimento finale. I volti dei due protagonisti hanno grandi occhi tondi e azzurri spesso spalancati per meraviglia, stupore e sorpresa: incontri con zebre nell’artico, guasti ai macchinari e addirittura la scoperta di terreno roccioso sotto i ghiacci punteggiano il loro percorso e talvolta lo sguardo dei due sembra cercare conforto in quello del lettore.
Indirizzato ai bambini, Vian izak’s Adventures è lettura di piacevole intrattenimento anche per il lettore adulto. Ultima notazione: privo di dialoghi e accompagnato da didascalie numerose e brevi, Vian izak’s Adventures si propone anche come ottimo “oggetto di confine” fra racconto illustrato e fumetto, ricco di spunti per una lezione sul racconto per immagini a piccoli lettori delle elementari.
Chi fosse incuriosito, può trovare ulteriori dettagli sul progetto al sito vianizak.com.
Giunti alla fine vi salutiamo,dandovi appuntamento con First Issue #25 sarà il 23 maggio prossimo.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]