First Issue #106: All In Image Comics!

First Issue #106: All In Image Comics!

Puntata quasi tutta dedicata all’analisi di molte delle novità Image Comics questa 106 di First Issue. Con una capatina in Aftershock e Dark Horse Comics.

Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #106 analizziamo alcune delle novità più interessanti uscite della seconda metà del mese di giugno 2022.

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Marvel Comics

Di seguito, le copertine delle novità Marvel Comics.

DC Comics

Di seguito, le copertine delle novità DC Comics.

Image Comics

Seven Sons #1

Seven Sons 1Nel Vangelo secondo Giovanni viene descritto il primo miracolo compiuto da Gesù. A Cana di Galilea, durante un matrimonio, Cristo tramutò l’acqua in vino manifestando la sua gloria e portando i discepoli a credere in lui. Nel 1998 a New Canaan, luogo conosciuto in precedenza come Las Vegas, siamo pronti ad assistere all’incoronazione del secondo figlio di Dio che sancisce, di fatto, il ritorno del divino sul pianeta Terra.  L’evento, a carattere planetario, trova le sue origini nei fatti accaduti ventuno anni prima quando sette madri vergini di sette diversi continenti diedero alla luce sette figli identici. Di questi sette bambini, noti come i sette Jesi, sei sono stati uccisi e solo uno si annovera tra i sopravvissuti: Pergi, un essere che pare abbia poteri occulti che lo rendono capace di compiere miracolose guarigioni e che sembra rivestire il ruolo del novello Salvatore.
La coppia di sceneggiatori Robert Windom e Kelvin Mao si muove nel territorio di una storia ambientata in quella che sembra una linea temporale alternativa per raccontarci la vita di un mondo risucchiato in un vortice di fede. Il presidente Jimmy Carter è al suo secondo mandato e la città del gioco e del vizio, situata nel deserto del Mojave in Nevada, è conquistata da un inarrestabile fervore religioso. La fede diventa business e si fa carne e sangue di un circo mediatico alla testa del quale troviamo le televisioni e più specificamente le emittenti pay-per-view che, per circa cento dollari, consentono di assistere alla seconda venuta del Salvatore. Seven Sons segue il ritmo di una narrazione che cerca di raccontare un futuro distopico nel quale si registra la presenza di un culto fortemente ramificato nei diversi strati sociali, legato all’ingombrante esistenza di una figura divina e potenzialmente onnipotente.
In questa prima uscita gli sceneggiatori posizionano tutte le pedine in campo, riuscendo a trasmettere un senso di frenesia e inquietudine al lettore che si trova al cospetto delle zone oscure di una società che trova in Las Vegas/New Canaan la sua nuova Mecca religiosa. Una città le cui strade ribollono di una varia umanità mossa da una fede cieca. L’apparizione improvvisa di un nuovo Messia che arriva diritto dai bassifondi, un giovane mendicante che attraversa le strade sorretto solo dall’aiuto e dalla gentilezza delle persone, rappresenta quell’invenzione ulteriore che riesce a dare maggiore spessore alla trama suggerendo riflessioni sull’opulenza delle religioni organizzate che poco hanno a che vedere con i bisogni degli ultimi. A giocare nella squadra dei nemici della fede cristiana registriamo la presenza delle sentinelle di Allah, un gruppo islamico organizzato militarmente. Terroristi che si macchiano di attentati e omicidi andando a rappresentare il vero elemento debole della narrativa che sembra tradire una malcelata islamofobia.
Le matite della superstar Jae Lee si dimostrano particolarmente adatte a disegnare un futuro apocalittico, ritratto in vignette irregolari che sembrano schegge di uno specchio rotto all’interno del quale si riflettono le immagini di un mondo decadente. I personaggi, in bilico tra l’umano, il divino e il mostruoso, riescono a nutrirsi della cupa agitazione che attraversa la storia, raffigurati con linee spigolose e ombre cupe che ne esaltano l’espressività.  La fine del primo numero di Seven Sons ci lascia con molte domande e poche risposte, sicuramente incuriositi dai possibili sviluppi della trama che, al di là di qualche pecca, si dimostra ricca di potenziale.   
Ferdinando Maresca

Beware the Eye of Odin #1

Beware-the-Eye-of-Odin-1Una nuova miniserie di quattro capitoli si inserisce nel catalogo di Image Comics: è la volta di Beware the Eye of Odin, fumetto sceneggiato da Doug Wagner, disegnato da Tim Odland e colorato da Michelle Madsen.
Come il titolo fa intuire, si tratta di un racconto che si inserisce nel filone della mitologia norrena e parte da una premessa piuttosto semplice: bisogna restituire al legittimo proprietario, ossia il saggio Mimir, l’occhio di Odino. A entrarne in possesso è un giovane principe considerato maledetto dal suo popolo e ad affiancarlo nella sua missione sono un esperto guerriero mutilato e una ragazza indisciplinata. I tre sono evidentemente figure archetipiche, protagoniste di un intreccio altrettanto archetipico: ci sono un divieto, un’infrazione, un viaggio, una perdita, un oggetto magico da recuperare, degli antagonisti e alcune prove da affrontare.
Priva di particolari scossoni, la trama è piuttosto lineare, mentre la problematizzazione riguarda la personalità del protagonista, incapace di lasciarsi alle spalle il senso di colpa: poiché la sua nascita è coincisa con la morte della madre, la gente del villaggio coltiva la superstizione e lui prende su di sé un fardello che, in realtà, non gli appartiene. Questo peso, che grava sul cuore del ragazzo, si manifesta attraverso le espressioni facciali che Odland tratteggia accentuando i movimenti delle labbra e degli occhi. In generale, invece, le figure sono possenti e contornate da un segno spesso e spigoloso molto adatto agli individui, umani e non, ruvidi e spietati che si muovono nel paesaggio nordico. Questo, che si macchia del sangue dei nemici in vignette suggestive di grandi dimensioni, è acceso in tutta la propria naturale varietà dai colori di Madsen, brava a rendere l’idea che la storia si svolga in un mondo antico e per certi versi altro.
Federico Beghin

Do a Powerbomb #1

Do A Powerbomb 1Daniel Warren Johnson, uno degli autori più capaci e apprezzati da pubblico e critica, torna con una nuova miniserie di 7 numeri per Image Comics. In quest’opera l’artista dedica un tributo a una delle sue grandi e dichiarate passioni: il wrestling. Lo fa con la passione che accomuna tutte le sue opere e che riesce a trasmettere grazie a una capacità fuori dal comune di infondere empatia e umanità – nel bene e nel male, anche se il piglio è palesemente ottimista – ai suoi personaggi e alle sue storie.
Lona Steelrose perde la mamma, wrestler professionista, quand’è bambina a causa di un incidente sul ring: il lutto non la ferma ma le dà la forza di seguire le orme materne. Tuttavia il padre, a sua insaputa, cerca di ostacolarla temendo di perdere anche lei a causa di questo sport, fintamente violento ma realmente rischioso. Abbattuta per vedere frustrate le sue aspirazioni, le si presenta un’opportunità inaspettata di coronare il suo sogno. Ma potrebbe essere un terribile inganno. Questa la trama, senza anticipazioni sul vero colpo di scena che vi attende, del primo episodio che lascia molta voglia di leggere il seguito. Ma non è certo questa la qualità principale di questo “first issue”. C’è tutta la poetica di Johnson, con la sua estetica della violenza che trasforma in qualcosa di aggraziato, fruibile con godimento, grazie all’amore che nutre per lo sport che così ben ritrae nelle sue tavole. C’è l’amore per la famiglia e i legami familiari, causa di gioie e dolori come spesso avviene nella vita reale, qui rappresentati con grande intensità e pathos. C’è la straordinaria umanità dei personaggi, autentici e con motivazioni in cui ci si può facilmente riconoscere; motivazioni caratterizzate da grande semplicità, però mai banali. 
DWJ è un artista che non delude mai, perché grazie a un considerevole talento riesce a esprimere l’amore per ciò che fa e per i suoi lettori che esce quasi con violenza (è il caso di dirlo) dalle pagine. Il poeta heavy metal è qui, e resterà per molto tempo ancora.
Paolo Garrone

Altri editori

A Calculated Man #1

A Calculated Man 1Jack Beans lavora come contabile per la famiglia malavitosa dei Keys, che mai ne hanno avuto uno così efficiente. Poco da sorprendersi: Beans associa una visione matematica del mondo a una memoria pressoché perfetta, così che la compilazione di un bilancio che eluda la complicata normativa fiscale è un gioco enigmistico. Un’esistenza tranquilla, finché non chiede di uscire dall’organizzazione; da questo momento, la sua vita cambia e diventa appesa a un filo.
Jack Beans è il protagonista di A Calculated Man (che potremmo tradurre con “Un uomo che pianifica”), serie firmata da Paul Tobin (testi), Alberto Albuquerque (disegni), Mark Englert (colori) e Taylor Esposito (lettering) per AfterShock Comics, già opzionata per una trasposizione televisiva su Hulu ed è la sua voce ad accompagnarci lungo tutto questo primo albo, impegnata in un lungo monologo che tratteggia lo scenario, la sua vicenda e i suoi obiettivi. A dare levità alla lettura è proprio il tono del racconto di Beans, che vive di una leggerezza alleniana, quella di un umorismo surreale nel quale la sobrietà espressiva – mai parole sopra le righe, sempre misurate – rievoca e illustra intricate vicende criminali. Lontana da qualsiasi realismo anche l’interpretazione visuale, caratterizzata da cromatismi acidi, economia di tratti nella definizione degli ambienti e dei volti, questi ultimi comunque sempre espressivi. Il tutto è infine valorizzato dal montaggio, che sfrutta l’alternanza passato/presente nel racconto del protagonista e il contraltare offerto dai dialoghi fra Omaha Avery ed Elene Santos, i due poliziotti responsabili della protezione di Beans.
Leggero e piacevole, il debutto di A Calculated Man annuncia una narrazione non troppo preoccupata della verosimiglianza; da vedere quanto del peso del racconto starà sulle spalle del protagonista o se sarà distribuito con altri personaggi (l’aspettativa è Elene) e se, in coerenza con alcuni spunti qui presenti, agli ingredienti si aggiungerà una sfumatura di romance, con un conseguente ampliamento delle dinamiche.
Simone Rastelli

The Lonesome Hunters #1

The Lonesome Hunters 1Tyler Crook non è uno di quei nomi che si sentono spesso sulla bocca degli amanti del fumetto statunitense. Eppure, grazie al suo tratto pulito, sicuro ma anche sottilmente inquieto e perciò inquietante, alla costruzione di tavola precisa ma con ritmi e inquadrature scelti ad arte per aumentare la tensione e soprattutto grazie a colori eterei, acquerellati e basati su una alternanza tra toni terrosi e acidi, spesso in contrasto tra loro, che creano atmosfere da incubo lucido, Crook è da anni uno dei protagonisti del fumetto horror americano. Vincitore nel 2012 del Russ Manning Award come Most Promising Newcomer grazie a lavori come Petrograd e B.P.R.D.: Hell on Earth, vincitore di un Bram Stoker Award (per Bad Blood) e nominato una seconda volta per Harrow County, horror creato insieme a Cullen Bunn e nominato agli Eisner Awards (oltre che vincitore dei Ghastly Awards), Tyler Crook si presenta oggi con Lonesome Hunters come autore unico, confermando non solo le ottime doti artistiche ma dimostrando anche una buona capacità di scrittura. Protagonista di questa nuova serie Dark Horse Comics è l’anziano Howard, figlio di un pastore ossessionato dalla caccia ai demoni.
La storia si apre con le origini dell’uomo, la sua prima disastrosa caccia ai demoni e l’ingombrante eredità di una spada magica. Dopo aver mostrato scene concitate e orrori sottilmente inquietanti, Crook trasporta il lettore nel presente: il ragazzo ormai invecchiato vive in un appartamento nella periferia di una città e vive una vita qualunque. Quando la giovane vicina Lupe gli consegna, per sbarazzarsene, un orologio da taschino rubato allo zio, i due si trovano di fronte all’apparizione di un nuovo demone animale, e Howard è costretto a impugnare nuovamente la sua spada. Con un incipit semplice ma ben costruito, dalla narrazione chiara, che accenna a molti elementi ma lascia aperte tante domande, l’autore ci trasporta in un mondo all’apparenza normale, ma che cela misteri e pericoli abissali. Sicuramente interessanti le potenziali interazioni tra i due personaggi principali, anche se qui ancora nulla è dato a sapere di quale sarà la loro relazione: Crook sceglie di interrompere il numero prima dello scontro con il demone – gazza ladra, con un climax che sembra quasi incompleto ma che invoglia a proseguire la lettura per vedere dove la storia va a parare. Un’altra serie accattivante che conferma la tendenza di Dark Horse a puntare su horror e fantasy di qualità, solidi e affidati a autori con buone idee e capacità.
Emilio Cirri

Di seguito, le copertine delle altre novità.

Per questa puntata è tutto. Vi diamo appuntamento tra due settimane circa con First Issue #107.
Stay tuned!

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