Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #102 analizziamo alcune delle novità più interessanti uscite nel mese di aprile 2022.
Marvel Comics
Fuori York, stato della Pennsylvania: Spider-Man giace, sconfitto e sconvolto, al centro di un enorme cratere; buio in sala e flashforward di sei mesi a giochi fatti. Benvenuti in The Amazing Spider-Man #1, il nuovo rilancio in occasione dei 60 anni del portabandiera di casa Marvel.
Terminata la parentesi Beyond che ha visto Ben Reilly – il clone di Peter Parker – vestire il costume del Ragno, la testata torna al legittimo proprietario con una nuova numerazione, nonostante il #900 sia dietro l’angolo, e un nuovo team creativo: del precedente spider-trust, il pool di autori che ha gestito la testata ad interim, rimane solo Zeb Wells che finalmente ottiene il suo primo incarico da titolare solitario, mentre alle matite ritorna dopo un interregno in DC e una manciata di storie celebrative in Marvel uno dei pesi massimi dei disegnatori di Spidey, John Romita Jr.
Wells tesse un numero uno piuttosto anomalo, preferendo al classico set-up del nuovo status quo un inizio in medias res, con un pavido Parker disoccupato e abbandonato da tutto e tutti senza che il lettore sappia il come o il perché: Randy Robertson, i Fantastici Quattro, persino Zia May, tutti gli storici comprimari sono sconvolti e disgustati da qualcosa fatto da un Peter che sembra non voler ricucire i rapporti con nessuno che non sia Mary Jane, anche lei protagonista di un colpo di scena che potrebbe sì risultare stucchevole per i lettori più navigati, ma che contribuisce all’alone di mistero che rende più che intrigante questo starting point.
Inutile dire, però, che il vero piatto forte del numero, oltre che l’elemento più pubblicizzato dalla stessa Marvel, sono le matite di John Romita Jr. e questo “tornare a casa” ha giovato al figlio d’arte che disegna probabilmente il suo miglior numero da anni a questa parte, con una gestione dello storytelling delle singole tavole maniacale tanto nelle scene più introspettive o di dialogo quanto in quelle action, con un plauso alla sequenza di battaglia tra l’Uomo Ragno e Digger e all’esplosiva splash page che sancisce l’esordio di Spider-Man nell’albo: quest’ultima, quasi metanarrativa nella sua potenza, sembra voler dire che JR Jr è davvero tornato rappresentando una sorta di auto-benvenuto da parte del disegnatore stesso.
Sarebbe ingiusto non menzionare, nel parlare del lato artistico dell’albo, le chine di Scott Hanna – che per chi sta scrivendo queste righe è sempre l’inchiostratore più adatto a lavorare sul tratto schizzato e “nervoso” di Romita – e i colori di Marcio Menyz, capaci di esaltare il tratto dell’artista newyorkese senza risultare troppo coprente, nonostante in alcune scene di dialogo le classiche rughe di espressione dei personaggi risultino leggermente appiattite, ma stiamo parlando veramente di un’inezia da parte di un colorista destinato a diventare uno dei top della casa delle idee.
Tanti comprimari, tanti misteri da risolvere numero per numero, un sottobosco mafioso newyorkese pronto a darsi battaglia, un Peter Parker quasi ditkiano nel suo (voler) essere solo contro tutti: i presupposti per una run interessante ci sono tutti e noi lettori soltanto sappiamo quanto il personaggio ne abbia bisogno.
Emanuele Emma
Di seguito, le copertine delle novità Marvel Comics.
DC Comics
Ci sono una pittrice che vive in un piccolo appartamento riempito dei suoi quadri, un libro di storie, due tizi sadici (uno che comanda, l’altro apparentemente idiota che esegue). E, soprattutto, ci sono incubi, fra i quali si muove il Corinzio, l’incubo forgiato da Sogno per ricordare ai viventi l’orrore che si aggira nel loro mondo.
Ci sono poi colori caldi in una ricca gamma di sfumature e linee sottili che disegnano corpi nervosi, vibranti e sguardi resi vivi dagli occhi. Non a caso dagli occhi, visto che il protagonista ha proprio lì il suo più inquietante tratto fisico. Un breve inserto offre un contesto di riferimento a chi fosse capitato su queste pagine per caso – occorrenza che ci suona francamente improbabile, ma l’effetto del clamore della prossima uscita Netflix potrebbe essere arrivato a tanto – e sfrutta una resa più naturalistica dei personaggi. L’effetto è di sottile ironia, considerando che attribuisce una struttura più concreta e stabile al Regno del Sogno rispetto a quello della veglia, nel quale si muovono i viventi (va da sé che, nell’universo di Sandman, così è).
Tutto questo nell’albo di debutto di Nightmare Country – firmata da James Tynion IV (testi), Lisandro Estherren (disegni), Patricio Delpeche (colori), Simon Bowland (lettering) con Yanick Paquette (disegni) e Nathan Fairbairn (colori) in un breve inserto -, nuova serie del Sandman Universe che ruota intorno al Corinzio, uno dei (tanti) personaggi più affascinanti della serie di Neil Gaiman. Un debutto in cui non c’è ingranaggio che non giri liscio: la resa visiva crea l’attesa atmosfera inquietante, colori e volti instillano straniamento; molti personaggi sono presentati e ognuno allude a una propria storia o a vicende che ci si può aspettare creeranno il tessuto del racconto a venire. Quello che manca, atteso da chi scrive viste molte prove di Tynion IV, è proprio un elemento destabilizzante rispetto alle aspettative, qualcosa che scombini l’approccio del lettore; una suggestione o addirittura la messa in scena di un tema e di una linea attraverso di esso, che lo sezioni e che ci forzi ad interrogarci su quello che vediamo raccontata sulle tavole. Nel bene e nel male, Tynion sfrutta spesso la leva di una posizione ben definita ed esplicita su temi sociali e culturali delicati, ma in questo primo numero mostra un rispetto estremo del materiale a disposizione. Non resta che sperare che questa normalità sia l’esca per i lettori e che il seguito ci porti altrove.
Simone Rastelli
Di seguito, le copertine delle novità DC Comics.
Image Comics
La vista e l’atto stesso del vedere hanno un significato profondo. Ci consentono di aver consapevolezza dell’ambiente che ci circonda, ci permettono di conoscerlo e di interagire con esso per giungere a controllarlo e dominarlo. Lo sguardo, di per sé, è anche lo specchio dei luoghi dell’anima, di quelle stanze segrete nelle quali conserviamo gli scatoloni contenenti gli oggetti e le istantanee del nostro viaggio nella vita. Locali spesso ingombri di cianfrusaglie emotive e scampoli di buoni propositi, frustrati o abbandonati nella ripetizione quotidiana di giornate che sembrano tutte uguali. Ed è proprio uno sguardo l’elemento che spicca sulla copertina di A town called Terror, dove sono ritratti due occhi che osservano in modo obliquo e carico d’odio la silhouette di quella che sembra una piccola zona urbana di provincia raccolta attorno al campanile ed alla chiesa cittadina. Occhi che osservano attraverso un cielo rosso e crepuscolare, presenza inquietante e minacciosa che chiude l’orizzonte e ammorba l’aria restituendo un senso di forte oppressione. Questo sguardo diabolico, che vuole anticipare il contenuto dell’albo, ci parla di una possibile vocazione oscura della storia che prende vita nei disegni di Szymon Kudranski. Autore che esordisce a diciotto anni realizzando l’annual del 2004 di 30 Days of Night e che qui dimostra di non aver smarrito una particolare sintonia con le storie dark.
Portatore di una particolare attenzione per i dettagli e per la costruzione delle tavole che propongono la giusta alternanza tra rallentamenti e accelerazioni improvvise, il disegnatore riesce a trasmettere un senso di inquietudine attraverso immagini dalla forte impronta realistica che, abbinate a chiaroscuri e neri profondi, riescono a trasmettere nel gioco dei contrasti un senso di sospensione, fino a rendere più lento lo scorrere del tempo fumettistico. Un rallentamento del tempo narrativo che in alcuni momenti sembra intrappolare i personaggi nella viscosità di ambienti casalinghi, spezzandone lo slancio per sostituirlo con una narrazione fatta di espressioni facciali e dettagli ambientali.
Lo stile, chiaro e realistico che strizza l’occhio al fotografico, riesce a garantire ai protagonisti di esprimersi in una recitazione riuscita e credibile. A fronte di un impianto visivo che è il vero punto di forza di questa prima uscita, ci imbattiamo in una sceneggiatura scarna e poco significativa che sembra non trovare una strada ammiccando a diversi generi senza sceglierne nessuno. Steve Niles, autore prolifico e navigato, realizza così un copione con premesse horror che scivola nella suspense per arrivare a citare gli action movie, realizzando un primo capitolo che funge da lungo preambolo e nulla più. Un racconto che poco ci dice sulla natura e motivi dei personaggi, confuso nei suoi intenti narrativi e che alla fine dell’albo lascia un senso di incompiutezza. La storia, che ruota attorno al rapimento di Henry West e alla sua ricerca da parte della moglie Julia, si dipana lentamente senza fornire un vero gancio al lettore che fatica ad entrare in sintonia con quello che Niles ci vuole raccontare tramite una sceneggiatura che tradisce una profonda ambiguità e che potrebbe portare ad un drastico calo di curiosità ed interesse.
Considerate le premesse A town called Terror è un fumetto da tenere d’occhio, forse con la sola coda dell’occhio, in attesa che la storia prenda una direzione precisa uscendo da prolissi preamboli per giungere ad elementi di maggior concretezza narrativa.
Ferdinando Maresca
Di seguito, le copertine delle novità Image Comics.
Altri editori
Di seguito, le copertine delle altre novità.
Per questa puntata è tutto. Vi diamo appuntamento tra due settimane circa con First Issue #103.
Stay tuned!