Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #101 analizziamo alcune delle novità più interessanti uscite nella seconda metà del mese di marzo 2022.
Marvel Comics
Dopo tanti anni, Jamie McKelvie torna a scrivere fumetti. Nel 2007 fu Suburban Glamour, miniserie per la Image della quale era autore unico e che respirava le atmosfere di Rue Britannia. Oggi, l’autore britannico si cimenta con il mileu supereroico: Capitan Carter – firmata insieme a Marika Cresta (disegni), Erick Arciniega (colori) e VC’s Clayton Clowes (lettering) -, propone un incipit preso direttamente da Capitan America e lo trasporta in Gran Bretagna. L’eroina eponima è Peggy Carter, non più rampolla statunitense all’ombra di Steve Rogers o agente dello SHIELD, ma super soldato britannico grazie all’inoculazione del famigerato siero. Dispersa nell’artico per sventare l’ennesima minaccia nazista, una missione geologica la ritrova ibernata e la risveglia, catapultandola in un mondo dalla quotidianità assai diversa da quella che aveva vissuto. A rimanere costante è il bisogno dei suoi servigi, che il governo britannico intende sfruttare per riguadagnare una posizione geopolitica da protagonista.
Il racconto usa toni da commedia, utilizzando numerose scene di dialogo e la capacita del volto (adolescenziale) della protagonista di esprimere stupore e perplessità, con una mimica a volte diventa enfatica; in questo, è tuttavia ben espresso il senso di oppressione che viene dalla volontà di molti (maschi, peraltro) di manipolarla e usarla per i propri scopi.
Albo classicamente introduttivo dell’ambientazione, soffre la mancanza di un elemento di spicco, qualcosa che caratterizzi con nettezza il personaggio e la sua vicenda, che si muove su un percorso dalle tappe scontate: la velleità di essere lasciata in pace, il confronto con le tecnologie moderne, l’entrata in azione imprevista e la scoperta di una trama che la riporta al passato.
Visivamente, la messa in scena e l’interpretazione dei vari personaggi sono precisi, con un approccio naturalista senza fronzoli, e ordinati, con tavole dalla griglia semplice, e restituiscono una lettura fluida. Insomma, una narrazione efficiente e piacevole, che lascia sperare per sviluppi interessanti – la ricerca di una propria identità, il rapporto con il governo e la nuova agenzia STRIKE, con la quotidianità e con la sua agente di collegamento Elizabeth “Lizzie” Braddock, nipote del famoso Colonnello Braddock. Certo, la curiosità di ciò che verrà fa leva più sulla fiducia in McKelvie che su quanto effettivamente mostrato in queste pagine, ma la sfida è interessante e, poiché la serie è prevista in cinque numeri, avremo rapidamente il responso.
Simone Rastelli
Kieron Gillen, dopo anni, è tornato su un albo mutante e si è subito rimpossessato di Sinistro, uno dei personaggio-feticcio a cui ha fornito in passato alcune delle migliori caratterizzazioni della sua storia editoriale. È questo quello che accade su Immortal X-Men #1, nuova X-testata a cui spetta il compito di inaugurare Destiny of X, la nuova fase mutante senza più Jonathan Hickman al comando dell’X-Office.
Accompagnato ai disegni da Lucas Werneck, con i colori di David Curiel, il lettering di VC’s Clayton Cowles e la cover di Mark Brooks, lo sceneggiatore britannico dà il via a una serie tutta incentrata sul Quiet Council di Krakoa, ovvero quello che potrebbe definirsi un analogo del nostro Consiglio dei Ministri, composto da dodici membri suddivisi in quattro raggruppamenti (Primavera, Estate, Autunno, Inverno). L’albo d’esordio è incentrato sull’abbandono di uno dei membri dell’attuale consiglio e le audizioni dei candidati alla sua sostituzione ed è raccontato interamente dal punto di vista soggettivo di Sinistro, elemento narrativo che tornerà anche negli albi successivi ognuno dei quali assumerà la prospettiva di uno dei membri del gruppo dirigente.
Immortal X-Men è una serie il cui focus è l’aspetto politico di Krakoa e che, in un parallelo con il linguaggio televisivo, si pone a metà strada tra opere come House of Cards e West Wing. Più che una storia di azione, quello che Gillen mette in campo è un racconto dei motivi per i quali le azioni avvengono, in questo caso quelle riferite al Quiet Council. Con una scelta che si pone a metà tra lo stile dialogico di Aaron Sorkin e la prosa densa ed enfatica di Chris Claremont (non è un caso che Gillen stesso si sia riferito al modo in cui ha deciso di scrivere questa serie come a un Neo-Claremontismo), le pagine traboccano di parole, suddivise tra dialoghi e didascalie di pensiero, che pur senza perdere mai di interesse senza dubbio rendono la lettura a tratti pesante, data anche la lunghezza dell’albo.
Il punto di vista di un Sinistro totalmente sopra le righe fa sì che la storia assuma un tono profondamente ironico, a tratti comico, a tratti sarcastico. Le sequenze delle audizioni dei potenziali membri del consiglio sono raccontate quasi come provini teatrali o di qualche talent show televisivo. Sono le ultime due pagine dell’albo a imprimere al numero un completo cambio di rotta e che fanno presupporre l’idea che possa essere Gillen a portare a maturazione alcuni germogli narrativi sparsi da Hickman ma mai sviluppati, oltre a dichiarare la presa in carico del progetto e l’intenzione di farlo suo già dal motto Hated. Feared. Forever, che agli appassionati dello sceneggiatore riporta alla mente Wic+Div, con tutto ciò che ne può conseguire come suggestione sul rapporto “supereroe/star”.
Werneck, in un albo quasi totalmente privo di azione, se la cava molto bene, dimostrando un’evidente maturazione rispetto a quanto fatto vedere sulle tavole di Trial of Magneto. La continua variazione della struttura della tavola, associata a un’efficace mimica dei vari personaggi, rendono le pagine piene di sequenze dialogiche dinamiche e movimentate, evitando un ulteriore appesantimento e rallentamento della struttura.
Da segnalare infine, una rimodulazione della grafica “mutante” da parte di Tom Muller: dal ritorno del corner box (assolutamente in linea con il resto del design) in copertina, fino a una serie di variazioni interne (le più evidenti nella pagina dei credits), anche questo leggero restyling mira a sottolineare il fatto che ci troviamo davanti all’inizio di una fase nuova della più recente era mutante iniziata nel 2019.
David Padovani
Di seguito, le copertine delle novità Marvel Comics.
DC Comics
Di seguito, le copertine delle novità DC Comics.
Image Comics
“Vorrei un posto dove Dio non mi vede” Antimateria – Ritmo Tribale
Lo sguardo del narratore è fondamentale, in definitiva è l’unica cosa che conta. Ci introduce in un mondo, non necessariamente quello che conosciamo o vediamo, e ce ne mostra gli spigoli, le geometrie e i segmenti che lo compongono. Linee che attraversandolo perpendicolarmente e longitudinalmente fissano dei punti nello spazio, ancore alle quali far appiccicare i personaggi. Lo sguardo del narratore diventa il nostro sguardo, occhi attraverso i quali osserviamo e tramite i quali entriamo a nostra volta nel tessuto e nella trama della storia, vestito narrativo del quale ci abbigliamo trasferendo al suo interno le nostre personali suggestioni. Emozioni e sensazioni che contribuiscono a generare o meno una sintonia con quanto ci troviamo a leggere.
Per il tramite dello sguardo delicato di Jeff Lemire veniamo introdotti in un mondo sfuggito all’occhio di Dio, fatiscente e contorto nelle geometrie e lurido negli ambienti. Un territorio cittadino sfigurato e irriconoscibile, sottoposto a una brutale violenza capace di cancellarne l’identità fino a trasformarlo in un non luogo. Un ambiente privo di coordinate a cui poter ancorare i personaggi che vivono apaticamente, recitando ruoli scarichi e ripetitivi, sopraffatti da un senso di noia e inutilità. Bambini abbandonati a loro stessi, costretti a trascorrere interminabili notti nella noiosa reiterazione di giochi infantili, bloccati nella stessa routine di vita nell’interminabile attesa di un cambiamento, immersi in una condizione di solitudine e isolamento.
Salta subito all’occhio, nei tempi dell’inumana guerra in Europa, il paragone con le immagini delle città ucraine sfigurare e irriconoscibili, abitate da donne e uomini sottoposti a una folle violenza fratricida, immersi nel grigio degli sfondi e nei cumuli di macerie che fanno da skyline all’orizzonte. Esseri umani che sembrano girare in giro senza meta, come storditi e annebbiati da ciò che li circonda. Ciò che la suggestione ci propone termina qui, lasciando spazio a una storia dalla forte essenza distopica impreziosita da un cast dalla personalità brillante e dalla spiccata innocenza infantile che, lontano dall’influenza “adulta”, sembra rimanere intatta e preservata quale dono preternaturale.
Lemire sembra qui concentrarsi sullo studio dei personaggi, sulle loro particolarità, ponendo domande sul significato dell’essere vivi e su cosa voglia dire essere bambini. Interrogativi posti tramite la rappresentazione delle emozioni di giovanissimi (piccoli mostri tenebrosi) che attraversano un periodo emotivamente difficoltoso e stressante. Tematica che riesce ad ancorare i personaggi alla storia e che ritroviamo quale elemento ricorrente della poetica dell’autore.
Ma il vero valore aggiunto di Little Monsters sta nella perfetta sinergia tra Lemire e Dustin Nguyen, artista che riesce a tradurre una sceneggiatura essenziale e intelligente in una serie di inquadrature in bianco e nero, dallo spiccato fascino crepuscolare. Utilizzando alla perfezione il suo talento grafico e limitando la tavolozza a una manciata di colori, il disegnatore realizza sfondi ricchi di ombre taglienti e sporgenti, protuberanze di una città apocalittica rischiarata dall’indifferente pallore spettrale della luna piena. Anche il lavoro sui personaggi non tradisce pecche, dimostrandosi preciso nelle espressioni facciali e capace di differenziare stilisticamente le loro diverse anime, i loro caratteri e le loro emozioni.
Il primo numero di Little Monsters sorprende per semplicità e chiarezza, consegnandoci una storia che muove da un affascinante gruppo di personaggi immersi nelle macerie di un mondo al crepuscolo. La storia che riesce a mantenersi in un perfetto equilibrio tra personalità, personaggi, estetica e melodramma, promette grandi cose dopo un prologo riuscito e coinvolgente. Il gioco di equilibro tra questi elementi sarà fondamentale, nel prosieguo della serie, per capire il vero valore di una storia densa di spunti narrativi legati alla piena rappresentazione di personaggi complessi e dalla natura oscura.
Ferdinando Maresca
Di seguito, le copertine delle novità Image Comics.
Altri editori
Di seguito, le copertine delle altre novità.
Per questa puntata è tutto. Vi diamo appuntamento tra due settimane circa con First Issue #102.
Stay tuned!