Con La rinascita, scritto da Bepi Vigna e disegnato da Sergio Giardo e Romeo Toffanetti, si chiude Oscura Rinascita, secondo dei tre mini cicli dedicati ad Aristotele Skotos, stavolta con focus sulla sua adolescenza.
La prima parte dell’albo, ambientata nel presente di Nathan, è densa di contenuti, rivelazioni, colpi di scena, che Vigna diluisce in un’alternanza ben ritmata di scene con vari protagonisti: la prophetissa Sorella Rebirth fa guadagnare nuovi seguaci alla Chiesa della Divina Presenza; Nathan è in Eurasia a caccia di indizi sulle origini di Skotos; May propone un progetto innovativo; Elania, dopo il rapimento del figlio Matthew da parte dei Pretoriani, è in una situazione complicata; Sigmund e Legs hanno dubbi sul futuro dell’Agenzia.
Nel raccontare sviluppi che pongono le basi per una narrazione orizzontale più centrale rispetto al passato, Vigna tratta anche tematiche attuali, come le quote di personale umano obbligatorie in ambienti lavorativi gestiti da macchine, e classiche, come il desiderio sociale di una maggiore spiritualità che ricorda, nella letteratura, un capolavoro della fantascienza come la tetralogia I Canti di Hyperion di Dan Simmons o la più recente trilogia Trascendental di James Gunn.
In una trama articolata e coinvolgente, lo sceneggiatore posiziona al loro posto vari tasselli narrativi disseminati negli altri albi di Oscura rinascita, nel precedente ciclo Le origini del male e nel numero 372, La rabbia del metallo. Si concludono così varie trame e sottotrame, ma soprattutto se ne aprono di nuove grazie a una serie di indizi (ad esempio alcuni riferimenti a Solomon, Janine e al Consiglio di Sicurezza) e al colpo di scena finale. Torna infatti in scena un personaggio che esordì nel 1993 sullo Speciale Nathan Never #3, Caccia al Ladro, di cui si sono perse le tracce nel 2003 dopo la trilogia composta dai numeri 147, 148 e 149 della serie regolare.
È promettente anche il ruolo di primo piano conferito a May, personaggio del quale raramente si erano esplorate le profondità caratteriali: il suo desiderio di realizzarsi moralmente esprime un’umanità quasi contagiosa e il ricordo di alcuni legami familiari faranno tornare in mente ai lettori della prima ora tante epiche avventure.
Nella seconda parte dell’albo, assistiamo alla trasformazione di Aris Slamor in Aristotele Skotos. I micidiali giochi di potere per il controllo della Weapons Continental Limited lo spingono a fronteggiare traumi fisici e psicologici, costringendolo a scegliere odio e vendetta come unica fede.
In una trama più lineare, Vigna punta su scene spietate e momenti di grande intensità, svelando l’origine del cognome Skotos senza risparmiare un altro colpo di scena che avrà ripercussioni nel prossimo mini ciclo e, in generale, nel presente di Nathan. L’accento, anche se in modo meno filosofico rispetto a Il ritorno di Kal Skotos, è posto ancora una volta sulle origini della malvagità del predicatore e su una malattia genetica, forse stimolata da fattori esterni, che può averla fomentata. Quali che siano le cause, il rinato Aristotele Skotos si avvia verso l’età adulta come un serpente nascosto fra le rocce, pronto a iniettare il suo veleno in una serie di vittime designate.
Giardo, autore dei disegni della prima storia, si concentra sui volti dei personaggi – sono molto espressive ad esempio Legs e May nelle tavole iniziali – e spazia fra diverse location: dalla futuristica Città Est alla più tradizionale o naturalistica Eurasia, sempre ben caratterizzate, con suggestivi campi lunghi e una predominanza di vignette doppie in tavole dinamiche.
Toffanetti, di nuovo al lavoro sulla storia di Aris, sviluppa il segno cupo ed evocativo già utilizzato nel precedente episodio. Il predominio dei neri non caratterizza solo le ambientazioni, gestite con retini che non impediscono fondali sfumati e profondi, ma gli sguardi e gli abiti dei personaggi chiamati a recitare, con successo, anche in alcune sequenze di stampo horror.
La fine di Oscura rinascita lascia sensazioni positive, a partire dal titolo di quest’ultimo albo, che si presta a più livelli di lettura. La rinascita è senza dubbio quella di Aris che assume il ruolo di Aristotele, ma può essere anche quella di May Frayn, personaggio che appare rinnovato e rinvigorito, quella della Chiesa della Divina Presenza, che sembra rinascere dalle sue ceneri, quella di un vecchio personaggio che torna in scena e infine, in modo appena accennato e ancora acerbo, quella di un Nathan che procede in direzione di una rinascita caratteriale tutta da scoprire.
Allargando il discorso, il concetto di rinascita si potrebbe accostare anche alla testata Nathan Never: quella continuity, di cui negli ultimi anni si era sentita la mancanza, sembra oggi essere un fattore determinante nei piani di Bepi Vigna, il quale riesce a trasmettere una vitalità progettuale positiva e avvincente, con al centro una rivoluzione che appare sempre più complessa e potrebbe andare oltre il semplice cambio di direttore dell’Agenzia.
Ciò dimostra la capacità, per altro mai in discussione parlando di uno sceneggiatore esperto come il sardo, di ideare e gestire una trama orizzontale in grado di stimolare e appassionare il lettore. E aver riacceso la curiosità verso la continuity, dopo oltre trent’anni di uscite mensili, non era né semplice nè scontato e si può considerare come un traguardo raggiunto.
Resta il dubbio su come verrà sfruttata, non tanto dal papà di Nathan Never, quanto dallo staff editoriale che cura la testata: nuovi elementi di questa rivoluzione saranno presenti già nel prossimo numero o bisognerà attendere l’ultimo mini ciclo dedicato a Skotos? E cosa accadrà sulla serie regolare dopo la conclusione di questa saga? Avrebbe senso intervallare storie autoconclusive e slegate dalla continuity, con così tanta carne al fuoco?
Abbiamo parlato di:
Nathan Never #375 – La rinascita
Bepi Vigna, Sergio Giardo, Romeo Toffanetti
Sergio Bonelli Editore, agosto 2022
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,40 €
ISSN: 977112157300100375