In Russia, a seguito alla rivoluzione del 1918 e alla strage della famiglia dello Zar, i Bolscevichi requisirono le tenute rurali dei nobili e dei kulaki, contadini indipendenti che possedevano vasti appezzamenti di terreno.
La persecuzione dei kulaki provocò a sua volta scontri violenti all'interno del partito tra i sostenitori della redistribuzione dei beni privati dei contadini e coloro che appoggiavano la piccola proprietà, preoccupati dell'abbandono delle coltivazioni.
In questo panorama rurale deserto e immerso nella neve, nel gelido inverno tra il 1935 e il 1936, un giovane emofiliaco, Ščenok, accompagna Belka, una ragazza costretta su una sedia a rotelle in una vecchia dacia isolata e perduta nella taiga.
Raggiunti dalla polizia segreta sovietica, Ščenok e Belka sono affidati alla sorveglianza di un agente incaricato di accertare la vera identità dei giovani e lo scopo della loro permanenza nella dimora campestre. Nonostante lo stato di rigida prigionia cui sono costretti, i due giovani trascorrono tre anni nella dacia alla segreta ricerca di un prezioso oggetto che la casa custodisce, affrontando il gelo e sostenendosi a vicenda, l'una curando la malattia dell'altro.
Generalmente, inserire una trama in periodi storici poco noti e così complessi come quello descritto, comporta il rischio di annoiare il lettore con lunghe spiegazioni e di snaturare il profilo di personaggi realmente esistiti per adeguarli alle esigenze della sceneggiatura
Il pregio principale del manga di Hiroaki Samura consiste proprio nell'aver saputo mantenere le giuste distanze dagli eventi, limitando i movimenti dei protagonisti alla dacia e a un gulag, e mettendo in scena personaggi che all'inizio della storia non sono soffocati dal peso dei loro nomi storici.
Al tempo stesso la trama trae forza dalla diametrale opposizione tra l'estrema durezza delle condizioni politiche e ambientali di vita in Russia e l'eccezionale fragilità fisica dei due protagonisti che sono sostenuti dalla forza donata dall'irrinunciabile ricerca di un tesoro per loro preziosissimo.
L'opposizione di questi due poli narrativi crea una tensione drammatica avvincente e pone nella corretta prospettiva i sanguinosi anni che seguirono alla rivoluzione bolscevica, macchiati da epurazioni interne e persecuzioni su larga scala.
Il contrasto narrativo si rispecchia perfettamente anche nel tratto adoperato dall'autore, una linea sottile, ruvida, che non sembra disegnata ma quasi graffiata col pennino sulla carta e che si esalta soprattutto nei delicati lineamenti dei protagonisti, opposti alle masse nere e bianche della natura della taiga. L'ambiente naturale è reso infatti con uno stile che trae forza espressiva dai chiaroscuri nei frangenti narrativi più drammatici e nelle scene di maggiore realismo nei rari momenti lontani dalla dacia al centro della storia.
Tale effetto è esaltato dalla scoperta finale delle reali identità di Ščenok e Belka che risulta progressivamente ben costruita con un attento montaggio e invita immediatamente alla rilettura del manga per cogliere tutte le sottili allusioni inserite nei primi capitoli.
In tal modo il volume autoconclusivo, giocando sul fitto intreccio di rivelazioni, lascia emergere dallo sfondo i protagonisti che, per quanto fittizi, restituiscono al lettore il senso crudo e realistico delle violente correnti politiche e sociali che sconvolsero la Russia all'inizio del secolo.
Abbiamo parlato di:
La ragazza d'inverno
Hiroaki Samura
Traduzione di Manuel Majoli
Panini Comics (Planet Manga), 2015
256 pagine, brossurato, bianco e nero – 7,50 €
ISBN: 9788891259479