Fhal, il più intrigante dei personaggi nella più allucinata avventura dell’Adam Wild di Gianfranco Manfredi

Fhal, il più intrigante dei personaggi nella più allucinata avventura dell’Adam Wild di Gianfranco Manfredi

Fhal, avventuriero o spregiudicato sfruttatore? Ecco come, nelle pagine di Adam Wild, ancora una volta Gianfranco Manfredi, con la complicità di Paolo Raffaelli, utilizza un personaggio per trascinare il lettore dentro l'avventura.

flah_portraitAdam Wild #6, L’incubo della giraffa si muove in un’area grigia fra realtà e allucinazione e mette in scena, oltre al protagonista e al Conte Molfetta, tre soli personaggi: Herbert Dunwich, cacciatore amico di Wild, con una gamba amputata e in cerca di una morte che sia dignitosa ai propri occhi; la figlia Doris, che tenta di assisterlo, forse senza comprenderlo appieno; Fhal, compagno di avventure di Dunwich. Proprio Fhal, apparentemente figura decorativa, stereotipata e strumentale, è in realtà il personaggio più intrigante di questo episodio, ed esempio di come Gianfranco Manfredi utilizzi la definizione dei personaggi per trascinare il lettore dentro la storia.

Chi è realmente Fhal? Manfredi lo delinea in modo tale da lasciarci senza risposte: tratti somatici che ispirano diffidenza (e Paolo Raffaelli li tratteggia con particolare attenzione in questo senso), sguardi obliqui e memorie di battaglie combattute insieme a Dunwich. Quasi ogni dettaglio che emerge su di lui genera domande: per seguire Dunwich, ha rinnegato la sua gente, tagliato le proprie radici con una scelta irreversibile. Cita Shakespeare con proprietà e opportunità, quindi conoscenza non superficiale (almeno dell’Amleto): possiamo immaginare lunghe conversazioni con Dunwich a sezionare tragedie e commedie, con il cacciatore che cita a memoria versi e scene, ma sofhal_2rge anche il sospetto di una conoscenza diretta dei testi, animata dalla ricerca di una nuova identità. Ha fatto conoscere a Dunwich lo umm nyiolokh, potente allucinogeno che infesta la vita e i sogni di chi lo assume, con dipendenza e incubi. Lo ha fatto per dominare il compagno? Però lui stesso assume la droga e cerca nei sogni di sconfiggere il mostro che perseguita Dunwich. Muore addirittura combattendo con esso, mosso da uno spirito che non sembra affatto frutto di rimorso o volontà di riscatto.

Perché un simile personaggio è intrigante? Perché alla fine siamo lasciati senza una risposta a tutte le domande su di lui. La storia che leggiamo non ci fornisce elementi a sufficienza, prove irrefutabili che ci consentano di esprimere un giudizio definitivo. Terminata l’avventura, mentre Dunwich e la figlia sono perfettamente inquadrati in un ruolo e giusto l’amicizia fra Wild e il cacciatore, come il Conte ben realizza, solleva domande, Fhal rimane un mistero. Rimane sfuggente e noi lettori restiamo con un senso di vago disagio, dato dal fatto che non siamo messi in grado di emettere una sentenza su di lui. Manfredi non ci offre il confortante ruolo di lettori onniscienti, ci nega la serenità di sapere cose che magari i personaggi ignorano e in questo modo ci trascina dentro la vicenda.

P.S.
In chiusura, vale anche la pena sottolineare il piccolo calembour di Manfredi: il titolo L’incubo della giraffa, combinato con il nome dell’amico di Wild e l’intreccio, si traspone ne L’orrore di Dunwich, con chiaro omaggio a Lovecraft.
E suona come un piccolo gioco di parole anche il nome Fhal el Fhul, che da  una parte richiama l’espressione “to play the fool”, fare il buffone, dall’altra, data l’atmosfera shakespeariana del personaggio, sembra indicare il suo ruolo (il “fool”, appunto) nella vicenda.

Abbiamo parlato di:
Adam Wild #6 – L’incubo della giraffa
Gianfranco Manfredi, Paolo Raffaelli
Sergio Bonelli Editore, Marzo 2015
94 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,30 €
ISSN: 977238503300350006

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