In America il movimento femminista si sviluppa in contemporanea con il fumetto underground. Nel 1963, l’anno in cui nascono i primi lavori di Gilbert Shelton, Jack Jackson e Frank Stack, viene pubblicato anche il libro rivoluzionario The Feminine Mystique di Betty Friedan: come i fumetti indipendenti mettono in discussione i valori tradizionali della classe media americana, così l’autrice sfida i ruoli tradizionali femminili della sposa e della madre. Nel 1966 per il paese si diffondono egualmente la neonata associazione National Organization For Women (NOW) e svariate riviste underground, che includono sempre numerose strisce a fumetti. È proprio la più importante pubblicazione underground di New York, The East Village Other, a ispirare quella che oggi è considerata l’iniziatrice del fumetto femminista, Trina Robbins.
Intorno al 1970 il movimento di liberazione delle donne ha ormai catturato l’attenzione dei mass-media, ma non trova sempre piena comprensione. Le accoglienze ostili però non impediscono in quegli anni un’esplosione di riviste underground femministe in tutta l’America. Nella baia di San Francisco, una delle zone più calde per il femminismo militante, nasce a Berkeley It Ain’t Me Babe, la prima rivista per la liberazione delle donne. Trina Robbins partecipa alla sua creazione come fumettista e illustratrice di copertina.
It Ain’t Me Babe riflette il mondo anarchico e controcorrente sia del fumetto underground sia del femminismo: la rivista non possiede un editore o un direttore artistico ufficiali e tutti i collaboratori si firmano solamente per nome. Il collettivo si riunisce ogni tre settimane e, spesso con l’aiuto di sostanze stupefacenti, pianifica per intero il nuovo numero (un metodo poco ortodosso, che però offre sempre risultati creativi). L’uscita regolare ogni tre settimane inoltre permette alla rivista di collezionare più di venti numeri, nonostante venga pubblicata per un anno soltanto. A conclusione di quest’esperienza è posto un numero unico e “enciclopedico” di fumetti, curato, per la prima volta, da una redazione esclusivamente femminile. Il titolo viene mantenuto, ma con l’aggiunta del significativo sottotitolo womens liberation. Trina Robbins coinvolge nel progetto tutte le fumettiste che riesce a trovare, collaborando con artiste come Lisa Lyons, Michelle Brand e Meredith Kurtzman. Le pagine centrali sono dedicate a un fumetto scritto da tutte, nel quale i più celebri personaggi femminili dei fumetti, come Paperina, Wonder Woman e Petunia Pig, si ribellano contro i loro sessisti fidanzati, rivendicando la propria libertà esattamente come le altre donne d’America.
Nel 1972 due diversi gruppi di artiste californiane elaborano la stessa idea, inconsapevoli le une delle altre. A Laguna Beach Joyce Farmer e Lyn Chevely, stanche del trattamento sessista che i fumetti underground continuavano a riservare alle donne, fondano, con lo pseudonimo Chin Lyvely, una piccola casa editrice, la Nanny Goat Productions. Con l’intento di produrre un fumetto che finalmente parli senza censure della sessualità femminile, scelgono il titolo provocatorio Tits’n’Clits e illustrano storie incentrate su vibratori, mestruazioni e malattie veneree. Le vicende sono sempre presentate dal punto di vista delle donne, mentre gli uomini vengono dipinti con spietata ironia. Tits’n’Clits è quindi il secondo fumetto interamente femminile, ma avrà vita ben più longeva di It Ain’t Me Babe, continuando a essere pubblicata per ben quindici anni.
Nello stesso anno dieci artiste, molte delle quali avevano già partecipato a It Ain’t Me Babe, si riuniscono a San Francisco per creare un collettivo artistico femminile: il risultato dei loro sforzi, Wimmen’s Comix, esce nelle fumetterie solo tre settimane dopo il primo numero di Tits’n’Clits. A soli due anni dalla nascita della prima rivista femminista, nell’area di San Francisco ci sono abbastanza autrici da dar vita a due differenti antologie.
Wimmen’s Comix si presenta come un’esperienza molto vicina a It Ain’t Me Babe, non solo per la presenza di legate a entrambe le iniziative, ma soprattutto per la politica editoriale adottata: ogni numero è edito da due diverse curatrici secondo un sistema di rotazione e corretto da tutto il gruppo. Viene presa ogni precauzione affinché nessuno possa prevaricare le decisioni collettive e, in netto contrasto con l’esclusività dell’ambiente del fumetto maschile, si accettano contributi spontanei da esterni (a patto che arrivino da donne).
I contenuti sono vicini a quelli trattati da Tits’n’Clits, ma gli argomenti sono più vari, con riferimenti alla storia contemporanea, alla politica o alla letteratura. Il primo numero, in particolare, inaugura il genere del fumetto autobiografico femminile con A neurotic woman, una storia disegnata da Aline Kominsky. L’autobiografia da quel momento diventa una fonte inesauribile di storie e moltissime autrici riversano nei loro fumetti i problemi familiari, l’infanzia, le disavventure o le crisi di coppia. Trina Robbins contribuisce invece all’esordio della rivista scrivendo il primo fumetto con protagonista una ragazza lesbica: Sandy comes out.
La rivista chiude nel 1992, dopo diciassette numeri, subito dopo aver cambiato il nome in Wimmin’s Comix (per rendere la pubblicazione ancora più radicale e rispettosa del proprio gender viene eliminata la parola men dal titolo): le discussioni che portano a questa scelta però, unite ad alcune difficoltà finanziarie e alle sempre maggiori possibilità che si prospettano per le autrici nel mondo dell’editoria, portano allo scioglimento del collettivo.
La rivista nel corso degli anni serve da campo di prova e da trampolino di lancio per molte artiste: tra le opere nate come “figlie” dell’albo merita di essere ricordata una divertente trilogia scaturita dalla penna di Lee Mars, The further fattening adventures of Pudge, Girl Blimp. Il fumetto si presenta come innovativo già dal titolo: non era mai successo che una ragazza sovrappeso e bruttina fosse protagonista di un albo a fumetti. Le sue avventure, ambientate nella San Francisco dei primi anni Settanta, si incentrano sulla disperata e tragicomica ricerca di un partner con cui condividere “la prima volta”.
Nel 1976 invece, da una frattura all’interno del collettivo di Wimmen’s Comix,nasce un altro albo a fumetti disegnato solamente da Aline Kominsky e Diane Noomin: Twisted Sisters. Le due artiste abbandonano il collettivo dopo accese discussioni in materia di femminismo, convinte che il gruppo abbia perso di vista lo spirito originario per diventare un focolaio di liti e giochi di potere. Creano quindi un altro fumetto per ritrovare la propria autoironia, allontanandosi dalla visione del gruppo che, in nome del femminismo e della correttezza politica, aveva finito per idealizzare le donne come una razza superiore.
L’iniziativa si esaurisce dopo un solo numero e non ha seguito, ma tra il 1991 e il 1995 Diane Nooming pubblica quattro antologie a fumetti che ne riprendono il titolo. Dal primo numero, Twisted Sisters, a collection of bad girl art all’ultimo, Twisted Sisters 2, drawing the line, gli albi nascono come omaggio al fumetto underground femminista moderno e contemporaneo, racchiudendo le opere più significative degli anni Ottanta e Novanta. Accanto a molte giovani autrici figurano felicemente diverse fondatrici delle rivoluzionarie riviste da cui tutto ebbe inizio.