Essential 11: undici titoli Marvel da ristampare

Essential 11: undici titoli Marvel da ristampare

Tre nostri redattori hanno stilato una lista di undici grandi saghe Marvel, più o meno note, che vorrebbero vedere ristampate.

Nuovo appuntamento con gli Essential 11. Stavolta l’argomento della nostra lista sono alcune serie, miniserie o story arc Marvel che ci piacerebbe vedere ristampati, curata dai nostri redattori Davide Grilli, Emilio Cirri e Paolo Garrone.
Personaggi più o meno celebri del Casa delle Idee che sono stati protagonisti di storie particolarmente riuscite, tanto da restare impresse nella nostra memoria di lettori, e che a nostro avviso meriterebbero una nuova edizione. Opere di anni diversi , più o meno recenti, ma egualmente emozionanti e testimoni della grande eterogeneità del fumetto USA e Marvel in particolare.

POINT OF VIEW

Punisher_POV_Vol_1_1Jim Starlin e Bernie Writghtson sono due pilastri del fumetto USA.
Il primo ha scritto le più belle saghe cosmiche della Marvel mentre il secondo è uno dei maestri del fumetto horror statunitense. Tra le numerose collaborazioni tra i due ha un posto speciale nella nostra libreria Punisher P.O.V., uscita nel 1991 e pubblicata in Italia nello stesso anno sulle pagine de Il Punitore della Star Comics.
Un terrorista ex hippie resta ferito in un attentato da lui stesso organizzato. L’esposizione a delle sostanze tossiche, scaricate illegalmente nelle fogne dell’azienda del padre di lui, lo trasforma in un mostro orribile e assetato di sangue. L
o scontro tra la creatura, figlia dei fiori ed eversiva, contro il padre, spietato capitalista, è arricchita dalle incursioni dello S.H.I.E.L.D. di Nick Fury e di un folle quanto pericoloso cacciatore di mostri. A cui si va ad aggiungere ovviamente il Punitore.
Se le premesse sembrano bizzarre, quello che viene fuori è un racconto appassionante e coinvolgente, a tratti davvero inquietante grazie alle magnifiche tavole di un ispirato Bernie Wrightson, impreziosite dai colori di Will Wray.

DP7

DP7Nel 1986 la Marvel capitanata da Jim Shooter, editor in chief talentuoso quanto contestato, varò il progetto “new universe”: un cosmo alternativo dal taglio realistico, in linea con il trend di quegli anni.
L’idea era quella di scrivere storie che avessero un sapore attuale, guardassero alla contemporaneità e alle sue problematiche, in cui si respirasse un’angoscia, sotterranea e del tutto inedita, figlia della Guerra Fredda. Tra le serie uscite per il “new universe” la Panini ha dato alle stampe Starbrand, scritto proprio da Shooter (per sette numeri, poi venne licenziato), ma il titolo che molti lettori (di sicuro chi scrive) vorrebbero vedere ristampato è DP7.
La serie racconta le vicissitudini di un gruppo di persone comuni che si trovano inaspettatamente in possesso di capacità superumane. Sconvolti dalle trasformazioni che li riguardano, si affidano a una clinica che in realtà li vuole studiare a fini di lucro. Una volta questo scoperto il gruppo fugge, cercando di recuperare una normalità, per quanto ostacolati dalla loro nuova condizione che si scontra con un desiderio di integrazione, sociale, sentimentale e persino lavorativa.
Una serie pregna di sentimento che in un mondo di fenomeni celebra la normalità, una delicata soap opera con protagonisti degli outsider, opera di due outsider: Mark Gruenwald e Paul Ryan, due tra gli autori più attivi e meno celebrati nella storia del comicdom statunitense. In un’intervista Ryan (morto nel 2016 a 66 anni) ha raccontato come entrambi tenessero molto al progetto DP7 e che in esso avessero raccontato esperienze vissute da loro stessi. Al punto che dopo la chiusura della serie Gruenwald aveva proposto a Ryan la realizzazione di un graphic novel in cui riprendere i personaggi, ma la scomparsa dello sceneggiatore, avvenuta nel 1996 a soli 43 anni, aveva eliminato ogni possibilità residua.

GHOST RIDER 2099

Ghost_Rider_2099_Vol_1_1Nato nel 1992, l’universo Marvel targato 2099 fu un tentativo di allestire un cosmo supereroistico parallelo, un po’ come il più recente universo Ultimate, o come il già citato “new universe”.
La serie di punta fu senza dubbio Spider-Man 2099, non a caso unico personaggio ripescato negli albi marvel anche dopo la fine del progetto. Ma fra tutte le serie, più o meno sperimentali, appartenute al progetto quella senza dubbio più innovativa fu la dimenticata Ghost Rider 2099.
Scritta dal capace Len Kaminski, uno in grado di rendere appassionante persino un personaggio come Morbius, la serie nasceva sulla scia successo del personaggio originale, ma a differenza di quanto accadeva per la versione futuristica del Punitore (la stressatissima gallina dalle uova d’oro della Marvel, assieme a Wolverine) la nuova incarnazione dello spirito con la moto era decisamente moderna e letteralmente rivoluzionaria. Kaminski attinge a piene mani dalla letteratura cyberpunk e infarcisce la sua prosa di citazioni ricercate, come quelle tratte da Il Pasto Nudo di William Burroughs. Un’operazione ardita, persino coraggiosa, supportata dalle matite di Chris Bachalo e Mark Buckingham, in stato di grazia. Bachalo era nel pieno della propria evoluzione grafica, e la colorazione digitale conferiva alle sue tavole curatissime, che iniziavano a essere contraddistinte dalla sue tipiche cornici, un appeal unico. Purtroppo la serie non ebbe il successo sperato e dopo qualche numero la scrittura di Kaminski mitigò un po’ le sue peculiarità, normalizzandosi.
Accadde il contrario per il disegno, visto che con l’abbandono di Bachalo sulla seria arrivò Ashley Wood, il cui stile decisamente poco supereroico da un lato distinse ancora una volta il progetto, ma dall’altro non riuscì a cambiare le sorti di una serie che chiuse dopo soli 25 numeri, lasciando alcune sottotrame irrisolte e una certa malinconia in un manipolo di lettori.

ROM SPACEKNIGHT

Rom-1Siamo nel 1980 e nella cultura globale spopola la moda dei robot, che travolge le giovani generazioni da est ad ovest. Il Giappone guida la carica con un battaglione che vede tra le proprie fila Mazinga Z, il Grande Mazinga e Ufo Robot Goldrake.
Nel 1979 Scott Dankman, Richard C. Levy, and Bryan L. McCoy crearono un giocattolo ispirato nel design ai classici robot descritti in Ultimatum alla Terra. Gli inventori vendettero COBOL (questo il primo nome del progetto) alla Parker Brothers, industria di giocattoli che cambiò il nome dell’androide per renderlo più accattivante: nacque così ROM. Nel progetto venne coinvolta anche la Marvel, nell’intento di spingere le vendite del prodotto.
Il dicembre del 1979 fa la sua comparsa ROM: Spaceknight, realizzata da un team creativo stellare (Bill Mantlo e Sal Buscema). Se il giocattolo fallisce miseramente nel far breccia nei cuori degli adolescenti, il fumetto riesce invece a sopravvivere per ben 6 anni e 75 numeri, grazie a una storia intrigante che trasforma il protagonista in un alieno del pianeta Galador disposto a trasformarsi in androide pur di salvare il suo pianeta dagli Spettri Neri. Una serie di avventure lo portano sulla Terra, dove vive disgrazie e amori insieme agli altri Cavalieri Spaziali, fino a riguadagnare la sua umanità.
Una storia dal sapore classico, quasi nostalgico, solida ed emozionante, che potrebbe apparire un po’ naif agli occhi dei lettori moderni ma che rappresenta comunque una parte spesso sottovalutata della storia Marvel che torna di tanto in tanto a farsi viva (dalle storie di Nova e I Guardiani della Galassia scritte da Abnett e Lanning fino al recente Venom:Spaceknight).
E quale occasione migliore per una ristampa se non il recente rilancio della serie da parte della IDW affidato ai nostrani Kaiju Club (Messina,Schiti, Simeoni)?

CAPITAN MARVEL

Captain_Marvel_Vol_1_33Restando sempre sul versante cosmico, non si può non parlare di forse uno dei più importanti supereroi della Marvel anni 70-80, vale a dire Capitan Marvel. Guerriero Kree arrivato sulla Terra per spiarla, Mar-vell diventa in seguito un traditore del suo popolo e uno dei più grandi eroi della Terra.
Capitan Marvel è stato reso grande da Jim Starlin, che lo ha fatto scontrare con Thanos, la sua creazione prediletta, dando vita a scontri di grande spessore sotto il profilo emotivo e dell’azione.
Sempre Jim Starlin ha fatto morire il personaggio nella prima graphic novel della storia Marvel, trasformandolo in figura quasi messianica ma vicina agli esseri umani, ugualmente fragile di fronte a un male subdolo e crudele quale il cancro.
Se queste storie hanno visto varie ristampe, non si può dire lo stesso per le origini del capitano e per i numeri precedenti alla gestione Starlin, realizzati da autentiche leggende del fumetto quali Roy Thomas, Gerry Conway, Doug Moech, Marv Wolfman e Gil Kane (vero e proprio demiurgo del cosmo Marvel di quegli anni): una serie non al livello della poesia e della profondità di quella di Starlin, ma ugualmente coinvolgente ed emozionante. 2755503-01Un’edizione completa come quella realizzata per Warlock farebbe la gioia di tutti i fan delle epopee cosmiche della Marvel.
Ma Mar-vell non è stato l’unico Capitan Marvel della storia: negli anni ’90 il figlio in provetta di Mar-vell e Elysius, Genis-vell, prese in eredità le Nega-bande del padre e condividendo come lui uno stretto rapporto di amicizia e contrasto con Rick Jones.
A differenza di Mar-vell, Genis-vell è una figura profondamente tormentata e dilaniata, tanto da cadere vittima della pazzia e di una forte sete di distruzione che può evitare solo con il suicidio.
Sebbene la prima serie in cui compare (Captain Marvel vol.3 di Nicieza e Benes) non sia stata un grande successo, quella successiva, scritta dal sempre attivo Peter David e disegnata da Chris Cross  si è distinta per le convincenti caratterizzazioni dei personaggi, dei loro dubbi e delle loro paure, ponendosi quindi alla pari di molte delle migliori testate dei primi anni 2000.

AGGIORNAMENTO:
Le origini di Capitan Marvel sono state raccolte nel primo Omnibus edito da Panini Comics, che contiene Marvel Super-Heroes #12-13 e Captain Marvel #1/23.

THUNDERBOLTS

Thunderbolts_Vol_1_1Dopo il catastrofico evento “Onslaught” tutti i più grandi eroi della Terra scomparvero e furono reputati morti (in realtà furono trasportati su una Controterra creata da Franklin Richards). L’assenza dei Vendicatori e dei Fantastici Quattro venne colmata da un nuovo, misterioso gruppo guidato dall’altrettanto enigmatico Citizen V. Ben, ma in poco tempo i nuovi “eroi” si rivelano in realtà un gruppo di criminali creato dal Barone Zemo, intenzionato a conquistare la fiducia del mondo per poi impadronirsene. Alcuni membri del gruppo (tra cui Atlas, Meteorite, Jolt e Songbird) decidono di voltare realmente pagina e di ribellarsi al barone Zemo.
In più di 100 numeri e varie incarnazioni, Thunderbolts ha conquistato negli anni pubblico e critica con colpi di scena ben calibrati e una narrazione che ha saputo ben bilanciare il revisionismo supereroico con un ritorno alle origini del concetto stesso del genere. Grande merito è da attribuire ai creatori del progetto, Mark Bagley e Kurt Busiek, tra i più grandi autori del genere, capaci di sintetizzare in poche pagine tutto quello che si vorrebbe da un fumetto supereroico. A loro si aggiungono artisti dello spessore di Fabian Nicieza, John Arcudi e Patrick Zircher, che hanno saputo dare nuova linfa e direzione al titolo, fino all’arrivo di Warren Ellis, che ha radicalmente trasformato il gruppo, realizzando in coppia con Mike Deodato Jr. una delle migliori serie del periodo Civil War.
La serie meriterebbe una edizione completa, considerando che il finale e la serie New Thunderbolts sono ancora inedite nel nostro paese.

FOOLKILLER

foolkiller1Nato nel 1974 dalla penna di Steve Gerber, l’insanicida è fin da subito un personaggio sui generis: orfano folgorato da un predicatore, si convince di essere un emissario di Dio cui spetta il compito di eliminare dissidenti, criminali e stupidi. La sua crociata, oltre a essere insensata, è pure breve, perché il personaggio esordisce nel numero 3 di Man Thing per morire già nel successivo.
Ma l’idea è di quelle forti e qualche anno dopo lo stesso Gerber lo riesuma, in una miniserie durissima del 1990.
L’insanicida, o uccisori di stupidi, è un membro  instabile di una società essa stessa malata, dalla sete di successo, dall’ipocrisia della pubblicità. Preda e ispiratrice di una spirale di violenza senza fine, perché l’unica risposta alla violenza sembra non poter essere altro che altra violenza. E destinata a generare anticorpi essi stessi malati.
Nonostante i disegni di J. J. Birch non siano sempre all’altezza del testo, la miniserie colpisce il lettore per la forza dei contenuti e di una narrazione decisamente lontana dai cliché e dall’edulcorato stile Marvel, anticipando di parecchi anni la linea editoriale dell’etichetta Max, per la quale, non a caso, è uscita una nuova miniserie del personaggio nel 2007.
Un’opera moderna e cupa, che meriterebbe una ripubblicazione come è stato fatto per la creatura più celebre di Gerber, quell’Howard il Papero, a cui è stato dedicato (addirittura) un Omnibus.

HAVOK & WOLVERINE: MELTDOWN

Havok_and_Wolverine_Meltdown_Vol_1_1Uscito in USA nel 1988 e in Italia nel 1989 per Play Press, Meltdown è una miniserie di 4 numeri pubblicata all’interno della benemerita linea Epic della Marvel, un’etichetta che promuoveva titoli che si affrancavano (e spesso si distiguevano) dalla media della produzione mensile.
La storia, scritta da coniugi Walter e Louise Simonson, è un thriller con sottofondo di minaccia nucleare che non fa moltissimo per farsi ricordare.
Quello che resta ben impresso nel lettore sono invece i disegni di Jon J. Muth e Kent Williams. Ai due compete il racconto di uno dei personaggi: Muth si occupa di Havok mentre Williams tratteggia le gesta di Wolverine. Gli artisti si dividono le tavole e il risultato è qualcosa di affascinante e piuttosto insolito,come insolita è la coppia di protagonisti, che vede, accanto all’onnipresente Wolverine, Havok, meglio conosciuto come il fratello di Ciclope.
Un eroe che ha sempre vissuto all’ombra del celebre e carismatico fratello, i cui poteri non sono ben chiari ai lettori (e forse nemmeno a quanti negli anni ne ha scritto le avventure) e che ha dovuto aspettare che arrivasse Peter David su X-Factor (opportunamente ristampato, e consigliato caldamente) per essere di nuovo sbeffeggiato, ma con grande eleganza.

SENSATIONAL SHE-HULK

Sensational_She-Hulk_Vol_1_1 (1)Quando Mark Gruenwald (ancora lui) chiese a John Byrne di occuparsi della (seconda) serie regolare di She-Hulk, per vincerne i dubbi gli chiese di realizzare qualcosa di assolutamente nuovo. La creatività e la voglia di divertire e divertirsi non facevano all’epoca difetto all’artista inglese di nascita, che aveva già confidenza col personaggio, avendolo reclutato nei suoi (magnifici) Fantastici Quattro.
E infatti l’autore parte proprio dagli elementi già visti nella serie del quartetto, calcando la mano sulla verve comica della Golia verde e giocando ancora di più con la sua avvenenza: nel numero 4 la povera Jennifer è costretta dall’editore a saltare la corda vestita solo della corda, tutto al fine di incrementare le vendite.
In Sensational She-Hulk Byrne valica, anzi sfonda la cosidetta “quarta parete”, perché la sua eroina è consapevole di essere la protagonista di una sere a fumetti e spesso si rivolge direttamente al lettore. Lo fa fin dalla copertina del primo numero, dove minaccia di strappare la collezione di X-Men a tutti quanti non compreranno il suo albo.
Sensational She-Hulk è un fumetto spensierato e divertente, un giocoso esercizio di stile a tratti datato, ma allo stesso tempo un esempio tutt’oggi ineguagliato di grande fumetto d’intrattenimento.

SACHS AND VIOLENS

35153-5042-39259-1-sachs-amp-violensAncora una miniserie pubblicata sotto l’imprint Epic. Uscita nel 1993 fu pubblicata in Italia nel 1995 su Marvel Magazine dall’odierna Panini, che all’epoca si chiamava Marvel Italia.
I protagonisti della vicenda sono Ernie “Violens” Schultz, fotografo (reduce dal Vietnam), e Juanita “J.J.” Sachs, modella. Entrambi lavorano nell’industria pornografica e quando si imbattono nella produzione di film snuff, le cui vittime potrebbero essere addirittura dei bambini, decidono di intervenire.
L’argomento non è certamente il primo a cui si pensa per confezionare un prodotto di intrattenimento, seppur destinato ai “mature readers”, ma la presenza al timone di Peter David e George Perez riesce a fare il miracolo.
ll tratto sontuoso ed elegante di Perez dona alla modella un’ironica sensualità, di cui è vittima inerme il risoluto e invaghito fotografo/uomo d’azione.
L’esperto Peter David affronta delle tematiche piuttosto sensibili in maniera intelligente e mai volgare, dosando ironia e un pizzico di erotismo non così frequente nelle pubblicazioni di casa Marvel.
Il risultato è una piccola perla che luccica ancora nella memoria dei lettori.

DEATHLOCK

Astonishing_Tales_Vol_1_25Il miglior Deathlok di tutti i tempi resta il primo.
Luther Manning, un ufficiale gravemente mutilato in battaglia, viene ricostruito in un cyborg al servizio dell’esercito. Si ribella e combatte per recuperare la sua umanità. Il tutto accade in un futuro post-apocalittico, molto influenzato dalla fantascienza cinematografica in voga all’epoca (anni settanta), come ad esempio Il mondo dei robot e Il pianeta delle scimmie, che dipingeva disastrosi scenari per il futuro.
Curioso notare come la serie anticipi in parte alcune caratteristiche di due delle principali icone pop della fantascienza cinematografica degli anni ottanta: Robocop e Terminator.
L’onesto artigiano Rich Buckler, alcune volte inchiostrato dal grande Klaus Janson, realizza forse uno dei suoi migliori lavori, rappresentando con efficacia le sceneggiature di Doug Moench, che soprattutto inizialmente esprimono un futuro disperato e l’umanità del personaggio, che di fatto è (suo malgrado) più che per metà macchina. Successivamente, col subentrare ai testi di Bill Mantlo, la storia viene un po’ pasticciata con viaggi nel tempo e cloni (quasi ante litteram) e varie amenità, portando al rapido declino uno spunto narrativo davvero interessante.
In USA è stato pubblicato su Astonishing Tales (nei numeri 25-28/30-36), in Italia è comparso sugli Eterni (col nome di Cybernus, nei numeri 23-26/27-29 della testata).

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