A trent’anni di distanza dalla sua nascita appare ancora più evidente come Dylan Dog non sia soltanto uno dei personaggi più innovativi e complessi della storia del fumetto italiano, ma rappresenti senza ombra di dubbio l’ultimo grande fenomeno editoriale del settore. Per fenomeno editoriale non s’intende soltanto una questione di copie vendute, ma la capacità di un fumetto di dare uno scossone tale al settore da indurre altri editori ed autori a seguirne le tracce (non parliamo quindi del successo di singoli fumettisti o della diffusione di opere tradotte quali i comics o i manga). Solo per citare un esempio, un paio di decenni prima Diabolik aveva aperto le porte ai fumetti neri e Isabella a quelli sexy, portando ad un’invasione di tascabili “proibiti” nelle edicole. Così il successo dell’Indagatore dell’Incubo ha generato una vera e propria mania dell’orrore a vignette, stimolando l’appetito dei lettori e l’offerta da parte delle case editrici. Nel mare delle proposte si vide di tutto, riviste antologiche e bonellidi, originali riletture e brutte copie vicine al plagio, esperimenti interessanti che avrebbero meritato miglior fortuna e altri che avremmo preferito non leggere mai. Il grosso degli editori puntò su prodotti italiani, altri importarono quanto di meglio il mercato americano proponeva in quegli anni. Di quella stagione brevissima ma intensa, vissuta a cavallo tra gli anni Ottanta e i primissimi del decennio successivo, resta soprattutto una generazione di autori talentuosi attivissimi ancora oggi. Il che come eredità non è affatto poco.
SPLATTER
Acme 1989-1991 (23 albi)
MOSTRI
Acme 1990-1991 (15 albi)
“Perché il vostro credo è il sangue, perché il rumore della motosega sulle ossa vi eccita, perché godete come Demoni nell’affondare i denti nella carne viva, ecco perché avete scelto Splatter”. All’orrore colto d’ispirazione letteraria e cinematografica del Dylan Dog di Tiziano Sclavi, l’indimenticato magazine delle edizioni ACME contrappose uno spettacolo di sangue e carni lacerate, avventure surreali per stomaci forti, fiabe nere e una massiccia dose di ironia. Ideata dall’editore Francesco Coniglio e da Guido “Silver” Silvestri, col contributo fondamentale di un giovanissimo Paolo Di Orazio, che della rivista fu vero e proprio deus ex machina, Splatter arrivò nelle edicole nel luglio 1989 in un inconsueto (per un fumetto 100% italiano) formato comic book, 32 pagine spillate contenenti tre fumetti completi. Sulla cover a firma Marco Soldi, il ghigno di Freddy Krueger e i suoi artigli grondanti sangue la dicevano lunga sui contenuti di quelle storie a fumetti: orrore senza mezzi termini! Secondo una struttura narrativa già vista sulle storiche pubblicazioni americane della Warren e della EC Comics, Splatter offriva brevi episodi con colpo di scena finale talvolta ironico, più spesso scioccante, mai banale. Di certo una pubblicazione che non lasciava indifferenti i lettori, in larga parte giovani in cerca di emozioni forti, le stesse che in quegli anni regalavano sul grande schermo saghe di successo come Nightmare, Venerdì 13, Hellraiser. Immediate furono però anche le reazioni dei benpensanti, della stampa e della politica, tanto da portare a una interrogazione parlamentare e ad azioni legali per istigazione a delinquere. Vera e propria fucina di talenti, Splatter ha ospitato sulle sue pagine giovani autori destinati, da quel momento in poi, a un futuro da protagonisti nel fumetto italiano. Tra i tanti lo stesso Di Orazio, Marco Soldi, Bruno Brindisi, Roberto De Angelis, Luigi Siniscalchi, Michelangelo la Neve, Giancarlo Caracuzzo, Alessandro Di Virgilio, Mauro Laurenti. Con loro professionisti di lungo corso come Roberto Dal Prà e Vincenzo Perrone, nonché guest star del calibro di Attilio Micheluzzi, Silver, Sebastiano Vilella, il duo Abuli & Bernet, Giancarlo Alessandrini, Corrado Roi. Ognuno diede il suo contributo a un caleidoscopio di orrori che testimonia ancora oggi la creatività senza freni che stava dietro quel progetto, garantendo un livello qualitativo delle storie sempre elevato. Il successo fu molto ampio, tanto che dopo pochi mesi venne lanciata la testata gemella Mostri, con lo stesso staff redazionale e artistico, e una serie di volumi e supplementi che raccoglievano il meglio delle storie proposte sui mensili. Le beghe legali e l’obbligo di riportare in copertina il divieto ai minori di 16 anni portarono però presto alla chiusura della rivista e al conseguente fallimento della casa editrice.
BLOOB
Ediperiodici 1990-1991 (7 albi)
GORE SCANNERS
Ediperiodici 1990-1991 (8 albi)
Quella vecchia volpe di Giorgio Cavedon, editore di punta dei tascabili sexy e porno al pari dell’ex socio Renzo Barbieri, non si lasciò scappare l’occasione di inserirsi nel fortunato filone dei fumetti horror lanciando ben due mensili che si rifacevano in tutto e per tutto a quelli varati dalla ACME: formato comic book, copertine d’ispirazione cinematografica, brevi storie horror inframmezzate da redazionali sul tema. L’insieme era indubbiamente di grana più grossa rispetto a Splatter e Mostri, l’impianto grafico meno curato e le storie più convenzionali, prive di quella freschezza e di quel brio propri delle testate concorrenti. Tuttavia firme storiche della casa editrice e del fumetto popolare in genere (Carmelo Gozzo, Bruno Marraffa, Stelio Fenzo, Dino Simeoni, Vladimiro Missaglia e altri) garantirono un prodotto dignitoso con qualche picco di buona qualità.
FULL MOON PROJECT
Edizioni Eden 1991-1992 (7 albi)
Nella nutrita schiera di epigoni dell’Indagatore dell’incubo non tutto era da buttare. È il caso di questo originale “bonellide” firmato dal cosiddetto gruppo dei “bresciani” (Davide Longoni, Stefano Vietti, Giancarlo Olivares, Gigi Simeoni, Mario Rossi, Fabio Pezzi, Marco Febbrari), un manipolo di talentuosi fumettisti, tutti originari della città lombarda, alcuni dei quali un paio d’anni più tardi avrebbero dato vita alla fantascientifica Hammer per la Star Comics. Curiosamente in anticipo su X-Files, trasmesso negli Usa soltanto a partire dal 1993, la serie ruota attorno ad un gruppo di agenti speciali che indagano su casi inspiegabili legati a fenomeni paranormali. Lontana dagli eccessi granguignoleschi di altre coeve pubblicazioni, Full Moon Project è un esperimento forse acerbo ma ricco di spunti interessanti, che lascia intravvedere le potenzialità espressive di autori che conosceranno (già col citato Hammer) una rapida crescita professionale. Resta il rimpianto di non aver potuto veder maturare una serie che, albo dopo albo, aveva dimostrato di essere in crescendo (l’ultimo, “La razza della notte”, firmato da Simeoni, è forse il migliore). S’interruppe infatti dopo appena sette uscite, non senza polemiche da parte degli autori che nell’editoriale firmato da Febbrari sull’ultimo numero, accusarono l’editore Gianni Eusebio di aver scelto di sacrificare il fumetto per tentare la strada dell’home video.
GORDON LINK
Editoriale Dardo 1991-1993 (22 albi)
Per il suo esordio nel mondo del fumetto il cantautore e scrittore Gianfranco Manfredi ebbe la felice intuizione di dar vita ad una serie che, pur inserendosi nella scia orrorifica post-dylaniana, si distaccò sia dal modello originario che dai suoi numerosi cloni percorrendo una strada alternativa. Non l’horror d’autore sclaviano e neanche quello sangue e frattaglie di tanti epigoni, ma uno sguardo più scanzonato al genere mescolato con tematiche sociali e ambientali attestanti l’inevitabile declino della società occidentale. Gordon Link fu in realtà un fumetto “di recupero”. Nato come progetto di serial televisivo ispirato al successo cinematografico di Ghostbusters, fu poi dirottato sulle pagine a fumetti per interessamento dell’editore Giuseppe Casarotti della Dardo. Creatore grafico fu il bravo Raffaele Della Monica. Il protagonista è un ghost finder impegnato nella caccia ai fantasmi che si nascondono “nelle nuvole di smog, negli scavi degli eterni lavori in corso, nelle frequenze radiotelevisive e nei telefoni disturbati, negli impianti idraulici intasati, nelle fabbriche abbandonate”, in poche parole nella nostra società alla deriva. Al suo fianco una squadra di bizzarri collaboratori, dalla segretaria Helga allo scienziato pazzo Chuck passando per Nick, energumeno tutto muscoli e poco cervello, e Puki, una sorta di spiritello dispettoso simile ad un gremlin. A detta dello stesso Manfredi la serie fu gestita tra mille difficoltà da una redazione, quella della Dardo, che dagli anni Settanta portava avanti un piano editoriale fatto di sole ristampe. Altri innesti ai testi e ai disegni, per ridare fiato ai due creatori di Gordon Link, non riuscirono comunque a tenere il ritmo delle uscite mensili e dopo neanche due anni di vita la pubblicazione venne interrotta. Peccato perché, come si legge nella pagina della posta del terzo numero, “il pubblico ha già fatto giustizia degli albi con tanti squartamenti e poca intelligenza. Più che il sangue, qui corre il fosforo”!
PROFONDO ROSSO
Edizioni Scorpio/Edizioni Eden 1990-1991 (13 albi)
Come bruciarsi l’opportunità di poter sfruttare il nome e l’immagine del più noto regista horror italiano sfornando un prodotto che definire raffazzonato è poco! Dario Argento in quegli anni era ancora un nome di grande richiamo, una garanzia di successo sia per i film da lui diretti ma anche per quelli soltanto prodotti. Contestualmente al lancio della catena di negozi “Profondo Rosso” (catena immediatamente ridotta all’unico punto vendita della capitale), Luigi Cozzi, regista, collaboratore e amico personale di Argento, ebbe l’intuizione, sulla carta felice, di trasformare il re dell’horror italiano in una sorta di novello Zio Tibia, voce narrante di incubi a fumetti da lui concepiti, o almeno così prometteva l’editoriale del primo numero. La realtà dei fatti fu molto diversa. La storia di apertura di ogni albo conteneva le avventure di Stella Holmes, detective dell’occulto (personaggio riciclato dal film di Cozzi Contamination del 1980), realizzate da autori dello Studio Leonetti. A seguire brevi episodi pescati a caso dalle gloriose Creepy e Eerie spesso pessimamente riprodotte e letterate, inframmezzate da redazionali a tema argentiano, improbabili collage fumettati con ritagli di foto prese da film horror e spudorate pubblicità e listini del negozio di Cozzi mascherati da articoli! La collana s’interruppe dopo 13 uscite, non prima di aver figliato due albi speciali e la testata gemella Profondo Rosso presenta Tenebre, chiusa dopo sole 4 uscite.
DEMON HUNTER
Xenia Edizioni 1993-1996 (37 albi)
Dopo la morte dell’anziana madre per mano di una misteriosa creatura demoniaca Michael Sloane, Ispettore dell’anticrimine newyorkese, scopre che suo padre era membro della Loggia delle Sette Sfere, impegnata nella lotta contro non meglio precisati “poteri oscuri” che minacciavano il mondo. Tra le carte del genitore Michael rinviene una pietra misteriosa che, appena sfiorata, si fonde col palmo della sua mano conferendogli lo straordinario potere di trasformarsi in un Demonhunter. I poteri oscuri di cui sopra sono di nuovo minacciati, e la loro più impellente necessità diventa quella di uccidere il nostro eroe. Questo lo spunto della serie che, tra gli emuli di Dylan Dog, ebbe maggior fortuna editoriale. Cosa che, a rileggerne oggi qualche pagina, risulta davvero incomprensibile. La casa editrice Xenia, che fino a quel momento aveva pubblicato per lo più riviste d’informatica, affidò allo staff della Scuola del Fumetto di Milano il compito di ideare un fumetto horror. La spuntò l’idea di Gino Udina, resa graficamente da un giovanissimo Alfio Buscaglia. Peccato che, tranne qualche eccezione, l’opera dei molti giovanissimi esordienti studenti della suddetta scuola, non fosse all’altezza, i personaggi fossero fastidiosamente stereotipati e la cura grafica degli albi alquanto carente, a cominciare dalle copertine di Stefano Iorio prima e Mauro Muroni poi. La serie fu comunque un primo trampolino per diversi autori oggi professionisti, tra cui possiamo ricordare Erne Michelazzo, Giacomo Danubio, Diego Cajelli, Simona Denna e Luca Rossi.
DEMON STORY
Fenix 1994 (9 albi)
Un prodotto ibrido questo Demon Story, antologia di brevi racconti horror sulla stregua di Splatter e sorelle ma racchiuse nel classico formato bonelliano. Siamo nel 1994, Dylan Dog è nelle edicole da otto anni, e quasi tutti gli altri fumetti che hanno tentato di replicarne il successo sono usciti di scena da un pezzo. La casa editrice Fenix si gioca le sue cartucce, ma le polveri sono un bel po’ bagnate. Molte delle storielle sono al limite del dilettantismo, alcune sembrano realizzate senza alcuna cognizione dei più basilari elementi di linguaggio fumettistico. Unica nota positiva i disegni di un esordiente Giuseppe Di Bernardo mentre ai testi l’unico nome di rilievo è quello della scrittrice horror Alda Teodorani. Alcuni episodi, non certo i più memorabili, risultano firmati da Patrizia D’Agostino, direttore responsabile della Fenix, giornalista specializzatasi nel porno e autrice di saggi sul genere.
ELTON COP
Edizioni Center Tv 1991-1992 (5 albi)
Neanche uno sceneggiatore di provata professionalità come Paolo Ghelardini è riuscito, in quegli anni, a tirar fuori dal cilindro un valido personaggio che potesse vivere lungamente all’ombra di Dylan Dog. E sì che nella sua lunga carriera aveva già scritto quintalate di storie anche horror, per la Edifumetto: da Oltretomba a Terror, da Lucifera a Frankenstein, da Il Vampiro a Vartan. Il suo Elton Elton (!) altri non è che l’ennesimo ex poliziotto che si ricicla come investigatore di casi paranormali, dopo aver acquisito lui stesso poteri telecinetici in seguito a un incidente. E via coi soliti casi di stregoneria e lupi mannari, secondo un copione già stravisto, senza alcun guizzo di originalità. Reso graficamente da William Bondi e autori dello Studio Leonetti, Elton Cop è il più effimero degli imitatori dylandoghiani, uscito di scena dopo 5 numeri e uno speciale estivo. Senza rimpianti.
DICK DRAGO
Fenix 1994 (11 albi)
Ricordato in rete come uno dei peggiori fumetti italiani di sempre, il soporifero Dick Drago è quello con cui si è cercato maggiormente di imitare l’originale. Più che per l’aspetto del protagonista o per i contenuti della serie, le similitudini riguardano soprattutto la veste grafica dell’albo, dalla testata con gli stessi colori all’identica costina nera con titoli in giallo, fino alla composizione della quarta di copertina con cover e anticipazioni dell’albo successivo. Per il resto si rimane su piani qualitativi neanche lontanamente comparabili. Le avventure horrorifiche di questo giornalista irlandese dotato di poteri paranormali, grazie ai quali riesce a prevedere i pericoli in agguato (una sorta di mix tra il “quinto senso e mezzo” di Dylan Dog e il “senso di ragno” di Spider Man), sono realizzate alla meno peggio da Patrizia D’Agostino e Giovanni Mandelli per i testi, e disegnate da autori attivi soprattutto sui fumetti hard come Chizzoli e De Fiore. Un tentativo di rilancio con nuova testata (Dick Damon) e restyling grafico si fermò mestamente al numero 0.
HORROR
Comic Art 1990-1991 (13 albi)
Sposando i fermenti dell’horror a fumetti alla silver age dei comics americani in Italia, la Comic Art sfornò questa straordinaria rivista, per certi versi seminale, che ebbe, tra gli altri, il merito di presentare per prima nel nostro Paese gli straordinari fumetti della linea Vertigo. Pescando nel catalogo DC Comics, ma anche in quello di etichette indipendenti come Eclipse e Kitchen Sink, il curatore Luca Boschi e i suoi collaboratori offrirono ai lettori italiani il meglio della produzione horror del coevo fumetto americano, affiancando alle storie dello Swamp Thing di Len Wein e Bernie Wrightson risalenti agli anni Settanta, il rivoluzionario Hellblazer firmato da Jamie Delano e John Ridgway che presentava una innovativa e colta rilettura del genere oltre ad un protagonista, John Constantine, destinato a entrare nella storia del fumetto. Anche Clive Barker, scrittore e regista di grande richiamo in quegli anni, venne ospitato su Horror con la sua Tapping the Vein (storie ispirate ai suoi Libri di Sangue), mentre da testate antologiche come Tales of Terror, House of Mystery e altre furono tratti episodi brevi firmati da mostri sacri quali Alex Toth, Attilio Micheluzzi, Basil Wolverton, John Bolton, Sergio Aragones, Wally Wood e tanti altri. Forse il connubio tra fumetti attualissimi e altri più datati (seppure di altissimo livello) creò uno squilibrio e non convinse i lettori, tanto che verso le ultime uscite l’editore cercò di aggiustare il tiro interrompendo lo Swamp Thing classico in favore di quello di Alan Moore, e inserendo un altro gioiello Vertigo, ovvero il Sandman di Neil Gaiman. Era però troppo tardi e, senza farne menzione sull’ultimo albo, la collana s’interruppe con il numero 13. Un anno più tardi ne raccolse il testimone l’antologica DC Comics Presents, concentrandosi sulle serie Vertigo e Swamp Thing con l’innesto di Deadman, Demon e altri personaggi della casa editrice americana.
HELLRAISER
Play Press 1990-1991 (12 albi)
Nella seconda metà degli anni Ottanta Clive Barker ha seriamente conteso a Stephen King il ruolo di re del terrore, grazie ai suoi celebri Books of Blood nonché agli orrori cinematografici del suo Hellraiser, cult movie che ha generato una lunga serie di sequel. Se la Comic Art riuscì a mettere le mani su Tapping The Vein, che adattava proprio i racconti dei Libri di Sangue, la romana Play Press si aggiudicò proprio il brand più popolare, Hellraiser appunto, assieme alla trasposizione dell’allora imminente nuovo film di Barker, Cabal (che si rivelò un flop frenando l’ascesa dell’autore). Anche nella versione a fumetti quest’ultimo titolo, adattato da Alan Grant e John Wagner per i disegni di Jim Bakie, si rivelò meno interessante degli incubi scaturiti dalla Scatola di Lemarchand. Anche quando all’adattamento del film seguirono le avventure inedite delle creature di Nightbreed, il mondo delirante in cui dolore e piacere estremi si uniscono per mano dei Cenobiti si mostrò di un livello nettamente superiore, complici le suggestive creazioni grafiche di autori quali John Bolton, Kevin O’Neill e John Ridgway. Un po’ per l’affievolirsi della moda dei fumetti horror, un po’ per carenza di nuovi materiali da pubblicare, la bella rivista chiuse i battenti dopo appena un anno di pubblicazioni. I fumetti di Hellraiser sono stati riproposti negli anni 2000 prima dalla Free Book e più recentemente da Bao.
Paolo Altibrandi
21 Ottobre 2016 a 15:23
Splatter partì con una foliazione di 32 pagine ma visto il successo dopo qualche numero aumentò fino a 64, generando subito dopo anche Splatter Poster.
la redazione
21 Ottobre 2016 a 17:35
Grazie della precisazione! Abbiamo cercato di restare per tutti entro un certo numero di battute, sacrificando qua e là un trattamento esaustivo delle singole testate che non era intenzione del pezzo.
Hagi
21 Ottobre 2016 a 19:10
Sontuoso. Anche se manca l’imprescindibile Angel Dark di Bunker/Nizzoli. Complimenti!!
Andrea Leggeri
24 Ottobre 2016 a 08:46
Era in lista, non essendo propriamente un horror ho preferito tenerlo fuori (al pari di Dagon e qualche altro)