In questa puntata ospitiamo Paolo Di Orazio, scrittore e sceneggiatore dedito nelle sue opere al genere horror.
Nella sua carriera ha diretto diverse riviste a fumetti a tema (Splatter, Mostri), ha scritto diverse storie a fumetti e ha pubblicato alcuni libri, tra cui si ricorda Primi Delitti, una raccolta di racconti che diventa un punto di riferimento per la narrativa splatter-noir italiana.
Nel 2013 si occupa in prima linea del rilancio della sua vecchia rivista Splatter, riconfermando l'attenzione sempre viva dell'autore verso l'horror a fumetti.
Indice:
Undici fumetti horror raccontati da Paolo Di Orazio (prima parte)
Undici fumetti horror raccontati da Paolo Di Orazio (seconda parte)
6 – I POCKET DEL TERRORE
(Williams)
A fronte del necrotraffico pluviale Marvel, non poteva mancare l'ordata della DC Comics per completare il panorama del pocket antologico tascabile assieme a Zio Tibia e la serie Terrore di Stan Lee. E non si può né si deve nemmeno prescindere dal mondo infernale raccolto in questi mattoni del bel fumetto d'importazione americana. Il nome della serie mensile è, appunto, I pocket del terrore, pubblicati dalla milanese Williams Inteuropa a cura di Antonio Bellomi, giornalista e autore Disney tra il 1975 e il '78.
Nel gennaio 1974 esce il n.1 intitolato Il libro della paura, 222 pagine e 24 racconti brevi provenienti da un fascio di periodici horror tra cui i più noti Forbidden Tales of Dark Mansion, The Unexpected, House of Secrets, The Witching Hour, The House of Mistery. La formula di raccolta è più scarna, rispetto ai Pocket del Dottor Horror, la voce fuori campo che ci guida nella parata è distillata in pochi, significativi prologhi, con la riproduzione in bianco e nero di alcune delle copertine relative ai racconti e gli imbonitori alternati, Cain e Abel, o le streghe Mordred, Mildred e Cinthya a fare gli orrori di casa. Tra i numi, Jack Kirby, Alfredo Alcala, Marv Wolfman, Gray Morrow, gli ottimi Talaoc e Carley, Fred Carrillo, Bernie Wrightson.
Le storie sono potenti all'impronta, anche se post Comic Code, e si distinguono nettamente dall'universo Marvel per un sapore più folle, più malsano. Qui siamo nel territorio estremo del fantasy horror, dove la stregoneria è più soffocante e l'irrazionale sottile e devastante. Ironia, paradosso, contrappasso. I brevissimi racconti di questa splendida serie (dai titoli Il libro della paura, Necronomicon-la bibbia del terrore, La fiera dell'orrore, L'ora delle streghe, Il figlio del demonio) si avvicinano a quell'horror di confine che poi avrà idealmente evoluzione col cinema cupo e allucinato di David Cronenberg.
Antonio Bellomi prosegue l'impresa horror pocket con altri tre albi antologici per l'editore Il Picchio, più snelli ma stesso formato e concept, La maledizione di Harappa, Draculina e il mostro voglioso, Baciami straziami e di fiamme saziami con un evidente trucco sexy nelle copertine e nei titoli, forse per rendere più pruriginosi e appetibili i prodotti ma dal contenuto in linea con la collezione Warren.
L'horror Marvel e l'horror DC dei tramontati anni '70 stanno tra loro come il rock e il punk.
7 – SQUEACK THE MOUSE 1 & 2
Massimo Mattioli era uno degli autori di punta del gruppo Male-Cannibale (Scòzzari, Tamburini, Liberatore, Pazienza), una sorta di punk-wave band del fumetto, capiscuola inemulabili del fumetto di rottura, penultimo movimento angolare del fumetto italiano prima del movimento Valvoline. Ovvero, lo è ancora: basta perdersi nel meta-cortometraggio pubblicato in supplemento al n.48 di Frigidaire nel novembre 1980 e poi supplemento a Blue nel 1994, in due capitoli all'insegna del surf-gore-splatter pre-Simpson, pre-South Park, pre-MTV, pre-tutto.
Il primo libro, come il secondo, è una velocissima, thrash-exploitation novel muta in una raffica di vignette-fotogramma bianco-nero e colore fino all'ultimo respiro.
Cannibalizzando in pieno la filosofia di Tex Avery, Mattioli riesce a superare i limiti dell'illimitato partendo dall'archetopica banale epopea cat mousehunter.
Ma qui non abbiamo il solito cartoon inanimato: l'albo di Frigidaire ha in seconda di copertina un ritratto fotografico di Michael Myers che anticipa seriamente l'andazzo di questa avventura. Inseguimenti, sangue, putrefazione, lame, motoseghe, scazzottate, orge, pussycats, fast action pop e morti viventi. È il paradiso del b-movie, dello z-movie, Russ Meyer e George Romero che frullano Hanna & Barbera e li mettono a friggere in una griglia ansiogena terribilmente divertente.
Eccezionali gli inserimenti fotografici nella tavola, un po' alla Jack Kirby/F4, di fotogrammi di Texas Chainsaw Massacre e altri cameo anni Ottanta, continuo rimando al cinema gore per mantenere il lettore a galla (come simboleggia il miniposter del capitolo Sea of Hate) in un mare di sangue. La cifra stilistica di Mattioli sul volume del 1994 è praticamente quella dei migliori Pinky e Joe Galaxy, con un grado di crudeltà, humour e velocità narrativa inverosimili, a scolpire un capolavoro del fumetto pop italiano, tra risate, hardcore, horror e storytelling magistrale unico nel suo multigenere.
8 – ZAGOR
(Sergio Bonelli Editore)
Ebbene sì. Quando ancora Dylan Dog non aveva diffuso il suo personalissimo concetto di horror, lo Spirito con la Scure anni addietro si era già misurato con le forze oscure della vita e della morte tra un'avventura e l'altra. Principale regista delle escursioni horror di Zagor è lo storico sceneggiatore Guido Nolitta. La forza geniale che non reca disturbo alcuno nel mondo narrativo iperrealista di Zagor è sì l'inserimento di creature vampiriche, morti viventi, spettri e rianimati ma anche la naturalezza con cui essi vivono tra le pagine di un eroe supercredibile.
Tra gli episodi più significativi di Zagor contro i mostri, abbiamo L'uomo lupo, Molok (rilettura di Frankenstein) Zagor contro il vampiro e Alba tragica (rilettura del mito stokeriano), Zombi, Acque misteriose e La capanna maledetta (rilettura de Il mostro della laguna nera).
Nella sua sterminata collana, non sono ovviamente gli unici rimandi al terrore e al fantastico (e alla fantascienza), ma questi albi sono una squisita lezione di racconto dell'irrazionale arricchito dalle gag di Cico che fungono da collante tra lettore e mostro di turno mentre a Zagor resta la soluzione eroica.
Praticamente una accademica anticipazione del fiume avventuroso a venire con Dylan Dog e Groucho, però in un mondo (lontano) dove tutto è possibile.
9 – NECRON
(Edifumetto)
Parlare di Magnus, per noi schiavi del fumetto, è come fare l'ennesimo simposio su Caravaggio col pericolo di non riuscire mai ad aggiungere nulla.
Allora è sufficiente pensare che la terribile Frida e la sua sex machine Necron abbiano mosso le prime trucide avventure nel lontanissimo 1981, mettendo in scena un siderale supermodernismo di linee e follia, di asciuttezza impietosa, la perfezione chirurgica in tutti i sensi del tratto e una tragicommedia talmente potente da relegare Alan Ford, Kriminal e Compagnia della Forca quasi in un mondo parallelo, in una probabile vita precedente di Magnus. Per chi si fosse ancora adagiato su un ritardo storico, prima della fine del mondo è tempo di attuare il recupero di una serie da 14 episodi dove i lisergismi horror già apprezzati in Satanik e in alcuni indimenticabili episodi di Alan Ford sono portati grazie a Necron all'amplesso paradisiaco.
Horror perpetuo e ironia macabra ad elevato voltaggio si scontrano come due maelstrom di apocalittica tensione portando il lettore in un clima insopportabile, grazie a cui la sottrazione dei tipici tratteggi magnusiani non ha rilevanza alcuna rispetto alle masse rese incandescenti, quasi diafane sotto una lampada settoria per favorire l'aspersione del sangue in una pellicola afilmica sovraesposta alla Stanley Kubrick, senza un filo di colonna sonora che ci faccia ricordare cosa sia l'umano.
La libido bavosa e bioelettrica di Necron non è prostatica ma prostetica, ed è l'hardcore guinness a fumetti al di sopra di ogni hentai conosciuto e dei più osceni Oltretomba. Il testone-teschio di Necron, un teschiosterone, un anti-Adamo totale, ci fa pensare un po' alla reincarnazione pirandelliana di Kriminal, e questo basterebbe per farcelo amare morte natural durante, e il suo segnalatore brandeggiante craniale lo rende un mezzo di soccorso sessuale ambulante, emblema sciroccato del sadomasochismo finale al decimo grado della scala popper.
I dialoghi secchi e perfetti dell'autrice Ilaria Volpe si fondono con glaciale efficacia al circo formalinico del necroslashing, dell'infinitamente doloroso e infernalmente carnale, quando ancora nessuno aveva aperto il Cubo di Lemarchand di un certo Clive Barker e quando Bad Taste era lontano secoli.
10 – «LICANTROPUS»
(Corno, Albi dei Super Eroi)
Il miglior uomo lupo a fumetti, per mano di un disegnatore molto amato e perfetto per il personaggio mutante di Jack Russell, nonché di quel Ghost Rider che porta l'autore a vette espressive di importante spessore.
Conclusa la sua botteganza presso Will Eisner, Mike Ploog ne trasporta su tavola quel senso morbido e animale che caratterizzerà tutto l'horror da lui firmato (come garantisce il meraviglioso Frankenstein), a pochi passi dal grottesco, per rendere il suo realismo un incubo continuo in una sorta di lente deformante fissa nella macchina da presa.
Licantropus di Ploog, serializzato sugli A.S.E. in 5 albi a partire dal 1973 (controcanto horror alla serie Dracula), rappresenta il primo comic book dedicato all'horror per le edicole italiane (il Corriere della Paura è formato Gigante).
Una trama consistente, atmosfere plumbee e immersive, personaggi profondi e una strepitosa narrazione sovrapposta di flusso di coscienza a dialoghi in presa diretta scorrono su tavole di azione continua e piani sequenza di straordinarie metamorfosi cinematografiche (non a caso, Ploog ha disegnato storyboard e bozzetti per i trucchi de La Cosa di John Carpenter). Licantropus è un antieroe che trasporta il lettore in una empatica lotta del male contro il male. La livrea del lupo, il suo dolore, il suo matrimonio con la notte, i fluidi, la pioggia, il fango e la terra, la nebbia, le fiamme, gli aloni di energia, le lacrime, le ambientazioni boschive e i suoi corpo-a-corpo, persino i caratteristici pantaloni verde militare che indossa a brandelli sono un dinamismo incessante, un'esplosione in technicolor di tavole elaboratissime, gotiche, decadenti, lunari.
Ma tutto questo massivo spettacolo da 200 pagine, come d'incanto, similmente al Corriere della Paura in arrivo, è un fuoco horror-Marvel che si spegne rapidamente.
Solo fuori dal nostro cuore, precisiamo.
11 – ZIO BORIS
(Castelli e Peroni)
Sfornate da un'altra delle storiche coppie del fumetto italiano, le avventure di Zio Boris decollano col mensile Horror di Gino Sansoni, sulla falsariga de La famiglia Addams. Il capofamiglia Boris è il Karloff del cinema, e le strisce rappresentano il top dell'ironia, dello humour nero, del grottesco macabro, formando la squadra perfetta e burlesque con Igor, Drak, Bloody Mary, Frankie, Wolf, Skull (risposta a La mano Addams), Spooky, Nonno Joe (la Cosa nella bara), Van Helsing a servizio di una controsatira del genere.
Ancora una volta è il citazionismo a permeare l'horror italiano, ma bisogna ammettere che gli ingredienti del sovrannaturale, tra riso e tragedia, ci sono tutti ed elevati alla massima espressione. C'è un bellissimo cartonato uscito nel 1971 per la New Time che raccoglie strisce fantastiche, dove è perfettamente godibile la minuzia dei particolari, il perfetto rovescio dei classici sfondi vuoti di Snoopy e Mafalda.
Zio Boris è in ogni strip un qualcosa a metà tra il fumetto e il microfilm, col risultato di un'atmosfera perennemente claustrofobica e funzionale alle gag, soprattutto nelle soluzioni-tormentone dal finale reiterato.
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Undici fumetti horror raccontati da Paolo Di Orazio (prima parte)
Undici fumetti horror raccontati da Paolo Di Orazio (seconda parte)