Essential 11: presidenti americani nei fumetti

Essential 11: presidenti americani nei fumetti

Freschi delle recenti elezioni presidenziali negli States, presentiamo una panoramica dei presidenti degli USA (veri o immaginari) che sono apparsi nei fumetti.

L’elezione di Donald Trump a presidente USA ha prodotto una rinnovata attenzione verso la rappresentazione di questa figura istituzionale nei media americani, ivi incluso il fumetto, dove tra l’altro secondo un meme solo parzialmente vero i Simpson avrebbero profetizzato già dal 2000 l’ascesa sorprendente del tycoon americano.
Ma quali sono le tappe fondamentali nella storia dei presidenti nel fumetto?
Ho qui cercato di fornire una risposta, ovviamente limitata dagli undici slot dettati dalle regole del gioco. Ho escluso i casi in cui il presidente, magari anche rilevante nella storia, fosse una figura “neutra”, non partiticamente schierata, escludendo così molte presenze “vecchio stile”, dagli anni Cinquanta in poi. Esclusa anche la satira pura, con l’eccezione di Doonesbury per importanza e per la presenza di una dimensione narrativa. Per il resto ho cercato di coprire le rappresentazioni più significative, equilibratamente distribuite nel corso del tempo.
Molte le assenze illustri, ovviamente; una presenza invece aleggia più di quanto mi sarei aspettato: quella di Nixon, il presidente più odiato e, narrativamente, più amato dai comics. Trump ha già molte menzioni, ma fare meglio di Richard sarà difficile.

1964 – Il Kennedy di Superman

Poco prima di essere assassinato, Kennedy aveva approvato un fumetto propagandistico di Superman per favorire la diffusione della fitness fisica all’interno del suo piano sanitario. Dopo il suo omicidio, la DC Comics intendeva sospendere la pubblicazione, ma alla fine la Casa Bianca incoraggiò a pubblicarlo, come omaggio.
Più avanti nella storia dei comics, in Watchmen, Il Comico sarà coinvolto, tra le righe, nell’omicidio Kennedy (il film rende esplicito quello che nel fumetto è solo accennato, casualmente in un dialogo con Nixon e i suoi).
Nel Superman più recente, invece sarà il malvagio magnate Lex Luthor ad acquisire la carica di Presidente degli Usa, in una escalation di potere dalla finanza alla politica che molti hanno avvicinato a quella di Trump.

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1974 – Il Nixon di Doonesbury

Doonesbury di Garry Trudeau è la principale striscia politica americana, di orientamento liberal. Ha attraversato e criticato molti presidenti, specialmente quelli di parte repubblicana, e sicuramente con Trump continuerà a non essere per nulla compiacente.
Se si deve citare un solo presidente in relazione al fumetto, questo è sicuramente Nixon, in carica con l’inizio della striscia (eletto nel 1969, Doonesbury inizia nel 1970), il fumetto contribuì con altre fonti liberal al suo empeachment, tanto è vero che venne premiato col Pulitzer nel 1975 per la sua copertura satirica dell’evento. Gerald Ford (divenuto presidente dopo lo scandalo e le dimissioni di Nixon e del vice Spiro Agnew) avrebbe sostenuto, in un amaro omaggio a denti stretti: la gente si informa di quel che accade a Washington tramite i mass-media elettronici, i giornali e Doonesbury – non necessariamente in quest’ordine“.

1986 – Il Reagan di Dark Knight

Il presidente non è mai chiamato esplicitamente da Frank Miller col suo nome, ma è con ogni evidenza Ronald Reagan, non solo nella rappresentazione grafica, ma nell’efficace satira che si fa del personaggio storico, presentato come un mix di cinismo, approssimazione e ipocrita bonarietà.
Questa figurazione del personaggio è alla base di un certo culto “a sinistra” di Miller anche in Italia, mentre la sua satira muove probabilmente più da una posizione libertaria e individualistica.
Lo stesso Batman di Miller, infatti, è anche un feroce nemico del politicamente corretto (impersonato nel fumetto dallo psichiatra del Joker, Bartholomew Wolper) e fautore – coerentemente col personaggio originario – di una giustizia a dir poco sommaria. Anche Nixon fa un cameo indiretto: quando la delinquenza anarchica e punk dei “mutanti” viene distrutta da Batman tramite l’umiliazione del loro leader, si fa strada una delinquenza pragmatica, i Nixon, che rapinano negozi con la maschera del presidente, sparando nel contempo moralismi iperliberisti.

1986 – Il Nixon di Watchmen

Se il Reagan di Frank Miller è il simbolo del repubblicano “cowboy”, il Nixon di Alan Moore è il repubblicano politicante, infido e strisciante, bersaglio ideale della satira politica. Moore nel suo notissimo Watchmen immagina un continuum spaziotemporale dove Nixon vince in Vietnam, grazie al dottor Manhattan, ottiene un terzo mandato (un classico del bad president, che mette in crisi l’alternanza democratica tramutandola in regime) e consolida il proprio potere personale nel mondo dove esistono realmente i supereroi.

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1987 – Il Wind di Elektra Assassin

Se il presidente del Batman milleriano è un Reagan corrotto fino al midollo, l’autore non ha una visione migliore dei democratici nel capolavoro realizzato con Bill Sienkewitz. Wind, prima candidato, poi presidente, è un nauseabondo alfiere del politicamente corrotto. Il suo avversario, il presidente uscente poi sconfitto, è una caricatura di Nixon in miniatura per statura fisica e intellettuale, che non possiede del modello l’astuzia e la doppiezza proverbiali.

1990 – Il Rexall di Give Me Liberty

In quest’opera di Frank Miller, Erwin Rexall è un’evidente satira di Reagan, ambientato in uno scenario di fantascienza da futuro prossimo. In questo modo Miller ritorna sull’iconico presidente degli anni Ottanta, in una proiezione futura che, man mano che si consolida una sorta di regime, diviene meno bonaria e più apertamente fascistoide (specialmente quando anch’egli viola le regole e ottiene un terzo mandato). Ma anche quando subentra, per un caso, un presidente più “democratico” (anche se membro dell’amministrazione repubblicana Rexall, comunque), questi si rivela animato forse da buoni sentimenti, ma all’apparenza ancora più inetto.

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1994 – Il Prez di Sandman

Questa storia del Sandman di Neil Gaiman narra di un 1972 in cui, al posto di Nixon, viene eletto un ragazzo puro, che si dimostra un presidente buono e messianico nonostante riceva le tre tentazioni di un diabolico Mr. Smiley, un ricalco delle tentazioni di Cristo, a cui resiste. Ancora una volta, in modo indiretto, si evidenzia il mito di Nixon come bestia nera del progressismo americano.

1994-6 – Il Ted Roosevelt della Saga di Paperone

La Saga di Paperone di Don Rosa si caratterizza per un certo realismo nella ricostruzione del contesto storico rispetto agli standard dell’universo disneyano. Prova ne sia anche il ruolo giocato nella storia da Theodore Roosevelt, che non resta solo sullo sfondo come un cameo ma interagisce più volte nella storia col il papero protagonista nelle varie fasi della sua ascesa al potere. Roosevelt appare come un personaggio positivo, un granitico americano delle origini come il coriaceo Scrooge, con cui ha infatti un rapporto tendenzialmente positivo.

1999 – Il Nixon di Futurama

Oggi si parla molto delle comparsate di Trump presidente nei Simpson di Matt Groening, dal 2000 in poi: ma è molto più centrale, in Futurama, il ruolo di Nixon, o meglio, della sua testa, ovviamente come presidente intrigante e corrotto. Conservato all’inizio nel museo delle teste insieme a molti altri personaggi del nostro passato – che possono così fare una loro comparsa nel 3000 in cui è ambientata la storia – Nixon coglie l’occasione propizia per diventare Presidente della Terra Unita (con una bandiera chiaramente derivata da quella americana). Nixon è omaggiato anche nei Simpson, in un personaggio fisso: Milhouse (senza la e finale) è anche il secondo, inusuale nome di Richard M. Nixon.

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2008 – L’Obama di Amazing Spider-Man

Così come l’accademia di Svezia si è precipitata a dargli un Nobel preventivo per la Pace, così anche il fumetto ha subito omaggiato Obama in una storia di  Zeb Wells (testi) e illustrata da Todd Nauck e Frank D’Armata (disegni). La storia è gradevole e non memorabile, come tutte le volte che il fumetto non fa una satira, ma si piega a un garbato omaggio al politico al governo.

2013 – Il Sam Duggins di Evil Empire

Uno dei più recenti fumetti apocalittici sul potere presidenziale è Evil Empire di Max Bemis, espressione che deriva da quella usata da Reagan verso i nemici dell’America, e ripresa spesso in seguito anche da parte democratica. Qui il termine viene volutamente rovesciato: il presidente Sam Duggins usa la maschera di ipocrisia politicamente corretta per scatenare il caos e trasformare l’America, e nei suoi piani il mondo, in un Impero del Male. Il suo avversario repubblicano Laramy è solo un idiota violento che egli manipola ai suoi fini.

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