Escapo: la formula esoterica della semplicità

Escapo: la formula esoterica della semplicità

Bao Publishing presenta "Escapo", una delle opere d’esordio di Paul Pope: una sfida adrenalinica fra giochi circensi, storie di vita, morte e amore.

Senza titolo-1Realizzata in due storie separate fra il 1996 e il 1998, Escapo fu autoprodotta in bianco e nero nel ’99 tramite Horse Press, la piccola casa editrice creata da Paul Pope.
L’opera è una delle sue storie giovanili d’esordio, che Bao Publishing sta portando in Italia, a cominciare dalla raccolta Funziona una volta sola.

Escapo è anche il nome del protagonista, un circense artista della fuga che ricorda molto Houdini e del cui passato sappiamo pochissimo: ciò che ne resta è una grande cicatrice sul volto e il vuoto lasciato dalla morte della madre, a cui si mostra molto legato. Ma Escapo è anche un ragazzo fragile, in continua lotta con la Morte in persona per restare vivo nelle sue trappole, innamorato di una bella acrobata e non corrisposto.

La storia è molto semplice e gradevole, un racconto vivido e fulmineo della realtà circense che diviene però allegoria di Vita e Morte. Escapo è uno strumento in mano all’autore, una bomba ad orologeria che con inaspettata leggerezza riesce assieme a intrattenere, con le sue fughe rocambolesche al cardiopalma, e a far riflettere in maniera grave, ma mai didascalica o in contrasto con il narrato, sull’essenza umana.

La presenza della Morte – che talvolta si manifesta come personaggio – sembra tormentare Pope, che racconta di aver derivato questa ossessione dalle letture dell’Iliade e dell’Antigone che stava portando avanti all’epoca e da cui rimase molto scosso.
Partendo da queste riflessioni universali e tanto antiche, Pope canalizzò i dubbi che lo animavano sotto forma di un’unica frase che ricorre costantemente per tutta la seconda storia: “Et in Arcadia ego”.

Una traduzione approssimativa ma efficace sarebbe “anche io sono/ero in Arcadia”, data l’incertezza sul verbo sottinteso. Il significato della frase è appunto un classico memento mori, che è anche il cuore di quest’opera, e che simboleggia l’onnipresenza della morte nella vita. L’Arcadia è infatti un luogo idilliaco (oltre che reale) consacrato da Virgilio alle glorie letterarie nelle Ecloghe, una realtà atemporale immersa nella natura e nella pace.

Senza titolo-1Semplificando, si potrebbe credere che la frase stia a simboleggiare il germe costante della morte anche nei momenti più soavi e felici dell’esistenza. L’iscrizione apparve per la prima volta su un teschio nel dipinto omonimo del XVII secolo del Guercino, e fu ripresa nelle due versioni dei pastori d’Arcadia di Nicolas Poussin.
L’espressione ha suscitato molto fervore fra gli studiosi, oltre ad aver alimentato alcune teorie relative al Priorato di Sion e ispirato vari artisti, fra cui Goethe, Faulkner, Cormac McCarty e Grant Morrison, che inserisce i dipinti di Poussin nella sua The Invisibles, intitolando all’iscrizione un intero arco narrativo.

Pope cala il suo protagonista nel contesto descritto – in apparenza semplice ma allo stesso tempo stimolante e ricco di sottotrame – con le quotidiane lotte contro marchingegni letali ben progettati e nell’eterna sfida sfacciata alla morte, di cui Escapo arriva ad aver terrore nei momenti più critici.
L’opera incomincia con l’audace raffigurazione realistica di un parto e il tutto si risolve in un finale aperto che lascia libero spazio alla fantasia, e che corona in bello stile questa piacevole cavalcata d’aria fresca fra sperimentalismo ed essenzialità.

Il tratto a pennello di Pope è molto corposo, e risente delle influenze che il fumetto giapponese stava avendo sul suo genio creativo in quegli anni, lasciando nel suo stile un segno indelebile che dura a tutt’oggi. Pope trasse dalla collaborazione con Kodansha (in particolare Supertrouble, che Bao Publishing ha pubblicato nella raccolta Funziona una volta sola) e dal suo sguardo sul panorama nipponico una tendenza alla sintesi e all’esagerazione emotiva come modello narrativo.

I suoi disegni sono ipercinetici, trasmettono un senso di dinamismo fulminante e adrenalinico, ricco di linee di movimento e supportato dall’uso di retini che è rimasto solo nella versione originale.
Pope è inoltre abilissimo nel padroneggiare il lettering e renderlo strumento narrativo originale all’interno delle sue storie, riuscendo a sfruttarlo come una potenziamento visivo: le scritte si allungano, fuoriescono dai balloon, si modellano alla tavola, si sporcano e si fanno acqua, accompagnando la lettura e rendendola estremamente coinvolgente.
La colorazione di Shay Plummer è poi un vero tripudio di tinte variegate e allo stesso tempo tenui, con picchi di colore verde acido per i suoni ambientali e tonalità del blu declinate in tutte le varianti. Un lavoro raffinato che deriva da una precisa richiesta di Pope: utilizzare la tavolozza di colori dei periodi blu e rosa di Picasso.

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La cura del volume, seguita sin nei minimi dettagli dall’autore e Jim Pascoe, è un vero valore aggiunto. Lo studio grafico di copertina e interni mescola una base che ricorda dei cartelloni pubblicitari strappati, coperta da graffiti e disegni.
Il volume è inoltre arricchito da una nutrita sezione di extra con omaggi seguiti da una “guida” tecnica dell’autore su quali inchiostri, pennelli e materiali abbia utilizzato nella realizzazione dell’opera; oltre a bozzetti, storyboard, studi e una cronaca sulla gestazione della storia. Proprio la cura del lettering, componente fondamentale che comporta un lavoro difficoltoso, viste le problematiche di traduzione e resa nel tentativo di non snaturare le scritte e mantenersi fedeli, risulta azzeccata e in sintonia con le tavole.

Paul Pope stupisce con una delle sue opere prime, attraverso la piena padronanza di un segno variegato e personale e una storia che nella sua semplicità si afferma fra le più gradevoli e compiute che l’autore abbia realizzato.

Abbiamo parlato di:
Escapo
Paul Pope
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, marzo 2016
148 pagine, cartonato, colori – 19,00 €
ISBN: 9788865434819

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