Enzo Facciolo: il re del disegno diaboliko

Enzo Facciolo: il re del disegno diaboliko

Astorina e Mondadori pubblicano un volume cartonato dedicato all'opera di Enzo Facciolo, un sentito omaggio all'artista che ha lavorato a oltre duecento storie, rendendo Diabolik un'icona ovunque riconoscibile.

Se oggi Diabolik è un “brand”, se è riconoscibile anche dalla sua silhouette o per un dettaglio del volto, se le decine di disegnatori che si sono avvicendati […] nell’impegnativo compito di disegnare le avventure di Diabolik hanno avuto un punto di riferimento chiaro e univoco, il merito va soprattutto a Enzo Facciolo. Il Re del terrore gliene sarà sempre grato“.

Queste parole, estrapolate dalla prefazione scritta da Mario Gomboli per il volume Diabolik visto da Enzo Facciolo, rendono subito chiara la portata dell’impatto che nel 1963, anno del suo esordio, l’artista milanese ebbe sulla visualizzazione delle vicende del personaggio inventato da Angela e Luciana Giussani.
Successivamente a più riprese il curatore del pregevole cartonato, rivestito con una sovraccoperta-poster, sottolinea l’importanza del lavoro continuativo dell’uomo che ha posto la propria firma sulla testata più di duecento volte.
Tra queste Astorina e Mondadori Oscar Ink hanno selezionato quattro racconti con l’obiettivo di evidenziare l’evoluzione artistica di Facciolo e la sua capacità di fissare un canone: in base a questi criteri sono stati raccolti L’impiccato (1963), Diabolik, chi sei? (1968), Colpo basso all’Hotel Ritz (2003) e Il tesoro perduto, episodio qui presentato nella versione work-in-progress a matita, pubblicato con la veste definitiva nell’inedito di gennaio 2019.

Disegnare Diabolik per la prima volta…e non mostrarlo

Ne L’impiccato una serie di impiccagioni turba la quiete di una femme fatale e, mentre l’ispettore Ginko è alle prese con la soluzione del caso, il Re del terrore non si vede mai, perlomeno non con addosso i consueti abiti da lavoro.

Le sorelle Giussani costruiscono una trama che ha la propria forza nell’assenza del protagonista e nella conseguenza che il lettore non può mai sapere quali intenzioni egli abbia e se, effettivamente, sia in un qualche modo collegato con quanto accade. Fino a tre quarti del fumetto il ladro non viene nemmeno nominato né si rende noto il suo piano; solo a posteriori, quando ormai non c’è più niente da fare, un Ginko non ancora compiutamente definito nell’aspetto fisico ricostruisce i fatti arrendendosi all’evidenza.

Facciolo, dunque, esordisce in casa Astorina senza doversi cimentare con le fattezze del personaggio principale, ma con un compito ben preciso: lui, che viene dall’animazione ed è abituato “a lavorare in fretta e bene” (così si legge nella prefazione), è chiamato a uniformare i disegni della collana dal punto di vista estetico, finendo per lasciare nel corso degli anni un’impronta indelebile.
In principio il tratto è abbastanza sottile e affilato, l’approccio alla massa narrativa è graduale: da inquadrature ravvicinate che mostrano i volti degli attori immobili si passa a una recitazione più spigliata e naturale, fatta di espressioni corrucciate, stupite, addolorate e seducenti.

Mentre gli uomini appaiono riconoscibili e modellati secondo un canone preciso, per le donne emerge qualche incertezza sintetizzabile con la scarsa coerenza del volto di Sonia, la bella ballerina intrappolata nel circolo della violenza. Il suo viso muta pagina dopo pagina, assumendo tratti definiti soltanto nell’ultima parte della storia.
La gestione delle singole vignette, d’altro canto, non dà adito a dubbi circa il rapido ambientamento del fumettista, poiché egli sfrutta gli spazi a disposizione collocando diversi oggetti negli sfondi e prestando attenzione al volume delle figure, puntando più sul tratteggio che sulla distribuzione dei retini.

L’ora della verità

La seconda storia è Diabolik, chi sei?, forse la più celebrata della serie, secondo la definizione di Gomboli. Facciolo si occupa delle chine, mentre il compito di disegnare seguendo la sceneggiatura di Angela e Luciana Giussani viene affidato a Glauco Coretti. Come anticipato, l’artista milanese era stato chiamato a operare su più fronti per rendere sempre riconoscibile, anche grazie all’inchiostrazione, il protagonista del mensile e con questo episodio si può apprezzare l’impegno profuso in questa missione.

La trama prende le mosse da una rapina per muoversi verso una situazione molto interessante e rimarchevole: quando il ladro e Ginko, quasi disumano nella sua risolutezza, si trovano faccia a faccia, entrambi prigionieri e a un passo dalla morte (rimandata), l’ispettore rivolge al nemico di sempre la fatidica domanda del titolo. Ne scaturisce una sincera e intensa rivelazione, una sequenza dedicata al passato dell’uomo destinato a essere conosciuto come Diabolik.

Le distanze tra l’agente della notte e il paladino del Bene si azzerano, ma le differenze rimangono evidenti e si avverte il trasporto di entrambi nel rivivere e nell’ascoltare le esperienze pregresse. Si tratta sicuramente del passaggio più potente di una narrazione che comunque vanta un colpo di scena inaspettato e inserito con tempismo perfetto, un intreccio articolato e ingegnoso – quasi sorprendente visto che ancora oggi si fa ricorso ad alcuni di questi espedienti adottati alla fine degli Anni Sessanta – e un’attenzione meticolosa alla figura della nemesi del protagonista.

Nella rapida disamina dei meccanismi narrativi, sempre accennando un confronto con l’attualità, si nota la presenza della spiegazione didascalica di ciò che i personaggi fanno mentre agiscono davanti ai nostri occhi. Se in passato una simile scelta di scrittura poteva passare per necessità, per ingenuità o per un’esplorazione delle potenzialità del fumetto ancora in fieri, oggi risulta pesante, anacronistica e limitante.

Su questa scia è doveroso sottolineare che in Diabolik, chi sei? troviamo anche casi in cui gli interpreti inquadrati con campi più larghi, nelle vignette più grandi, compiono alcuni gesti scollegati dalle battute di dialogo, come accendere una sigaretta e cambiarsi d’abito, mosse semplici e mimetiche che donano dinamismo alla scena, senza rallentarne il ritmo, eliminando il rischio di ridondanza.

Ancora, il segno spesso, rinforzato dalle chine, dà vita a caratteri maschili marcati dal punto di vista estetico: gli uomini godono di volti ben definiti e particolareggiati. Altrettanto, però, non si può dire per le donne dal momento che queste tendono ad assomigliarsi, livellandosi sugli standard di una figura stereotipata tanto nell’aspetto quanto nell’indole. L’esempio più significativo viene da una Eva Kant lamentosa, ingessata, lasciata ai margini della vicenda e per questo capace di incidere soltanto nel finale.
Infine, si evidenzia ancora di più rispetto a L’impiccato il dosaggio della distribuzione dei retini, affatto invadenti, in cui a guadagnarci è soprattutto il botta e risposta figurato tra bianchi e neri.

Diabolik, fatti una risata!

Le ventidue tavole che compongono Colpo basso all’Hotel Ritz sono firmate da Mario Gomboli e Licia Ferraresi (soggetto e sceneggiatura) e vedono ancora una volta impegnato alle matite Enzo Facciolo. Si tratta di un divertissement dai toni ironici e un leggero risvolto animalista, realizzato per il volume Love. L’amore ai tempi del viagra, edito da Mondadori.
In questo caso a colpire il lettore, oltre a un piacevole omaggio a Mandrake, sono le bellezze delle donne alle quali il disegnatore rende giustizia, ribadendo l’evoluzione del suo segno: Eva è seducente sia quando assume una falsa identità sia quando interagisce con il suo amato mantenendo il proprio look consueto.
Vista l’abbondanza dei neri e un maggiore ricorso ai retini rispetto agli episodi precedenti, diventa interessante soffermarsi sul risalto che ottiene il bianco, più raro, scelto per alcuni abiti e una porzione limitata degli sfondi.

Dietro le chine

Nel prendere in esame Il tesoro perduto, racconto che chiude il cartonato, si può estendere il discorso all’omonimo inedito di gennaio 2019, versione compiuta e definitiva dell’episodio presentato senza l’inchiostrazione, come una sorta di bonus, in Diabolik visto da Enzo Facciolo.
Il soggetto di Gomboli e di Andrea Pasini, sceneggiato da Pasini stesso e da Rosalia Finocchiaro, mostra in un flashback un momento preciso della colonizzazione del continente americano e nel presente ruota attorno alla ricerca del tesoro dei desperados.

A una prima parte lenta e ricca di dialoghi fanno seguito lo sviluppo e lo scioglimento della fabula, mentre nel mezzo si collocano alcuni quesiti: per quale motivo Veronica, la donna raffigurata in quarta di copertina da Matteo Buffagni, agisce in quel determinato modo? Perché Diabolik si toglie la maschera? Passando ai disegni, perché spesso Eva viene delineata con i capelli che scendono a coprire un occhio?
A compensare il sorgere spontaneo delle domande, ecco le certezze: la stessa Veronica orchestra un piano arguto e la Kant dimostra ancora una volta la propria solidarietà nei confronti degli altri personaggi femminili.

Mistero e inganno si dipanano di fronte agli spettatori attraverso una messa in scena che calca eccessivamente la mano sulla retinatura, sovrabbondante e invadente soprattutto quando il Re del terrore indossa il suo inconfondibile costume. Proseguendo, è piacevole rintracciare un richiamo grafico a Mister No, le cui fattezze sono assunte da una comparsa posta proprio di fianco a un aereo che riporta sulla livrea le lettere “MN”.
Leggendo la versione work-in-progress a matita si coglie la pulizia del tratto netto e dettagliato di Facciolo, come detto penalizzata dalla resa finale.

Dunque, se l’inedito mensile nel suo complesso non viene annoverato tra le storie indimenticabili, gli episodi indicizzati nel volume celebrativo certamente non possono essere trascurati sia dal lettore che si affacci per la prima volta alla sterminata produzione diabolika sia dall’appassionato che desideri riscoprire alcuni classici in una veste pregiata, impreziosita da interessanti contenuti extra quali gli esaustivi redazionali, la galleria di copertine e la selezione di illustrazioni e vignette esemplificative.

Abbiamo parlato di:
Diabolik visto da Enzo Facciolo
A cura di Mario Gomboli
Astorina e Mondadori Oscar Ink, 2018
448 pagine, cartonato, bianco e nero – 22,00 €
ISBN: 9788804707257

Diabolik Anno LVIII #1 – Il tesoro perduto
Andrea Pasini, Rosalia Finocchiaro, Enzo Facciolo, Matteo Buffagni
Astorina, gennaio 2019
130 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,50 €
ISSN: 977112404500090001

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