L’irlandesissimo Garth Ennis e l’inglesissimo Constantine s’incontrano nella non proprio americanissima Vertigo/DC Comics in un momento critico per le rispettive vite e carriere, e finiscono entrambi con il farsi un sacco di bene e segnare a vita quel che poi combineranno in futuro su altri personaggi o in mano ad altri scrittori.
Ennis arriva al Magus della classe operaia in un momento confuso e di transizione e ci si aggrappa come a un’ancora di salvezza.
Diventato famoso e apprezzato nel Regno Unito grazie a titoli come Troubled Souls,True Faith e Judge Dredd, l’autore non si sta più divertendo a lavorare per 2000AD 1 e scalpita, poco più che ventenne, per compiere il grande salto transoceanico che durante quegli anni molti altri autori britannici avevano già compiuto, e andare quindi a cercare fortuna fra le accoglienti braccia di mamma DC.
A Ennis però gli ignari statunitensi propongono, in prima battuta, il Dr Fate 2.
Costui è sì un mago, ma di quelli che girano in calzamaglia e mantello, con un imbarazzante elmo dorato, sempre pronto a volare, recitare buffi incantesimi facendo strambi gesti e combattere il Male in mutandoni blu e gialli.
Ennis sa come sia impossibile combattere sul serio il Male indossando attillati mutandoni e quando non se ne farà più nulla di quest’offerta, il nostro tirerà un sospirone, che si trasformerà in urlo di gioia nel momento in cui Karen Berger lo raccomanderà per Hellblazer.
La run di Jamie Delano era ormai agli sgoccioli e si cercava qualche tipo di svolta che potesse garantire al personaggio maggiore visibilità e vendite: alcuni autori propongono sinossi e idee (Mark Millar e John Smith fra gli altri) e alla fine è scelto Ennis, al quale è affiancato William Simpson ai disegni.
Se l’autore irlandese arriva al personaggio in un momento d’insoddisfazione e ricerca, Constantine non si presenta in condizioni migliori.
Nato da un’idea di Alan Moore, il warlock proletario ha vissuto, durante la quarantina di numeri scritti da Delano, un processo di caratterizzazione incerto e macchinoso.
Concentrato nel realizzare un commentario sulla situazione socio-politica dell’Inghilterra degli anni Ottanta, Jamie Delano sacrifica spesso il cast agli eventi.
Sebbene regali alcuni momenti intensi e pivotali che segneranno il personaggio per sempre (Newcastle e Il sangue del demone Nergal, per esempio), l’autore pare interessato a donare a Constantine nulla più di una caratterizzazione standard, atta a far procedere la sua run fra diffuso misticismo, simboli e metafore ingombranti e un continuo flusso di minipamphlet politici tanto rabbiosi e onesti quanto, a volte, privi di focus e lucidità.
Verso gli ultimi numeri Delano pare prestare maggiore attenzione al suo anti-eroe, ma è too little, too late.
La cura di Ennis arriva giusto in tempo, dunque, e all’inizio non sembra certo una cura, poiché il protagonista della serie si becca il cancro.
Il ciclo chemioterapico di Hellblazer sarà molto lungo, dal maggio 1991 al novembre 1994 (con un ritorno in terapia nel 1998 per le cinque storie di Figlio dell’uomo).
Quarantuno numeri, uno special e due storie brevi nel corso dei quali l’autore irlandese si distacca dai canoni delaniani e dai suggerimenti mooriani, finendo con lo scrivere quella che per molti fan e critici è ancor oggi la migliore gestione del personaggio.
Gestione che assicura un successo editoriale senza precedenti per la serie e che porta a Ennis anche due nomination agli Eisner Award, nel 1993 e nel 1994.
Prima di parlare della cura occorre quindi esaminare la malattia…
Abitudini pericolose
Constantine scopre di avere un devastante, mortale cancro ai polmoni a pagina otto della prima storia di Dangerous Habits (Abitudini pericolose nell’edizione italiana). Ennis sa benissimo di non avere molto tempo per conquistare lettori e curatori della testata, quindi cerca di esordire con il botto e tenta il tutto per tutto con un ciclo di cinque storie, disegnate da William Simpson, che gettano le fondamenta per la sua intera run della testata.
Chi è John Constantine per Garth Ennis?
Facile: un mago cinico, vestito in trench, fumatore accanito che ha la bruttissima tendenza a ficcarsi dentro ogni tipo di guaio soprannaturale e a risolvere il problema spesso sacrificando le vite dei suoi amici. Non certo una persona gradevole, ma un personaggio stupendo da scrivere3.
E proprio l’attenzione al personaggio e non solo alla trama si avverte fin dai primi approcci; Abitudini pericolose non è certo il miglior prodotto sfornato da Ennis, che appare ancora incerto sia nella struttura della tavola che nella distribuzione dei dialoghi e, pur rispettando l’arte di William Simpson, si sente a disagio nel dover costruire delle storie per un disegnatore poco incline a determinati personaggi, ambientazioni e temi.
Le tavole sono spesso frammentate in un numero di vignette eccessivo, con dei fuori contorno e dei tagli che appesantiscono una lettura resa già problematica da una narrazione che abusa della voce off spalmandola in un numero eccessivo di didascalie.
Proprio le didascalie, occupando uno spazio importante nella singola vignetta, costringono un Simpson già in difficoltà a compiere nuovi salti mortali.
Predomina, inoltre, una costruzione verticale che, di nuovo, obbliga il disegnatore a scelte anatomiche dubbie e prevale in generale un fastidioso senso di raccontato invece di mostrato.
Il bilanciamento fra testo e disegno migliora lungo i cinque albi ma, a fronte di grandi intuizioni narrative (il doppio affronto al Primo dei Caduti, le morti dei comprimari che accompagnano il percorso di “guarigione” del nostro) vi è anche una certa incertezza nella definizione della psicologia del protagonista.
Non dimentichiamo che bene o male si tratta pur sempre di un ventenne che scrive dei pensieri e delle gesta di un quarantenne: un periodo di assestamento e studio della situazione è più che comprensibile.
Ennis semina comunque molto bene in quest’arco narrativo e raccoglierà i frutti più avanti: la doppia offesa a Satana darà il via a un complesso scontro che si dipanerà lungo tutta la gestione e lo sceneggiatore presenta e mette in campo alcune delle pedine più importanti della serie, dall’arcangelo Gabriele del Cambridge Club al demone Ellie (Chantinelle), oltre ai tre fratelli regnanti sull’Inferno.
Si cominciano a delineare anche altri temi e storie dominanti all’interno della sua gestione: dal conflittuale rapporto con il Cristianesimo (che andrà in pratica a sovrastare e cancellare ogni altro possibile campo sovrannaturale) fino a un diverso uso della magia e dei rituali rispetto a quanto proposto da Delano.
L’Hellblazer di Ennis, più che la magia stessa, sfrutta spesso la sua conoscenza di essa, risolvendosi all’atto vero e proprio solo in casi particolari.
Ultima annotazione, la morte di Brendan permette da un lato la costruzione di un buon intermezzo dentro la tragedia personale del cancro di Constantine e, dall’altro, libera il personaggio di Kit dal legame con l’amico del biondo divinatore, introducendo quindi una figura che diverrà molto importante per il seguito della serie.
L’amore uccide
Il nuovo ciclo di storie si apre con una connotazione psicologica che stride con il resto del quadro prospettatoci da Ennis: Constantine, in seguito alla morte (anticipata e prevista) di un anziano appena conosciuto, cade in depressione per più di un mese, reazione che pare esagerata rispetto a tutto quel che sappiamo del personaggio e a quanto vedremo in seguito.
Si tratta, per quanto concerne l’edizione italiana in volume, di una forzosa raccolta di alcuni episodi di qualità altalenante, slegati fra loro.
La vicenda più lunga, che concerne il pub preferito da John e come sia incendiato suscitando la conseguente collera e vendetta da parte dei fantasmi dei proprietari, è funestata dai brutti disegni di Mike Hoffman che tira via le tavole regalandoci alcune delle peggiori caratterizzazioni grafiche dell’intera serie, in particolar modo per quanto riguarda i volti di John e Kit.
Si rafforza comunque il legame fra i due e anche l’impressione che Costantine sia seguito dai guai, siano essi di natura soprannaturale o mondana.
C’è anche spazio, con Il Signore delle Danze, per la prima collaborazione dello sceneggiatore con Steve Dillon e, pur essendo la storia poco più che una celebrazione delle feste pagane e del concetto di amicizia, serve a far notare da subito la straordinaria alchimia che scatta fra questi artisti quando lavorano insieme.
La narrazione si fa subito più fluida, diminuisce il numero di vignette per pagina, didascalie e dialoghi si fanno più rarefatti e meno pesanti e le griglie diventano più regolari e leggibili.
Viene anche introdotto un comprimario, l’arcadico Signore dei Balli, che tornerà a più riprese: attenta e straordinaria pianificazione o grande memoria e scaltro opportunismo?
Caduta di tono invece per quanto riguarda la storia successiva, Vite famose, il primo dei due incontri di John con il Signore dei Vampiri. Il ritmo dell’incontro è spesso spezzato da micidiali dosi d’infodump trasmesse sotto forma d’immagini statiche a pagina intera e ammorbanti didascalie.
La vicenda comunque rimarca ancora il fatto che il Primo dei Caduti è diventato un nemico giurato di John e che cercherà in ogni modo di vendicarsi, mentre introduce un nuovo personaggio negativo che tornerà in un’altra breve e spassosa occasione.
Si conferma, con qualche albo ormai alle spalle, la tendenza di Ennis a concentrarsi sulle vicende più sociali di Constantine, regalando spazio ai vari comprimari e concentrandosi spesso sui momenti di dialogo e confronto quotidiano, sovente veicolati attraverso gustose scenette ambientate nei pub, la vera casa di Hellblazer.
Continua…
Bibliografia
• Delano, Jamie, AA.VV., Hellblazer nn. 1-24/28-31/33-40, DC Comics/Vertigo, New York 1988-1991.
• Ennis, Garth (intervista), Bloodsongs n. 8, Implosion Publishing, Orlando 1997.
• Ennis, Garth (intervista), The Comic Collettive YouTube channel, 2008.
• Ennis, Garth, AA.VV., Hellblazer nn. 41-83/129-133, dc Comics/Vertigo, New York 1991-1998. Prima Edizione Italiana: Hellblazer nn. 1-8/17, Magic Press, Ariccia (Roma) 1996-2004.
“On the whole I didn’t have a particularly happy experience working with them”. Trad. it.: “In definitiva lavorare con loro non è stata un’esperienza felice”. Garth Ennis, intervistato da David Carroll su Bloodsongs n. 8, Implosion Publishing, Orlando 1997, p. 38. ↩
In realtà il primo lavoro statunitense di Ennis è stato Goddess che però uscì quattro anni dopo i suoi primi episodi di Hellblazer ↩
A trench coated, chain smoking, cynical magician, who tends to get into unpleasant supernatural troubles and solves them at the expense of his friends lives. Not a nice man, but a great character to write”. Garth Ennis, intervistato da The Comic Collective, «TheComicCollective.com (YouTube channel)» 2008. ↩