Empyre: come ti sconvolgo l’universo Marvel

Empyre: come ti sconvolgo l’universo Marvel

Nonostante la pandemia abbia funestato questo evento editoriale, Ewing, Slott e Schiti riescono a creare un una tipica storia Marvel divertente e ramificata.

Empyre_1La prima parte del 2020, funestata dal Covid-19, ha costretto le case editrici di fumetti statunitensi a ridurre le uscite mensili e rivedere i propri piani editoriali, tagliando  alcune testate e ridimensionando run e storie in corso. La Marvel ha adottato una politica particolarmente stringente, eliminando circa un terzo delle sue uscite, soprattutto one-shot e miniserie. Un ridimensionamento che non ha risparmiato Empyre, maxi-evento ambizioso e di lunga gittata preparato con cura e attenzione per molti mesi da Dan Slott e, soprattutto, Al Ewing.

Empyre nasce da lontano, prendendo direttamente spunto da due run leggendarie della storia degli Avengers, ovvero la Guerra Kree-Skrull (Avengers #89-97, scritta da Roy Thomas e Neal Adams, disegnata da Sal Buscema, Neal Adams e John Buscema) e La Saga della Madonna Celestiale (Giant-Size Avengers #2-4 e Avengers #129-135, scritta da Steve Englehart e disegnata da Dave Cockrum e da Sal Buscema), e unendo a queste gli eventi narrati da John Byrne su Fantastic Four #257 (il crollo dell’impero Skrull con Galactus che divora il mondo del trono) e su Fantastic Four Annual #18 (lo scontro tra il kree Bel-Dann e lo skrull Raksor, avvenuto subito dopo il processo a Fenice e subito prima del matrimonio tra Medusa e Freccia Nera degli Inumani), oltre a tutta la prima run degli Young Avengers.

Un progetto temerario, come detto, su cui Al Ewing e Dan Slott innestano gli sviluppi di serie più recenti, come Royals (scritta dall’autore britannico stesso), Death of Inhumans, Meet the Skrulls, Marvel #1000/#1001 e Incoming, vero e proprio capitolo zero di questo evento, con la proclamazione inaspettata (e, al tempo, incomprensibile) di Teddy Altman (alias Hulkling, alias Dorrek VIII) a sovrano dell’impero unito Kree – Skrull.
Un lavoro di ricerca, sintesi e rielaborazione audace e impegnativo da parte degli autori che ha visto il suo impatto parzialmente depotenziato a causa di questo periodo di grande difficoltà, ma il cui contenuto non deve venire intaccato: Empyre resta infatti un evento ottimamente preparato, che si inserisce perfettamente nella tradizione Marvel, mescolando sapientemente emozione, azione, momenti eroici e intimi, facendo correre una storia con ritmo forsennato che garantisce, al netto di alcuni frangenti non esaltanti, molto divertimento e momenti importanti per alcuni dei suoi protagonisti.

E qui inseriamo un disclaimer: dovendo sottolineare alcuni momenti importanti per la riuscita (o per le criticità) di questo evento, l’articolo dovrà necessariamente fare uso di alcuni spoiler. Se non avete letto Empyre, leggetevelo, fatevi una vostra idea e poi tornate qui.

Trama e caratterizzazioni: tra colpi di scena, tenerezze e piccole stonature

Il primo elemento da prendere in considerazione per un maxi-evento di questo genere è sicuramente quello della trama e della sua costruzione. In questo senso, Empyre è un fumetto di avventura pienamente riuscito, divertente ed emozionante, che non dà punti fermi e che coinvolge il lettore con un’azione sfrenata e un ritmo forsennato, un’avventura supereroistica nel senso migliore del termine. Slott e Ewing cambiano costantemente le carte in tavola, ribaltando la situazione in cui si trovano i protagonisti e portandoli sul punto di perdere la speranza, salvo poi farli trionfare a dispetto di ogni difficoltà.

Pur attingendo a strutture tipiche del genere, l’evoluzione degli eventi è appagante, tra morti e resurrezioni, ritorni inaspettati e tradimenti, in un tripudio di innumerevoli colpi di scena e confronti tesi che non possono lasciare indifferenti nemmeno i lettori più scafati. Anche in questo caso, ogni scena è costruita tenendo conto della storia pregressa, aggiungendo così agli episodi del momento tutta una mitologia passata che fa la gioia dei fan più accaniti. I due autori sono bravi a costruire una narrazione votata all’azione, senza momenti morti e ricca di pathos, ma al tempo stesso riescono a ritagliare almeno un momento significativo per ogni personaggio, siano essi intimi o epici, dando così l’impressione di aver di fronte un evento davvero completo.

Essendo una storia piena zeppa di personaggi, ovviamente non tutti possono essere curati allo stesso modo, e anzi alcuni hanno delle caratterizzazioni che possono far storcere un po’ il naso a qualcuno, Tony Stark e Reed Richards, in particolare, che vengono tirati fuori dalla trama principale e messi a lavorare sulla soluzione di tutti i problemi. Se Reed Richards mantiene la sua capacità analitica e focalizzata, Tony appare completamente perso e distrutto dall’errore iniziale che ha portato i Cotati a sferrare il loro attacco: pur dimostrando la volontà di mostrare una fragilità inedita dei due eroi, tanto il fatto che siano ancora loro a dover risolvere la situazione quanto i battibecchi con cui arrivano fino alla fine della storia, fanno oscillare tutto tra il già visto e l’eccessivamente isterico ed emotivo.
La stessa estremizzazione travolge i due “cattivi” del racconto, ovvero Quoi, il messia celestiale, e lo Spadaccino (o meglio, l’antico Cotati che lo impersona): pur essendo la motivazione di Quoi molto attuale visti i temi ecologisti lambiti dalle sue rivendicazioni (e cari a Ewing), gli obiettivi dei due li fanno apparire come troppo monolitici e vecchio stile, non trovando abbastanza spazio per sfaccettature ulteriori.

In generale, forse l’aspetto più di difficile da trattare è proprio l’alleanza improvvisa tra Kree e Skrull dopo decenni di guerra sanguinaria: gli autori cercano di dar voce a questo dubbio attraverso personaggi come il Super Skrull o il guerriero Kree Capitan Glory, il più restio a collaborare con gli acerrimi nemici. Lo stratagemma usato nel capitolo finale per riconciliare una volta per tutte le due razze dà una prima soluzione di comodo a questo cambiamento repentino, ma i lettori di più lunga data auspicano sicuramente ulteriori approfondimenti in un prossimo futuro, con storie che diano altro spazio alle sacche di soldati non allineati con la politica ufficiale dell’impero, presentati velocemente nella miniserie e nei suoi tie-In.

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Per ogni personaggio non riuscito appieno, ce ne sono tanti altri che prendono la scena e a cui sono dedicati splendidi momenti. Il primo tra questi è Pantera Nera, che continua a rafforzare il suo ruolo di leader degli Avengers e attraverso il quale si riflette sul senso del potere, sulle responsabilità di essere in una posizione decisionale e su come si possa affrontare una emergenza. A T’Challa sono dedicati alcuni dei momenti più epici della saga, dimostrando ancora una volta il valore assoluto del personaggio.
Al pari di Black Panther, anche Capitan Marvel ottiene una attenzione particolare, trovandosi a ricoprire un ruolo di primo piano nella vicenda, nelle decisioni strategiche e nel proprio potenziamento (con il ruolo, temporaneo, di Accusatore): oltre a rappresentare una donna forte e sicura dei propri mezzi, pronta a prendersi le proprie responsabilità, Carol Danvers è anche colei che si assume più rischi, mettendo in mostra tutto il proprio coraggio nel sacrificarsi per gli altri. Altra donna importante è Susan Storm, che insieme agli altri membri dei Fantastici Quattro riceve brevi ma significativi momenti di risalto: se Susan rappresenta il collante della famiglia e la sua forza primaria, Ben è invece quello che non si arrende e si rialza anche dai pugni di una She-Hulk mai così forte, mentre Johnny, smessi i panni del burlone, è pronto anche ad affrontare il sole per salvare tutti. Ognuno di questi personaggi, quindi, è rappresentato nei suoi tratti cardine, creando così un mosaico del miglior supereroismo made in Marvel.

Empyre_6Ma se proprio si devono trovare i protagonisti di questa saga, non possiamo che indicare Hulkling e Wiccan. La cura che gli autori dedicano ai due, specialmente al primo, è totale, andando a coprire ogni aspetto sia dei personaggi presi singolarmente che come coppia: Ewing e Slott si prendono il tempo necessario per parlare del loro rapporto, per portarlo a un livello successivo, andando a dedicare la fine del capitolo quattro e tutta la parte iniziale del quinto al loro matrimonio.
Con dolcezza, eleganza e tenerezza, gli autori concedono ai due giovani eroi un momento di tregua, esplorando i sentimenti che li legano e regalando loro il coronamento della storia d’amore, che appare anche come coronamento della loro esperienza come Giovani Vendicatori: emblematico è il fatto che, insieme agli altri membri del gruppo di supereroi, gli officianti del matrimonio lampo a Las Vegas siano proprio i creatori dei personaggi, Allan Heinberg e Jim Cheung.

Questo è forse il momento più bello e profondo di tutta la saga, quello in cui la vita vera e la forza di un legame superano in intensità qualsiasi avversità, qualsiasi guerra e contrasto. Inoltre, i due personaggi vengono fatti sviluppare anche sotto il profilo “professionale”: in particolare Theodore Altman deve crescere velocemente nel ruolo di imperatore Dorrek VIII, regnante di due imperi fino ad allora nemici, in cerca della propria via tra comando e valori ereditati dalla sua natura terrestre e i suoi idoli, i Vendicatori. Pur dovendo narrare questa evoluzione in uno spazio breve, lo sviluppo del personaggio appare quantomeno in linea con le sue caratteristiche e si muove tra difficoltà credibili e l’appoggio fondamentale dei suoi alleati, e prima ancora del compagno Billy Kaplan.
La conclusione di questa saga lascia ai lettori due personaggi più forti e sfaccettati, la cui relazione appare tra le più interessanti e complesse del fumetto Marvel degli ultimi anni.

Valerio Schiti, l’imperatore del segno

Sin dai suoi esordi in Marvel, Valerio Schiti è stato garanzia di qualità: tratto definito e solido, figure potenti ed espressive, buona capacità di dinamismo e storytelling. Nel corso degli anni l’artista romano è cresciuto molto su serie come Guardiani della Galassia e Tony Stark: Iron Man, ma il salto di qualità fatto su Empyre ha stupito lettori e addetti ai lavori.
Il lavoro di Schiti convince sotto ogni aspetto ed è sicuramente la parte migliore di questo evento, che da sola vale il prezzo del biglietto: recitazione dei personaggi, scene d’azione e momenti epici sono resi con uno stile che buca la pagina, che sottolinea ogni momento della narrazione e che rafforza il ritmo del racconto.

Il dinamismo che Schiti infonde in ogni tavola è il vero valore aggiunto dell’avventura: si guardi ad esempio lo scontro tra Pantera Nera e i Cotati nei numeri 4 e 5, con un T’Challa mai così elegante, felino e potente che sguscia tra nemici e fuoco amico; oppure la potenza travolgente di She-Hulk, sempre negli stessi numeri, con i suoi colpi inferti a Ben Grimm che fanno tremare le vignette e dai quali il supereroe si rialza sempre; o infine il numero 6, in cui tutti gli eroi si uniscono per sconfiggere il nemico e nel quale alcuni di loro (Thor, Capitan Marvel e ancora Black Panther) sono protagonisti di scene epiche che spezzano la pagina.

Raccogliendo la lezione di Stuart Immonen, Oliver Coipel, Steve McNiven, ma anche di Sergio Toppi e J. C. Leyendecker (come dichiarato dallo stesso artista), e unendole a influenze manga, Valerio Schiti crea uno stile personale e raggiunge i risultati elencati sopra unendo al tratto potente, elegante, sinuoso e plastico una strutturazione della tavola molto variegata, in cui le vignette seguono (anche nella struttura geometrica) il ritmo del racconto, spezzandosi e intersecandosi, sovrapponendosi in dimensioni grandi e piccole che poi esplodono in splash page e doppie splash page dal grande impatto visivo. Nessuna inquadratura è casuale, nessuna scena è messa lì per riempimento: ogni scatto è mirato ad esaltare il senso della velocità e dell’incertezza, laddove le vittorie sono sugellate da classiche pose monumentali. 

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Essendo Empyre un fumetto che tenta il più possibile di unire azione ed emozione, Schiti dà un contributo fondamentale anche alla parte più intima ed emotiva, curando al massimo le espressioni e la recitazione dei personaggi. Un esempio su tutti è il racconto del matrimonio di Hulkling e Wiccan, in cui l’artista romano riesce a rendere ogni sfumatura del rapporto tra i due, dalla preoccupazione per il futuro alla forza reciproca che i due si danno, alla felicità loro e degli amici arrivati al matrimonio, fino alla spacconeria tipica della gioventù: un vero e proprio album delle emozioni. Su Hulkling, inoltre, Schiti fa un lavoro particolarmente riuscito, disegnandolo con grazia ed eleganza, una leggiadria giovanile che nel corso del racconto si rafforza e matura, seguendo l’arco narrativo del personaggio. 

E così arriviamo all’ultimo contributo fondamentale di Valerio Schiti, ovvero quello del character design, con cui l’artista reinventa molti personaggi. I Cotati, ad esempio, vengono rifondati, diventando un esercito di piante umanoidi colorato e terribile, andando a prendere in prestito vari elementi da culture guerriere antiche dell’Africa e del Sudamerica, passando dall’essere un popolo pacifico di vegetali indistinguibili tra loro a una razza guerriera fatta di individui e gerarchie. E nelle gerarchie un ruolo di primo piano, oltre a Quoi, viene dato allo Spadaccino: se da un punto di vista di caratterizzazione l’antico Cotati che ne ha preso le sembianze viene un po’ banalizzato, rientrando nei cliché del tipico cattivo da fumetti, dal punto di vista dello stile acquista un fascino particolare, con vestiti intarsiati da arabeschi vegetali di ispirazione mediorientale e un flair da pirata salgariano.

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Da citare, infine, i colori di Marte Gracia: l’artista spagnolo completa alla perfezione i disegni di Schiti, dando risalto al suo stile con un’iniezione di colori vivaci ed energici, con una tavolozza brillante che segue gli sviluppi della trama e potenzia ancor di più l’azione del fumetto.

Empyre: spin-off e one shot

Se l’assenza di alcuni tie-in, di cui è saltata la pubblicazione, ha lasciato buchi di trama non indifferenti (in particolare quello dedicato a Thor), la riduzione di testate legate all’evento ha permesso di non disperdere troppo l’attenzione dalla linea narrativa principale. I tie-in “sopravvissuti” si dividono tra ben realizzati e trascurabili, anche questo nel segno della miglior tradizione di maxieventi recenti.

Empyre_HulklingMolto importanti per la saga sono i tre speciali Lords of Empyre, dedicati rispettivamente ad Hulkling (di Zdarsky, Oliveira e Garcia), il Messia Celestiale (Paknadel e Lins) e lo Spadaccino (Paknadel e Nachlik). Pur non essendo storie memorabili, questi tre speciali permettono ai lettori di conoscere meglio il passato dei personaggi e i passaggi fondamentali per comprendere l’intera mini.
Con la solita empatia che lo caratterizza, Zdarsky approfondisce a modo suo quello che abbiamo già detto essere il fulcro dell’evento, ovvero il rapporto Hulkling-Wiccan, donando leggerezza e naturalezza alla loro relazione.

Paknadel invece si concentra su un’altra relazione, quello madre-figlio tra Mantis e Quoi (poi ripreso nel capitolo 4 di Empyre) e, seppur con qualche digressione e didascalia di troppo, riesce a riassumere con efficacia il passato del personaggio e la sua vita di non umano tra gli umani, oltre a rappresentare la caduta di un personaggio finora connotato in maniera positiva.
Lo speciale dedicato allo Spadaccino, infine, permette di fare un po’ più di luce sulle motivazioni del personaggio e soprattutto sulla sua corruzione, che travolge anche Quoi, dando un minimo di fascino a un villain troppo bidimensionale nella mini principale.

I capitoli dedicati ai Fantastici Quattro, già protagonisti in Road to Empyre, si rivelano fondamentali sia per la trama della mini principale che per la testata del Quartetto scritta da Dan Slott. Se a un primo sguardo i tre episodi legati all’evento sembrano essere l’ennesimo pretesto per lo sceneggiatore di liberare il suo lato fanboy più profondo, andando a ripescare la formazione dei FQ alternativi composta da Wolverine, l’Uomo Ragno, Hulk e Ghost Rider, in realtà queste storie segnano un punto di svolta per la gestione della testata. La responsabilizzazione di Franklin e Valeria, l’introduzione e lo sviluppo del rapporto dei guerrieri bambini Jo-Venn e N’Kalla e la loro lotta contro un retaggio culturale barbaro e superato, sono tutti elementi che si raccordano ai cardini della mitologia del Quartetto, in particolare il senso di famiglia, dell’amore alla sua base e del futuro che essa costruisce. Paco Medina è adatto a una storia con protagonisti dei bambini, grazie al tratto sinuoso e leggermente cartoonesco.

I tie in di Capitan Marvel continuano l’opera di decostruzione e ricostruzione di Carol Danvers portata avanti da Kelly Thompson sin dal suo arrivo sulla testata: l’autrice, oltre a saper gestire i vari aspetti del personaggio qui approfondito nel suo ruolo di Accusatore e difensore della terra, sa costruire al meglio le interazioni tra i vari membri del cast della serie, andando ad aggiungere il personaggio di Lauri-Vell, la sorella perduta di Carol, la quale entra perfettamente nelle dinamiche della storia. Tutti elementi sapientemente dosati che rendono questo tie-in una lettura piacevole, complici i disegni precisi, dinamici, possenti e piuttosto dettagliati di Cory Smith, inchiostrato da Adriano De Benedetti e colorato da Tamra Bonvillain, una delle migliori coloriste in circolazione.

Empyre_XMenTra chi riesce a trarre il massimo da questo evento c’è ancora una volta Johnathan Hickman, che dà sfoggio di ogni sua capacità narrativa e dei molteplici toni con cui può declinare una storia. Su X-Men, i tie-in di Empyre permettono allo scrittore di ripercorrere (nel numero 10) la tragedia di Gabriel Summers (aka Vulcan) dalla saga War of Kings fino alla sua resurrezione, gettando ombre sulla sua condizione e sul suo futuro, mentre il numero 11 consente di aggiungere un ulteriore tassello alla mitologia di Magneto, sempre più a suo agio nel ruolo di eroe della nazione acclamato dalle folle.
La miniserie Empyre: X-Men, scritta a più mani con tutti gli altri autori delle X-testate, oltre a rappresentare un divertissement (zombie mutanti contro piante umane contro mutanti contro anziane supertecnologiche, ovvero i nuovi nemici dell’Ordicultura) che nei capitoli centrali si incaglia un po’ nella sua verbosità, dà la possibilità a Hickman non solo di seminare ulteriori semi per il futuro, riportando in scena X-Corp e Scarlet Witch (con le responsabilità dell’ M-Day), ma soprattutto di realizzare uno dei momenti più toccanti della sua gestione mutante fino a oggi: il confronto tra i due Explodey Boy, lo zombie e il resuscitato di Krakoa, dimostra tutta la profondità di Hickman, che in poche pagine si prende il tempo per pennellare con eleganza il senso stesso della vita e della gioventù, rendendo contemporaneamente struggente e spassoso il dialogo tra i due ragazzi.

In Empyre: Avengers, invece, Jim Zub e Carlos Magno costruiscono una storia divertente, ricca di azione e con poche pretese, la quale risulta abbastanza esterna all’evento principale e forse trascurabile. Il merito di Zub, che oscilla sempre tra una prosa pesante e dei dialoghi brillanti, è quello di mettere insieme vari Avengers un po’ lontani dai riflettori (come la Visione, il Cavaliere Nero e Wonder Man) e farli interagire tra loro in maniera azzeccata. Anche la storia, ambientata nella Terra Selvaggia, mette al centro Kazaar, la sua famiglia e la natura, sottolineando (in maniera certo non sottile) la parte più ecologista della saga. Dal canto suo, Carlos Magno appare più in forma del solito, con un tratto ben definito, in alcuni momenti ricco di particolari e scultoreo, molto adatto per un fumetto d’azione di questo tipo.

Meno riuscito appare invece Empyre: Capitan America. Phillip Kennedy Johnson ha l’indubbia capacità di comprendere il personaggio e la sua formazione militare (Johnson stesso è un militare di carriera): il suo capitano ha carisma da vendere, è uno stratega, sa parlare ai soldati e infondere loro fiducia e forza. Purtroppo le interazioni tra i personaggi e i dialoghi prendono spesso una piega troppo pesante e retorica, mentre la trama non appare mai coinvolgente fino in fondo, arrivando al finale in maniera stanca. La stessa dicotomia si manifesta nei disegni di Ariel Olivetti, in alcune pagine molto ispirato (alcuni chiaroscuri e alcune prospettive appaiono molto interessanti), in altre meno.

Infine Empyre: Savage Avengers, scritto da un volenteroso Gerry Duggan e disegnato dal fuoriclasse Greg Smallwood, pur essendo molto divertente e frizzante nei dialoghi e magnifico nelle tavole, capaci di sintetizzare al massimo l’azione rendendo elegante ogni scena, si dimostra l’ennesimo capitolo dell’assurda e incomprensibile scelta della Marvel di trascinare un personaggio forte come Conan nel suo universo supereroistico. Un solo aggettivo: sprecato.

Empyre: Aftermath

Pur essendo ufficialmente un evento in sei numeri, Empyre: Avengers Aftermath è la vera conclusione della storia, con Al Ewing e Valerio Schiti di nuovo in cabina di regia, dove confermano il loro affiatamento e tutto il meglio di quello messo in campo nella saga principale. Gli eroi si godono il meritato riposo e la vittoria, con le nozze imperiali ufficiali, la punizione dei nemici e dei traditori e la consacrazione di Hulkling a imperatore carismatico, oltre al disvelamento del piano dell’ex imperatrice R’KIII. E se Ewing è bravo a dare spazio a tutti i personaggi, a definire nuove posizioni e alleanze, la parte da leone la fa Abigail Brand, che lascia il programma Alpha Flight diretto da Carol Danvers, rea di non aver fatto il suo dovere nell’avvertire e proteggere il pianeta. Il finale, totalmente inaspettato, non è altro che il trampolino di lancio per la nuova serie S.W.O.R.D., ennesimo tassello dell’universo mutante hickmaniano, ma anche del mosaico cosmico di Ewing.

empyreaftermathL’autore britannico riesce poi a sfruttare l’evento per aggiungere carne al fuoco nelle altre serie da lui scritte, ovvero Guardians of the Galaxy e Immortal Hulk.
Nei Guardiani, Ewing costruisce un giallo cosmico che si interseca con la nuova situazione geopolitica stellare, facendo prevedere molteplici sviluppi futuri per ogni impero del cosmo, su cui incombe la minaccia di Knull, dio dei Simbionti. Due numeri, il 7 e l’8, in cui si alternano momenti comici ad altri drammatici, azione e mistero, con Marvel Boy e Rocket Racoon assoluti protagonisti e un Marcio Takara in gran forma, bravo soprattutto nel rendere le espressioni facciali dei protagonisti, alieni compresi.
Nello one-shot Immortal She-Hulk, invece, lo sceneggiatore continua ad aggiungere elementi al suo horror, coinvolgendo anche Jennifer Walters nella vicenda della Porta Verde e delle macchinazioni del Capo: un albo che fa sudare freddo, subdolamente terrificante e ansiogeno, ma anche filosofico, in cui la gigantessa verde si interroga sul significato della morte, della vita e dell’immortalità. Jon-Davis Hunt, pur essendo forse troppo pulito e in alcuni tratti legnoso, riesce a veicolare paura e tensione nei momenti giusti.

L’altro autore della saga, Dan Slott, tira le file di altre vicende della storia in Empyre: Fantasti Four Fallout, mostrando il fato di Quoi e riportando in scena The Profiteer (creato proprio in Empyre: Fantastic Four #0), nuovo Antico dell’universo che avrà un ruolo chiave nelle future vicende del quartetto e del mondo Marvel. Ma sono soprattutto le interazioni tra i personaggi a farla da padrone in questo epilogo: la riunione della famiglia permette ai vari componenti di esprimere i propri sentimenti e di riavvicinarsi dopo momenti turbolenti, mettendo al centro ogni personaggio. Il consueto siparietto tra Peter Parker e Johnny Storm (marchio di fabbrica e guilty pleasure di Slott), il confronto tra Thor e l’adolescente irrequieto Franklin Richards, ma soprattutto la conclusione della parabola di Jo-Venn e N’Kalla, ormai pienamente parte della famiglia, sono tutti momenti di grande ricompensa emotiva. In tutto questo, lo sceneggiatore si ritaglia anche un momento per riportare in scena Nick Fury (nei panni dell’Unseen) e soprattutto un personaggio storico e legato a doppio filo con il quartetto, creduto morto da tempo e ora tornato profondamente cambiato.

Infine, lo speciale Web of Venom: Empyre’s End è la diretta connessione tra questo evento e il successivo, King in Black, che vede come protagonista Knull, dio dei simbionti. Clay McCleod Chapman costruisce una classica storia di salvataggio nello spazio che si trasforma in un horror, attingendo a piene mani, e un po’ banalmente, dal classico Alien. Lo sceneggiatore riporta in scena numerosi personaggi illustri dei due imperi, come Talos o il quasi dimenticato Ethan Edwards (il “Superman Skrull” creato su Marvel Knights: Spider-Man circa 15 anni fa), ma la storia risulta troppo schematica e i dialoghi troppo verbosi. Anche l’atmosfera di disastro incombente, pur costruita con impegno, appare troppo sottolineata e ribadita.
I disegni di Guiu Villanova sono adatti alla storia, ben dettagliati e dai tratti molto decisi, capaci di evocare atmosfere horror e dar vita a mostri siderali. Uno one-shot tutto sommato trascurabile, che poco aggiunge sia alla vecchia che alla nuova saga.

Conclusione

Arrivati in fondo a questa lunga analisi dedicata a Empyre possiamo affermare che questo evento è in tutto e per tutto un fumetto supereroistico classico, che quindi non può accontentare chi cerca riflessioni filosofiche profonde o letture pluristratificate.
Al tempo stesso, però, Empyre è un’opera solida, ben costruita e che reinterpreta con intelligenza una mitologia pluridecennale: azione, passione e studio si amalgamano molto bene tra loro, creando una storia divertente ed emozionante. Un evento a cui pochi avrebbero dato credito e che invece si è dimostrato capace di cogliere in pieno lo stile Marvel, un vero e proprio omaggio a ciò che è stato costruito finora, che farà appassionare chi legge da poco fumetti e farà venire tanta nostalgia a chi li legge da anni, ricordando quelle saghe immortali lette sotto sotto l’ombrellone in una calda e placida estate.

Bibliografia: dove leggere Empyre

Dato che abbiamo elencato numerosi fumetti, ecco un utile riepilogo per godersi Empyre e per recuperare letture fondamentali per la saga. In ogni caso, ci riferiremo alle edizioni più recenti.

Letture propedeutiche:

Vendicatori – La guerra Kree Skrull – al momento non disponibile (ultima edizione: 2009, Marvel Gold per Panini Comics; disponibile anche in edizione da edicola su Supereroi Classic numeri 153, 161, 170)
Ricerca Celestiale – 25,00 € (2020, prima edizione italiana in volume)
La Madonna Celestiale – per ora non disponibile (ultima edizione: 2015, Marvel Eroi d’autore per Panini Comics)
Fantastici Quattro 257 e Annual 18 – Fantastici Quattro Omnibus John Byrne vol. 2 – 59, 00 €
Young Avengers di Allan Heinberg e Jim Cheung – 29,00 €
Royals – al momento non diponibile (ultima edizione: 2017 – 2018, Inumani Presenta, Panini Comics)

Road to Empyre:

Marvel Comics #1000 – 1001 – 9,90 € e 3 € rispettivamente, o in volume unico 16,00 €
Incoming (Marvel Miniserie 230) – 7,90 €
La Strada verso Empyre (Marvel Miniserie 235) – 3,00 €

Mini principale:

Empyre 1, 2, 3, 4, 5 (Marvel Miniserie 236 – 240) – 5,00 € cad. uno (il numero cinque contiene i due Aftermath)

Tie – In

Signori di Empyre – 13,00 €
Avengers 23, 24, 25, 26 – 3,00 € il #23 (contiene Empyre: Avengers 0), 5,00 € cad. uno
Captain Marvel 17, 18, 19 – 5,00 € cad. uno
Capitan America 23, 24 – 3,00 € cad. uno
Fantastici Quattro 22, 23, 24, 25 – 3,00 € cad. uno
Savage Avengers 13 – 5,00 €
X-Men 9, 10, 11 – 6,00 € cad. uno
Immortal She-Hulk e Web of Venom: Empyre’s end sono ancora inediti ma verranno presto pubblicati in italiano

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