Forte di un interesse nei confronti dei suoi lavori e della sua figura che prosegue nel tempo e ciclicamente si rinnova, ecco lo scrittore ottocentesco Emilio Salgari comparire nelle vesti di personaggio in un nuovo fumetto flipbook, Emilio Salgari e l’acqua portentosa, ideato dal collettivo Nasone e pubblicato da Cyrano Comics; fumetto nel quale il famoso scrittore italiano d’avventura compare insieme all’altrettanto famoso colonnello Cody, alias Buffalo Bill, in un’avventura un po’ fantastica, un po’ storica, vagamente steampunk e molto manga.
In realtà il fumetto prende spunto da un fatto reale, e cioè l’incontro tra Cody – presente nel 1890 a Verona con il suo circo – e Salgari, in quegli anni giornalista e incaricato di scrivere un pezzo sullo spettacolo western che l’americano portava in tutto il mondo. Bastano però poche pagine perché la storia prenda strade inaspettate, trasformandosi in un’epica avventura nella quale Buffalo Bill è una sorta di protettore della natura mandato in missione per conto del Grande Spirito, e Salgari un’aitante giovanotto armato di bastone animato che non ha paura di infilarsi nei più terribili combattimenti. Un fumetto in cui fonti d’acqua magica, misteriosi figuri mascherati e armati, robot ante litteram e scienziati retro futuristi si susseguono pagina dopo pagina in un infittirsi di intrecci, pericoli e misteri.
Non è un brutto fumetto, questo Emilio Salgari. Anzi, ha parecchie buone carte da giocare: l’ambientazione italiana (sebbene un po’ sui generis), l’uso di Salgari nell’inedito ruolo di eroe, la trasformazione di Buffalo Bill e del suo entourage in un gruppo di avventurieri che sembrano usciti da un episodio di One Piece, dei cattivi pittoreschi, una trama allegramente action, uno stile moderno, dialoghi ben fatti e disegni quasi sempre di buon livello. Tutti elementi ben miscelati, che riescono a rendere il prodotto finale professionale quanto basta, divertente, efficace e soddisfacente.
E’ altrettanto vero però, e lo dico senza critica negativa, che non siamo dalle parti del capolavoro o dell’opera che lascia il segno: la sceneggiatura scritta dal bravo Enrico “nebbioso” Martini sembra infatti consapevolmente “accontentarsi” di essere lieta e avventurosa (“accontentarsi” detto in senso positivo, in quanto ci sono fin troppi fumetti cupi e depressi, e scrivere avventure appassionanti è tutt’altro che facile), e trova la sua ragion d’essere unicamente in una trama d’azione composta da inseguimenti, misteri e complotti da sventare.
Inoltre, sebbene l’eroe del titolo sia Salgari, va detto che l’italiano è proprio il personaggio meno caratterizzato, con un ruolo quasi da spalla, da comprimario rispetto a Cody e ai suoi uomini. Questi ultimi infatti sono incaricati di compiere un’importantissima missione segreta, hanno grandi poteri e risorse, sono al centro di ogni avventura, conoscono segreti e misteri e hanno momenti di introspezione, mentre il nostro Emilio è al massimo un aiutante, un accompagnatore, uno che si fa trascinare dagli eventi messi in moto da altri; e per quanto meni le mani non è quasi mai il centro o il motore dell’azione.
In effetti, se al posto di Emilio si fosse inserito qualsiasi altro anonimo giornalista italiano forse non si sarebbe notata la differenza: la trama dell’albo ha letteralmente fagocitato la sua storia d’uomo, la sua persona, i suoi libri e il suo mondo.
Ma ovviamente il fatto che al posto di un anonimo tizio qualsiasi ci sia proprio il famoso scrittore è di certo un pregio, le cose possono evolversi nei numeri successivi, e in ogni caso va detto che Salgari – come molti “eroi italiani” – ha avuto una vita tutt’altro che avventurosa, scarsa di aneddoti da sfruttare, anzi nel suo caso passata quasi tutta seduto davanti a un tavolo a scrivere affannosamente per campare.
Trasformarlo dunque in un combattente equivale necessariamente a snaturarlo un po’; e se tale cambiamento da una parte ha sicuramente tolto qualcosa alla sua biografia e al suo potenziale come personaggio, da altri punti di vista ha invece aggiunto alcuni elementi godibili dal tipo di pubblico che apprezza storie di questo tipo. La scelte degli autori sono consapevoli, dunque non imputabili come mancanze.
Comunque, escluso questo piccolo particolare, il racconto fila senza intoppi, brillante e rapido. Dispiace che la storia si interrompa sul più bello (questo numero è il primo di quattro, che narreranno due storie diverse), ma a rendere più ricco l’albo ecco un secondo racconto dal segno e dalle riuscitissime atmosfere in stile manga – forse un prequel, che però andava segnalato più chiaramente come tale – e un lungo articolo che vorrebbe essere d’approfondimento e risulta un’iniziativa davvero gradita e lodevole (approfondire è fare un favore al lettore e all’opera, troppo pochi lo fanno), ma che centra solo in parte il bersaglio. Questo perché il pezzo diventa nel giro di pochi paragrafi dispersivo, privo di un percorso lineare e nella seconda parte incentrato spesso su un vago nozionismo fine a se stesso.
Se è davvero interessante infatti sapere qualcosa in più sui due protagonisti, sul loro incontro e sull’epoca storica che li vide insieme, risulta poco utile sapere su quali numeri della serie Cobra o Topazio, in quale mese e quale anno, sia comparso Buffalo Bill (ma non era Salgari l’eroe?); e suscita perplessità l’apparizione di un improvviso panegirico dedicato all’editore Tristano Torelli, da rivalutare – secondo l’estensore dell’articolo – perché pubblicò Pratt, Oesterheld, e altri fumetti fantasy o fantascientifici di oggettivo valore. Certo, tutto giusto; ma perché parlarne lì?
Per quanto riguarda i disegni risulta apprezzabile il lavoro di tutti gli autori coinvolti, i quali si sono divisi i vari capitoli delle due storie riuscendo a mostrare talento, stile e attenzione anche nei confronti degli elementi che più spesso vengono sottovalutati, in primis gli sfondi e le ambientazioni, più importanti che mai in un fumetto di impianto storico come questo.
Buone dunque le prove di Giancarlo Brun (molto convincente la sua abilità di tratteggiare i vari personaggi e renderli espressivi), di Marco Triolo (dallo stile vagamente retrò, molto efficace e ottimo nel riuscire a passare da registri lieti a registri cupi e horror senza alcuna difficoltà), Andrea Bilancio (abilissimo nell’utilizzare uno stile deformed dalle chiare origini italiane) e di Davide Zuppini (il più “manga” dei quattro, molto buono nelle scene d’azione sebbene ancora alla ricerca di una maturità e identità precise), tutti disegnatori che pur basandosi su stili e influenze molto diversi tra loro non cozzano, non sono eccessivamente distanti, ma si mantengono su una linea leggermente cartoonesca che si adatta bene al genere di racconto, alle atmosfere e alle avventure narrate.
In definitiva, Emilio Salgari e l’acqua portentosa si rivela un prodotto valido, movimentato e moderno, ben realizzato e professionale sia per quanto riguarda soggetto e sceneggiatura che per i disegni. Si poteva osare forse di più nell’ambito dell’ambientazione e nel tratteggiare Salgari, ma il prodotto rimane comunque valido e adatto agli amanti dell’azione, delle ucronie e del divertimento.
Abbiamo parlato di:
Emilio Salgari e l’acqua portentosa
Enrico “nebbioso” Martini, Giancarlo Brun, Marco Triolo, Andrea Bilancio, Davide Zuppini
Cyrano Comics/Collettivo Nasone, 2017
100 pagine, spillato, bianco e nero – 5,90 €
ISBN 9788897813330