The editor is in è una serie di dodici episodi che miscela live-action e animazione, pensata come omaggio alla lunga storia editoriale di un pilastro del fumetto italiano: Sergio Bonelli Editore. Ideata dal gruppo TIWI e co-prodotta con Sky Arte HD e con la stessa casa editrice di via Buonarroti, richiama nel titolo il noto cartello “The doctor is in” esposto da Lucy dei Peanuts quando, seduta al suo chioschetto, si appresta a dispensare consigli. In effetti la struttura stessa degli episodi ricalca quella di un colloquio dallo psicologo: l’editor, interpretato da Alex Cendron, in ogni puntata riceve un personaggio a fumetti nel suo studio – dichiaratamente ispirato allo storico ufficio del compianto Sergio Bonelli, colmo di albi e cimeli.
Lo spunto di partenza è meta-fumettistico: gli eroi delle testate Bonelli, negli intermezzi tra un’avventura di carta e l’altra, si recano dal loro editor per discutere vari aspetti legati alle loro storie. Nel frattempo, nella sala d’attesa fuori dalla stanza incontriamo diversi altri personaggi, da Adam Wild a Sigmund Baginov, da Kit Carson a Gregory Hunter.
Da un punto di vista squisitamente narrativo, va sottolineato che non si tratta di una semplice riproposizione di storie già pubblicate in formato cartaceo, ma di episodi ideati appositamente per la serie, dal taglio molto moderno.
L’intera operazione di The editor is in, pur non immune da alcuni difetti, costituisce un passo importante e innovativo per una serie di motivi che andremo ad analizzare prendendo in esame i quattro episodi incentrati rispettivamente su Tex, Morgan Lost, Nathan Never e Legs Weaver.
Tex: “I classici non si toccano”
L’episodio pilota, Un duello di sguardi, non poteva che essere dedicato a Tex Willer, personaggio simbolo della casa editrice e protagonista della testata più venduta. La sceneggiatura, molto efficace, è opera di Raffaele Compagnoni e mette in risalto la caratterizzazione del Ranger più granitica e tutta d’un pezzo. Tex dimostra di non avere nessuna intenzione di fare brutte figure davanti ai lettori delle sue avventure e di non voler intaccare alcune regole ormai consolidate.
Il dialogo tra Tex e l’editor è incentrato sulla sceneggiatura dell’ultimo albo, con un ritmo particolarmente scorrevole e godibile, mentre nella sala d’attesa vanno in scena deliziosi siparietti tra Kit Carson e Julia, che su carta non hanno mai avuto occasione di interagire tra loro.
Emergono inoltre alcune peculiarità della serie, come il finale con la risoluzione spesso ironica delle situazioni o il cambio di registro in funzione del protagonista dell’episodio (l’aggiunta di elementi western per Tex, di aspetti fantascientifici per Legs e così via).
I disegni , sotto il coordinamento di Fabio D’Auria, sono affidati a Jonathan Fara, molto attento all’espressività dei personaggi, con una cura minuziosa dei dettagli. Un pilot decisamente accattivante, che segna il solco di una serie in cui traspare un’enorme passione per il fumetto: dalla “scheda del personaggio” inserita nella sigla d’apertura alla rappresentazione visiva delle onomatopee, fino alla comparsa durante i titoli di coda delle cover delle storie classiche citate nel corso dell’episodio.
Morgan Lost, il nuovo arrivato
Al centro del secondo episodio vi è l’accoglienza di Morgan Lost alla Sergio Bonelli Editore. I testi sono di Gianluca Morozzi, scrittore avvezzo a incursioni fumettistiche, mentre i disegni sono di Eleonora Dea Nanni, che recentemente ha esordito su Le Storie realizzando Le nebbie di Boisbonnard su testi di Fabrizio Accatino.
Morgan si trova dentro l’ufficio dell’Editor che, felice di conoscerlo, inizia ad illustrargli regole e stili di comportamento della redazione. Una regola ferrea fa storcere il naso a Morgan Lost: la redazione è zona neutrale, e in quel luogo non esistono nemici e guerre. Morgan è piuttosto cupo, serio e afflitto, caratteristiche tipiche del nuovo personaggio di casa Bonelli. Si fa accenno al wormhole come strumento concesso ai personaggi per poter viaggiare tra le dimensioni e raggiungere così la redazione milanese (con, a volte, disastrose conseguenze che portano a ironizzare su alcuni albi speciali prodotti dalla casa editrice).
L’episodio è fresco e intrattiene, e la recitazione di Cendron sempre molto piacevole. La sceneggiatura, probabilmente, pecca di un’eccessiva velocità nel raccontare tutti i fatti salienti legati al personaggio, ma ciò è giustificato anche dalla durata del singolo episodio: circa dieci minuti per presentare un eroe, e il suo universo, completamente da zero. Il risultato, in ogni caso, è soddisfacente.
Nathan Never, un flusso di coscienza stellare
L’episodio dedicato a Nathan Never è tra quelli che trasmettono in maniera più decisa le caratteristiche del personaggio. L’agente Alfa viene presentato come una persona malinconica, abituata a perdersi in lunghi monologhi. Durante il colloquio, l’editor viene coinvolto ed avvolto dagli scenari stellari che affollano i pensieri di Nathan Never, una sorta di esternazione telepatica del suo filosofeggiare, ben resa ai disegni da Claudia Ianniciello e Jonathan Fara, particolarmente a loro agio con le astronavi e i rimandi alle saghe fantascientifiche.
Un episodio che si concentra principalmente sullo stato delle vendite degli albi dedicati al personaggio, decisamente divertente per il continuo gioco tra il flusso di coscienza di Nathan e il voler ritornare alla realtà dell’Editore. Promosso.
Legs Weaver: l’ora di pagare il conto
Anche per i personaggi a fumetti arriva il momento di rendere conto delle spese affrontate. Così Legs, avvezza all’uso frequente di armi costose, si trova a discutere di alcune voci di spesa poco giustificabili. L’episodio sceneggiato da Marco Triolo è forse il più debole dei quattro in quanto, pur giocando molto sul carattere dell’eroina e sui suoi modi spicci, emerge una certa artificiosità nei dialoghi e nello sviluppo del plot.
Il concept e il processo creativo
Uno degli aspetti che convincono maggiormente in The editor is in è il concept di partenza: semplice, efficace e adeguato agli intenti.
L’idea di far interagire ambienti e attori reali con gli eroi d’inchiostro viene ben restituita evidenziando l’anima cartacea intrinseca di questi ultimi e suggerendone una natura differente rispetto a quella di un cartone animato. Per questo, il paragone inevitabile con lungometraggi come Chi ha incastrato Roger Rabbit? è appropriato solo in parte. Lo stesso Fabio D’Auria, coordinatore dei disegnatori e autore di tutti i layout e keyframe (le pose principali dei vari personaggi da animare, n.d.r.), ha ben spiegato in una recente intervista sul nostro sito il modo in cui si è giunti a riconsegnare la bidimensionalità:
“Sui movimenti lunghi, il personaggio è come se attraversasse lo spazio bianco tra due vignette e si ridisegnasse, la mia proposta di aggiungere ai disegni grezzi gli stickman (gli scheletrini della struttura base della figura umana) è stato forse l’uovo di Colombo che serviva a dare la giusta impressione”.
Il complesso processo di lavorazione è stato suddiviso in tre fasi principali: dopo aver ricevuto il video con l’editor (Alex Cendron) che recita da solo nel suo ufficio parlando con una voce fuoricampo, D’Auria si è occupato di definire, insieme a Raffaele Compagnoni di TIWI, la recitazione e la gestualità dei personaggi disegnati, inquadratura per inquadratura.
La fase successiva è stata disegnare i layout dei movimenti chiave del personaggi, poi completati da uno dei cinque disegnatori che si sono occupati della realizzazione finale e delle rifiniture. Il risultato è un’integrazione molto d’effetto tra live-action e animazione, che riesce a mantenere il focus dello spettatore sulla componente fumettistica.
L’importanza di oltrepassare un confine
Come accennato in apertura, questa serie rappresenta un tassello importante nell’evoluzione e nel progressivo processo di multimedializzazione della casa editrice di via Buonarroti. Entrare attivamente nella produzione è stato un passo decisivo, che va nello stesso senso dei motion comic dedicati a Orfani e dell’annunciata serie animata dedicata a Dragonero. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui non veniva prodotta praticamente nessuna iniziativa “collaterale” extra fumettistica, preferendo sempre e comunque concentrarsi sul mondo della Nona arte in senso stretto.
Cardine del racconto è poi l’interazione tra mondi differenti: la sala d’aspetto fuori dalla stanza dell’editor è il luogo ideale per incontri anche casuali, per approfondire inedite relazioni.
Quegli stessi team-up che il compianto Sergio Bonelli era storicamente restio a “concedere”, se non per occasioni davvero eccezionali1, qui diventano pressoché la regola.
In ambito narrativo un difetto può essere però evidenziato nel processo di semplificazione delle caratteristiche salienti dei personaggi. Tale processo, teso a renderli palesi e riconoscibili, per forza di cose ne estremizza alcuni lati, trascurandone completamente molti altri. Se in episodi come quello dedicato a Nathan Never l’effetto è voluto e teso a generare ilarità, in altri casi ci mostra un quadro che alcuni lettori/spettatori potrebbero trovare incompleto e verosimilmente poco rispondente alla complessità dovuta a decenni di vita editoriale.
In ogni caso, la serie non si propone di fornire una visione esaustiva, quanto piuttosto uno sguardo appassionato ed appassionante su un universo tutto da scoprire altrove. Non è un caso dunque che i personaggi mantengano la loro bidimensionalità, pronti a tornare nel mondo cartaceo cui appartengono.
In conclusione The editor is in è un esperimento riuscito, un gioco di specchi in cui fumetto e televisione si integrano senza perdere ciascuno le proprie peculiarità. Un modo per celebrare una casa editrice che ha fatto la storia del fumetto nostrano, con un patrimonio di storie e personaggi in grado di entusiasmare generazioni di lettori.
Abbiamo parlato di:
The Editor Is In – Ep. 1, 2, 6, 7
Co-produzione Sky Arte HD, TIWI e Sergio Bonelli Editore
Prima televisiva 28 aprile 2016
Durata: 12 minuti circa
Con: Alex Cendron
Coordinamento disegni e layout: Fabio D’Auria
Tex Willer: “Un duello di sguardi”
Testi: Raffaele Compagnoni
Disegni: Jonathan Fara
Morgan Lost: “Uno di noi”
Testi: Gianluca Morozzi7
Disegni: Eleonora Dea Nanni
Nathan Never: “Riflessioni di un archetipo”
Testi: Raffaele Compagnoni e Paolo Bordignon
Disegni: Claudia Ianniciello e Jonathan Fara
Legs Weaver: “Rimborsi stellari”
Testi: Marco Triolo
Disegni: Claudia Ianniciello
Tra i casi più famosi, possiamo citare gli storici incontri tra Dylan Dog e Martin Mystère. Va detto anche che negli ultimi anni questi incontri tra personaggi appartenenti a universi narrativi differenti si sono fatti sempre più frequenti. ↩