“Le cose che mi fanno più paura: gli incubi ricorrenti! Sono i peggiori…Ti riducono ad aver paura di addormentarti per non ricaderci… E poi sono i più subdoli… Ti insinuano il sospetto che non siano loro i sogni, ma ciò che ti succede quando ti svegli.”
Dylan Dog – L’ultimo uomo sulla terra
Uno dei topoi dell’immaginario orrorifico dylandoghiano torna ad essere protagonista ne L’uomo dei tuoi sogni. Un misterioso personaggio ad ogni incubo minaccia sempre più il sonno di Sandy. Coinvolto in prima persona, Dylan cerca di scoprire l’origine dei tormenti della sua ragazza, scoprendo ben presto che altre persone sono perseguitate allo stesso modo dal losco figuro.
Dopo il trittico di storie uscite l’estate scorsa, Paola Barbato torna ai testi (nel mese di debutto dell’attesa miniserie UT) proponendo un racconto, come il titolo suggerisce, dalla forte connotazione onirica; alle matite, a quasi due anni dal debutto sulla serie regolare con Il Calvario, torna Paolo Martinello.
L’idea si accoda al filone di quelle storie nelle quali il caso su cui Dylan investiga assume contorni ben più vasti della vicenda privata del suo cliente, come nei classici Gli Uccisori o Il Male, dove appunto la risoluzione del caso sembra oggettivamente al di là delle capacità dell’Indagatore dell’Incubo. L’utilizzo del piano di racconto onirico favorisce tuttavia uno scioglimento molto più intimo di quanto sia avvenuto nelle storie citate.
Tecnicamente, la fabula si sviluppa bilanciando egregiamente una trama piuttosto corale, con frequenti stacchi dall’azione principale verso i contesti secondari, alternando con efficacia buoni momenti di tensione a situazioni più riflessive. I dialoghi sono ben scritti e vivaci, solo nel confronto tra Dylan e l’Uomo dei sogni si riscontra qualche caduta di stile e un eccesso di didascalismo.
In questo numero possiamo rintracciare molte di quelle scorciatoie che hanno portato il detective di Craven Road a rimanere intrappolato nei suoi soliti cliché: il sobborgo londinese di Wickedford che diventa il centro dell’azione, surrogando in qualche modo la realtà londinese dei tempi di Bloch, le coincidenze che creano svolte nella trama, appaiono come costruzioni poco originali ed artefatte.
Riguardo la gestione dei personaggi, Rania è utilizzata come mero espediente, Carpenter, che avrebbe dovuto essere un osso duro per Dylan, lo si intravede giusto in un paio di vignette. La dottoressa Billingham, invece, da comprimario assurge a vero e proprio metronomo che scandisce tutti i turning point della narrazione. Nell’evolversi della trama, Dylan ne subisce passivamente tutte le decisioni, la dottoressa viene calata nella storia e ne funge da motore, senza però avere il carisma di altri personaggi simili che popolano l’universo dell’indagatore dell’incubo. Una co-protagonista così ingombrante rischia di far storcere il naso anche agli amanti delle avventure che vedono un Dylan meno protagonista, in balìa dell’incedere degli avvenimenti.
Tornando alla citazione iniziale, la sensazione è che manchi quel senso di subdolo, di ingannevole, caratteristico degli incubi ricorrenti, dei quali è invece ben rappresentata la componente ossessiva. La distinzione tra i due piani della narrazione è un po’ troppo netta, e anche quando va in scena la resa dei conti e si prova a far comunicare i due mondi, permangono delle riserve sia sulla figura e il modus operandi dell’Uomo dei sogni, sia sulla modalità con cui i due protagonisti agiscono (e interagiscono) sul piano del sogno.
I disegni di Martinello “bucano” le tavole tanto nelle costruzioni più elaborate, che esplodono letteralmente nella pagina, quanto nelle sequenze inscritte nella classica griglia bonelliana.
Volti e posture dei personaggi risultano ben descritti e particolareggiati (sebbene si noti qualche sbavatura nel volto di Dylan, non coerente per tutto il corso dell’albo) ed è eccellente la realizzazione dei drappeggi e nelle inquadrature dal taglio più insolito.
Il nero pieno pressoché assente, a favore di un fitto tratteggio volto a creare volumi e chiaroscuri molto particolari, le linee cinetiche che diventano protagoniste nelle scene più concitate, le curate espressioni facciali sono i segni distintivi del suo stile.
Le sequenze più truculente, soprattutto dalla metà dell’albo in poi, quando il tono del racconto si fa più lugubre, si sublimano in vignette a tutta pagina (pp. 70, 76) che ne tradiscono l’indole da illustratore, risultando assai evocative anche per la loro costruzione estremamente particolareggiata.
Degni di rilievo anche i momenti volti ad esprimere tensione con alternarsi di campo e controcampo, in primissimo piano e poi piano americano (p. 89) oppure la dinamica sequenza delle pp. 30-32, forse meno sorprendente dal punto di vista squisitamente tecnico ma visivamente molto appagante.
Si segnala la copertina fluorescente (la scritta BRILLA NEL BUIO non ci sembra riuscitissima) con un primo piano di Dylan. Il soggetto ricorda un po’ quella del numero 343 Nel fumo della battaglia, rispetto alla quale risulta meno riuscita. La seconda copertina speciale a un anno di distanza dall’ultima avrebbe forse meritato una scelta concettualmente differente.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #355 – L’uomo dei tuoi sogni
Paola Barbato, Paolo Martinello
Sergio Bonelli Editore, marzo 2016
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,20€