Dal numero 406 al numero 407 di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo si è rasato, pettinato, ha indossato giacca e camicia ed è tornato a Londra, 7 Craven Road, con Groucho… Insomma il ciclo 666 è terminato e l’universo dylaniano è rientrato nel canone classico, pur con un diverso passato dei personaggi.
L’entità è l’albo mensile dell’agosto 2020, illustrato da Corrado Roi, storico disegnatore di Dylan Dog, e sceneggiato da Barbara Baraldi, subentrata nel 2013 e autrice di uno dei due racconti contenuti nel primo numero della collana Oldboy.
La copertina di Gigi Cavenago, a cui è affidato anche il nuovo frontespizio rielaborazione misterica de La libertà che guida il popolo (1830) di Eugene Delacroix, ha una funzione introduttiva e simbolica: al centro torna Groucho accanto a Dylan; in alto la triplice luna, nonché il ciclo lunare, simbolo dell’oscurità, poi esotericamente invertito a pagina 79; in basso un demone e una fanciulla nell’Eden: violazione occultistica della storia di Adamo ed Eva o preannuncio della cacciata dei progenitori?
Il simbolismo e l’esoterismo seguono costantemente la trama. Non a caso la storia incomincia con un’allusione a Edgar Allan Poe: un poster con due corvi. L’influenza dello scrittore di Boston non finisce qui, poiché diversi sono i riferimenti al racconto Berenice (1835): oltre al gusto gotico e tenebroso che ne richiamano l’atmosfera, entrambe le belle protagoniste si chiamano Berenice e sono colpite da disturbi fisici e psichici.
Nella scena di apertura due ragazzi sono in procinto di unirsi per la prima volta, tuttavia un’entità misteriosa uccide l’amato. È a questo punto che Berenice suona il campanello di Dylan Dog: la richiesta è quella di spezzare la maledizione che l’affligge: uno spirito la tormenta, ma se finora proteggeva la sua verginità, ora vuole possederla. La sua richiesta all’indagatore dell’incubo è di essere la sua prima volta, eventualità che Dylan rifiuta scegliendo di risolvere il mistero nella classica maniera.
Un enigma che può essere sciolto soltanto attraverso la lettura e la conoscenza di tre pellicole: Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato, da cui la celebre scena della donna impalata; The Green Inferno (2014) di Eli Roth, da cui l’influenza iconografica della sacerdotessa; infine The Entity (1981) di Sidney J. Furie, da cui il nome e l’idea della donna attaccata da una violenta e crudele entità.
Un ritorno diverso dal solito
Dunque Dylan Dog sembra rientrare nel proprio universo, con il suo vecchio look e con la compagnia di Groucho, che sferra le classiche battute alla Woody Allen: “Il leone e il vitello giaceranno insieme…ma il vitello non dormirà molto“. Tuttavia ogni cambiamento lascia delle tracce, riscontrabili nello stile maggiormente didascalico, che però a tratti si fa più silenzioso, come se a comunicare fossero le smisurate citazioni; inoltre Londra continua ad essere sempre più violenta, cosparsa di sangue e misteriosa, in bilico tra diversi mondi, terreni e non.
Anche le illustrazioni hanno subito dei mutamenti: più precisi i riferimenti iconografici e maggiormente realistici i tratti dei personaggi, con l’ausilio di tecniche digitali. Inoltre permangono il profondo chiaro-scuro, i forti contrasti e le ampie ombreggiature, al fine di poter acuire la tenebrosità.
Il connubio tra le novità e il ritorno al tradizionale riesce a soddisfare le due compagini di lettori nate in seguito alla svolta del ciclo 666: chi preferisce e chi non accetta gli sconvolgimenti, riassumendo chi è pro e chi è contro l’operato di Recchioni. Questo connubio appare come un punto forte dell’opera, così come lo è la possibile lettura a più livelli: la storia può assumere diversi significati già a partire da un’interpretazione letterale, grazie ad un finale aperto; l’ombra esoterica e la matrice religiosa, può complicare una lettura allegorica, offrendo altre soluzioni; infine le molteplici citazioni artistiche aggiungono delle sfumature da analizzare attentamente per i fini della comprensione. Ciò nonostante, questa potrebbe essere un’arma a doppio taglio per il lettore, poiché molte figure e diversi eventi pregressi vengono dati per scontati, come se facessero parte della cultura generale e non di una conoscenza specifica.
Dunque il fumetto acquisisce valore soltanto per un lettore preciso. Infatti da un lato l’interazione tra albo e collezionista si amplifica, dato che è quest’ultimo a dover cercare le citazioni e scoprirne i significati e quindi scrivere la storia; dall’altro bisogna essere consapevoli del fatto che esistono lettori che non hanno tempo o voglia per un’attività di ricerca, che può apparire anche noiosa se troppo frequente. Purtroppo in questo caso la lettura appare superficiale e incompleta.
È sicuro, però, che a tutti arriverà lo stesso messaggio: i mostri siamo noi esseri umani!
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #407 – L’entità
Barbara Baraldi, Corrado Roi, Gigi Cavenago
Sergio Bonelli Editore, agosto 2020
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,90€
ISSN: 977112158004700407