Esordio sulla serie regolare per lo sceneggiatore Roberto Recchioni che ci racconta di come sarebbe il mondo di Dylan senza Groucho, e lo fa tirando in ballo la burocrazia e il suo peso nel mondo odierno. Lo scrittore romano, vera e propria star del fumetto italiano di cui è uno degli esponenti più freschi e vivaci, scrive come suo solito un albo ricco di gustose citazioni (la più vistosa è quella al film Le dodici fatiche di Asterix, fin dal titolo), cercando di non snaturare troppo il personaggio di Dylan, che dimostra di amare molto. Ma forse proprio a causa di questa passione e questo rispetto, Recchioni sembra viaggiare con il freno a mano tirato, e la sua storia non riesce mai davvero ad appassionare il lettore e a tenerlo incollato alle pagine, come invece in altre occasioni era riuscito a fare. Tutto l’albo sa un po’ di compitino; è giusto che l’autore prenda le misure del personaggio e della testata, ma forse i lettori si aspettavano qualcosa in più. La fiducia nell’autore rimane pero’ intatta e forte è il pensiero che Recchioni possa far bene su Dylan Dog. Discorso a parte per Bruno Brindisi: il disegnatore salernitano, una delle colonne portanti della serie, offre una buona prova pur se alcune tavole sembrano essere fatte molto di fretta e non sembrano riuscitissime.
Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #268 – Il modulo A38
Roberto Recchioni, Bruno Brindisi
Sergio Bonelli Editore, gen. 2009
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,70 €