Don Zauker diventa “grande”: intervista a Emiliano Pagani e Daniele Caluri

Don Zauker diventa “grande”: intervista a Emiliano Pagani e Daniele Caluri

Il prete più malefico d’Italia tiene banco allo stand di Feltrinelli Editore al Lucca Comics & Games 2019. Potevamo perdere l’occasione di intervistare i suoi autori, Emiliano Pagani e Daniele Caluri? Certo che no!

Durante l’edizione del Lucca Comics 2019 ho incontrato Emiliano Pagani e Daniele Caluri per una serie di domande sulla loro nuova avventura editoriale: il recente albo Don Zauker – Ego te Dissolvo è infatti pubblicato sotto il marchio di una delle maggiori case editrici italiane, Feltrinelli (nella collana Feltrinelli Comics), e in redazione siamo curiosi di sapere tutto, ma proprio tutto, di questo importante salto.

Ciao Paguri, benvenuti su Lo Spazio Bianco e grazie di averci chiuso in uno sgabuzzino per l’intervista, almeno possiamo fare foto più sceme. Dopo anni di autoproduzione, Don Zauker trova un editore: cosa vi ha convinti a questo passaggio? Avevate avuto altre proposte negli anni? Gli altri editori vi avevano garantito meno libertà?
Daniele Caluri: Sicuramente abbiamo avuto diverse proposte, un paio le avevamo anche vagliate, solo che ci era stato richiesto di smussare certi angoli, di moderare certe espressioni, il linguaggio e soprattutto di limitare all’indispensabile l’attacco alla Chiesa Cattolica… Certo, è successo anni fa ma comunque ed era un grosso editore. Dal momento che per noi ciò significava snaturare il personaggio purtroppo abbiamo dovuto dire di no, andando poi a piangere in un angolino. Abbiamo avuto diverse offerte in seguito, ma abbiamo sempre detto di no perché a quel punto avevamo anche toccato con mano i vantaggi dell’autoproduzione che è sì faticosa da morire, logisticamente parlando ha un sacco di impedimenti ma infine dà moltissime soddisfazioni. Arrivati al quarto volume però (Don Zauker – Venga il mio regno) il problema logistico si è fatto più pressante, fra il dover stoccare le varie scatole di ristampe, che sembra molto banale ma diventa un grande problema per chi non ha un magazzino a disposizione e il dover badare alla spedizione e a tutte le fatiche che comporta: un conto è farlo a trent’anni e tutt’altro farlo a quasi cinquanta.
Emiliano Pagani: Portati benissimo.
DC: Portati di lusso, certo.

LSB: Questo dovrebbero dirlo gli altri non è che te lo dici da solo…
(risate registrate)
DC: Quindi, tornando al cambio, quando siamo venuti a sapere che Tito Faraci, che conosciamo molto bene, curava la linea Feltrinelli Comics gli abbiamo fatto presente che ci avrebbe fatto davvero piacere esserci con il nostro Don Zauker, anche per un’affinità a Feltrinelli da lettori. Ci siamo detti: Perché non passare dall’altra parte della barricata? Abbiamo chiesto massima libertà di espressione, ce l’hanno garantita e gli va dato atto che hanno mantenuto quanto promesso.
EP: C’è un’altra cosa che ci ha convinto del passaggio. Dopo tanti anni di autoproduzione, e quindi senza distribuzione e senza promozione praticamente, pensavamo che fosse arrivato il momento che Don Zauker meritasse una platea più ampia, che dovesse arrivare finalmente in tutta Italia e ora come ora, in campo fumettistico, penso che Feltrinelli Comics sia la casa editrice che possa garantire maggior visibilità in tal senso. Quindi credo sia anche questo il motivo, oltre a tutti i punti che ha già elencato Daniele.

Don Zauker mette alla berlina la Chiesa, i credenti ma anche la diffusa ipocrisia italiana che la politica ormai cavalca spudoratamente. È più facile fare satira oggi o questo “orgoglio della mediocrità” mette a dura prova anche gli autori?
EP: Sai noi non è che facciamo delle cose legate in maniera così netta alla contemporaneità, nemmeno alla satira tout court. Partiamo sempre da una storia: a noi piace l’idea di raccontare una storia, poi all’interno della storia ci piace far vedere “l’altro lato della medaglia”, i risvolti oscuri e le contraddizioni. E lì che poi andiamo a infilare le battute, gli sketch, gli intermezzi grotteschi e tutto ciò che contraddistingue le nostre avventure. Questo è il primo lavoro che facciamo sulle nuove pubblicazioni. Non ci piace, come spesso fa la satira, attaccare il personaggio politico di turno. Spesso si dice: “La satira deve essere contro il potente”, quindi attacco prima Andreotti, poi Berlusconi, poi Renzi, ora Salvini… No, a noi non ce ne frega un cazzo di fare questa cosa, anche perché credo che l’unico risultato sia fargli un favore. Diventi quasi il giullare che prende in giro il re. Per noi è molto più efficace prender la mira, e di mira, le idee, la popolazione. Credo che attaccare un singolo personaggio politico, o comunque potente in qualsiasi campo (come il Papa in campo religioso) sia autoassolutorio per tutti. L’effetto è: “Il cattivo è lui, noi siamo i buoni”. È molto populista e funziona da autoassoluzione per chi legge. In realtà a noi piace attaccare noi stessi: il primo obiettivo della tua satira dovresti essere tu stesso, dovrebbe essere la gente, il nostro modo di ragionare perché è quello che poi rimane, mentre i singoli personaggi vanno e vengono. Le idee che diffondono e propagano purtroppo restano, si trasformano, spesso peggiorano: il populismo che abbiamo ora è nato con Berlusconi vent’anni fa. È inutile prender di mira i difetti fisici di Berlusconi (nano, psiconano, va a troie, si tinge i capelli…) non è quello il problema: il problema è la distruzione…
DC: Sistematica.
EP: Sì, la distruzione sistematica della cultura italiana che ha prodotto negli anni e ci ha portato dove siamo oggi, certo con la complicità dell’opposizione e di tanti altri fattori più o meno prevedibili. E lì che a noi piace andare a puntare il dito, sia dal punto di vista politico che delle connivenze con il potere religioso.
DC: A monte ci deve essere una storia che poi si muove nell’ambito di un contesto che è reale perché parla della società italiana contemporanea, la nostra.

La nuova vita editoriale in Feltrinelli prevede anche la ristampa delle storie antecedenti: pensate di rimettervi mano per aggiornare/correggere/ampliare qualcosa?
DC: Sono tali e quali, abbiamo fatto giusto due piccole modifiche. Una sorta di revisione da parte del redattore su alcune, ma ti parlo proprio di 7/8 a storia, imprecisioni linguistiche che sono state aggiustate perché troppo vernacolari, con termini eccessivamente gergali. Dal momento che il nuovo volume si rivolge a una platea nazionale ci ha suggerito, senza stravolgerne il senso, di renderle maggiormente comprensibili per tutti, ma sono veramente piccolezze. La seconda modifica, un pochino più importante, riguarda il lettering: siccome nei vecchi albi avevamo fatto il lettering a mano e in formati più grandi, in questa nuova edizione sarebbe risultato troppo piccolo per i nuovi lettori con la modifica del formato del volume. Abbiamo quindi riletterato tutti i balloon con un font e una dimensione che consentisse maggior leggibilità.
EP: Anche le storie che abbiamo già stampato in autoproduzione verranno ripubblicate da Feltrinelli nel formato di quest’ultima storia, che è il formato Feltrinelli Comics standard, mentre noi prima pubblicavamo in formato francese. Andremo a uniformare tutti i volumi su questa linea ma dal punto di vista sostanziale le storie sono quelle, non verranno modificate: ogni storia è legata a un fatto di cronaca specifico, ma sono storie che valgono, dal punto di vista della comprensione e del significato, ieri così come oggi. Non abbiamo da modificare nulla.

Ci sono aspetti del personaggio, o delle sue storie, che sono cambiati o si sono definiti meglio nel corso degli anni?
DC: Cambiati no, ma meglio definiti forse sì. All’inizio, negli episodi brevi sul Vernacoliere, Don Zauker era un burbero, scontroso, tutto d’un pezzo… come una scultura; si è definito man mano che andavano avanti le storie di cui era protagonista, anche nel corso delle storie brevi. Quando abbiamo cominciato a fare le storie lunghe era già bello che completo, un personaggio fatto e finito che ha cominciato a muoversi con le sue gambe. La sua gestazione si è definita nel corso degli episodi brevi per poi esplodere negli albi. Il nostro modo di procedere è stato immaginare delle scene e delle situazioni entro cui farlo muovere. Molte di queste cose non sono state raccontate subito, alcune altre ancora non sono state raccontate. Noi sappiamo di lui delle cose che sono lì, che lo rendono ciò che è e ci aiutano a renderlo credibile, soprattutto ai lettori, ma che non abbiamo avuto modo di raccontare… Verranno fuori piano piano, oppure non verranno mai fuori.
EP: Sì è proprio così, qualcosa è cambiato. Prima di tutto graficamente, infatti si nota un’evoluzione o una trasformazione rispetto alle prime storie brevi, in cui era molto diverso. È cambiato per forza da molti punti di vista, perché storia dopo storia a noi piace l’idea di poter far qualcosa per migliorarlo ogni volta, e gestirlo sempre meglio lavorandoci sopra. Quindi più andiamo avanti più Don Zauker si muove in scioltezza, più ne raccontiamo, più lo conosciamo meglio anche noi.
DC: Ormai sappiamo come si comporterebbe in qualsiasi situazione data. Come parlerebbe, come agirebbe… È arrivato a questo punto di definizione.
EP: Quasi come fosse una persona viva e reale. Come un parente di cui dici: “Messo in quella situazione, so che farebbe così”.

Avete entrambi una carriera indipendente l’un dall’altro di buon successo, ma nonostante questo è difficile immaginarvi “separati”: l’entità “Paguri” cosa esalta rispetto ai “soli” Pagani e Caluri? Cosa vi stimola nel lavorare assieme?
EP: Sai, è il classico caso in cui la somma delle singole parti è superiore al livello dei singoli. Sarà che sono tanti anni che ci conosciamo e lavoriamo insieme e abbiamo davvero tanta affinità sui modi di vedere le cose… Non so, non è che io sono quello che scrive la sceneggiatura e lui la disegna, in realtà il lavoro che viene fuori è collettivo. Io scrivo le cose perché so che lui le capisce e le valorizzerà e Daniele ne mette sopra altrettante: siamo entrambi autori completi del personaggio.
DC: Ognuno dei due rilancia le potenzialità dell’altro, a esaltarne le singole parti ma sempre al servizio della storia. Non c’è mai un’aggiunta fine a se stessa, è sempre nella direzione di far brillare alcune parti per dargli il ritmo giusto e fino all’ultimo ci rompiamo i coglioni a vicenda, cerchiamo di revisionare, modificare sempre in meglio anche il dettaglino, la parolina o una virgola fino al momento di andare in stampa. Poi certo la storia cammina da sola però è sempre un lavoro che va in un’unica direzione. Ce lo hanno detto anche autori più anziani di noi, per esempio Ivo Milazzo mi disse: “È una fortuna trovare uno sceneggiatore con cui sei in sintonia perché è una festa, si crea un’alchimia narrativa che dà dei buoni frutti”. Come è successo anche a Milazzo-Berardo o Castelli e Alessandrini, insomma si creano queste collaborazioni che quando le vedi insieme si creano i risultati più felici.
EP: Noi facciamo spesso gli scemi, scherziamo e tutto… però in realtà quando si tratta di quello che facciamo siamo serissimi e rompicoglioni, siamo davvero pignolissimi con noi stessi e l’uno con l’altro.

Don Zauker si affaccia potenzialmente a una platea di nuovi lettori piuttosto ampia: vi esalta, vi preoccupa, vi importa una sega?
EP: La tre, sicuramente la tre.
DC: Ci fa piacere, naturalmente. Il discorso è la natura stessa di questo albo: ci è stato chiesto di farlo come una sorta di reboot. La prima parte è una sorta di ri-presentazione del personaggio, quindi i vecchi lettori troveranno una serie di situazioni che già conoscono ed è un modo per i nuovi lettori di scoprire chi è e cosa fa Don Zauker. Dopo questa piccola presentazione parte la nuova avventura, in realtà non abbiamo voluto ripetere cose già viste, anche per rispetto per i lettori che lo conoscono già, tant’è che ci stanno arrivando messaggi di grande entusiasmo. Strano però perché in genere c’è sempre qualcuno che puntualizza o si lamenta, per ora il giudizio positivo è uniforme.

Nessun messaggio minatorio da parte di integralisti cattolici?
DC: No, no, per ora no. Purtroppo… Questo è un segno di disonore e una grande sconfitta da parte nostra.

I social sono una realtà anche per gli autori, non solo per la promozione diretta, ma anche per ravvivare il “personaggio autore”, che sia costruito o meno. Come vivete questo aspetto, quanto è importante la vostra presenza sui social anche per i vostri fumetti e per definire cosa sono agli occhi dei lettori? In soldoni, Don Zauker vive un poco tra i social grazie a voi: è importante lo faccia, o può essere di contro un qualcosa di troppo?
EP: In realtà non lo sappiamo. O meglio, sappiamo che tanti autori lavorano assiduamente sul lato social, come è giusto che sia, prima ancora che venissero fuori gli influencer o queste nuove figure. Già molti autori puntavano alla promozione del proprio lavoro attraverso i social, e in realtà funziona tantissimo questa cosa. Noi non l’abbiamo mai presa così seriamente, certo mettiamo le foto in cui facciamo gli stupidi ma solo perché ci divertiamo a farlo però oggettivamente c’è un ritorno perché quando facciamo le presentazioni o gli incontri vengono lettori che ci fanno domande su cose che abbiamo postato sui social, sui gatti, sullo zainorco, su quella volta che hai mangiato le ciliegie e sei stato male…
DC: Un esempio… In uno dei primissimi episodi di Don Zauker c’è lui che mangia un cono gelato fatto con la polenta e il ragù. Ieri è venuto un ragazzo e ci ha fatto vedere la foto di lui che si era fatto il cono con la polenta e il ragù. Dice che era pure buono. È anche vero che noi siamo stati scemi perché ci siamo affacciati sui social troppo tardi, per rifiuto, non per snobismo, più perché ci infastidiva l’idea che dovevamo esserci se no non esistevamo. In effetti è stato così, abbiamo dovuto capitolare perché vedevamo che eravamo sempre gradualmente esclusi dal giro… Quando abbiamo cominciato, fondamentalmente per divertirci, abbiamo notato di esser tornati “in auge” e devo dire che in realtà continuiamo a non sfruttarli bene: la pagina di Don Zauker ha quasi 40 mila fans, noi la lasciamo lì e la ritiriamo fuori solo in vista di eventi o dell’uscita di un nuovo albo. Qui sbagliamo, dovremmo essere un po’ più costanti, però è difficile, fatto con costanza diventa un vero e proprio lavoro e non abbiamo il tempo di farlo.
EP: Finché è un divertimento, uno svago va bene. Se comincia a diventare una cosa mirata non ci piace.

Sembra che il personaggio sia parte di voi, che i nuovi episodi nascano senza una precisa progettazione ma più a livello, istintivo, quasi selvaggio come lui. È così?
EP: Sì, più o meno sì. È quello che si diceva prima, ormai il personaggio vive e si muove da sé. Immagino un contesto in cui vorrei vederlo in azione e lì è un piacere infilarcelo in mezzo: ormai siamo arrivati a un livello che è puro godimento scrivere Don Zauker. Sembra retorico dirlo però funziona così.

Esiste la possibilità di vedere un nuovo personaggio o una nuova serie creata in esclusiva per Feltrinelli?
EP: Una serie non credo, data la natura dell’editore. Anche i tre volumi di Matteo Strukul per esempio sono un’unica storia suddivisa in tre parti. Un nuovo personaggio, non lo so… Sicuramente ci piacerebbe fare qualcosa di diverso. Per quanto ci piaccia lavorare su Don Zauker non vogliamo restare legati alle sue storie a vita per cui ci piacerebbe lavorare su altro.
DC: Ma qualsiasi altra cosa…

Avete già qualche nuova idea?
EP: Ma ne abbiamo un sacco di idee… È il tempo per realizzarle che manca.
DC: Alcune le abbiamo davvero da anni solo che, appunto, o metti in piedi un’industria, come può essere Goscinny/Uderzo che vende milioni di copie in tutto il pianeta e allora ha senso legare il tuo nome a un personaggio, o come Hergé e il suo Tintin, e a quel punto diventa un’impresa al tempo stesso culturale ed economica, una S.p.A. in cui si parla di un giro di soldi e ovviamente culturale spaventoso dal momento che si parla di icone dell’immaginario mondiale che vanno decisamente al di là del fumetto oppure il legame autore-personaggio unico ha meno senso. Noi scriviamo storie e non ci piace l’idea di legare il nostro nome ad un unico personaggio, o estendendo il discorso a un unico genere. Ci piacerebbe esplorare altri territori. In parte lo abbiamo già fatto lavorando per esempio nella collana di Dylan Dog, oppure come ha fatto Emiliano che ha scritto due albi con Bruno Cannucciari per Tunué. A noi piace rimetterci in gioco e rimescolare le carte: quando l’acqua ristagna a lungo puzza, no?
EP: Vorremmo fare cose nuove con il nostro stile, con il nostro sguardo che non è necessariamente grottesco, satirico o umoristico ma può estendersi fino a diventare drammatico, o demenziale… Idee ne abbiamo davvero tantissime.

Emiliano, in redazione ci chiediamo se pensi di essere vicino alla conquista della fiducia del gatto nero che stai sfamando da 8 mesi. 1
EP: Questa domanda è di Michele Garofoli, vero?

LSB: Sì, in effetti sì.
EP: Il gatto nero è uno stronzo infame. Lo sto sfamando ormai da giugno, lui tutti i giorni viene a mangiare e tutti i giorni scappa.
DC: Sicuramente tutti i giorni pensa “Ma guarda ‘sto scemo che tutti i giorni mi dà da mangiare”…
EP: Io chiedo solamente un po’ d’affetto, perché me lo nega?! Una volta si è fatto accarezzare e ho pensato “È fatta!”. Dalla volta dopo viene, mangia e scappa. Però io confidavo in due cose: uno nell’arrivo del generale Inverno, che lo avrebbe costretto a cercare rifugio in casa… Però in effetti ho il cane sulla porta di casa perciò il gatto più di tanto non si avvicina. Due, anche noto come piano B: avvelenarlo, impagliarlo e tenerlo sempre con me. Ci metto il veleno nei croccantini, lo faccio impagliare e me lo metto sul camino così lì posso accarezzarlo tutte le volte che voglio e quanto mi pare. Lo riempio di acqua calda e ci faccio la borsa dell’acqua calda.
DC: Oppure lo riempi di noccioli di ciliegio, lo metti nel forno a microonde e ci fai un bel cuscino scaldacollo, o scaldapalle.

LSB: Possiamo chiuderla qui, vero? Grazie mille!
Paguri: Grazie a voi!

Intervista realizzata live durante Lucca Comics & Games 2019

Biografia di Emiliano Pagani e Daniele Caluri

Emiliano Pagani e Daniele Caluri, livornesi doc, dop, igt e igp, meglio conosciuti come I Paguri, hanno entrambi importanti trascorsi nel mensile satirico Il Vernacoliere, per il quale hanno ideato (da autori singoli) personaggi che ancora oggi sono nel cuore di molti fan come Famiglia Quagliotti, Fava di Lesso e Luana la bebisitter. I due ganzi livornesi realizzano insieme Don Zauker (dal 2003 al 2011 sulle pagine del Vernacoliere), oltre al seriale Nirvana per l’editore Panini. Le avventure del prete esorcista più iconoclasta d’Italia si trasferiscono in seguito dalle pagine del Vernacoliere all’autoproduzione in albo: in collaborazione con Double Shot sono pubblicati gli episodi inediti Don Zauker – Santo Subito (2009) e Don Zauker – Inferno e Paradiso (2011), come Associazione Paguri invece gli albi Don Zauker – Habemus Papam (2014) e Don Zauker – Venga il mio regno (2017).

Vita da Paguri: intervista a Emiliano Pagani e Daniele Caluri


  1. Per chi non conoscesse la storia, ulteriori riferimenti qui, qua e svariati altri 

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