In Dicono che, il tratto sottile di Daniel Casanave, arricchito dall’elegante bicromia curata da Mandrille e Maude Bachotet, ritrae l’umanità varia di un piccolo paese, la cui routine è turbata da una memoria sgradita che ritorna dopo anni di oblio e lontananza.
Gilles Rochier compone un flusso di coscienza collettiva intorno a eventi che restano sempre fuori campo – cadenzato da una splash page ricorrente e richiamato visivamente dalla composizione delle tavole, spesso basate su strisce di una sola vignetta orizzontale -, nel quale i personaggi si passano il testimone dei dialoghi a indicare il diffuso coinvolgimento e l’eguale ignoranza dei fatti. In quasi tutti i casi potremmo cambiare l’attribuzione delle battute, senza guadagnare o perdere alcunché nella comprensione degli eventi che tanto turbano la comunità. A volte le combinazioni di parole ed espressioni aprono spiragli sulle vite dei personaggi e sui loro pensieri (la coppia in crisi, l’ufficiale di polizia), ma perlopiù il lettore è avvolto da un chiacchiericcio che è rumore di fondo e sembra solo fare eco a sé stesso.
Data questa compattezza narrativa, Casanave rende la vicenda corale, caratterizzando ciascun personaggio attraverso la recitazione: sguardi e gestualità contraddistinguono ogni membro della comunità, lo rendono persona unica, assegnandogli quindi anche una precisa responsabilità morale. Li vediamo, questi personaggi, messi sulla tavola con uno sguardo oggettivo, che registra e disvela la nostra vanità cognitiva e retorica e la nostra vuota pretesa di saggezza.
Abbiamo parlato di:
Dicono che
Gilles Rochier, Daniel Casanave, Mandrille, Maude Bachotet
Traduzione di Laura Scarpa
Comicout, 2019
80 pagine, bicromia, brossurato – 14,50 €
ISBN: 9788897926627