Il soggetto di Mario Gomboli e Tito Faraci, frutto dell’idea di Maurizio Mancini, obbliga il Re del Terrore ad agire in un contesto tanto inusuale quanto affascinante. Quasi fosse l’ispettore Ginko, il protagonista deve seguire le tracce di un abile avversario per cercare di raggiungere il suo obiettivo, ossia rubare i gioielli di Erminio Kroning.
Malgrado i dialoghi riproducano una sorta di cronaca giornalistica piuttosto che il più spontaneo linguaggio parlato, la sceneggiatura dello stesso Faraci brilla per un intreccio originale, capace di stimolare l’esatta ricostruzione degli eventi. I colpi di scena si susseguono, tenendo sulla corda sia il lettore che Diabolik, costretto a modificare continuamente il proprio piano.
Gli interni sono disegnati da Riccardo Nunziati e Jacopo Brandi, che si muovono con disinvoltura tra vignette verticali ed orizzontali, queste spesso sfruttate con dei primi piani dal forte impatto visivo ed arricchite da un uso sapiente e bilanciato dei retini, volto ad ombreggiare il bianco e stemperare il nero. Il tratto duro e spigoloso con cui viene immortalata l’espressività maschile si fa più dolce e raffinato nei volti affilati di Eva e Chiara, le uniche – ma preziose – donne della storia.
In conclusione, gli autori presentano un inedito dal ritmo incalzante, che mette alla prova la duttilità di Diabolik, mantenendo sempre elevate la curiosità e la tensione.
Abbiamo parlato di:
Diabolik #10 – La mano del morto
Tito Faraci, Riccardo Nunziati, Jacopo Brandi
Astorina, ottobre 2016
130 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,50 €
ISSN: 977112404500060010