Declan Shalvey foto Saldapress Lucca Comics Games

Di diavoli, fantascienza e mezze lune: intervista a Declan Shalvey

Abbiamo intervistato Declan Shalvey, artista irlandese ospite a Lucca 2018 presso lo stand Saldapress, dove ha presentato il nuovo volume di Injection, realizzato su testi di Warren Ellis. Abbiamo parlato con lui del suo lavoro, delle sue opere e dei suoi sogni (infernali).
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Declan Shalvey è un artista irlandese che da molti anni si è affermato nel mercato statunitense. Dopo il folgorante esordio con Hero Killers (testi di Andy Winter e vincitore di un Eagle Award), l’artista ha iniziato a lavorare per BOOM!Studios, fino ad approdare alla Marvel Comics. Qui ha realizzato numeri di Thunderbolts (con Jeff Parker), Venom (con Rick Remender) e soprattutto Moon Knight con Warren Ellis, che gli è valso un enorme successo di pubblico e critica. La fortunata collaborazione con lo scrittore inglese è continuata su Injection, serie creator owned realizzata per Image Comics.
Ospite a Lucca Comics, l’artista ci ha parlato del suo lavoro, delle sue ispirazioni, del rapporto con Ellis e del suo amore per il diavolo (di Hell’s Kitchen).

Ciao Declan e grazie per il tuo tempo. Partiamo con una domanda sulle tue fonti di ispirazione: Il tuo disegno è caratterizzato da un segno pulito e sintetico e da una costruzione della tavola molto variegata e piena di invenzioni. Ogni volta che leggo un tuo albo vedo grandi influenze dell’arte europea. Ho ragione? Chi ha influenzato di più il tuo modo di raccontare per immagini?
In realtà no! (ride). Vengo dall’Irlanda e per via della barriera linguistica ho letto più che altro fumetti inglesi e statunitensi. Comunque mi piacciono molto Goran Parlov, che è croato, e J.P. Leon, un americano. Comunque mi piacciono molti artisti diversi, di solito non i tipici disegnatori di fumetti di supereroi. Da piccolo mi piaceva moltissimo Jim Lee, ma ora ho cambiato i miei interessi. Adesso impiego più tempo a studiare fumettisti francesi o italiani, perché in fondo sono europeo e qui posso trovare molta più innovazione, mentre negli Stati Uniti a volte il disegno è un po’ ripetitivo.

Sei anche attivo come copertinista, quali sono le caratteristiche che deve avere una buona copertina? Prediligi l’attinenza alla storia dell’albo o una rappresentazione maggiormente iconica e staccata dal contenuto?
Sicuramente cerco di dare una rappresentazione iconica, quando possibile. Non sempre posso farlo, ma quando lavoro sulla cover per una serie cerco sempre di dare una ben precisa identità perché ogni mese ci sono dozzine di fumetti sugli scaffali e quindi devi essere in grado di farti riconoscere. Quindi cerco di essere iconico, di lavorare su spazi e composizioni più che sui dettagli della storia dell’albo. Alcune persone preferiscono mettere un sacco di dettagli, di oggetti, ma io cerco sempre di operare per sottrazione e far arrivare l’immagine ai lettori in maniera più diretta. Cerco sempre un simbolo: la luna crescente per Moon Knight, il teschio per il Punitore, la stella per il Soldato D’Inverno. Queste cose colpiscono gli occhi.
Le variant sono anche più divertenti. Per esempio, ne ho fatta una per Daredevil, un personaggio che amo. Ma in quella storia il protagonista era Kingpin. Quindi Kingpin domina la scena, Daredevil è un po’ più piccolo, in una tipica posa da supereroe, e il laccio del suo bastone va attorno al collo di Kingpin: questa è una soluzione di graphic design interessante, perché gioca con la composizione dell’illustrazione.

Quali sono gli strumenti che preferisci nel tuo lavoro quotidiano? Usi molto il disegno digitale o solo per le rifiniture finali?
Non mi piacciono molto i disegni in digitale. Ci sono molti strumenti incredibili, ma a me piace la consistenza, i piccoli errori che vanno oltre il disegno perfetto e ripulito. Quindi l’arte in digitale non mi esalta, anche se ci sono alcune opere molto belle e molto complesse fatte con queste tecniche. Io mi sono impegnato a disegnare solo su carta, poi scannerizzare e colorare al computer. Mi piacciono i piccoli incidenti felici che possono avvenire sulla carta, mi piace lavorare con quelli perché mi forzano a trovare soluzioni alternative. Se lavori già sapendo quale sarà l’effetto finale, per me tutto diventa noioso. Mi piacciono l’energia e la spontaneità.

Hai lavorato per la Marvel Comics e hai realizzato molti fumetti creator owned. Qual è la cosa migliore del lavorare in un ambiente come quello dei supereroi e quale quello che preferisci di case editrici come Image e Boom Studios?
Mi sento molto fortunato nel poter lavorare sia sui supereroi che in fumetti creator-owned. Penso che possano incastrarsi bene insieme, e inoltre i soldi che guadagno con i grossi lavori mi permettono di foraggiare progetti più piccoli. Ad esempio, ho scritto Deadpool vs Old Man Logan per la Marvel Comics e questo è successo solo perché prima ho scritto Savage Town per un editore più piccolo, quindi ho dato prova di poter scrivere per qualcun altro e perciò questi due mondi si sono sostenuti e influenzati a vicenda. Sono un fan dei fumetti, non mi interessa se sono di supereroi, se sono horror o se sono fumetti rosa. Penso che molti fumetti marvel siano molto buoni e ci sono molti scrittori e artisti, come Goran Parlov e Felipe Andrade, e la stessa cosa vale per gli editor. Penso di sapermi dividere bene in quello che mi piace. Per quanto riguarda la Image, la cosa che mi piace è che, qualsiasi cosa succeda, il progetto verrà portato avanti dallo stesso artista, quindi l’identità grafica del fumetto sarà sempre la stessa. È frustrante, da lettore, vedere il tratto cambiare ogni tre numeri. A me piacciono la costanza e la consistenza.

Oltre a sceneggiare Deadpool vs Old Man Logan, hai continuato nel compito di disegnatore per storie di altri sceneggiatori. Hai già in progetto di realizzare un fumetto interamente tuo? Dove ti sentiresti più a tuo agio nel proporlo, per la Marvel oppure preferiresti avere maggiore libertà creativa, magari all’interno dell’Image?
Sì, devo ammettere che penso molto a questa cosa, ne ho parlato anche con altri artisti e autori. Adesso sono occupato con Injection, prima devo finire quello e poi pensare al futuro. Penso che sarebbe più saggio fare prima un progetto completo alla Marvel e poi magare fare qualcosa alla Image. A volte aiuta fare un progetto del genere con una grande compagnia, così poi puoi essere preso sul serio quando farai qualcosa davvero per conto tuo. La Marvel sembra molto disponibile al fatto che io disegni e scriva una mia storia, perciò sono interessato a farlo. Ad, essere onesto, passeggiando per Lucca e vedendo così tante, bellissime graphic novel mi ha fatto pensare che forse dovrei fare una graphic novel breve. Ho realizzato Savage Town e adesso sto lavorando su un’altra storia pulp, quindi probabilmente farò qualcosa di nuovo, con uno stile diverso. Sono davvero molto contento nel sapere di avere un sacco di opportunità aperte di fronte a me.

Fra te e Warren Ellis c’è un’evidente intesa artistica (Moon Knight, Injection). La sua personalità ha influito sia sulla tua voglia di diventare anche scrittore sia sul tuo stile di sceneggiatura?
Onestamente, credo proprio di sì. Qualche tempo fa sono stato a cena con lui e mi ha detto senza mezzi termini che dovrei fare qualcosa di mio. Quando, qualche anno fa, ho realizzato una breve stori di Nick Fury per la Marvel gli ho chiesto aiuto per la parte scritta e lui mi ha dato un piccolo consiglio che è stato fondamentale. Anche leggere le sue sceneggiature è un’esperienza illuminante: molte persone potrebbero pensare che i suoi script siano eccessivamente descrittivi, ma in realtà è molto aperto e dà un sacco di informazioni utili. Quando ho scritto Deadpool vs. Old Man Logan ho provato a fare lo stesso, ad essere molto aperto con l’artista, e questa esperienza mi ha anche permesso di sviluppare una maggiore consapevolezza su alcune idee grafiche e visive. Lavorare con Warren ha fatto di me un migliore storyteller, senza dubbio.

C’è un sogno nel cassetto per il prossimo futuro? Una storia da realizzare, un personaggio con cui confrontarti?
Amerei farei Daredevil, ho sempre volute disegnarlo e scriverlo. Anche Batman: ho già realizzato alcune storie, ma mi piacerebbe fare qualcosa di più lungo sul personaggio. Anche gli X-Men, magari. Ma siccome non sono molto veloce e posso fare solo un certo numero di cose durante l’anno, devo essere selettivo, non posso dire sì a tutto ciò che vorrei fare. Ho parlato con C.B. Cebulski di un sacco di personaggi che vorrei realizzare, ma sicuramente non disegnerei tutti. Magari cover o altri progetti. Per adesso penso sia più saggio fare qualcosa di mio, ma sicuramente farei un’eccezione se mi proponessero Daredevil! (ride)

Grazie Declan e speriamo di rivederti presto in Italia!

Intervista realizzata dal vivo il 5 novembre 2018 a Lucca Comics and Games, traduzione di Emilio Cirri

Emilio Cirri

Emilio Cirri

Nato a Firenze una mattina di Gennaio del 1990, cresce dividendosi tra due mondi: quello della scienza e quello dell'arte. Si laurea in Chimica e sogna di fare il ricercatore. E nel frattempo si nutre di fumetti e spera di poterne sceneggiare uno, un giorno. Il primo amore della sua vita è Batman, amico fedele dei lunghi pomeriggi passati a giocare in camera sua. Dai supereroi ha piano piano esteso il suo campo di interesse fumetto, sia esso italiano, americano, francese, spagnolo o giapponese. Nel tempo che non dedica ai fumetti, guarda film e serie tv, scrive recensioni e piccole storielle, e forse un giorno le pubblicherà su un blog o in qualche altro modo.

Federico Beghin

Federico Beghin

Padovano, Federico legge molto, cerca di sbarcare il lunario e ama il calcio. Scrive per le riviste "Lo Spazio Bianco" e "Quasi", parla per i podcast "hipsterisminerd" e "La Kame House" e per "LSB Live".
Insieme a Emanuele Vascon ha scritto l'antologia di racconti "In due" (Amazon).
Ha sceneggiato "Origini SegretiSSSime" per i disegni di Denis Gatto (In Your Face Comix). Insieme a Nicola Stradiotto ha realizzato “Una carcassa grottesca”, fumetto breve pubblicato in “Zazà Mag” #4, la cui versione estesa è presente in "Jackpot" (In Your Face Comix).
Ha scritto il saggio "Il Batman: sanguinario e spensierato" pubblicato da Oblò. Nel libro "Quaderni di Comicon: Edmond Baudoin" è presente con il saggio "Piero, Baudoin e i giovani lettori".
Suoi racconti si trovano nelle antologie "Francamente me ne infischio" vol. 1 (Re Artù Edizioni), "Otaku Stories" (Idrovolante Edizioni), "Albori Letterari".

Paolo Garrone

Paolo Garrone

Nativo di Cuneo (10 settembre 1967), ma torinese d’adozione. Vive a Settimo Torinese. Ama, anzi si nutre di fumetti (ovviamente), cinema e serie TV. Qui ci vuole un punto se no sembra che si nutra anche di loro: adora i gatti (non che abbia qualcosa contro i cani, eh). Esordisce “criticamente” sul defunto – ma mai dimenticato – Infofumetti per poi approdare sui lidi dello Spazio Bianco. Qui, con molta fortuna ma anche grande gratificazione del suo ipertrofico ego, fa una carriera rapidissima, arrivando a diventare uno degli editor più attivi; finché un bel giorno subisce un grave distacco di retina (a cui ne seguirà un altro, circa 2 anni dopo), che lo costringe a ridurre drasticamente il suo apporto. L’amore per i fumetti e il legame d'amicizia con la redazione lo inducono comunque a non desistere e, ogni tanto, cerca di scribacchiare ancora qualcosa, principalmente sull'argomento che predilige, i supereroi.
Insomma da queste parti, in qualche modo e misura, lo troverete sempre.

Ettore Gabrielli

Ettore Gabrielli

Classe 1977, toscano, programmatore. Impara a leggere sugli Alan Ford del padre, una delle poche cose per cui si sente debitore veramente. Vorace lettore da sempre, i fumetti sono stati il mezzo per imparare e per conoscere persone e per questo sarò loro sempre grato. Nel 2002 fonda Lo Spazio Bianco, magazine dedicato al fumetto tra i più longevi e seguiti in Italia di cui è tuttora direttore editoriale. Nel 2021 ha fatto parte della giuria dei Lucca Comics Awards.

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