Devil: Padre

Devil: Padre

Joe Quesada Panini Comics, tratto da Devil & Hulk # 118/122 e 126, mar./lug. 2006 e mar.2007 - 80 pagg. spill. col. - 3,00euro cad.

La copertina di Devil&Hulk n.118Stremante. È sicuramente questa la definizione che meglio si addice a questa storia.
Stremante per l’autore. Infatti Joe Quesada, per terminarla, ha impiegato più di due anni e mezzo. Il primo numero fece capolino nelle fumetterie americane nel giugno 2004; il sesto, l’ultimo, nel febbraio 2007. Trentadue mesi di gestazione che sono serviti alla storia per decollare, dopo le iniziali indecisioni dell’autore, tutt’altro che convinto di portare a termine il progetto. Alla fine le insistenze di Dan Buckley, editor della Marvel, di Kevin Smith, regista e autore con Quesada di una delle più famose storie del cornetto, Guardian Devil, e di Brian Michael Bendis, autore di uno dei cicli più acclamanti del diavolo rosso, hanno vinto le sue remore; così, dopo più di un anno dal primo, è arrivato il secondo capitolo della miniserie, seguito a ruota dal terzo, dal quarto e dal quinto, ma non dal sesto, perché inizialmente i capitoli dovevano essere proprio cinque. Il sesto si è scritto e disegnato praticamente da solo, staccandosi dai precedenti e denotando storia e disegni di altissima qualità. Vero, è uscito con un anno di ritardo, ma si sa, la gatta frettolosa fece i figli ciechi. Ed essere ciechi è sempre un tormento.
Invece Quesada ha voluto fare le cose con calma, scrivendo una storia che è, sicuramente, l’ennesima rivisitazione delle contrapposizioni tra amore e rispetto tradito, sogni infranti e futuro spezzato che compongono il rapporto tra Matt e suo padre, mostrando nella storia come le colpe dei padri la maggior parte delle volte non ricadono sui figli, ma che quando questo succede si creino degli effetti disastrosi.

Stremante per il protagonista. Matt è costretto a battersi contro un nuovo supergruppo (ossia, il solito cliché della scazzottata iniziale con chi sta dalla stessa parte), i Santeros, dotati di strani superpoteri e assolutamente trash, quasi fosse il tocco naif che Quesada ha voluto donare alla vicenda. Morduck è costretto a vedere ancora una volta infangata l’immagine del proprio adoratissimo padre. È costretto ancora una volta ad abbassare il capo come tutore della legge. Lui, Matt Murdock, come avvocato, come uomo, come appartenente alla comunità non sarebbe mai riuscito ad arrivare tanto in là come hanno fatto i pugni del vigilante Devil. Lui, pur cercando di non farlo, pur non volendo, anche per acconsentire al padre ed essere per lui motivo d’orgoglio, è diventato come il padre. Un uomo che sceglie la violenza per risolvere i problemi. Perché Matt è un uomo giunto al limite, non ha più intenzione di farsi passare addosso le cose: preferisce reagire, anche con la violenza. Vuole lottare per una donna che lo affascina e che poi si rivelerà sua avversaria e micidiale assassina; vuole lottare contro di lei per difendere il collega e amico Foggy; vuole lottare per ricordare, a se stesso e agli altri, la figura paterna, non il galoppino del boss del quartiere, ma lo scintillante modello morale.
Ma tutte le sue lotte andranno in frantumi. Perché Matt dovrà vedersela sempre con un sentimento strisciante che lo costringerà perennemente a guardarsi indietro, pensare e ripensare ai suoi sbagli, che lo costringerà a non godersi le sue vittorie, neanche le più piccole: il senso di colpa . Un senso di colpa sempre più ingombrante confronto ai meriti delle buone azioni portate a termine. Quesada stavolta non risparmia niente all’eroe. Anche la buona azione che lo ha reso cieco trasformandolo in Devil, è infangata dalla natura dell’uomo da lui salvato, un maniaco che abuserà della propria figlia rendendola una pazza assassina, costringendola a uccidere in nome del suo amore/odio per Matt Murdock, l’uomo che aveva salvato quel porco di suo padre, l’uomo del suo stesso quartiere che ce l’aveva fatta, pur essendo cieco, l’uomo che forse è Devil. E in nome suo, Maggie, la folle assassina ribattezzata Johnny Bulbo dai media (mai così presenti in una storia supereroistica da Il ritorno del Cavaliere Oscuro), cava gli occhi alle sue vittime dopo averle uccise. Una specie di firma, un grido di aiuto verso Matt affinché la fermi, affinché fermi il massacro che lei sta compiendo contro ex-clienti dello studio legale di Matt. Un’altra firma per farlo accorrere a fermarla.
Ma Matt è spossato. Non vuole immischiarsi in delitti che sembra non appartengano ad Hell’s Kitchen, il suo regno personale. Sarà Nero Rodriguez, capo dei Santeros, a fargli aprire gli occhi. Prima nemici, poi alleati. Anche Nero ha avuto alle spalle un padre dalla personalità molto forte, anch’ esso morto per essere stato invischiato in traffici loschi. Anche Nero è stremato da una vita sotto i riflettori, uomo marketing, partner pubblicitario di varie aziende, cantante e produttore di profumi. Una vita trascorsa a nascondere le colpe di suo padre. Ed è stremato. Vuole combattere di nuovo in strada, dopo averlo fatto da ragazzo, per cui fonda i Santeros, un gruppo rozzo di cui forse non condivide neanche i metodi. Appena può aiuta Murdock, mettendolo sulla strada giusta. Nero è un personaggio interessante, chissà se lo rivedremo.

Il Devil di Joe QuesadaÈ una storia stremante anche per il lettore. Infatti dopo i capitoli iniziali caratterizzati da un rimo abbastanza lento, pieni di flash-back strazianti e inquietanti, arriva un finale al cardiopalma, assolutamente superiore al resto della storia sia dal punto di vista dei testi che dei dialoghi, sia dal punto di vista dei disegni, assolutamente stupefacenti. È una storia stremante psicologicamente, che costringe a chiedersi se davvero ciò che di giusto si compie riesca a bilanciare ogni scelta sbagliata. Se sia davvero possibile vivere una vita senza sensi di colpa. Se quello che hanno fatto i nostri padri ricada davvero su di noi.

I disegni di Quesada non sono davvero una sorpresa. Avevamo avuto già occasione di apprezzarlo su Guardian Devil, ma stavolta sono ancora più maturi, perdono quel lato cartoonistico di alcune tavole fin troppo ipertrofiche della storia precedente, diventando forse meno supereroistici, più adatti ad una vicenda che esula un po’ dal costume di Devil, colpendo più l’uomo Matt. I suoi disegni dimostrano quindi questa maturità acquisita negli anni e sono splendidamente colorati dall’ottimo Richard Isanove, già collaboratore di Quesada per le copertine di Wolverine: Origini. I dialoghi sono di buon livello, pur tradendo un gusto spiccato per lo stile di fumetto degli anni ’80, in particolar modo per le, comunque belle, didascalie.
Ma come ho già detto è soprattutto nell’ultimo capitolo che la storia diventa davvero ottima, soprattutto nella terribile confessione di Maggie degli abusi subiti da piccola, e nello scambio tra Devil e il padre di Maggie, che ricorda una scena magistrale vista in una delle storie più famose di Frank Miller dedicata al cornetto e cioé Roulette, nella quale Devil parla ad un Bullseye intrappolato al letto dal suo corpo martoriato.
Sicuramente quindi una storia ben riuscita da parte dell’editor-in-chief Marvel. Ora quando ci delizierà di nuovo con le sue tavole?

Riferimenti:
Panini Comics: www.paninicomics.it
Joe Quesada, sito ufficiale: www.joequesada.com

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *