1939-2020.
Detective Comics #27 – 1027.
81 anni e 1000 storie sono passati da quando Batman vive mensilmente e senza soluzione di continuità nelle pagine degli albi statunitensi della DC Comics e in quelli di tutto il mondo. L’Uomo Pipistrello è un’icona dell’immaginario condiviso del XX e XXI secolo, che ha oltrepassato i confini del fumetto per colonizzare altri linguaggi mediali e altri aspetti del mondo moderno e contemporaneo.
Detective Comics #1027, uscito in USA il 16 settembre 2020, è un albo speciale di quasi 150 pagine, un omaggio reso a Bruce Wayne e il suo alter ego da dodici coppie di autori che in passato e nel presente (e anche nel futuro) hanno contribuito a raccontare un pezzetto della storia del vigilante di Gotham City, ad aggiungere un tassello – piccolo o grande che sia – alla sua leggenda.
Peter Tomasi & Brad Walker
Non dev’essere assolutamente facile sapere di dover aprire un albo importante come Detective Comics #1027, una celebrazione del mito del Cavaliere Oscuro. Fortunatamente Peter Tomasi e Brad Walker hanno maturato una certa esperienza con il personaggio.
Il team creativo “titolare” della testata, da buon padrone di casa, apre il valzer degli autori con Blowback, un breve racconto che intrappola Batman in una prigione d’acqua gelida e lo riduce alle sue componenti essenziali: il Pipistrello si risveglia in preda a un intenso monologo interiore che accompagna il lettore lungo tutta la durata della storia. Poco a poco, i suoi sensi riaffiorano cercando di racimolare preziosi indizi sull’identità del suo aguzzino: la vista di una cantina buia, la sensazione del ferro sulle dita, il sapore del sangue, l’odore di dopobarba, il rumore di uno starnuto.
Un piccolo mistero che Tomasi e Walker sfruttano per passare in rassegna la pittoresca e terribilmente lunga rogue gallery di Batman, presentata attraverso eleganti e dinamiche pin-up impreziosite dai colori di Drew Hennessy. Spazio al ghigno malefico del Joker, i trucchi del Pinguino, gli indovinelli dell’Enigmista e il raggelante sguardo di Mister Freeze – una parata di villain che delizia gli occhi ma non sazia il lettore in cerca di qualcosa di più sostanzioso.
Blowback è una storiella nell’accezione più positiva del termine: un soliloquio chiuso con una battuta e un sorriso sardonico che accoglie i lettori ad un ricco buffet di storie.
Fabrizio Nocerino
B.M. Bendis & David Marquez
Non si può parlare di Batman senza parlare di Bat-Famiglia, e chi meglio di Brian Michael Bendis poteva mettere insieme un folto numero di personaggi da far interagire in un breve numero di pagine?
L’idea alla base di Masterclass è semplice ed efficace: un misterioso omicidio di un poliziotto, la famiglia di Batman casualmente riunita attorno al corpo per tentare di risolvere il caso e un compiaciuto Uomo Pipistrello a supervisionare il tutto.
Bendis è bravo a far emergere le varie personalità del gruppo, a farle interagire tra loro e a caratterizzarle anche in base al rapporto con Batman in una storia che riesce in alcuni momenti a catturare la vera essenza di questa famiglia allargata. Purtroppo, la sovrabbondanza di dialoghi tipica di un fumetto “procedurale”, la trama necessariamente semplificata e compressa da risultare eccessivamente banale e una scrittura in generale non ispirata affossano la qualità della storia, che risulta una delle più modeste dell’albo.
Anche David Marquez risulta un po’ sacrificato: se da una parte il disegnatore riesce a caratterizzare al meglio le espressioni dei personaggi grazie ai numerosi primi piani e a dare sfoggio di una grande precisione e attenzione ai dettagli nei momenti di indagine pura, le tante scene statiche e dimesse non esaltano la sua capacità di costruzione dell’azione e di narrazione chiara e dinamica.
Emilio Cirri
Matt Fraction & Chip Zdarsky
Trentadue anni fa, due britannici sulle pagine di Batman – The killing joke formularono un principio: Batman e Joker sono due facce della stessa medaglia, due figure che si definiscono una in funzione dell’altra, due risultanti (quasi) opposte di quale possa essere il risultato di una giornata storta su un essere umano.
L’assioma di Moore-Bolland, a partire dal 1988, è stata alla base di tanti racconti e interpretazioni dell’Uomo pipistrello e del suo clownesco antagonista, alcuni più riusciti di altri. Anche Matt Fraction (testi) e Chip Zdarsky (disegni) partono dalla proposizione di The Killing Joke per raccontare una storia che si dipana lungo la linea cronologica che ha scandito la carriera del Cavaliere oscuro, narrando un avvenimento ricorrente che lega Batman e Joker fin dagli albori: l’invio di un “regalo di compleanno” mensile da parte del criminale all’eroe.
Guidata dall’io narrante Batman secondo il proprio punto di vista, questo giro sulle montagne russe temporale – indietro nel passato quanto avanti nel futuro – è graficamente scandito da una serie di omaggi visivi a fumetti e cinema che segnano l’evoluzione del costume e degli accessori del Pipistrello e dell’aspetto del Joker.
Il colpo di teatro che premia la riuscita del breve racconto arriva in conclusione e, in un certo senso, si affianca a una tesi avanzata già da altri autori (per citarne uno: Tom Taylor nel suo Injustice): siamo proprio sicuri che l’ossessione di questo rapporto sia univoca? Che sia solo il Joker a nutrire un legame malato verso Batman e non che la cosa sia reciproca?
La risposta di Fraction e Zdarsky è amara e magistrale.
David Padovani
Greg Rucka & Edoardo Risso
Con la storia Rookie, Greg Rucka ritorna alle tematiche e alle atmosfere della sua fortunata serie Gotham Central e, attraverso il punto di vista di una giovane recluta del GCPD, scava nel sostrato di corruzione e marciume per cui la polizia di Gotham è tristemente nota.
Certo, quello dei poliziotti corrotti è un tema nient’affatto inedito, nelle storie del Cavaliere Oscuro, forse anche abusato, ma questa storia breve riesce a distinguersi grazie alla particolare attenzione dell’autore nello sviscerare una materia tanto delicata e attuale. Una visione cruda e impietosa di un sistema visceralmente marcio, calibrato attorno a dinamiche volte a sottomettere anche i più virtuosi, tanto che perfino le convinzioni dell’integerrima protagonista finiscono per vacillare per un breve momento. Una prospettiva cupa che però lo sceneggiatore di San Francisco non manca di rischiarare con un barlume di speranza, che emerge nel finale.
I disegni di Eduardo Risso, contraddistinti dall’abbondante uso di chine nere e da una colorazione dalle tonalità uniformi, sono ammantati di ombre, che conferiscono loro un’inconfondibile e suggestivo stile noir. Un tratto netto e pulito riesce a carpire anche le micro espressioni dei personaggi e un occhio registico attento regala alcune sequenze particolarmente efficaci.
Marco Marotta
James Tynion IV & Riley Rossmo
Figure caricaturali ma non grottesche, cromatismi e retinature che omaggiano lo stile grafico e di stampa d’antan, tutto composto in tavole nelle quali è la struttura che crea letteralmente il ritmo del racconto. Questo l’impatto visuale della Ghost Story firmata James Tynion IV (testi), Riley Rossmo (disegni) e Ivan Plasciencia (colori), che risulta una favola gentile sul tema dei ricordi, delle memorie delle persone care e del loro ruolo nella vita dei vivi. Argomento universale, dalle ovvie risonanze batmaniane, trattato sfruttando lo sguardo di un Robin turbato dal team up con Deadman, supereroe che agisce, appunto in forma di fantasma e che, per l’occasione, possiede Batman per risolvere un caso di memorie distrutte.
L’intreccio è lineare, arricchito da alcuni flashback in tonalità spente che restituiscono un’atmosfera di malinconia che contrasta con quella scanzonata della linea narrativa principale. Insomma, un racconto di piacevolissima lettura, dai toni morbidi, che contrastano con quelli più crudi o realistici (e anche più ordinari rispetto al mondo batmaniano) dei racconti immediatamente precedente e successivo.
Simone Rastelli
Kelly Sue DeConnick & John Romita Jr.
Un losco uomo d’affari minaccia Bruce Wayne durante una partita a golf: se non trova un accordo con lui, che ha a libro paga un intero distretto di polizia, il playboy miliardario rischia grosso. Batman irrompe nel covo di alcuni criminali e vuole sapere i nomi dei poliziotti corrotti.
Kelly Sue DeConnick intreccia le due sequenze attraverso un montaggio alternato, sceneggiando una storia breve ma interessante. Anzitutto, in Fore la caratterizzazione del protagonista, sia che indossi la polo e i jeans sia che si avvolga nel mantello, è particolarmente centrata, perché mette in luce la capacità dell’eroe di far valere sia l’intelligenza e le parole che la forza bruta. Secondariamente, poco prima della conclusione, un colpo di scena mette nella corretta prospettiva i due filoni narrativi, dando ulteriore risalto all’importanza dell’individuo sotto la maschera, anche in borghese.
Ad accompagnare la scrittrice è John Romita Jr., che torna a disegnare l’Uomo Pipistrello dopo la collaborazione con Scott Snyder sulle pagine di All Star Batman. Il volto e lo sguardo di Bruce Wayne sono eloquenti; la posa rigida assunta durante la partita a golf rigorosamente sotto la pioggia, precipitazione atmosferica che l’artista ama inserire nelle sue opere, si trasforma in movimenti rapidi ed energici quando la maschera è calata sul viso. Il tratteggio, irrobustito dalle chine di Klaus Janson, abbonda su una versione piuttosto standard del costume, mentre la colorazione di Arif Prianto gioca con le luci artificiali e i fulmini che rischiarano la notte. Solo un appunto, per quanto riguarda l’estetica: la fisionomia del commissario Gordon non è coerente nelle poche vignette in cui il prezioso alleato compare.
Federico Beghin
Marv Wolfan, Emanuela Lupacchino e Bill Sienkiewicz
Marv Wolfman, il veterano del gruppo, resiste alla tentazione di scrivere una storia celebrativa e consegna a Emanuela Lupacchino e a Bill Sienkiewicz una sceneggiatura più canonica e dal taglio vagamente retrò che richiama le atmosfere e le tematiche delle sue storie per Batman degli anni 70/80. Una caccia al tesoro con tanto di nazisti, un simil-Titanic (o un Lusitania?) che ripesca dagli archivi anche il personaggio di Roy Raymond e accenna alle origini ebraiche della famiglia Wayne.
Di particolare interesse il connubio Lupacchino/Sienkiewicz che risulta particolarmente efficace: molto spesso quando un autore dalla personalità e dallo stile riconoscibile come quello di Sienkiewicz inchiostra il lavoro di altri disegnatori tende a oscurarli caratterizzando l’albo come proprio. In queste pagine però il carattere della Lupacchino emerge significativamente pur acquistando un taglio più oscuro grazie alle chine graffiate ed espressive tipiche del suo partner artistico.
In 12 tavole il team creativo riesce a condensare una storia articolata e caratterizzata da un buon ritmo. Il finale aperto intriga il lettore lo lascia in attesa di possibili seguiti.
Andrea Gagliardi
Grant Morrison & Chris Burnham
Un vigilante mascherato veglia su Gotham: la notte è buia, le strade pullulano di criminali, vandali e freaks, i ricchi sono corrotti, i politici bugiardi e i poliziotti mangiano dalle loro mani, pendono dalle loro labbra. Gotham ha bisogno di giustizia, ha bisogno…del Fantasma d’Argento!
L’ultima storia di Batman firmata Grant Morrison (a meno di ripensamenti futuri) non poteva essere più Morrisoniana di così. In Detective #26 l’autore scozzese approfitta dello spazio avuto in Detective Comics #1027 per analizzare lo stereotipo dell’eroe pulp – vendicativo, ombroso e violento, eredità della Primula Rossa, dell’Ombra, del Vendicatore Cremisi, dei tanti vigilantes che hanno lasciato il passo ad una nuova generazione…fino ad arrivare al Cavaliere Oscuro.
Brillantemente auto-ironica e spesso sconfinante nella parodia, Detective #26 racconta al lettore di quanto sia avvilente essere “uno dei tanti”, l’ingranaggio in una macchina più grande che non si ferma e continua a evolversi e crescere, fagocitando tutto e tutti.
Ai disegni e ai colori Chris Burnham e Nathan Fairbairn muovono goffamente il Fantasma d’Argento e fanno del loro meglio con il poco spazio a disposizione, soffocando Gotham in una griglia strettissima e caotica, arricchita da colori sgargianti e personaggi grotteschi.
Morrison parla di sé come autore e del suo modo di vedere la fiction in maniera pomposa e risibile, conscio di ciò che ha dato e non è stato recepito. Il lettore ride con lui del suo “ultimo voto”, chiudendo con un sorriso, forse per sempre, la finestra sul mondo del Cavaliere Oscuro.
Fabrizio Nocerino
Tom King & Walter Simonson
In questa storia dedicata a Denny O’Neill, Tom King approfitta della presenza di Walter Simonson alle matite per ripescare il Doctor Phosphorus: un villain di secondo piano della storia DC creato dallo stesso disegnatore – assieme a Steve Englehart – nel 1977.
I due autori imbastiscono un racconto che si snoda su tre diversi tempi narrativi: il flashforward in cui l’autore riprende la storia pubblicata su Batman Annual #2 e che mostra gli ultimi momenti di vita di Bruce Wayne, la narrazione del tempo presente tramite il dialogo riportato nelle didascalie di testo e il flashback che mostra lo scontro tra l’eroe e il villain e che si conclude con le parole di apertura della storia, chiudendo così un racconto circolare.
Tre voci diverse che generano una tensione narrativa capace di dare vita a un soggetto altrimenti essenziale: una tensione che vive anche nel contrasto tra la rappresentazione di Batman, granitica e muscolare, operata da Simonson e il ritratto più genuinamente umano che King dipinge coerentemente con il resto della sua run conclusasi alla fine del 2019 sulla testata dell’uomo pipistrello.
Il conflitto fisico tra i due passa quindi in secondo piano e non è che un mero riflesso di quello etico: laddove Phosphorus individua il significato della propria esistenza nel condannare a morte Bruce Wayne, quest’ultimo resta fedele alla propria missione cercando in tutti i modi di salvare il criminale stesso.
Andrea Gagliardi
Scott Snyder e Ivan Reis analizzano la figura del Cavaliere Oscuro attraverso lo sguardo del Commissario Gordon. La storia è il ritratto di una quotidianità sorprendente e al tempo stesso comune (per i suoi protagonisti), che evidenzia il contrasto tra scenari apparentemente inconciliabili: quello urbano della lotta in solitaria contro semplici “bad guys” di Gotham City e quello stellare delle avventure della Justice League, tra divinità, alieni ed esseri in grado di spostare interi pianeti. Da questo contrasto deriva lo sgomento (di Gordon, ma anche nel lettore) nel vedere un “semplice essere umano” affrontare tutto con la medesima disinvoltura.
Snyder gioca anche in maniera persino ironica con l’ambientazione notturna delle storie di Batman, altro concetto chiave della trama, che accomuna le sue ronde tra i tetti della città (una “guardia notturna” che dura dal tramonto all’alba) alle vicende fantascientifiche di un sole morente, un richiamo all’idea che, senza il ritorno della luce, il Cavaliere Oscuro non può tornare al suo meritato riposo. Il titolo della storia, che si ripete come un refrain nelle parole di Gordon, contiene un palese richiamo alla ciclicità degli eventi, al necessario ripristino di uno status quo al termine di qualsiasi sconvolgimento.
Innegabile il valore del contributo di Ivan Reis, disegnatore capace di coniugare in maniera elegante realismo e dinamismo, pertanto particolarmente idoneo a rappresentare la doppia anima del racconto.
Pur nella brevità di un episodio lungo una manciata di tavole, gli autori sfruttano in maniera decisamente azzeccata l’imprescindibile legame tra l’alter ego di Bruce Wayne e il rappresentante della legge di Gotham, facendone il cuore di un racconto riuscito e sorprendentemente emozionante.
Giuseppe Lamola
Dan Jurgens & Kevin Nowlan
Se a Gotham City la tranquillità non è di casa nei giorni comuni, la notte di Halloween – come già ben sa il Crociato Incappucciato, non può che fare eccezione ancora più in negativo e infatti Batman si ritrova coinvolto in un’assurda caccia al criminale tra le strade e i palazzi della città in quello che può sembrare uno dei folli piani dell’Enigmista.
In realtà il mastermind dietro questa follia è Julius Day, a.k.a. Calendar Man e questa non è l’unica sorpresa della nottata perché, nel culmine dello scontro, a causa di un evento misterioso, il Cavaliere Oscuro si ritrova catapultato indietro nel tempo fino all’epoca della sua prima apparizione raccontata sulle pagine di Detective Comics #27.
Quella di Dan Jurgens, qui in veste sia di sceneggiatore che di disegnatore, è soltanto in parte una storia di anniversario, in quanto funge da prologo alla futura saga Generations: Future State e proprio per questa caratteristica ad ora risulta “ingiudicabile”.
Se dal punto di vista narrativo queste pagine sono poco più di un (gustoso) antipasto, è il comparto grafico a fare la parte del leone: oltre al sopraccitato Jurgens, Kevin Nowlan – ormai di casa a Gotham dopo The Tomb of Batman – in veste di finisher e lo studio Hi-Fi ai colori fanno viaggiare indietro nel tempo non solo Batman, ma anche il lettore, con cambi di impostazione della griglia, di stile di disegno e colorazione che fanno guardare la copertina dell’albo per verificare che davanti al “27” ci sia effettivamente scritto mille.
Emanuele Emma
Mariko Tamaki & Dan Mora
L’ultima storia di questo speciale Detective Comics ci proietta nel futuro, in quelle che saranno le storie in coda alla serie regolare scritte da Mariko Tamaki e disegnate da Dan Mora.
In piena Guerra del Joker, troviamo un Batman sfinito, che vive in una stanza del peggiore motel di Gotham e da lì si sposta per le sue ronde notturne. È il giorno del suo compleanno, deve infiltrarsi in un palazzo delle Wayne Enterprises e nel frattempo riflette sul suo passato.
Attraverso un racconto crepuscolare che attinge ancora una volta dal passato di Batman e dal confronto con i suoi genitori, Tamaki costruisce una storia che, pur dal sapore decisamente introduttivo e dalla trama ancora criptica, riesce a trovare la voce del personaggio, sia con che senza il costume, e a farla sua. Il pezzo forte sta però tutto nei disegni di Dan Mora e nei colori di Tamra Bonvillain. I due sembrano nati per rappresentare l’uomo pipistrello e il suo mondo. Le matite di Mora si fanno ora sporche e pastose, ora affilate e precise, capaci tanto di rappresentare l’azione sfrenata di una tipica storia di supereroi che i momenti intimi, quelli di solitudine e di tensione che permeano ogni buona storia pulp che si rispetti. Il Batman di Mora è agile, è possente, ma è anche fragile e solo: in poche vignette vediamo ogni aspetto del personaggio, che si muove tra le campate scure create dalle ombre e i colori acidi delle luci al neon, dei fuochi improvvisi di violente esplosioni, di fari abbaglianti da cui Bruce Wayne si nasconde per riprendere fiato, per riflettere con stanchezza e dolore sul suo passato e sul suo futuro.
Emilio Cirri