Con una curiosa sincronia sono usciti contemporaneamente in occasione di Lucca Comics & Games 2019 due fumetti con una premessa simile: Sottosopra di Luca Enoch e Riccardo Crosa (Sergio Bonelli Editore) e Desolation Club di Lorenzo Palloni e Vittoria Macioci, pubblicato da saldaPress ma prodotto per il mercato francese da Sarbacane (anche se per motivi editoriali è uscita prima l’edizione italiana).
Per entrambi lo spunto iniziale prevede che, per un qualche evento misterioso, la forza di gravità smetta di seguire le sue regole, invertendo la sua spinta nell’opera di Enoch o “semplicemente” scomparendo nel racconto di Palloni, con conseguenze sostanzialmente similari e facilmente immaginabili: cose e persone trascinate verso lo spazio siderale e morte certa. Se l’opera edita da Bonelli si concentra su quanto accade poco dopo il cataclisma, Desolation Club ci porta molto più avanti nel futuro.
L’incipit è evocativo e inquietante, scandito da didascalie brevi e incisive e strutturato in vignette ampie nelle quali il segno morbido e le linee spesse e leggermente irregolari di Macioci delineano corpi rotondi ed espressioni cariche, esasperate, che accentuano il dramma all’interno di vignette che sembrano sospese nel tempo e restituiscono quella che potremmo definire una “poetica della disgrazia”. Il prosieguo del volume, ambientato 500 anni dopo la tragedia, mostra come l’umanità sia sopravvissuta rifugiandosi sotto la superficie del pianeta, alterando il proprio corpo per adattarsi alla nuova realtà e sviluppando una società oppressiva e distopica.
Veniamo a conoscenza pagina dopo pagina del gruppo di ragazzi protagonisti attraverso una prima fase in cui la loro caratterizzazione risulta ben studiata anche visivamente, rendendo bene l’idea della dinamicità dei loro movimenti e anche di una certa sensualità adolescenziale, non ostentata ma suggerita dalle curve delicate delle loro figure; anche i dialoghi risultano convincenti e freschi. Macioci evidenzia l’espressività dei personaggi fino all’iperbole, con occhi grandi, quasi sproporzionati e con bocche spalancate o piegate in smorfie irrealistiche ma perfette per comunicare rabbia, tristezza, sfacciataggine. Cercando di ricollegare lo stile della disegnatrice a qualcosa di già visto può ricordare un incontro tra Francesco Guarnaccia, per le linee spessa e quasi irruenta, e Frederik Peeters, in particolare nel suo Aama, per la pulizia e i personaggi stralunati ed espressivi.
Con il proseguire delle pagine, per assecondare l’incedere della storia quando gli eventi iniziano a precipitare, la personalità, la storia e il rapporto tra questi ragazzi viene trattato in maniera più superficiale; esemplari in questo senso i ritratti delle loro famiglie disfunzionali, che poco hanno di originale e sembrano più degli archetipi se non veri e propri cliché narrativi. Una scelta che, da una parte, può essere comprensibile per ragioni di sintesi e di immediata comprensione per il lettore, dall’altra – vuoi anche per come questa si ripete un po’ per tutti i protagonisti – ne depotenzia l’efficacia e la credibilità. Anche i dialoghi mano a mano perdono in freschezza e verosimiglianza, soprattutto quando questi vengono “usati” per spiegare al lettore cosa sia successo alla Terra e come vivano adesso i suoi abitanti o il funzionamento degli strani mezzi di locomozione che vengono usati più avanti dai protagonisti per la loro fuga.
Quando l’azione inizia a farsi più frenetica e di conseguenza, le tavole più affollate di vignette piccole e di stacchi di inquadratura, emergono alcuni limiti nell’operato di Macioci: se nelle vignette di respiro più ampio la giovane disegnatrice sa gestire bene lo spazio senza affastellare troppi elementi, in queste altre la resa cala, rendendo a tratti difficile seguire il soggetto del disegno e perdendo passaggi del racconto. Questo si nota in particolare quando il fulcro della narrazione si sposta nell’esplorazione del pianeta abbandonato: la storia vira verso l’avventura più classica, il paesaggio esplode di trovate fantastiche e scorci selvaggi, ma non sempre il disegno riesce a rendere in maniera efficace la meraviglia, il timore dell’ignoto e il pericolo che attende i giovani personaggi.
Da sottolineare la motivazione che porta i ragazzi ad abbandonare la città: in un incidente causato dalla loro irrequietezza e da scelte irresponsabili una ragazza viene ferita e costretta all’amputazione di una gamba; una crudele legge del taglione condanna i colpevoli, seppur involontari, alla stessa pena, pena cui si sottraggono solo corrompendo le loro guardie. essi sono condannati a loro volta alla stessa pena per una crudele “legge del taglione”, ma restano sostanzialmente colpevoli di quanto fatto e si salvano solo corrompendo le loro guardie.
Questi sono elementi del racconto che possono risultare discordanti rispetto a un canovaccio classico, che magari prevedrebbe un gruppo di giovani che si ribellano a una vita codificata e priva di sbocchi, incompresi dagli adulti e da una società oppressiva; una scelta quindi controcorrente e che pone la vicenda sotto una luce diversa, ma che sembra mancare di un qualche giudizio morale nei confronti dei ragazzi che fuggono dalle loro responsabilità e che, a parte qualche momento di scoramento e nostalgia per la loro vita, non sembrano dar tanto peso alle loro gesta.
In attesa della seconda metà dell’opera, Desolation Club sembra vittima di una sua certa ambizione nel voler mettere insieme tanti elementi e tanti spunti senza riuscire a integrarli e dare a ognuno lo stesso spazio. L’impressione che emerge dalla lettura di questo volume è che l’ambientazione pensata dall’autore fosse più ricca di quanto appare, mentre la descrizione di questo futuro resta in superficie, lasciando punti poco chiari e non approfonditi.
Risulta così meno efficace anche la capacità di Lorenzo Palloni di scrivere opere dirette, chiare e appassionanti che lo ha fatto notare come uno dei migliori scrittori di genere emersi negli ultimi dieci anni.
Abbiamo parlato di:
Desolation club #1 (di 2)
Lorenzo Palloni, Vittoria Macioci
saldaPress, 2019
96 pagine, cartonato, colori – 19,90 €
ISBN: 9788869196737